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LINEE DI RICERCA
Antonino Saggio
Abstract
Il seminario è indicato in particolare per i dottorandi del primo anno di corso e vuole raggiungere una serie di obiettivi tra loro collegati. Si articola con incontri che esaminano gli sviluppi critici e cono-scitivi dell’architettura degli ultimi cento anni a partire dal principale testo di riferimento Architettura e Modernità dal Bauhaus a la Rivoluzione Informatica.
Si affronteranno le otto grandi parti in cui è diviso il volume ciascuna focalizzata sulla presa di coscienza degli architetti di un nuovo orizzonte problematico. I temi fondamentali sono: l’Età della macchina, il dibattito tra Internazionalità o universalità negli anni Trenta il Tema del Significato e del-la città dopo la seconda guerra mondiale, il Big Bang degli anni Sessanta del Novecento, con l’esplodere di molteplici parcellizzazioni del sapere architettonico rivolte; la centralità del Tema del lin-guaggio, con l’affermazione del recupero di stilemi del passato o con l’uso di tecniche inclusive basate sul collage e sulla memoria, mentre il grande Tema del contesto, in una fase storica di rinnovata atten-zione all’erosione delle risorse del pianeta. Il tema delle Interconnessioni dinamiche afferma la rile-vanza del mondo dell’informazione, dell’informatica e dell’elettronica per le ricerche più avanzate dell’ultimo decennio.
La riscrittura del passato parte in questo libro dall’oggi ed è in rapporto all’emersione del para-digma informatico ed è condotta con chiavi interpretative più vicine alle teorie e ai metodi della proget-tazione architettonica che all’indagine filologica o storica. Svolgendo sessioni seminariali su questi te-mi, oltre a percorrere argomenti che possono avere incidenza in alcuni aspetti del lavoro successivo dei dottorandi, l’obiettivo è anche quello di sviluppare modalità di lavoro e collaborazioni tra i dottorandi stessi.
Il seminario può terminare con un prodotto che verrà delineato lungo lo sviluppo dello stesso seminario e il cui grado di coinvolgimento è volontario e supera i limiti isti-tuzionali del seminario. Nel 2013 è stato organizzata una giornata di studio dedicata alla figura di Alessandro Anselmi e pubblicato il relativo volume, nel 2014 una giornata di studio ed una pubblicazione su UNStudio, nel 2015 un seminario sul pensiero progettua-le in relazione alla città di Roma di cui stati pubblicati gli esiti, l’anno successivo un se-minario sulla comunicazione di alcune Tecniche della progettazione architettonica, l’anno successivo un lavoro sulla sSoria e su alcuni esiti del Dottorato di Architettura Teorie e Progetto con un volume e un contributo al sito, nel 2017 è stato organizzato un Simposio di tre giorni con conferenzieri esterni, una discussione sugli esiti di alcuni se-minari, la presentazione di tesi dottorali e di volumi redatti all’interno del dottorato, nel 2019 gli esiti dei lavori dei dottorandi sono stati presentati in una apposita sessione agli studenti del corso d studio in architettura, nel 2020 si è realizzato un volume dal titolo Architettura come prodotto di ricerca, nel 2021 Cosa faremo dopo il Covid-19. Lungo lo svilup-po del seminario si verificherà se esiste un tema di interesse comune che possa convo-gliare la redazione di un prodotto pubblicistico e/o progettuale anche in relazione della nuova collana di lettera 22 creata per i nuovi lavori seminaristi del nostro dottorato.
Bibliografia
Antonino Saggio, Architettura e Modernità dal Bauhaus a la Rivoluzione Informatica, Carocci, Roma 2010
Joseph Maria Montaner, Dopo Il Movimento Moderno, Laterza, Roma 2008
Una delle tesi dottorali già prodotte nel Dottorato di Architettura teorie e progetto
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PROGETTARE PER AUTOCOSTRUIRE
Nicola Flora
Abstract
Temi del seminario: il seminario propone una riflessione sulle attività di progettazione finalizzate all’autocostruzione che negli ultimi anni hanno permesso, a giovani gruppi di progettisti, di sperimentare in maniera diretta, rapida e “politicamente accorta”, la costruzione quale atto sapiente, nello scambio spesso fruttuoso con altri colleghi autocostruttori. Le dinamiche che tali azioni hanno mostrato di saper mettere in campo sono spesso incentrate sulle relazioni con piccole e medie comunità, sulle necessità dei progettisti di saper condividere in breve tempo temi, approcci, soluzioni, e quindi mettersi rapidamente in discussione al fine di ottenere un progetto (e quindi degli oggetti) efficaci in quanto non
autoreferenziali ma centrati sulle necessità concrete che chiedono, in sintesi, efficacia di pensiero e rapidità di scelta ed esecuzione. Come ha recentemente detto un maestro come Renzo Piano un buon progetto realizzato è sempre meglio di un buon progetto.
