Offerta formativa anno accademico 2024/2025


Elenco delle attività formative previste per i dottorandi del primo anno
Linee di ricerca. Crisi del mondo contemporaneo e nuove strade/campi per l'architettura
data presunta: gennaio 2024 - tipologia: altro - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 30
docente del corso: Antonino Saggio qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario intende concentrarsi sulle ricerche di architettura degli ultimi dieci anni condotte in campo internazionale con un focus particolare rivolto a come l’architettura contemporanea affronti alcune delle grandi criticità che stanno investendo con particolare intensità il mondo negli ultimi anni: 1. Il pianeta terra sotto l’aspetto della crisi bioclimatica 2. L’emergenza rifiuti 3. La crisi idrica 4. Il sottosviluppo economico sociale con le conseguenti pressioni migratoria 5. Il tema del progressivo allontanamento civile e ambientale della periferia. Le lezioni avranno carattere seminariale con un aperto dialogo tra i partecipanti sulla base di alcune tracce di appro-fondimento e di letture preparatorie. In particolare verrà chiesto ai dottorandi di individuare dei progetti particolarmente perti-nente ai temi architettonici sopra presentati. Nel merito disciplinare il seminario si basa su due testi di riferimento. L’uno che individua una impal-catura storico critica generale di riferimento, un secondo, invece, che individua molteplici spunti per l’approfondimento degli ultimi anni. In particolare il testo “Architettura e Modernità” si distingue dai manuali che offrono una edizione ampliata di Storie dell’architettura nate attraverso chiavi interpretati-ve di decenni or sono. La riscrittura del passato parte in questo libro dall’oggi, è in rapporto all’emer-sione del paradigma informatico ed è condotta con chiavi interpretative più vicine alle teorie e ai metodi della progettazione architettonica che all’indagine filologica o storica. Il secondo testo propone molte-plici spunti relativi al dibattito contemporaneo e soprattutto un vitale nuovo quadro di riferimento in cui collare lo spazio architettonici in una logica effettivamente ecologica La lettura e la discussione seminariale a partire da questi due testi si è rivelata nel passato molto utile alla progressiva messa a fuoco di aree di ricerca personali che inquadrano un interesse specifico in un contesto disciplinare delineato nelle sue linee di riferimento generale. Bibliografia. Claudio Catalano, OltreUmano, per un’architettura del vivente, Vita Nostra edizioni, Roma 2023 Antonino Saggio, Architettura e Modernità dal Bauhaus a la Rivoluzione Informatica, Carocci, Roma 2010 Altri testi saranno consigliati parallelamente allo svolgersi del seminario
modalità di accertamento finale: Discussione di una relazione finale che dovrà riguardare tanto il tema nelle sue caratteristiche generali che la presentazione di un progetto chiave di particolare rilevanza
Natura e infrastruttura in città: Parigi ecologica
data presunta: ottobre 2024 - tipologia: altro - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 50
docente del corso: Nicoletta Trasi e Renzo Lecardane qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: La transizione ecologica, come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai nuovi obiettvi europei per il 2030, è alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo. Intervenire per ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare l’impatto delle attvità produttive sull’ambiente è sempre più necessario per migliorare la qualità della vita e la sicurezza ambientale, attraverso una economia più sostenibile per le generazioni future. Una nuova dimensione morale, che si configura con una forte componente eUca, non può quindi demandare le risposte soltanto alle innovazioni tecnologiche o alla conoscenza scienUfica sui fenomeni climatici. Orientare una transizione ecologica verso equità e benessere collettvo, significa ripensare il sistema di relazioni tra l’uomo e l’ambiente; quindi, riferirsi non solo al sistema economico dominate o agli aspetti ambientali, ma soprattutto alla costruzione di realtà sociali e culturali a partire dall’ambiente costruito e dalle risorse del territorio (RSE, 2021). Il tema del costruito, e in particolar modo del consumo di suolo, rappresenta una delle questioni principali del dibattito sull’equilibrio degli ecosistemi, sulla biodiversità e sulla qualità della vita. Il suolo, inteso come bene comune e risorsa non rinnovabile, è al centro di tutti quei fenomeni