Dove ha luogo la performance?


Tecnologie e identità digitali, transmedialità e lo spazio della narrazione. Case histories: #ShakespeareinInstagram e #ThePlague.20 Cosa ci rappresenta oggi? Cosa utilizza l’arte per rappresentarsi? I principi algoritmici sono alla base della rivoluzione digitale e risiedono dietro ogni forma espressiva mediata e veicolata dalle nuove tecnologie: dalla rete/i web, ai robot, all’intelligenza artificiale. Le forme d’arte tradizionali e dello spettacolo che in esse ormai ri-cadono hanno sullo sfondo un pubblico che compartecipa a un golem digitale che seziona e somma al tempo stesso una “performance collettiva” in continua espansione fino alla degradazione. Dove ha luogo oggi la performance? Quali territori configurano la polis in una contemporaneità in cui il network delle relazioni si esplica esponenzialmente nell’intermedialità delle reti web e con particolare bulimia nei social media? La lezione mira quindi ad esporre una idea delle tecnologie transmediali come ambienti immateriali che superano la concezione di “archivio delle nostre esperienze tangibili”, bensì come luogo in cui progettiamo e modifichiamo il reale attraverso un riappropriativo “hackeraggio culturale”. In ambito di analisi e ricerca lo spazio è un paradigma utile alla messa in crisi – nell’accezione etimologica di “distinguere”– della relazione tra narrazione, performance e tecnologia. Si esporranno quindi due casi studio #ShakespeareinInstagram e #ThePlague.20 nati all’interno di una sperimentazione didattica avviata durante la mia docenza di “Design dei Multimedia” al corso di Laurea in Design Comunicazione e Multimedia, Facoltà di Architettura, e ancora in fase di sperimentazione ora al corso di Laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo, Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni Arte e Spettacolo, Sapienza Università di Roma. Ancora una volta, mutuando un’espressione di Fabrizio Cruciani, lo spazio del teatro bisognerà cercarlo fuori dal teatro.

30/11/2020 in Zoom: https://uniroma1.zoom.us/j/85631803534?pwd=cUNXZi96Z1ZnZUZEa0tkb1dDWHJOZz09 ID riunione: 856 3180 3534 Passcode: 949041

Cosa ci rappresenta oggi? Cosa utilizza l’arte per rappresentarsi? I principi algoritmici sono alla base della rivoluzione digitale e risiedono dietro ogni forma espressiva mediata e veicolata dalle nuove tecnologie: dalla rete/i web, ai robot, all’intelligenza artificiale. Le forme d’arte tradizionali e dello spettacolo che in esse ormai ri-cadono hanno sullo sfondo un pubblico che compartecipa a un golem digitale che seziona e somma al tempo stesso una “performance collettiva” in continua espansione fino alla degradazione.
Dove ha luogo oggi la performance? Quali territori configurano la polis in una contemporaneità in cui il network delle relazioni si esplica esponenzialmente nell’intermedialità delle reti web e con particolare bulimia nei social media? La lezione mira quindi ad esporre una idea delle tecnologie transmediali come ambienti immateriali che superano la
concezione di “archivio delle nostre esperienze tangibili”, bensì come luogo in cui progettiamo e modifichiamo il reale attraverso un riappropriativo “hackeraggio culturale”.
In ambito di analisi e ricerca lo spazio è un paradigma utile alla messa in crisi – nell’accezione etimologica di “distinguere”– della relazione tra narrazione, performance e tecnologia. Si esporranno quindi due casi studio #ShakespeareinInstagram e #ThePlague.20 nati all’interno di una sperimentazione didattica avviata durante la mia docenza di “Design dei Multimedia” al corso di Laurea in Design Comunicazione e Multimedia, Facoltà di Architettura, e ancora in fase di sperimentazione ora al corso di Laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo, Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni Arte e Spettacolo, Sapienza Università di Roma.
Ancora una volta, mutuando un’espressione di Fabrizio Cruciani, lo spazio del teatro bisognerà cercarlo fuori dal teatro.

https://uniroma1.zoom.us/j/85631803534?pwd=cUNXZi96Z1ZnZUZEa0tkb1dDWHJOZz09

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