La condivisione dei temi di progetto, l’ascolto di necessità specifiche, l’attenzione alla semplificazione progettuale capace di condurre a processi di autocostruzione, sono il cuore di questa modalità di progettazione, interessante opportunità per sperimentare il processo del progetto utile alla persona e non autoreferenziale per la celebrazione del progettista. Nella consapevolezza dei suoi specifici limiti e della indispensabile sussidiarietà ai processi tradizionali di costruzione dell’architettura.
La presa in cura delle necessità di una committenza spesso fragile, fino al disegno e alla realizzazione in maniera semplificata ma concreta di quanto dettagliatamente progettato, sono le esperienze che ci si prefigge di far sperimentare a chi parteciperà al seminario.
Modalità di lavoro e risultati attesi: una lezione di carattere generale introdurrà i dottorandi alle ragioni per le quali oggi abbiano particolare presa sulla comunità scientifica internazionale esperienze condotte spesso da collettivi molto giovani, capaci di coinvolgere le comunità nei processi, ma particolarmente nelle tattiche, su azioni finalizzate alla rigenerazione urbana.Una serie di 3 lezioni teoriche di gruppi di autocostruttori aprirà ai temi di riflessione su tali dinamiche operative.
Al termine di ciascuna di queste quattro lezioni/conferenze i dottorandi dovranno produrre un progetto per allestire piccole attrezzature ad uso delle persone in spazi del quartiere Sanità a Napoli che verranno individuati dal docente con il partner Fondazione san Gennaro. Il seminario si concluderà infine con un workshop applicativo che si svolgerà sempre nel rione Sanità sotto la guida del docente proponente e di un gruppo di azione locale nato all'interno del Dipartimento DiARC della Federico II
(il LAPS, Laboratorio di Architettura Permanente per la Sanità ). Qui, in una tre giorni verso la fine di novembre o nei primi giorni di dicembre 2022, si realizzeranno, in autocostruzione, le piccole strutture progettate.
Il gruppo dei dottorandi, infine, in maniera collettiva, produrrà un ppt e un book dove, con video e immagini, verrà raccontata l’esperienza condotta nel workshop per presentarlo al gruppo docente e alla scuola napoletana di architettura.
Date svolgimento seminario (2022):
16 settembre: ore 11,00-13,00 lez. introduttiva (Flora) e sopralluogo aree progetto (a Napoli)
23-30 settembre e 7 ottobre: (lezioni di tre gruppi di autocostruttori)
14-21-28 ottobre: lavoro al progetto con consegna esecutivo il 4 novembre)
14-15-16 novembre laboratorio di autocostruzione in sito presso il rione Sanità di Napoli
Bibliografia minima di riferimento:
- Oppenheimer Dean A., Hursley T., Proceed and Be Bold: Rural Studio After Samuel Mockbee, Princeton Architectural Press, 2005.
- Ricci G., I workshop di Orizzontale sulla autocostruzione per le comunità in Calabria, Domus 1042, gennaio 2020.
- Flora N., Iarrusso F., Progetti Mobili, Letteraventidue, 2018.
- Granata E., Placemaker, Gli inventori dei luoghi che abiteremo, Einaudi, Torino, 2021.
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HABITAT FLESSIBILI A DENSITÀ VARIABILE. WORKSHOP DI PROGETTAZIONE ROMA - PARIGI
Domizia Mandolesi, Massimo Zammerini
Abstract
Il seminario propone un’esperienza progettuale in un’area della periferia di Parigi come verifica di alcune riflessioni sui temi dell’abitazione, della densità insediativa e della sostenibilità ambientale.
Il lavoro sarà diviso in tre fasi: la prima (2 settimane con incontri organizzati e la partecipazione di docenti della Ecole Nationale Supérieure d'Architecture de Paris-Belleville,) prevede lezioni, studi e riflessioni sul tema di progetto; la seconda (1 settimana intensiva) consiste nella progettazione su campo; la terza (1 settimana) di chiusura, presentazione e discussione dei progetti.
