"VIVA LA PERFORMANCE!" - Stare fermi. Coreografie del tempo sospeso


Giovedì 20 maggio alle ore 16 avrà luogo il seminario di Stefano Tomassini, sulla piattafroma Google Meet al link meet.google.com/ugv-vpsj-yry - ABSTRACT: La danza e la coreografia sono oggi parti imprescindibili dell’immaginazione contemporanea, sia per quanto riguarda in generale le arti e sia per quanto riguarda più precisamente i saperi. In questa lezione viene analizzata una costellazione di coreografie e di performance che compongono una differente genealogia del movimento. Un piano della creazione di danza che nel tempo si è tradotta in una pratica estetica di resistenza anche politica. Quella del movimento senza movimento: ossia, l’inazione come forza del pensiero intuitivo, antitetica alla logica dell’introspezione. L’inazione come critica della ragione coreografica. L’inazione come strategia di sparizione dei corpi capace di mettere in crisi la dittatura del tempo cronologico. Perché l’immobilità e l’inerzia sono scelte di (resistenza al) movimento informate di una precisa tecnica posturale, ma riluttanti a un immediato tornaconto di leggibilità. Sono scelte che rigettano l’esibizione di una competenza e di uno specialismo. Scelte che privilegiano il coinvolgimento emotivo e non-pianificato. Sono dunque fonti affidabili di autonomia politica, ossia di resilienza nei confronti delle forze di omogeneizzazione, uniformazione, standardizzazione e semplificazione adottate dalle politiche neoliberali.

20/05/2021

La danza e la coreografia sono oggi parti imprescindibili dell’immaginazione contemporanea, sia per quanto riguarda in generale le arti e sia per quanto riguarda più precisamente i saperi. In questa lezione viene analizzata una costellazione di coreografie e di performance che compongono una differente genealogia del movimento. Un piano della creazione di danza che nel tempo si è tradotta in una pratica estetica di resistenza anche politica. Quella del movimento senza movimento: ossia, l’inazione come forza del pensiero intuitivo, antitetica alla logica dell’introspezione. L’inazione come critica della ragione coreografica. L’inazione come strategia di sparizione dei corpi capace di mettere in crisi la dittatura del tempo cronologico. Perché l’immobilità e l’inerzia sono scelte di (resistenza al) movimento informate di una precisa tecnica posturale, ma riluttanti a un immediato tornaconto di leggibilità. Sono scelte che rigettano l’esibizione di una competenza e di uno specialismo. Scelte che privilegiano il coinvolgimento emotivo e non-pianificato. Sono dunque fonti affidabili di autonomia politica, ossia di resilienza nei confronti delle forze di omogeneizzazione, uniformazione, standardizzazione e semplificazione adottate dalle politiche neoliberali.

Stefano Tomassini è ricercatore senior in discipline dello spettacolo presso l’Università Iuav di Venezia dove si occupa prevalentemente di studî sul balletto, la danza e la coreografia; insegna Teorie della performance presso la Scuola di Teatro “Luca Ronconi” del Piccolo di Milano. È stato Fulbright-Schuman Research Scholar (2008-2009), Scholar-in-Residence all’archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (2010) e Associate Research Scholar all’Italian Academy for Advanced Studies in America della Columbia University (2011). Dal 2013 al 2016 ha collaborato ai programmi del settore Danza della Biennale di Venezia. È critico di danza per «Artribune». Dal 2017 fa parte del team di ricerca del progetto ERC Incommon diretto da Annalisa Sacchi. Tra le sue pubblicazioni più recenti, le monografie New York Furioso. Luca Ronconi e «quelli dell'Orlando» a Bryant Park (1970) (Marsilio, 2018), Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell'impossibile (Scalpendi, 2018), e Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi (Scalpendi, 2020). Sta curando un progetto editoriale online dal titolo «Quello che vede l’acqua» (comprende una videocreazione, una creaione sonora e un libro digitale) per il Manifesto Lingua Madre del LAC di Lugano (CH).

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