Offerta formativa anno accademico 2022/2023


Elenco dei corsi/attività primo anno

titolocrediti
ANTONINO SAGGIO_ LINEE DI RICERCA_ Seminario Teorico 10
NICOLA FLORA_ PROGETTARE PER AUTOCOSTRUIRE_ Seminario Teorico Progettuale 10
DOMIZIA MANDOLESI, MASSIMO ZAMMERINI_ HABITAT FLESSIBILI A DENSITÀ VARIABILE. WORKSHOP DI PROGETTAZIONE ROMA - PARIGI_ Workshop di progettazione 10
ALESSANDRA CRICONIA_SÃO PAULO BUILDS: CASE PAULISTE, LESSICO DI UN TROPICALISMO MEDITERRANEO_Seminario critico-teorico 10
ANNA GIOVANNELLI_SSPECIE DI SPAZI TRA CLASSICO E MODERNO. CINQUE DUETTI_ Seminario Teorico 10
CATERINA PADOA SCHIOPPA, LUCA PORQUEDDU, LUCA REALE_L’ARCHITETTURA “DEL CERIMONIALE” PER LA CITTÀ PLURALE. PROGETTI PER PORTA MAGGIORE_Seminario critico-progettuale 10
ROSALBA BELIBANI, ANTONELLA ROMANO_“L’ ARCHITETTURA NORVEGESE E IL RAPPORTO CON IL PAESAGGIO” _Viaggio di studio 10

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LINEE DI RICERCA
Antonino Saggio
Abstract

Il seminario è indicato in particolare per i dottorandi del primo anno di corso e vuole raggiungere una serie di obiettivi tra loro collegati. Si articola con incontri che esaminano gli sviluppi critici e cono-scitivi dell’architettura degli ultimi cento anni a partire dal principale testo di riferimento Architettura e Modernità dal Bauhaus a la Rivoluzione Informatica.
Si affronteranno le otto grandi parti in cui è diviso il volume ciascuna focalizzata sulla presa di coscienza degli architetti di un nuovo orizzonte problematico. I temi fondamentali sono: l’Età della macchina, il dibattito tra Internazionalità o universalità negli anni Trenta il Tema del Significato e del-la città dopo la seconda guerra mondiale, il Big Bang degli anni Sessanta del Novecento, con l’esplodere di molteplici parcellizzazioni del sapere architettonico rivolte; la centralità del Tema del lin-guaggio, con l’affermazione del recupero di stilemi del passato o con l’uso di tecniche inclusive basate sul collage e sulla memoria, mentre il grande Tema del contesto, in una fase storica di rinnovata atten-zione all’erosione delle risorse del pianeta. Il tema delle Interconnessioni dinamiche afferma la rile-vanza del mondo dell’informazione, dell’informatica e dell’elettronica per le ricerche più avanzate dell’ultimo decennio.
La riscrittura del passato parte in questo libro dall’oggi ed è in rapporto all’emersione del para-digma informatico ed è condotta con chiavi interpretative più vicine alle teorie e ai metodi della proget-tazione architettonica che all’indagine filologica o storica. Svolgendo sessioni seminariali su questi te-mi, oltre a percorrere argomenti che possono avere incidenza in alcuni aspetti del lavoro successivo dei dottorandi, l’obiettivo è anche quello di sviluppare modalità di lavoro e collaborazioni tra i dottorandi stessi.
Il seminario può terminare con un prodotto che verrà delineato lungo lo sviluppo dello stesso seminario e il cui grado di coinvolgimento è volontario e supera i limiti isti-tuzionali del seminario. Nel 2013 è stato organizzata una giornata di studio dedicata alla figura di Alessandro Anselmi e pubblicato il relativo volume, nel 2014 una giornata di studio ed una pubblicazione su UNStudio, nel 2015 un seminario sul pensiero progettua-le in relazione alla città di Roma di cui stati pubblicati gli esiti, l’anno successivo un se-minario sulla comunicazione di alcune Tecniche della progettazione architettonica, l’anno successivo un lavoro sulla sSoria e su alcuni esiti del Dottorato di Architettura Teorie e Progetto con un volume e un contributo al sito, nel 2017 è stato organizzato un Simposio di tre giorni con conferenzieri esterni, una discussione sugli esiti di alcuni se-minari, la presentazione di tesi dottorali e di volumi redatti all’interno del dottorato, nel 2019 gli esiti dei lavori dei dottorandi sono stati presentati in una apposita sessione agli studenti del corso d studio in architettura, nel 2020 si è realizzato un volume dal titolo Architettura come prodotto di ricerca, nel 2021 Cosa faremo dopo il Covid-19. Lungo lo svilup-po del seminario si verificherà se esiste un tema di interesse comune che possa convo-gliare la redazione di un prodotto pubblicistico e/o progettuale anche in relazione della nuova collana di lettera 22 creata per i nuovi lavori seminaristi del nostro dottorato.

Bibliografia
Antonino Saggio, Architettura e Modernità dal Bauhaus a la Rivoluzione Informatica, Carocci, Roma 2010
Joseph Maria Montaner, Dopo Il Movimento Moderno, Laterza, Roma 2008
Una delle tesi dottorali già prodotte nel Dottorato di Architettura teorie e progetto

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PROGETTARE PER AUTOCOSTRUIRE
Nicola Flora
Abstract