Il documento “No Net Land Take 2050” stilato dalla commissione europea definisce le nuove priorità dello sviluppo legate alla crisi ambientale, sociale ed economica a partire dalle azioni su suolo, acqua e multifunzionalità e individua nella densificazione dei territori urbanizzati la via sostenibile da percorrere per il futuro.
A partire da questi principi, diverse possono essere le interpretazioni del concetto di sostenibilità, mentre l’idea di densificare senza tenere conto delle prerogative economiche, sociali e delle vocazioni spaziali di ciascun territorio sembra generare numerose contraddizioni. Una tra queste, evidenziata a titolo di esempio da Paola Viganò, è l’incongruenza tra la necessità di mantenere aree permeabili per infiltrare le piogge sempre più intense e l’imperativo “rendere la città compatta”. A ben osservarne i recenti sviluppi, infatti, alcune città europee si presentano più come l’esito di una battaglia tra capitali finanziari, che nel progetto di concentrazione e di polarizzazione trova il terreno propizio alla propria espressione, che come attuazione di un progetto collettivo di redistribuzione delle risorse e delle opportunità. (Cfr. Viganò, P., Abitare paesi, città, e metropoli orizzontali, “l’industria delle costruzioni” n. 472/2020, p. 4)
In questo quadro, univocamente indirizzato verso il modello della città molto densa e compatta, recentemente messo in crisi dagli effetti sull’organizzazione sociale della pandemia in corso, l’obiettivo è quello di esplorare possibilità alternative di habitat flessibili a densità variabile, capaci di stabilire relazioni più equilibrate anche con le aree non urbanizzate spesso presenti all’interno e ai margini dei centri urbani.
Superandone il concetto di mero parametro tecnico-quantitativo tipicamente urbanistico, la densità viene intesa come parametro qualitativo in grado di misurare l’intensità delle relazioni tra le persone e la qualità spaziale degli insediamenti, divenendo strumento di controllo del progetto di trasformazione sostenibile della città e del paesaggio. Nella struttura fisica dello spazio abitato, la densità si manifesta nella variazione dei rapporti tra pieni e vuoti, nel modo di articolarli e distribuirli per accogliere le diverse attività quotidiane; progettare in quest’ottica significa assumere un punto di vista diverso che non parte dall’oggetto, ma dall’intensità delle relazioni tra gli oggetti dando valore alla qualità dei vuoti.
Ciò premesso, l’area di progetto, situata in una zona della cintura periferica di Parigi, inserita nel quadro delle politiche di trasformazione in corso nell’ Île-de-France che si interrogano sull’impatto ambientale, sociale ed economico dell'espansione urbana, offrirà l’opportunità di densificare i cosiddetti territori di mezzo e di approfondire il tema delle interazioni tra densità del costruito, ambiente agricolo e naturale.
Testi di riferimento
Secchi, B., 2005. La città del XX secolo. Bari: Laterza.
Secchi, B. & Viganò, P., 2011. La ville poreuse: un projet pour le grand Paris et la métropole de l'après-Kyoto. Genève: METISPRESSES.
Indovina, F., 2009. Dalla città diffusa all’arcipelago metropolitano, Franco Angeli, Milano
Magnaghi, A., 2012. Il territorio bene comune. Firenze: Firenze University Press.
De Carlo, G., 2019, C. Tuscano (ed), La città e il territorio; Quattro lezioni. Roma: Quodlibet
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SÃO PAULO BUILDS: CASE PAULISTE, LESSICO DI UN TROPICALISMO MEDITERRANEO
Alessandra Criconia
Abstract
Il seminario prende ispirazione dal titolo della celebre mostra del MoMA curata da Philip Goodwin e dedicata all’architettura antica e moderna brasiliana (Brazil Builds, catalogo a libero accesso) per proporre una lettura della casa paulistana, interno/esterno, attraverso la chiave di lettura geografica e ossimorica del “tropicalismo mediterraneo”.
È infatti possibile identificare a San Paolo un fare architettonico singolare che affonda le sue radici nella specificità del contesto (naturale e climatico per un verso, tecnologico e sociale per un altro) e di una cultura dell’abitare “migrante”, capace di trasferire, e ibridare, modelli di altre culture. Elemento formale e simbolico di questo passaggio è il vão libre che nelle sue declinazioni di patio, giardino interno, stanza all’aperto (nel caso delle case private), agorà (negli edifici pubblici, si pensi al grande espaço centrale della FAU di Artigas e Cascaldi) è il paradigma del processo di ri-sematizzazione tropicale.
