QUALI PAROLE CI SERVONO. UN GLOSSARIO PER L’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA _ prof. Maria Clara Ghia


Il seminario propone una riflessione teorico/critica intorno alla necessità della formulazione di un glossario per l’architettura contemporanea. Obiettivo degli incontri è tornare a insistere sulla centralità delle teorie dell’architettura (inevitabilmente plurali e transdisciplinari) nel momento attuale, per affrontare gli eventi trasformativi che hanno avuto luogo nell'ultimo quarto di secolo: gli effetti della crisi ambientale, le migrazioni di massa, la pandemia, la polarizzazione politica, la crescente disparità di reddito e così via. Eppure il linguaggio sembra mancarci: da una parte partecipiamo all’abuso di slogan il cui significato si fa ancora più confuso a causa della velocità e superficialità con cui oggi i messaggi vengono consumati, dall’altra assistiamo all’oblio di alcune parole essenziali per descrivere i fenomeni architettonici, necessarie per re-immaginarli e re-indirizzarli verso traiettorie in grado di corrispondere alle sfide cruciali nella contemporaneità. E se manca il linguaggio, viene meno l’esercizio del pensare e di conseguenza del dare forma. Quali parole trascuriamo per descrivere i fenomeni in atto nel panorama architettonico, quali parole ci ingannano o creano fraintendimenti rispetto agli obiettivi che dobbiamo prefiggerci, quali parole ci servono per ritrovare un senso nel fare progettuale?

PRIMO SEMESTRE_ 27 GIUGNO; 4,11 LUGLIO; 8,15 SETTEMBRE

Joan Ockman, direttrice del PhD program in architecture presso Yale University, ha introdotto il suo seminario del 2020, anno successivo al dilagare della pandemia, con le parole “Architectural theory is back”. Questo ritorno delle teorie è veramente avvenuto? Se in epoche passate la teoria si presentava agli architetti come una sorta di dottrina da seguire, oggi che la stessa definizione disciplinare e gli ambiti di intervento dell’architettura necessitano di una riformulazione, le teorie architettoniche funzionano più che altro come una piattaforma per il dibattito e per la manifestazione di strategie intellettuali e critiche. Ma se analizziamo il linguaggio corrente nei testi più diffusi di teorie dell’architettura, per non parlare di quello adottato su riviste e quotidiani, non possiamo non accorgerci che di fronte ai grandi cambiamenti cui l’architettura dovrebbe rispondere non mancano solo soluzioni dal punto di vista funzionale o morfologico, mancano anche le parole.
Architettura sostenibile, inclusiva, green, parametrica etc.: sono sufficienti, queste definizioni abusate, a spiegare i fenomeni in atto, a farci immaginare altre traiettorie possibili, a indirizzarci verso il continuo cambiamento che la crisi ambientale, sociale e politica richiede alla prassi architettonica? L’obiettivo del seminario è fornire ai dottorandi gli strumenti per un esercizio di natura critico-analitica sul pensiero intorno alla nostra disciplina, e per una efficace esplorazione occorre innanzitutto tornare a cercare le parole giuste. La finalità è di natura metodologica: dalla redazione collettiva del glossario dal quale prendere le mosse, il dottorando sarà invitato a sviluppare un percorso individuale sviscerando il significato di una singola parola-chiave individuata come essenziale nella propria ricerca, e sarà chiamato a puntualizzare gli esiti dello studio attraverso i due output principali che ogni studioso deve saper predisporre e presentare, ovvero il testo scritto e la lezione ex cathedra.

1_ Step: Alla ricerca delle parole necessarie > focus: Come si redige un glossario?
Giornata istruttoria: presentazione del tema attraverso letture e comunicazioni da parte del docente e di discussant esperti invitati. Dibattito intorno al linguaggio corrente nel panorama architettonico contemporaneo, riflessione sull’abuso e sulla vaghezza di
significato dei termini più inflazionati, indagine riguardo alle parole che si ritengono mancanti e necessarie.
2_ Step: Una parola ciascuno > focus: Come si sottopone ad analisi il significato di una parola?
I dottorandi presenteranno la parola-chiave che hanno scelto di analizzare. Si individuerà una bibliografia di riferimento appropriata per investigare i significati della parola in questione (trattati o testi di teorie dell’architettura, scritti di architetti, ma anche saggi che si affacciano su altre discipline – filosofia estetica, storia dell’arte, sociologia, opere letterarie, romanzi, etc.) e una ristretta selezione di opere di architettura contemporanea le cui caratteristiche spaziali e morfologiche saranno studiate “sotto la lente” del significato della parola scelta (Il dottorando svolgerà l’indagine utilizzando gli strumenti che ritiene più appropriati, tra disegni, fotografie,
modelli tridimensionali, video etc.)
3_ Step: Un testo per ogni parola > focus: come si scrive un articolo?
Ogni dottorando sarà invitato a redigere un breve saggio (15.000-20.000 battute) nel quale sarà portata a sintesi l’analisi della parola-
chiave scelta. Saranno fornite norme editoriali e bibliografiche e sarà richiesta una particolare attenzione alla stesura del testo.
4_ Step: Una lezione per ogni parola > focus: come si svolge una lezione?
Ogni dottorando preparerà una lezione (la cui durata sarà stabilita in base al numero dei partecipanti). Sarà possibile predisporre un
powerpoint o altro supporto video attraverso cui esporre i risultati dell’analisi condotta sulla parola-chiave scelta.
5_ Step: Presentazione finale
Giornata conclusiva: i dottorandi saranno invitati a raccogliere i lavori individuali in un glossario complessivo e a presentare gli esiti della ricerca a una giuria selezionata, che risponderà con un commento critico. Si riaprirà la discussione intorno al linguaggio corrente nel panorama architettonico contemporaneo inaugurata durante la prima giornata e si valuterà la necessità, la chiarezza e la rilevanza
delle parole mancanti emerse nel corso del seminario.

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