Temi del seminario: il seminario propone una riflessione sulle attività di progettazione finalizzate all’autocostruzione che negli ultimi anni hanno permesso, a giovani gruppi di progettisti, di sperimentare in maniera diretta, rapida e “politicamente accorta”, la costruzione quale atto sapiente, nello scambio spesso fruttuoso con altri colleghi autocostruttori. Le dinamiche che tali azioni hanno mostrato di saper mettere in campo sono spesso incentrate sulle relazioni con piccole e medie comunità, sulle necessità dei progettisti di saper condividere in breve tempo temi, approcci, soluzioni, e quindi mettersi rapidamente in discussione al fine di ottenere un progetto (e quindi degli oggetti) efficaci in quanto non
autoreferenziali ma centrati sulle necessità concrete che chiedono, in sintesi, efficacia di pensiero e rapidità di scelta ed esecuzione. Come ha recentemente detto un maestro come Renzo Piano  un buon progetto realizzato è sempre meglio di un buon progetto.
La condivisione dei temi di progetto, l’ascolto di necessità specifiche, l’attenzione alla semplificazione progettuale capace di condurre a processi di autocostruzione, sono il cuore di questa modalità di progettazione, interessante opportunità per sperimentare il processo del progetto utile alla persona e non autoreferenziale per la celebrazione del progettista. Nella consapevolezza dei suoi specifici limiti e della indispensabile sussidiarietà ai processi tradizionali di costruzione dell’architettura.
La presa in cura delle necessità di una committenza spesso fragile, fino al disegno e alla realizzazione in maniera semplificata ma concreta di quanto dettagliatamente progettato, sono le esperienze che ci si prefigge di far sperimentare a chi parteciperà al seminario.
Modalità di lavoro e risultati attesi: una lezione di carattere generale introdurrà i dottorandi alle ragioni per le quali oggi abbiano particolare presa sulla comunità scientifica internazionale esperienze condotte spesso da collettivi molto giovani, capaci di coinvolgere le comunità nei processi, ma particolarmente nelle tattiche, su azioni finalizzate alla rigenerazione urbana.Una serie di 3 lezioni teoriche di gruppi di autocostruttori aprirà ai temi di riflessione su tali dinamiche operative.
Al termine di ciascuna di queste quattro lezioni/conferenze i dottorandi dovranno produrre un progetto per allestire piccole attrezzature ad uso delle persone in spazi del quartiere Sanità a Napoli che verranno individuati dal docente con il partner Fondazione san Gennaro.  Il seminario si concluderà infine con un workshop applicativo che si svolgerà sempre nel rione Sanità sotto la guida del docente proponente e di un gruppo di azione locale nato all'interno del Dipartimento DiARC della Federico II
(il LAPS, Laboratorio di Architettura Permanente per la Sanità ). Qui, in una tre giorni verso la fine di novembre o nei primi giorni di dicembre 2022, si realizzeranno, in autocostruzione, le piccole strutture progettate.
Il gruppo dei dottorandi, infine, in maniera collettiva, produrrà un ppt e un book dove, con video e immagini, verrà raccontata  l’esperienza condotta nel workshop per presentarlo al gruppo docente e alla scuola napoletana di architettura.
Date svolgimento seminario (2022):
16 settembre: ore 11,00-13,00 lez. introduttiva (Flora) e sopralluogo aree progetto (a Napoli)
23-30 settembre e 7 ottobre: (lezioni di tre gruppi di autocostruttori)    
14-21-28 ottobre: lavoro al progetto con consegna esecutivo il 4 novembre)    
14-15-16 novembre laboratorio di autocostruzione in sito presso il rione Sanità di Napoli
Bibliografia minima di riferimento:
- Oppenheimer Dean A., Hursley T., Proceed and Be Bold: Rural Studio After Samuel Mockbee, Princeton Architectural Press, 2005.
- Ricci G., I workshop di Orizzontale sulla autocostruzione per le comunità in Calabria, Domus 1042, gennaio 2020.    
- Flora N., Iarrusso F., Progetti Mobili, Letteraventidue, 2018.
- Granata E., Placemaker, Gli inventori dei luoghi che abiteremo, Einaudi, Torino, 2021.

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HABITAT FLESSIBILI A DENSITÀ VARIABILE. WORKSHOP DI PROGETTAZIONE ROMA - PARIGI
Domizia Mandolesi, Massimo Zammerini
Abstract

Il seminario propone un’esperienza progettuale in un’area della periferia di Parigi come verifica di alcune riflessioni sui temi dell’abitazione, della densità insediativa e della sostenibilità ambientale.
Il lavoro sarà diviso in tre fasi: la prima (2 settimane con incontri organizzati e la partecipazione di docenti della Ecole Nationale Supérieure d'Architecture de Paris-Belleville,) prevede lezioni, studi e riflessioni sul tema di progetto; la seconda (1 settimana intensiva) consiste nella progettazione su campo; la terza (1 settimana) di chiusura, presentazione e discussione dei progetti.

Il documento “No Net Land Take 2050” stilato dalla commissione europea definisce le nuove priorità dello sviluppo legate alla crisi ambientale, sociale ed economica a partire dalle azioni su suolo, acqua e multifunzionalità e individua nella densificazione dei territori urbanizzati la via sostenibile da percorrere per il futuro.
A partire da questi principi, diverse possono essere le interpretazioni del concetto di sostenibilità, mentre l’idea di densificare senza tenere conto delle prerogative economiche, sociali e delle vocazioni spaziali di ciascun territorio sembra generare numerose contraddizioni. Una tra queste, evidenziata a titolo di esempio da Paola Viganò, è l’incongruenza tra la necessità di mantenere aree permeabili per infiltrare le piogge sempre più intense e l’imperativo “rendere la città compatta”. A ben osservarne i recenti sviluppi, infatti, alcune città europee si presentano più come l’esito di una battaglia tra capitali finanziari, che nel progetto di concentrazione e di polarizzazione trova il terreno propizio alla propria espressione, che come attuazione di un progetto collettivo di redistribuzione delle risorse e delle opportunità. (Cfr. Viganò, P., Abitare paesi, città, e metropoli orizzontali, “l’industria delle costruzioni” n. 472/2020, p. 4)
In questo quadro, univocamente indirizzato verso il modello della città molto densa e compatta, recentemente messo in crisi dagli effetti sull’organizzazione sociale della pandemia in corso, l’obiettivo è quello di esplorare possibilità alternative di habitat flessibili a densità variabile, capaci di stabilire relazioni più equilibrate anche con le aree non urbanizzate spesso presenti all’interno e ai margini dei centri urbani.
Superandone il concetto di mero parametro tecnico-quantitativo tipicamente urbanistico, la densità viene intesa come parametro qualitativo in grado di misurare l’intensità delle relazioni tra le persone e la qualità spaziale degli insediamenti, divenendo strumento di controllo del progetto di trasformazione sostenibile della città e del paesaggio. Nella struttura fisica dello spazio abitato, la densità si manifesta nella variazione dei rapporti tra pieni e vuoti, nel modo di articolarli e distribuirli per accogliere le diverse attività quotidiane; progettare in quest’ottica significa assumere un punto di vista diverso che non parte dall’oggetto, ma dall’intensità delle relazioni tra gli oggetti dando valore alla qualità dei vuoti.
Ciò premesso, l’area di progetto, situata in una zona della cintura periferica di Parigi, inserita nel quadro delle politiche di trasformazione in corso nell’ Île-de-France che si interrogano sull’impatto ambientale, sociale ed economico dell'espansione urbana, offrirà l’opportunità di densificare i cosiddetti territori di mezzo e di approfondire il tema delle interazioni tra densità del costruito, ambiente agricolo e naturale.