Riprendendo un’affermazione di Vilanova Artigas “As cidades como as casas. As casas como as cidades” 1969 che sembra fare eco alla visione dell’Alberti de “la casa è una piccola città e la città è una grande casa”, il seminario intende proseguire un percorso avviato con lo studio dell’architettura di Lina Bo Bardi e, nel corso del 2022, con il convegno su Rino Levi e la mostra sulle case pauliste che ha coinvolto alcuni docenti del dottorato insieme al Centro progetti del DiAP e propone un’analisi “operativa e comparativa” di case moderne e contemporanee della scuola paulistana attraverso operazioni di ridisegno e diagrammi per costruire il lessico morfologico del tropicalismo mediterraneo.
I vuoti che l’architetta Marlene Milan Acayaba chiama "spazi di invito al sogno", sono elementi morfologici del “micropaesaggio interiore” intorno ai quali ruota l’organizzazione planimetrica della casa: essi permettono di stabilire relazioni fisiche e visive tra gli ambienti domestici che, "separati solo dalla trasparenza dei vetri”, quasi completamente liberi da muri, dissolvono i modi tradizionali della convivenza contribuendo al cambiamento delle relazioni sociali domestiche e, quindi, urbane. I patii sono gli elementi della sintesi e dei valori plastici e compositivi del progetto.
Parole chiave: tropicalismo, mediterraneo, patio, case, lessico
Bibliografia di riferimento (in ordine di data di pubblicazione)
- Philip GOODWIN (by), Brazil Builds, architecture new and old 1652-1942. MoMA: New York 1943.
- Maria Luiza ADAMS SANVITTO, Brutalismo paulista: uma analise compositive de residências paulistanas entre 1957 e 1972, Tesi di dottorato in Composizione architettonica, Tutor prof. E. da Cunha Mafhuz, UFRGS Porto Alegre 1994.
- Marlene MILAN ACAYABA, Recidências em São Paulo 1947-1975, Romano Guerra: São Paulo 2011.
- Maria ARGENTI, Francesca SARNO (a cura di), La Scuola di São Paulo in Brasile. Numero onografico di “Rassegna di Architettura e Urbanistica” 142-143/2014.
- Barry BERGDOLL, Carlos Eduardo COMAS, José Francisco LIERNUR (by), Latin America in Construction. Architecture 1955-1980, MoMA: New York 2015.
- Alessandra CRICONIA (a cura di), Lina Bo Bardi, un’architetta romana tra Italia e Brasile, FrancoAngeli: Milano 2017. Si segnalano, in particolare, i saggi di: A. Giovannelli, A. Lanzetta, D. MAndolesi, A. Muntoni.
- Angelo BUCCI, São Paulo, argomenti d’architettura. Della dissoluzione degli edifici e di come passare attraverso i muri, Libria: Melfi 2021. Trad. It.: São Paulo, razões de arquitetura. Da dissolução dos edificios e de como atravessar paredes, Romano Guerra: São Paulo 2010.
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SPECIE DI SPAZI TRA CLASSICO E MODERNO. CINQUE DUETTI
Anna Giovannelli
Abstract
Il seminario propone una riflessione teorica sulla grammatica delle forme di cinque duetti di opere di architettura scelte in base alla comparazione di concetti formali che ne configurano l’impianto e lo sviluppo spaziale, con la finalità di riconoscere il valore transitivo di principi compositivi che connotano le strutture classiche e le possibili trasformazioni nelle forme primarie della modernità. Oltre il valore storico dell’apparenza figurativa di ciascuna opera, l’interesse è rivolto all’analisi del processo formale che ha costruito l’ordinamento compositivo e le figure spaziali delle architetture poste a confronto.
La finalità del seminario è di natura metodologica perché propone un esercizio di lettura analitica e testuale della forma architettonica secondo la modalità del close reading, per avviare un dialogo a distanza, nel tempo e nello spazio, tra testi architettonici che presentano un’affinità di temi formali.