che aumentano la pericolosità, il dissesto e il disegno del territorio, con conseguenze non solo sulla sicurezza dei cittadini, ma anche sulla produttività delle economie locali e dei caratteri sociali dei modelli insediativi. Per superare il limite dell’assenza di una direttiva, la Commissione europea ha approvato la Strategia per il suolo, che ha l’obiettivo di garantire entro il 2050 che tutti gli ecosistemi terrestri siano in buona salute. L’intervento sull’esistente pone l’accento sulla necessità di ripensare i territori e le nostre città in una prospettiva che non tenga conto di singoli obiettivi quanto di impatto su tutte le risorse. Nuove modalità di progettare e costruire gli spazi, multiuso e su scale che ridimensionino l’ordine dei bisogni (Ilka, 2019), possono promuovere interventi sostenibili e resilienti, migliorando da una parte le capacità dell’ambiente costruito e riducendo, dall’altra, il degrado ambientale dei centri urbani, grandi o piccoli che siano. Di fronte alla crisi della società della crescita, sobrietà e frugalità sono le parole chiave di un altro modo di trasformare il costruito con una responsabilità rinnovata nei confronti dell’urgenza ecologica e climatica, in un’economia della misura e del rispetto della biodiversità (Madec, 2021). Non assumendo una posizione ideologica, risulta evidente che la presenza della natura in città si impone oggi come un fattore chiave nella valutazione della qualità della vita urbana. Tuttavia, il luogo e la forma da restituire alla natura urbanizzata non sono ovvi, e richiedono la formazione di rinnovate competenze che ibridano i saperi disciplinari consolidati. In questo senso, il Seminario, intende focalizzare l’attenzione sull’urgenza di cambiare passo per accelerare il cambiamento culturale verso i temi della transizione ecologica e la biodiversità in ambito urbano, soffermandosi sul caso di studio della Petite Ceinture a Parigi. Dopo l'interruzione del traffico ferroviario, la Pe#te Ceinture è rimasta a lungo abbandonata; più tardi si sono insediate alcune attività, dapprima spontaneamente e poi in modo sempre più strutturato includendo nel suo tracciato attività marginali che arricchiscono lo spazio di attrazione del dinamico tessuto sociale accresciuto durante l’ultimo decennio nei quartieri ad essa limitrofi. Nonostante le numerose trasformazioni urbane che hanno caratterizzato le politiche pubbliche a partire dai Grands travaux mitterandiani, l’abbandono affettivo e speculativo della Petite Ceinture ha contribuito a modificare profondamente il suo paesaggio, trasformandolo in una vera e propria riserva naturale in ambito urbano. Lo sviluppo della vegetazione spontanea e il ritorno di alcune specie animali scomparsi da tempo in città sono oggi le qualità principali della Petite Ceinture che ci interrogano sul ruolo ecologico e sociale della natura in città. Così come richiesto dalla comunità dei residenti dei quartieri limitrofi che, da alcuni anni, è sempre più desiderosa di appropriarsi di questo luogo unico e raro nel panorama parigino, l’avvio di nuovi usi sembra oggi molto importante per le trasformazioni realizzate e in corso che mirano a rigenerare alcuni spazi, seppur frammentati, lungo la Petite Ceinture. A questo si aggiunge il cambio della prospettiva nei confronti di un luogo emblematico che rappresenta un importante laboratorio sulla biodiversità in ambito urbano. L'assenza della circolazione ferroviaria e la relativa conservazione di questo territorio urbano alla presenza antropica è emblematica per Parigi proprio perché ha mantenuto il suo carattere di infrastruttura dismessa. Tuttavia, la Petite Ceinture non è un'infrastruttura come le altre, la sua complessità ricca di potenzialità e vincoli, richiede riflessioni mirate e soluzioni specifiche che devono tenere conto delle sue specificità per preservarne il carattere eccezionale, conferendole un ruolo all'interno della metropoli evitando la sua banalizzazione a cintura verde destinata soltanto al tempo libero. Articolazioni del Seminario 1a settimana: n. 2 giornate lezioni 2a settimana: n. 5 giorni viaggio a Parigi 3a settimana: n. 2 giornate incontri e jury finale a Roma
modalità di accertamento finale: Al termine del seminario ciascun dottorando presenterà ad un jury composto dai docenti responsabili del seminario e docenti invitati, un testo critico e una tavola Manifesto che, dovranno mettere in evidenza le criticità e le potenzialità delle interazioni della Petite Ceinture con l’ambiente naturale e costruito di Parigi.