Testi di riferimento
Secchi, B., 2005. La città del XX secolo. Bari: Laterza.
Secchi, B. & Viganò, P., 2011. La ville poreuse: un projet pour le grand Paris et la métropole de l'après-Kyoto. Genève: METISPRESSES.
Indovina, F., 2009. Dalla città diffusa all’arcipelago metropolitano, Franco Angeli, Milano
Magnaghi, A., 2012. Il territorio bene comune. Firenze: Firenze University Press.
De Carlo, G., 2019, C. Tuscano (ed), La città e il territorio; Quattro lezioni. Roma: Quodlibet

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SÃO PAULO BUILDS: CASE PAULISTE, LESSICO DI UN TROPICALISMO MEDITERRANEO
Alessandra Criconia
Abstract

Il seminario prende ispirazione dal titolo della celebre mostra del MoMA curata da Philip Goodwin e dedicata all’architettura antica e moderna brasiliana (Brazil Builds, catalogo a libero accesso) per proporre una lettura della casa paulistana, interno/esterno, attraverso la chiave di lettura geografica e ossimorica del “tropicalismo mediterraneo”.
È infatti possibile identificare a San Paolo un fare architettonico singolare che affonda le sue radici nella specificità del contesto (naturale e climatico per un verso, tecnologico e sociale per un altro) e di una cultura dell’abitare “migrante”, capace di trasferire, e ibridare, modelli di altre culture. Elemento formale e simbolico di questo passaggio è il vão libre che nelle sue declinazioni di patio, giardino interno, stanza all’aperto (nel caso delle case private), agorà (negli edifici pubblici, si pensi al grande espaço centrale della FAU di Artigas e Cascaldi) è il paradigma del processo di ri-sematizzazione tropicale.
Riprendendo un’affermazione di Vilanova Artigas “As cidades como as casas. As casas como as cidades” 1969 che sembra fare eco alla visione dell’Alberti de “la casa è una piccola città e la città è una grande casa”, il seminario intende proseguire un percorso avviato con lo studio dell’architettura di Lina Bo Bardi e, nel corso del 2022, con il convegno su Rino Levi e la mostra sulle case pauliste che ha coinvolto alcuni docenti del dottorato insieme al Centro progetti del DiAP e propone un’analisi “operativa e comparativa” di case moderne e contemporanee della scuola paulistana attraverso operazioni di ridisegno e diagrammi per costruire il lessico morfologico del tropicalismo mediterraneo.
I vuoti che l’architetta Marlene Milan Acayaba chiama "spazi di invito al sogno", sono elementi morfologici del “micropaesaggio interiore” intorno ai quali ruota l’organizzazione planimetrica della casa: essi permettono di stabilire relazioni fisiche e visive tra gli ambienti domestici che, "separati solo dalla trasparenza dei vetri”, quasi completamente liberi da muri, dissolvono i modi tradizionali della convivenza contribuendo al cambiamento delle relazioni sociali domestiche e, quindi, urbane. I patii sono gli elementi della sintesi e dei valori plastici e compositivi del progetto.

Parole chiave: tropicalismo, mediterraneo, patio, case, lessico

Bibliografia di riferimento (in ordine di data di pubblicazione)
- Philip GOODWIN (by), Brazil Builds, architecture new and old 1652-1942. MoMA: New York 1943.
- Maria Luiza ADAMS SANVITTO, Brutalismo paulista: uma analise compositive de residências paulistanas entre 1957 e 1972, Tesi di dottorato in Composizione architettonica, Tutor prof. E. da Cunha Mafhuz, UFRGS Porto Alegre 1994.
- Marlene MILAN ACAYABA, Recidências em São Paulo 1947-1975, Romano Guerra: São Paulo 2011.
- Maria ARGENTI, Francesca SARNO (a cura di), La Scuola di São Paulo in Brasile. Numero onografico di “Rassegna di Architettura e Urbanistica” 142-143/2014.
- Barry BERGDOLL, Carlos Eduardo COMAS, José Francisco LIERNUR (by), Latin America in Construction. Architecture 1955-1980, MoMA: New York 2015.
- Alessandra CRICONIA (a cura di), Lina Bo Bardi, un’architetta romana tra Italia e Brasile, FrancoAngeli: Milano 2017. Si segnalano, in particolare, i saggi di: A. Giovannelli, A. Lanzetta, D. MAndolesi, A. Muntoni.
- Angelo BUCCI, São Paulo, argomenti d’architettura. Della dissoluzione degli edifici e di come passare attraverso i muri, Libria: Melfi 2021. Trad. It.: São Paulo, razões de arquitetura. Da dissolução dos edificios e de como atravessar paredes, Romano Guerra: São Paulo 2010.