Lo studio e l’analisi interpretativa delle opere di ciascun dittico viene analizzato con diagrammi compositivi e/o modelli critici, quali strumenti conoscitivi della struttura formale di ciascuna architettura. L’uso del diagramma sintetizza nell’essenzialità di pochi segni la saldatura tra idea e configurazione dello spazio architettonico per elementi primari. In questo senso la riduzione dell’architettura a diagramma consente la lettura comparativa delle le opere con lo scopo di rintracciare il valore transitivo della forma architettonica nei concetti spaziali che costruiscono case, palazzi, corti, vestiboli, facciate.
Il seminario si compone di cinque incontri in cui, oltre alle lezioni teoriche, verranno presentati e discussi gli elaborati di ciascun partecipante su almeno due duetti tra quelli proposti, con disegni e modelli interpretativi e un breve testo esplicativo dell’analisi testuale svolta. A scelta di ciascuno la trasposizione di una delle figure spaziali potrà essere espressa nella sintesi progettuale di una propria architettura di invenzione.
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L’ARCHITETTURA “DEL CERIMONIALE” PER LA CITTÀ PLURALE. PROGETTI PER PORTA MAGGIORE.
Caterina Padoa Schioppa, Luca Porqueddu, Luca Reale
Abstract
Il seminario a carattere critico/progettuale intende approfondire il tema dell’architettura “del cerimoniale” intesa come costruzione transculturale che sincronizza lo spazio e il rito.
La sfida è quella di immaginare uno spazio del passaggio, non in termini esclusivamente funzionali, come sempre più ci abitua la città contemporanea, ma in termini di esperienza fisico-percettiva che agisce anche sul piano simbolico-rituale.
Il contesto di riferimento è l’ambito che da Termini lungo il vallo ferroviario si estende verso Esquilino, San Lorenzo, Pigneto, Mandrione, Torpignattara: settore urbano per eccellenza multietnico dove abbondano le “pratiche di meticciamento quotidiano” anche fuori dai contesti normati, e dove al contempo, con discreto successo, negli ultimi venti anni si sono sperimentate forme di ibridazione culturale tanto da farlo diventare primo “laboratorio urbano multiculturale” della capitale.
Baricentro di questo complesso e articolato sistema urbano e sociale è Porta Maggiore. Nodo di convergenza delle acque di otto degli undici acquedotti cittadini in età repubblicana, già luogo sacro dedicato alla dea Speranza, prima Basilica pagana di tutto l’occidente, completamente ipogea, Porta delle Mura Aureliane e singolare sepolcro, questo ambito di Roma è oggi, più ancora che in passato, un vasto e caotico snodo, spazio-movimento che simbolicamente rappresenta la mobilità umana e la sua stratificazione nello spazio cittadino.
A questo luogo associamo una domanda non ancora formulata, immaginando un’architettura per le funzioni più sacre e universali, per i “riti di passaggio”, ovvero quei cerimoniali che scandiscono i cambiamenti radicali di regime ontologico o di statuto sociale che da sempre accomunano gli esseri umani. Potremmo anche definirla l’architettura laica dello scambio con il trascendente, tenendo ben a mente che attorno ai concetti di simbolico e di spirituale, entrambi cruciali nella edificazione della città tanto fisica quanto politica, vanno sciolte alcune ambiguità terminologiche: spirituale qui non è riferibile direttamente al culto religioso, anche se non ne rappresenta una negazione, bensì al sacro, al trascendente come orizzonte antropologico che misura la trasformazione della basilare condizione biologica dell’essere umano. Del resto, con il termine “cerimoniale” si allude a tutte quelle diversificate espressioni dell’idea di sacro dove trovano asilo comunità strutturate, sempre più laiche, ma anche comportamenti individuali, nomadi, erranti.
Ai dottorandi, che lavoreranno in gruppo e in forma laboratoriale, verrà proposto un esercizio di invenzione progettuale che perlustri la dimensione simbolica del tema e al contempo ne sondi la valenza architettonica. Gli esiti del lavoro potrebbero trovare sintesi espressiva e comunicativa nella produzione di un documento audiovisivo che costituisca testimonianza delle tematiche affrontate dal punto di vista teorico-progettuale durante il seminario, e che trasferisca le principali strategie e interpretazioni architettoniche elaborate dai dottorandi.
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“L’ ARCHITETTURA NORVEGESE E IL RAPPORTO CON IL PAESAGGIO”
Rosalba Belibani, Antonella Romano
Abstract
Negli ultimi due decenni, dai primi anni Duemila, la Norvegia ha assistito a un boom architettonico e, grazie ad alcuni progetti fortemente innovativi di trasformazione ambientale e di sviluppo urbano, il paese si è trasformato in un laboratorio di architettura contemporanea.
