Dove ha luogo la performance?
30/11/2020 in Zoom: https://uniroma1.zoom.us/j/85631803534?pwd=cUNXZi96Z1ZnZUZEa0tkb1dDWHJOZz09 ID riunione: 856 3180 3534 Passcode: 949041
Tecnologie e identità digitali, transmedialità e lo spazio della narrazione. Case histories: #ShakespeareinInstagram e #ThePlague.20
Cosa ci rappresenta oggi? Cosa utilizza l’arte per rappresentarsi? I principi algoritmici sono alla base della rivoluzione digitale e risiedono dietro ogni forma espressiva mediata e veicolata dalle nuove tecnologie: dalla rete/i web, ai robot, all’intelligenza artificiale. Le forme d’arte tradizionali e dello spettacolo che in esse ormai ri-cadono hanno sullo sfondo un pubblico che compartecipa a un golem digitale che seziona e somma al tempo stesso una “performance collettiva” in continua espansione fino alla degradazione.
Dove ha luogo oggi la performance? Quali territori configurano la polis in una contemporaneità in cui il network delle relazioni si esplica esponenzialmente nell’intermedialità delle reti web e con particolare bulimia nei social media? La lezione mira quindi ad esporre una idea delle tecnologie transmediali come ambienti immateriali che superano la
concezione di “archivio delle nostre esperienze tangibili”, bensì come luogo in cui progettiamo e modifichiamo il reale attraverso un riappropriativo “hackeraggio culturale”.
In ambito di analisi e ricerca lo spazio è un paradigma utile alla messa in crisi – nell’accezione etimologica di “distinguere”– della relazione tra narrazione, performance e tecnologia. Si esporranno quindi due casi studio #ShakespeareinInstagram e #ThePlague.20 nati all’interno di una sperimentazione didattica avviata durante la mia docenza di “Design dei Multimedia” al corso di Laurea in Design Comunicazione e Multimedia, Facoltà di Architettura, e ancora in fase di sperimentazione ora al corso di Laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo, Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni Arte e Spettacolo, Sapienza Università di Roma.
Ancora una volta, mutuando un’espressione di Fabrizio Cruciani, lo spazio del teatro bisognerà cercarlo fuori dal teatro.
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Le riviste cinematografiche specializzate in Italia dal dopoguerra agli anni cinquanta: fonti e problemi - Lezione di Claudio Bisoni (Unibo)
19 maggio 2020
La critica cinematografica italiana delle riviste specializzate, dal secondo dopoguerra alla fine degli anni Cinquanta, attraversa una fase espansiva che investe il più consistente periodo di modernizzazione dell'industria culturale nazionale. In questo stesso periodo si definiscono le nozioni critiche canoniche che influenzeranno il gusto e la ricezione dello spettacolo cinematografico da parte della cultura alta. Il lavoro critico sui periodici specializzati svolge un ruolo rilevante nei processi di legittimazione culturale dei saperi relativi al cinema. E presenta alcune peculiarità. Nel presente incontro mi propongo di indagarle privilegiando alcuni aspetti. In un primo momento metto sotto osservazione la critica cinematografica in relazione alla cultura fascista. In un secondo momento individuo gli elementi di discontinuità nel panorama delle riviste specializzate, vale a dire i modi in cui queste ultime si differenziano tra loro per impostazione, contenuti, profilo dei collaboratori. In un terzo momento presento cinque tratti che i periodici del periodo condividono sul piano dell'interpretazione/valutazione dei film, indipendentemente dai differenti schieramenti ideologici d’appartenenza. Infine, nelle conclusioni, torno sulla questione della periodizzazione della critica post-bellica in relazione al ventennio precedente e ai problemi relativi al rapporto tra critica cinematografica, riviste di settore e fonti per la storia del cinema.
Claudio Bisoni (Unibo)
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SEMINARIO ANTI-MANUALE 2020
7-8 maggio 2020
Il seminario “anti-manuale” di quest’anno ha al suo centro le attrici. Abbiamo scelto di esaminare un periodo cruciale, il teatro tra Otto e Novecento, quando molti tra i più grandi artisti di teatro, anche a livello internazionale, sono donne, quando alcune donne sono perfino capocomiche, leader, dal punto di vista artistico ed economico, delle loro compagnie.
Ma sotto questo tema, nel nostro seminario, ne scorre anche un altro: come narrare il teatro?
Rispetto alle altre arti, come è noto, la storia del teatro deve fondarsi sulla «mancanza dell’oggetto»: un evento teatrale del passato lascia tracce nei documenti, ma non può essere analizzato direttamente. E, al tempo stesso, non ha il peso, l’importanza, l’autorevolezza della Storia.
Come narrarlo, allora, come rendere vivo il passato? Che dettagli scegliere, come tener desta l’attenzione di chi ascolta, senza perdere il rigore filologico della ricerca storica?Nella prima giornata si succederanno cinque interventi, a cui seguiranno domande e commenti di un “gruppo di ascolto” di studiosi di questa e di altre università. Parteciperanno alla discussione gli studenti e i dottorandi. Ogni intervento racconterà una storia di attrici, cercando di far capire perché può essere considerata esemplare, o significativa, perché può essere uno spunto di riflessione sul nostro tema, e non solo un esempio tra tanti. Si parlerà della peculiarità del lavoro femminile nel teatro, delle reazioni del pubblico, del corpo in scena, e del potere femminile.
La seconda giornata del seminario è pensata per un gruppo più ristretto, con maggiori possibilità di discussione. Sarà dedicata a una analisi degli interventi proposti nella prima parte dal punto di vista del processo di composizione e del montaggio, ma, soprattutto, da quello della ricerca. Saranno raccontati e analizzati: la scelta dell’argomento, la raccolta dei materiali, lo studio, l’analisi, la creazione di un discorso capace di trasmettere informazioni e allo stesso tempo di proporre uno specifico punto di vista.
I relatori del primo giorno discuteranno di queste singole fasi mostrando i documenti e spiegando i metodi. Verranno fatti emergere problemi specifici, ovvero relativi ai documenti del singolo argomento, e trasversali, cioè ricorrenti e condivisibili, legati alla pratica della ricerca e sintomatici di un approccio agli studi. Anche in questo caso, gli interventi saranno ripresi, commentati, ampliati e discussi dal gruppo di ascolto, oltre che dagli studenti e dai dottorandi.
Se l’obiettivo del seminario è quello di narrare il teatro attraverso una storia, questa parte del lavoro è dedicata alla tessitura materiale di quella storia: alla sua costruzione fatta di elementi minuscoli e macroscopici, di singoli dettagli e di intrecci, di selezione dei documenti e di ricerca di un lessico capace di restare a ridosso della pratica, sia quella del teatro sia quella della ricerca.
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