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SPECIE DI SPAZI TRA CLASSICO E MODERNO. CINQUE DUETTI
Anna Giovannelli
Abstract

Il seminario propone una riflessione teorica sulla grammatica delle forme di cinque duetti di opere di architettura scelte in base alla comparazione di concetti formali che ne configurano l’impianto e lo sviluppo spaziale, con la finalità di riconoscere il valore transitivo di principi compositivi che connotano le strutture classiche e le possibili trasformazioni nelle forme primarie della modernità. Oltre il valore storico dell’apparenza figurativa di ciascuna opera, l’interesse è rivolto all’analisi del processo formale che ha costruito l’ordinamento compositivo e le figure spaziali delle architetture poste a confronto.
La finalità del seminario è di natura metodologica perché propone un esercizio di lettura analitica e testuale della forma architettonica secondo la modalità del close reading, per avviare un dialogo a distanza, nel tempo e nello spazio, tra testi architettonici che presentano un’affinità di temi formali.
Lo studio e l’analisi interpretativa delle opere di ciascun dittico viene analizzato con diagrammi compositivi e/o modelli critici, quali strumenti conoscitivi della struttura formale di ciascuna architettura. L’uso del diagramma sintetizza nell’essenzialità di pochi segni la saldatura tra idea e configurazione dello spazio architettonico per elementi primari. In questo senso la riduzione dell’architettura a diagramma consente la lettura comparativa delle le opere con lo scopo di rintracciare il valore transitivo della forma architettonica nei concetti spaziali che costruiscono case, palazzi, corti, vestiboli, facciate.
Il seminario si compone di cinque incontri in cui, oltre alle lezioni teoriche, verranno presentati e discussi gli elaborati di ciascun partecipante su almeno due duetti tra quelli proposti, con disegni e modelli interpretativi e un breve testo esplicativo dell’analisi testuale svolta. A scelta di ciascuno la trasposizione di una delle figure spaziali potrà essere espressa nella sintesi progettuale di una propria architettura di invenzione.

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L’ARCHITETTURA “DEL CERIMONIALE” PER LA CITTÀ PLURALE. PROGETTI PER PORTA MAGGIORE.
Caterina Padoa Schioppa, Luca Porqueddu, Luca Reale
Abstract

Il seminario a carattere critico/progettuale intende approfondire il tema dell’architettura “del cerimoniale” intesa come costruzione transculturale che sincronizza lo spazio e il rito.
La sfida è quella di immaginare uno spazio del passaggio, non in termini esclusivamente funzionali, come sempre più ci abitua la città contemporanea, ma in termini di esperienza fisico-percettiva che agisce anche sul piano simbolico-rituale.
Il contesto di riferimento è l’ambito che da Termini lungo il vallo ferroviario si estende verso Esquilino, San Lorenzo, Pigneto, Mandrione, Torpignattara: settore urbano per eccellenza multietnico dove abbondano le “pratiche di meticciamento quotidiano” anche fuori dai contesti normati, e dove al contempo, con discreto successo, negli ultimi venti anni si sono sperimentate forme di ibridazione culturale tanto da farlo diventare primo “laboratorio urbano multiculturale” della capitale.
Baricentro di questo complesso e articolato sistema urbano e sociale è Porta Maggiore. Nodo di convergenza delle acque di otto degli undici acquedotti cittadini in età repubblicana, già luogo sacro dedicato alla dea Speranza, prima Basilica pagana di tutto l’occidente, completamente ipogea, Porta delle Mura Aureliane e singolare sepolcro, questo ambito di Roma è oggi, più ancora che in passato, un vasto e caotico snodo, spazio-movimento che simbolicamente rappresenta la mobilità umana e la sua stratificazione nello spazio cittadino.
A questo luogo associamo una domanda non ancora formulata, immaginando un’architettura per le funzioni più sacre e universali, per i “riti di passaggio”, ovvero quei cerimoniali che scandiscono i cambiamenti radicali di regime ontologico o di statuto sociale che da sempre accomunano gli esseri umani. Potremmo anche definirla l’architettura laica dello scambio con il trascendente, tenendo ben a mente che attorno ai concetti di simbolico e di spirituale, entrambi cruciali nella edificazione della città tanto fisica quanto politica, vanno sciolte alcune ambiguità terminologiche: spirituale qui non è riferibile direttamente al culto religioso, anche se non ne rappresenta una negazione, bensì al sacro, al trascendente come orizzonte antropologico che misura la trasformazione della basilare condizione biologica dell’essere umano. Del resto, con il termine “cerimoniale” si allude a tutte quelle diversificate espressioni dell’idea di sacro dove trovano asilo comunità strutturate, sempre più laiche, ma anche comportamenti individuali, nomadi, erranti.
Ai dottorandi, che lavoreranno in gruppo e in forma laboratoriale, verrà proposto un esercizio di invenzione progettuale che perlustri la dimensione simbolica del tema e al contempo ne sondi la valenza architettonica. Gli esiti del lavoro potrebbero trovare sintesi espressiva e comunicativa nella produzione di un documento audiovisivo che costituisca testimonianza delle tematiche affrontate dal punto di vista teorico-progettuale durante il seminario, e che trasferisca le principali strategie e interpretazioni architettoniche elaborate dai dottorandi.