All’affermazione internazionale dei progettisti norvegesi e della loro architettura ha contribuito un robusto sistema di interventi avviati dal governo: programmi di investimento culturale a lungo termine e a forte impatto mediatico, con il duplice obiettivo di valorizzare gli architetti norvegesi e la Norvegia stessa come polo culturale e turistico attrattivo. Hanno realizzato o stanno completando, tra gli altri, i 18 progetti per “Le Strade Turistiche Norvegesi”, trampolino di lancio per Jensen & Skodvin Arkitekter e per Carl-Viggo Hølmebak, il progetto di Snøhetta per il nuovo Museo Kon-Tiki sulla penisola di Bygdøy, a Oslo, la costruzione del Whale Centre sull’isola di Andøya (Vesterålen) di Dorte Mandrup, il Nuovo Museo Nazionale a Oslo, degli architetti Kleihues + Schuwerk. Inoltre, con il progetto “architecture.now”, dal 2009 il paese si è dotato di una specifica “Politica per l’Architettura Norvegese”, cui concorrono le attività di diversi ministeri del governo nazionale e le cui linee di indirizzo sostengono le scelte di soluzioni ecologiche, la ricerca della qualità degli spazi urbani, la salvaguardia del patrimonio ambientale culturale e costruito, la promozione della formazione e della cultura architettonica nonché la visibilità internazionale dell’architettura norvegese.
Il Seminario proposto intende introdurre il dottorando allo studio e all’analisi dell’architettura norvegese e del suo rapporto con l’ambiente attraverso un breve excursus della sua storia: dalle tradizioni costruttive e dal Romanticismo nazionale, alla svolta del modernismo poetico con l’attività di costruzione del XX secolo per la nuova nazione indipendente, al decostruttivismo, alle rivisitazioni high and eco-tech, fino ad analizzare i contributi delle nuove opere e attuali ricerche delle principali scuole di architettura del paese.
Il seminario ha l’obiettivo di indagare se il modo norvegese di essere architetti, soprattutto contemporanei, sia un ambito di ricerca attraversato da temi progettuali specifici e se e come, al di là delle diverse scelte formali, le nuove architetture individuino un approccio peculiare al contesto e alla natura come ambiente, più ancora che come paesaggio.
L’introduzione allo studio si avvarrà della presentazione di alcune schede su progetti rilevanti dei maggiori architetti norvegesi, quali Aker Brigge, Eidsvol, Kristin Jarmund, Snøhetta, Knut Hjeltnes, Carl Viggo Holmebakk, Jensen e Skodvin Arkitekter, Niels Torp e altri.
Il seminario prevede di svolgersi all’interno di un viaggio studio in Norvegia la prima settimana di luglio 2022. Il compito organizzativo del viaggio è a cura dei docenti del seminario.
Periodo del viaggio in Norvegia: 4-10 luglio 2022
Bibliografia di base:
Skjold Lexau, Siri; Brekke, Nils Georg; Nordhagen, Per Jonas: Architecture in Norway: An Architectural History from the Stone Age to the Twenty-first Century, Birkhäuser, Basel 2019
Plummer, H., Nordic lights. Modern scandinavian architectures, Thames and Hudson, London 2012
Snøhetta, Snøhetta works, Lars Muller publishers, Baden 2009
Norberg-Schulz, C. e Postiglione, G., Sverre Fehn: opera completa, Electa, Milano 2007
Modalità di scelta del soggetto della tesi
Nel 1° anno di corso, i seminari e i workshop rappresentano per i Dottorandi un’importante occasione per una prima forma di avvicinamento agli specifici caratteri della ricerca nel campo della progettazione architettonica e delle teorie dell’architettura e dall’altra permette loro di sondare differenti linee di ricerca al fine di individuare e delimitare i campi di interesse nell’ambito dei quali costruire le prime ipotesi di dissertazione finale.
Modalità delle verifiche per l'ammissione all'anno successivo
I seminari e i workshop di progettazione costituiscono una delle componenti principali dell’offerta formativa del Dottorato nel 1° anno di corso. La partecipazione ad essi e la produzione dei papers o degli elaborati progettuali richiesti permette di ottenere un significativo numero di crediti per il passaggio all’anno successivo
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