Architettura e narrazione
data presunta: settembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 50
docente del corso: Renato Bocchi qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Un’indagine sulle modalità narrative che la letteratura può suggerire alla composizione architettonica. Il tema non è nuovo: è stato oggetto di alcuni importanti esperimenti dell’architettura contemporanea: si pensi in particolare a quelli svolti nello scorcio di fine Novecento da Bernard Tschumi attraverso esperienze teorico-progettuali quali i Manhattan Transcripts, 1981-82 o il Joyce Garden proposto agli studenti dell’AA di Londra, fino al famoso Parco della Villette e molti altri progetti realizzati successivamente. Ma naturalmente il tema è presente anche nella trattatistica dell’architettura rinascimentale, fino alle esperienze dell’Illuminismo. Un approfondimento monografico sarà proposto, con l'apporto di Luca Molinari, a seguire della mostra da lui coordinata ad Urbino nel 2021, sul famoso ed emblematico progetto non realizzato del Danteum di Terragni e Lingeri. Il tema ha inoltre una cospicua messe di trattazioni filosofiche importanti che ne costituiscono il background teorico. Il riferimento forse più stimolante è agli studi di Paul Ricoeur, divulgati in italia da una famosa edizione della Triennale di Milano, 1996, curata da Piero Derossi e intitolata “Identità e Differenze”, cui parteciparono nomi illustri dell’architettura e del pensiero filosofico e letterario, fra i quali Eisenman e Lyotard, oltre a Ricoeur. Una riflessione interessante su tale tematica è stata svolta di recente da Giuseppina Scavuzzo in un saggio introduttivo al numero 45/46 della rivista FAMagazine, 2018, dedicato appunto al rapporto Architettura-Narrazione. Personalmente, mi sono – molto più episodicamente – cimentato con il tema in occasione di alcuni laboratori Iuav (2010), della partecipazione ad un'iniziativa sull'Orlando Furioso nell'ambito del Festivaletteratura di Mantova nel 2012 e nella redazione di alcuni saggi. Un ulteriore contributo sul tema è offerto dai risultati di un ciclo di convegni ed incontri internazionali coordinato dal 2018 ad oggi da Enric Bou, professore di letteratura spagnola a Ca’ Foscari, e José Joaquin Parra, della facoltà di architettura di Siviglia. In prima ipotesi, il seminario dovrebbe tenersi a settembre 2024 con l'ormai consueta preziosa collaborazione dell'Accademia di Spagna in Roma. Il programma prevede tre sessioni di seminario di due giorni ciascuna, da me introdotte e coordinate, articolate in sintesi come di seguito specificato. Sessione 1 - Architettura e narratività (o storytelling). Le basi teoriche con Giuseppina Scavuzzo e Carmelo Marabello Paul Ricoeur definì il rapporto originario tra costruire e raccontare in Architettura e narratività, un testo da lui proposto alla XIX Esposizione Internazionale della Triennale di Milano del 1994, curata da Piero Derossi e dedicata a Identità e differenze. Ricoeur fa riferimento a una narratività ermeneutica in cui la progettualità architettonica ritrova una legittimazione proprio nel suo potenziale senso narrativo rispetto al bisogno umano di abitare. In particolare istituisce un parallelo tra costruire e raccontare trasponendo sul piano architettonico le categorie già esposte in Tempo e racconto e applicate all’arte del raccontare: prefigurazione, configurazione e rifigurazione. Attraverso il puntuale parallelo fra architettura e racconto si rivela l’analogia profonda tra racconto e costruzione che si riverbera nel rapporto che entrambi intrattengono con la vita. Su questa scia, Giuseppina Scavuzzo ha recentemente ipotizzato che: "Nell’era della comunicazione in cui ci troviamo, tra le molteplici declinazioni in cui la relazione tra architettura e forme di narrazione può essere intesa, possa riscuotere grande successo il proposito di accostare l’architettura a una forma o, forse meglio, una tecnica di narrazione caratteristica della comunicazione contemporanea, lo storytelling". Il parallelo architettura-narrazione (o storytelling) può integrarsi inoltre con un altro rapporto molto studiato tra le tecniche del progetto architettonico e quelle della cinematografia, cui potrà offrire un contributo di discussione Carmelo Marabello. Riferimenti bibliografici: - Paul Ricoeur, Architettura e narratività, in