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“L’ ARCHITETTURA NORVEGESE E IL RAPPORTO CON IL PAESAGGIO”
Rosalba Belibani, Antonella Romano
Abstract

Negli ultimi due decenni, dai primi anni Duemila, la Norvegia ha assistito a un boom architettonico e, grazie ad alcuni progetti fortemente innovativi di trasformazione ambientale e di sviluppo urbano, il paese si è trasformato in un laboratorio di architettura contemporanea.
All’affermazione internazionale dei progettisti norvegesi e della loro architettura ha contribuito un robusto sistema di interventi avviati dal governo: programmi di investimento culturale a lungo termine e a forte impatto mediatico, con il duplice obiettivo di valorizzare gli architetti norvegesi e la Norvegia stessa come polo culturale e turistico attrattivo. Hanno realizzato o stanno completando, tra gli altri, i 18 progetti per “Le Strade Turistiche Norvegesi”, trampolino di lancio per Jensen & Skodvin Arkitekter e per Carl-Viggo Hølmebak, il progetto di Snøhetta per il nuovo Museo Kon-Tiki sulla penisola di Bygdøy, a Oslo, la costruzione del Whale Centre sull’isola di Andøya (Vesterålen) di Dorte Mandrup, il Nuovo Museo Nazionale a Oslo, degli architetti Kleihues + Schuwerk. Inoltre, con il progetto “architecture.now”, dal 2009 il paese si è dotato di una specifica “Politica per l’Architettura Norvegese”, cui concorrono le attività di diversi ministeri del governo nazionale e le cui linee di indirizzo sostengono le scelte di soluzioni ecologiche, la ricerca della qualità degli spazi urbani, la salvaguardia del patrimonio ambientale culturale e costruito, la promozione della formazione e della cultura architettonica nonché la visibilità internazionale dell’architettura norvegese.
Il Seminario proposto intende introdurre il dottorando allo studio e all’analisi dell’architettura norvegese e del suo rapporto con l’ambiente attraverso un breve excursus della sua storia: dalle tradizioni costruttive e dal Romanticismo nazionale, alla svolta del modernismo poetico con l’attività di costruzione del XX secolo per la nuova nazione indipendente, al decostruttivismo, alle rivisitazioni high and eco-tech, fino ad analizzare i contributi delle nuove opere e attuali ricerche delle principali scuole di architettura del paese.
Il seminario ha l’obiettivo di indagare se il modo norvegese di essere architetti, soprattutto contemporanei, sia un ambito di ricerca attraversato da temi progettuali specifici e se e come, al di là delle diverse scelte formali, le nuove architetture individuino un approccio peculiare al contesto e alla natura come ambiente, più ancora che come paesaggio.

L’introduzione allo studio si avvarrà della presentazione di alcune schede su progetti rilevanti dei maggiori architetti norvegesi, quali Aker Brigge, Eidsvol, Kristin Jarmund, Snøhetta, Knut Hjeltnes, Carl Viggo Holmebakk, Jensen e Skodvin Arkitekter, Niels Torp e altri.
Il seminario prevede di svolgersi all’interno di un viaggio studio in Norvegia la prima settimana di luglio 2022. Il compito organizzativo del viaggio è a cura dei docenti del seminario.

Periodo del viaggio in Norvegia: 4-10 luglio 2022

Bibliografia di base:
Skjold Lexau, Siri; Brekke, Nils Georg; Nordhagen, Per Jonas: Architecture in Norway: An Architectural History from the Stone Age to the Twenty-first Century, Birkhäuser, Basel 2019
Plummer, H., Nordic lights. Modern scandinavian architectures, Thames and Hudson, London 2012
Snøhetta, Snøhetta works, Lars Muller publishers, Baden 2009
Norberg-Schulz, C. e Postiglione, G., Sverre Fehn: opera completa, Electa, Milano 2007


Modalità di scelta del soggetto della tesi

Nel 1° anno di corso, i seminari e i workshop rappresentano per i Dottorandi un’importante occasione per una prima forma di avvicinamento agli specifici caratteri della ricerca nel campo della progettazione architettonica e delle teorie dell’architettura e dall’altra permette loro di sondare differenti linee di ricerca al fine di individuare e delimitare i campi di interesse nell’ambito dei quali costruire le prime ipotesi di dissertazione finale.


Modalità delle verifiche per l'ammissione all'anno successivo

I seminari e i workshop di progettazione costituiscono una delle componenti principali dell’offerta formativa del Dottorato nel 1° anno di corso. La partecipazione ad essi e la produzione dei papers o degli elaborati progettuali richiesti permette di ottenere un significativo numero di crediti per il passaggio all’anno successivo


Elenco dei corsi/attività secondo anno

titolocrediti
RENATO BOCCHI_ SITE SPECIFIC ARCHITECTURE _ Seminario Teorico 10
ROBERTO SECCHI, ANDREA BRUSCHI_I GENERI TRA ARCHITETTURA E LETTERATURA. Esercizio di teoria e critica_ Seminario Critico-Teorico 10
ORAZIO CARPENZANO, LUCA MOLINARI_UNA CITTÀ IN FORMA DI PALAZZO. IL PALAZZO DUCALE DI URBINO COME LABORATORIO DI PROGETTAZIONE CONTEMPORANEA_Workshop di progettazione 10
GUENDALINA SALIMEI, FRANCESCA ROMANA CASTELLI, ANNA RICIPUTO_LE FORME DELLO SPIRITO. UN LUOGO PER LA PREGHIERA, LO STUDIO E L’INCONTRO INTERCULTURALE NELLE CARCERI PUBBLICHE_Seminario Teorico-Progettuale 10

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SITE-SPECIFIC ARCHITECTURE
Renato Bocchi
Abstract
Nel campo dell’arte contemporanea, da almeno cinquant’anni a questa parte, è diffuso l’utilizzo del termine site-specific per designare opere d’arte che si fondano primariamente sui rapporti con il luogo su cui insistono e nelle quali, anzi, il sito risulta parte integrante e sostanziale del valore e del significato dell’opera.
Di fatto la definizione site-specific abbraccia tutta l’importante larga produzione artistica che comprende le cosiddette “installazioni”, la public art e l’arte ambientale, fino alla vera e propria land art.
In tutte queste esperienze artistiche – ad alcune delle quali la ricognizione proposta intende fare esplicito riferimento – il rapporto specifico dell’intervento artistico con il luogo (nella sua dimensione fisica e morfologica ma anche in quella simbolica o sociale) decide anche del modo con cui il fruitore è sollecitato a percepire ed esperire l’opera stessa, attraverso un’azione di coinvolgimento o di vera e propria immersione.
Il seminario propone di esaminare e applicare il concetto di site-specific anche al progetto e all’opera architettonica, ritenendo che abbia altrettanta efficacia interpretativa nel recuperare – in termini aggiornati e più “contemporanei” – una lunga tradizione di studi ed esperienze che hanno indagato il fondamentale ruolo assunto nel processo di ideazione e progettazione dei rapporti delle opere architettoniche con i luoghi in cui si situano.
La tradizione italiana di studi “morfologici” sull’architettura della città, da Saverio Muratori a Carlo Aymonino e Aldo Rossi, da Rogers e Samonà a Ludovico Quaroni, o le elaborazioni storico-critiche sul Regionalismo critico in architettura proposte da Kenneth Frampton fanno parte del vasto retroterra di questa riflessione, e ad esse pure intende richiamarsi in parte il seminario.
Tuttavia l’intento del seminario è soprattutto di analizzare – a partire da tali riferimenti – alcune tendenze (o figure) dell’architettura contemporanea, cercando di mettere a fuoco alcune diverse posizioni teoriche, relativamente alle relazioni site-specific, che possono individuarsi in tali esperienze di progetto architettonico.
A tal fine si propone – oltre ad analizzare l’opera di alcuni maestri riconosciuti dell’architettura contemporanea quali Alvaro Siza, Rafael Moneo o Tadao Ando - di colloquiare direttamente, durante i lavori seminariali, con alcuni altri noti esponenti della cultura progettuale architettonica contemporanea: i protagonisti invitati sono Juan Navarro Baldeweg, Carme Pinós, Fabrizio Barozzi, Maruša Zorec, Camillo Botticini.
Per la presenza prevista nel corso del seminario di vari esponenti della cultura architettonica spagnola, come già avvenuto lo scorso anno, si ipotizza un rinnovo della preziosa collaborazione della Real Academia de España en Roma.

Si propone di svolgere il seminario a Roma, in presenza, nei mesi di settembre-ottobre 2022

Ipotesi per le cinque sessioni seminariali:
1. Esperienze artistiche site-specific (Robert Smithson, Richard Serra, alcune artiste spagnole contemporanee)
2. La tradizione italiana di studi su architettura e luogo, con particolare riferimento alla Scuola di Venezia
3. Il Regionalismo critico in architettura secondo Kenneth Frampton
4. Architettura e luogo in Alvaro Siza, Rafael Moneo, Tadao Ando.
5. Esperienze e testimonianze contemporanee circa un’architettura site-specific: J.Navarro Baldeweg, F.Barozzi, M.Zorec, C.Pinos, C, Botticini.

Bibliografia:
- BOCCHI R., Spazio, arte, architettura. Un percorso teorico, Carocci, Roma 2022
- BOCCHI R. (a cura di), L’architettura e l’esperienza dello spazio, Mimesis, Milano 2020
- BOCCHI R,, Morfologia e progetto della città, CittàStudi, Milano 1993
- BOURRIAUD N., Estetica relazionale, Postmedia Books, Milano 2010
- Carme Pinós. Escenarios para la vida, Fundación ICO, Madrid 2021
- FRAMPTON K. Towards a Critical Regionalism. Six Points for an Architecture of Resistance. Critical Regionalism . Revisited, OASE, (103), 2019. pp. 11–22.
- FRAMPTON K., Álvaro Siza. Tutte le opere, Electa, Milano 2005
- KAYE N., Site-Specific Art: Performance, Place and Documentation, Taylor & Francis, London 2000
- KRAUSS R., Passaggi. Storia della scultura da Rodin alla Land Art, Postmedia Books, Milano 2020
- KWON M., Un luogo dopo l'altro. Arte site-specific e identità localizzativa, Postmedia Books, Milano 2020
- LEFAIVRE L.- TZONIS A., Critical Regionalism: Architecture and identity in a globalized world, 2003
- MONEO R., Rafael Moneo. Remarks on 21 Works, Thames & Hudson, London 2010
- MONEO R., L’altra modernità. Considerazioni sul futuro dell’architettura, C.Marinotti, Milano 2012
- Monograph.it. Botticini + Facchinelli. Architectural, research, workshop, List, Trento 2019
- JUAN NAVARRO BALDEWEG (PREMIO NACIONAL 2014), Centro de Publicaciones, Ministerio de Fomento, Madrid 2018
- NUSSAUME Y., Tadao ando et la question du milieu, Le Monitor, Paris 2000
- TC Cuadernos 149- Barozzi & Veiga, Architecture 2011-2021, Valencia 2021
- ZAPARAIN F., RAMOS J., BOCCHI R,. ed., Instalaciones artísticas: análisis espacial y escenográfico, Universidad de Valladolid, 2021
- ZOREC M., Unveiling the hidden: arrea architects, Ljubljana 2018

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I GENERI TRA ARCHITETTURA E LETTERATURA. ESERCIZIO DI TEORIA E CRITICA
Roberto Secchi, Andrea Bruschi
Abstract
Questo anno proponiamo un gioco che è al contempo un esercizio di teoria e di critica. Al centro del gioco sono il ricordo dell’esperienza personale vissuta presso un’architettura e l’incontro tra due sfere dell’arte. Le parole chiave sono, dunque, esperienza, memoria e percezione mutisensoriale.
Vi proponiamo, infatti, di associare a una vostra esperienza il brano di un’opera lette-raria. Per farlo, come guida ci si servirà dell’attribuzione a entrambe di un genere. Applicando all’architettura la classica distinzione in generi della letteratura, - epica, lirica, drammatica, narrativa, didascalica, apodittica - questa attribuzione vi farà ri-flettere sulla applicabilità della nozione di genere all’architettura e trovare delle pos-sibili associazioni riferendovi ad esso. Il gioco è divertente e proficuo perché consen-te di ricordare esperienze architettoniche e letture, fare confronti dei caratteri che si sono attribuiti a ciascun genere, chiarire la ragione delle associazioni e ripercorrere l’archivio della propria memoria di immagini e parole rivelatrici delle poetiche di ap-partenenza. Tutto questo nel massimo della libertà esercitando ciascuno la propria fantasia.

L’esercitazione richiesta consiste nella redazione di un’antologia di opere architetto-niche (non di autori) emblematiche della classificazione proposta e nella esplicitazio-ne dei criteri adottati e della loro motivazione.
Sono previsti 4 incontri:
Il primo finalizzato alla chiarificazione del tema
Il secondo alla discussione delle bozze di antologia, a distanza di 15 gg.
Il terzo alla discussione delle bozze di antologia, a distanza di 15 gg.
Il quarto alla presentazione delle antologie definitive e al dibattito, a distanza di 20 gg.

Il seminario si svolgerà nei mesi di maggio e giugno 2022, in presenza o on line a se-conda della situazione covid.
Si indicano le date preferite mercoledì ore 15.00
04/05, 18/05, 01/06, 22/06.

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“UNA CITTÀ IN FORMA DI PALAZZO”. IL PALAZZO DUCALE DI URBINO COME LABORATORIO DI PROGETTAZIONE CONTEMPORANEA.
Orazio Carpenzano, Luca Molinari
Abstract
Il Palazzo Ducale di Urbino rappresenta un interessante paradosso dal punto di vista della sua storia progettuale e urbana. Ideato e progettato sotto il Duca Federico da Montefeltro grazie alla visionarietà di Francesco di Giorgio Martini e Laurana come una macchina urbana innovativa capace di fondere paesaggio circostante, funzioni pubbliche su scala cittadina, simbolismo del potere ducale e necessità private. Manufatto urbano che cambia radicalmente l’orientamento territoriale, le gerarchie e la struttura di Urbino. Abbandonato alla fine del 500’ con la fine della casata dei Montefeltro, caduto in un lungo oblio che ci porta direttamente agli anni Sessanta del secolo passato, quando Giancarlo de Carlo e il Team10 lo eleggono a immagine esemplare e primaria delle megastrutture urbane di nuova generazione e laboratorio dei seminari ILAUD.
Oggi questo monumento fantasma è sede della Galleria Nazionale delle Marche, con una raccolta di opere d’arte di rilevanza nazionale e un programma espositivo importante supportato da un nuovo direttore che ha intenzione di riportare attenzione, non solo sul patrimonio delle sue collezioni, ma anche sull’importanza e qualità del palazzo stesso.
Obiettivo del Laboratorio di Progettazione è quello di rileggere il Palazzo e le sue potenzialità spaziali, pensando ad un di un sistema di micro-architetture che lavorino con il patrimonio esistente e, insieme, aiutino il pubblico alla lettura e comprensione dell’edificio stesso.
Il Laboratorio sarà parte di una chiamata nazionale alle Scuole di Dottorato italiane, coordinata dall’Università La Sapienza, chiamate a riflettere sul Palazzo Ducale e a offrire contributi progettuali che verranno selezionati e raccolti in una mostra dedicata al monumento urbinate nell’aprile del 2023.

Programma del seminario:
Comunicazioni introduttive di Orazio Carpenzano e Luca Molinari sul tema del monumento e delle sue ragioni nella contemporaneità con particolare riferimento ai processi della monumentalità nel quadro dei sui valori “interni” e in rapporto con i mutamenti culturali fino all’arbitrio della monumentalizzazione (Jacobelli pag. 110 “La ragione monumentale”) tra valori, principi; eternità e finitezza.
Invitati per Lectio:
Gian Piero Jacobelli
(filosofia della comunicazione)
Giovanni Carbonara
(teoria, storia, monumenti)
Marco Filoni
(filosofia politica)

Workshop:
Sulla base degli iscritti i proff. Carpenzano e Molinari daranno indicazioni specifiche sui tempi e il luogo. Il Laboratorio sarà comunque svolto con lezioni e seminari di progettazione in sede, oltre che con una sessione intensiva svolta all’interno delle sale del Palazzo Ducale di Urbino con date da definire.

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LE FORME DELLO SPIRITO. UN LUOGO PER LA PREGHIERA, LO STUDIO E L’INCONTRO INTERCULTURALE NELLE CARCERI PUBBLICHE
Guendalina Salimei, Francesca Romana Castelli, Anna Riciputo
Abstract
Il fenomeno della diversità religiosa oggi assume i connotati di un’emergenza sociale e culturale alla quale le metropoli contemporanee - e soprattutto le loro periferie - stanno tentando di trovare soluzioni architettoniche e urbanistiche che superino il concetto di cluster monoculturale. Il continuo sovrapporsi di flussi migratori determina la compresenza di numerose etnie che non hanno luoghi specifici per la pratica (e lo studio) della propria religione, comportando la loro costituzione spontanea in spazi domestici e impropri da riadattare alle nuove esigenze. I grandi edifici e privati a uso pubblico (come le università, le grandi aziende e società, i centri commerciali, gli ospedali, gli aeroporti - tranne le carceri) delle metropoli maggiormente caratterizzate dalla compresenza plurietnica hanno trovato una soluzione nella costituzione di luoghi spirituali multifede - all’interno dei quali è necessario tracciare una differenza sostanziale tra le stanze a vocazione interreligiosa che possono contenere al loro interno oggetti o indicazioni appartenenti alle religioni maggiori e le cosiddette stanze del silenzio, caratterizzate tendenzialmente da una spoliazione decorativa che coincide con un concetto astratto di spiritualità universale. Queste ultime stanno diventando una realtà diffusa ma, proprio in ragione della loro indeterminatezza, non hanno ancora sviluppato una propria identità.
Tra le prime stanze del silenzio si può nominare la Meditation Room del quartier generale dell’ONU a New York del 1948-1957, mentre la più famosa è la Rotko Chapel del 1971 progettata da Philip Johnson e allestita dall’artista che ne ha dato il nome: entrambe parlano agli archetipi collettivi agendo sui comuni dogmi della fede (come univocità e assolutezza della divinità, imperscrutabilità, dominio dei cicli vitali, solidità dell’eterno) usando i linguaggi dell’arte, della luce, dei materiali, della stereometria delle forme.
La finalità del seminario è quella di introdurre gli studenti alla tipologia della stanza del silenzio attraverso lo studio della teoria e dei riferimenti più significativi che sono stati realizzati nella contemporaneità. Contestualmente, sarà loro presentata anche la realtà complessa dell’edificio carcere, nei suoi aspetti sociali e architettonici, una megastruttura che funziona come un cluster multietnico caratterizzato da una forte conflittualità sociale. Per tradizione dotati di una chiesa, le carceri italiane soffrono l’assenza di luoghi per il culto e lo studio sacro in cui i detenuti - a maggioranza di fede musulmana - possano incontrarsi (con le debite cautele) per la preghiera collettiva o raccogliersi nell’intimità della preghiera individuale.
Esiti
Il seminario sarà organizzato in quattro incontri durante i quali verranno forniti i principi teorici e progettuali fondamentali sull’argomento. Alla conclusione del seminario gli studenti saranno in possesso degli strumenti teorico pratici per poter affrontare una riflessione sull’argomento sotto forma sia di saggio scritto sia di meta-progetto con la messa a punto di un concept per un luogo di preghiera e studio multireligioso attraverso disegni in tecnica libera (render, fotomontaggio, schizzo ecc.).Gli esiti verranno esposti dagli allievi durante l’ultimo incontro. Gli esiti verranno raccolti e finalizzati per l’inserimento in una pubblicazione più ampia sullo stesso argomento.

Bibliografia
Burchardt M., Giorda M.C., Luoghi multireligiosi come luoghi di incontro. Una introduzione, in “Annali di Studi Religiosi”, 20, 2019, p.43.
Crompton A. , “The architecture of multifaith spaces: God leaves the building”, in The Journal of Architecture, 18:4, 2013, pp. 474-496.
Salimei G. (a cura di), Percorsi del sacro, numero monografico di Metamorfosi n.8/2020, LetteraVentidue, Siracusa
Salimei G. (a cura di), Architettura Dialogo Religione. Nuovi luoghi di condivisione per Terzo Millennio, LetteraVentidue, Siracusa 2020
Salimei G., Ricostruire sul costruito in: G. Marucci (a cura di), Costruire nel costruito. Architettura a volume zero, Di Baio Editore, Milano, 2012, pp. 79-82



Modalità di preparazione della tesi

Nel 2° anno di corso, i seminari e i workshop rappresentano per i Dottorandi l’occasione per un approfondimento dei personali interessi di ricerca o di specifiche metodologie di analisi che di norma tendono a confluire in una più precisa definizione dei temi intorno ai quali si svilupperà la dissertazione finale. Va ricordato che i Dottorandi del 2° anno presentano e discutono con il Collegio dei Docenti la loro proposta di tesi nella prima settimana di febbraio.

Modalità delle verifiche per l'ammissione all'anno successivo

Anche nel 2° anno di corso, i seminari e i workshop di progettazione costituiscono, sia pur in misura più contenuta rispetto al 1° anno, una componente importante dell’offerta formativa del Dottorato. La partecipazione ad essi e la produzione dei papers o degli elaborati progettuali richiesti permette di ottenere un significativo numero di crediti per il passaggio all’anno successivo.


Elenco dei corsi/attività terzo anno


Eventuali maggiori informazioni per le voci sopra elencate

Il secondo semestre del 2° anno e l’intero 3° anno del corso di Dottorato sono dedicati all’elaborazione della dissertazione finale. Non è quindi prevista la partecipazione dei Dottorandi alle attività seminariali (se non in casi particolari e su base volontaria) e il loro lavoro si svolge in stretta relazione con i tutor e attraverso una serie di confronti con il Collegio dei Docenti. Comunque, poiché l'articolazione dell'offerta formativa NON È RIGIDA, i dottorandi del terzo anno possono frequentare tutti i seminari o i workshop che fossero di loro interesse.

Modalità di ammissione all'esame finale

La presentazione al Collegio dei Docenti della proposta di dissertazione da parte dei Dottorandi avviene di norma nel mese di gennaio, all’inizio del 3° anno del corso di Dottorato. Almeno un capitolo e l’indice deve essere consegnato in formato cartaceo. La tesi è presentata al Collegio dei Docenti in forma di programma che viene discusso e difeso dal candidato con il supporto del tutor. Nel mese di ottobre - alla fine quindi del terzo anno – la tesi viene inviata a due valutatori esterni che dovranno esprimersi sull’ammissione del candidato all’esame per il conseguimento del titolo nella prima sessione dell’anno successivo (e cioè entro il 28 febbraio) oppure sull’opportunità di concedere al candidato stesso una proroga per gli approfondimenti che si rendessero necessari (di norma 6 mesi), rinviando la discussione della tesi alla sessione straordinaria

Modalità di svolgimento dell'esame finale

Secondo le indicazioni del Regolamento vigente, l’esame finale di fronte alla commissione nazionale si svolge di norma in due sessioni. La prima entro il 28 febbraio dell’anno successivo alla conclusione del percorso di Dottorato, la seconda – la sessione straordinaria - entro il 30 settembre dello stesso anno. A seguito delle valutazioni di merito espresse dai due valutatori esterni, i candidati ammessi dal Collegio dei Docenti a sostenere l'esame finale devono inviare almeno un mese prima della data fissata per l’esame copia della loro dissertazione ai membri della Commissione e ne devono depositare una copia cartacea presso la Biblioteca del Dipartimento di Architettura e Progetto oltre che nelle Biblioteche Nazionali di Roma e di Firenze. Rendono inoltre disponibile in versione elettronica la loro dissertazione inserendola in una cartella condivisa da docenti e dottorandi e accessibile dal sito web del Dottorato. L’esame finale prevede una presentazione orale del candidato - di norma attraverso un ppt o un pdf con immagini - che riassume i contenuti della dissertazione. Successivamente il candidato risponde alle domande da parte dei membri della Commissione e in questo contesto opera la "defence" della propria dissertazione.

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