Identità e differenze, Electa, Milano 1996, vol. 1 , ripubblicato in F. Riva (a cura di), Leggere la città: Quattro testi di Paul Ricoeur, Castelvecchi, Roma 2013. - Giuseppina Scavuzzo, Architettura e narrazione. L’architetto come storyteller?, editoriale del numero monografico omonimo, in "FAMagazine" n.45/46, 2018. Sessione 2 - Architettura e racconto - alcune sperimentazioni progettuali con Luca Molinari, Federica Morgia e Paolo Bürgi In varie esperienze importanti dell'architettura moderna e contemporanea si è tentato di trasporre nel progetto architettonico-urbano o del paesaggio concetti, tecniche o finalità della narrazione letteraria; talvolta addirittura di raccontare con lo spazio e le forme dell'architettura capolavori letterari. Possiamo citare al proposito un esempio famoso del razionalismo italiano: il Danteum di Terragni e Lingeri, esperienza recentemente rivisitata approfonditamente da una mostra ad Urbino curata da Luca Molinari. Possiamo altresì citare i diversi esperimenti teorico-progettuali, nella stagione del cosiddetto Decostruttivismo, di John Hejduk, di Peter Eisenman, di Bernard Tschumi, tutti fortemente influenzati ed ispirati non solo dalle trattazioni filosofiche di Derrida ed altri, ma anche e soprattutto da riferimenti letterari. Federica Morgia, dal canto suo, ha recentemente dato un'interessante interpretazione "narrativa" di alcuni progetti di Juan Navarro Baldeweg. Per altro verso il raccontare storie (storytelling) è ritenuto da Paolo Bürgi un impulso primario per ideare progetti di paesaggio. Questa sua convinzione è stata alla base alcuni anni fa di un nostro laboratorio Iuav sui luoghi emiliani segnati dalla presenza di Ludovico Ariosto. Riferimenti bibliografici: - Luca Molinari e Luigi Gallo (a cura di), Città di Dio. Città degli uomini. Architetture dantesche e utopie urbane, Marsilio, Venezia 2021 - Federica Morgia, La sezione risonante di Baldeweg, Lettera22, Siracusa 2023 - Paolo Bürgi, Il paesaggio come racconto, in: C.Olmi (a cura di), Il Parco dell'Ariosto e del Boiardo. Progetti di luoghi come esercizi di fantasia, Quodlibet, Macerata 2010, pp. 69-78. - Renato Bocchi, Le strutture narrative e il progetto di paesaggio, in: C.Olmi, op.cit., pp. 41-50. - Renato Bocchi, Ut architectura poësis. Tre esperimenti di associazione fra architettura e poesia, in: "Engramma", n.150, ottobre 2017. - Bernard Tschumi, Architettura e disgiunzione, Pendragon, Bologna 2005. Sessione 3 - Casas de Citas. Luoghi di incontro fra architettura e letteratura con José Joaquin Parra e Enric Bou Nel 2015 José Joaquin Parra, docente di architettura dell'Università di Siviglia, in collaborazione con Enric Bou, docente di letteratura spagnola all'Università Ca' Foscari di Venezia, avviò un'iniziativa di cuna serie di convegni e seminari, tuttora in corso, con questo titolo, che si presenta "come uno spazio e un tempo in cui trattare le relazioni più intense e proficue tra queste due discipline di frontiera: per indagare da prospettive eterogenee attorno alle loro corrispondenze, dispiegandosi dalla casa come luogo della creazione letteraria fino al racconto come territorio del progetto e della costruzione dell'architettura; dai postulati verbali della città "ingravida"(senza peso) fino ai paesaggi in cui possa alleviarsi il dolore, incluse le nozioni di utopia e di avanguardia, l'idea urbana di politica e la critica del concetto di patrimonio". Gli stessi promotori potranno offrire alcune letture sul tema provenienti da questa larga e interessante esperienza. Riferimenti bibliografici: - Josè Joaquin Parra (ed), Casas de citas. Lugares de encuentro en la arquitectura y la literatura, Edizioni Ca'Foscari, Venezia 2018. - José Joaquin Parra, Pensamiento arquitectónico en la obra de José Saramago, Aconcagua, Sevilla 2003
modalità di accertamento finale: I dottorandi saranno chiamati ad elaborare una propria ipotesi di studio, scegliendo un episodio significativo di progetto architettonico analizzabile secondo criteri analoghi a quelli presentati nel corso del seminario stesso e con tecniche scritto-grafiche o multimediali, a propria discrezione. Tali elaborati saranno discussi collettivamente in una giornata finale.
TECNICHE COMPOSITIVE DELLO SPAZIO EMOZIONALE
data presunta: ottobre /novembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 30
docente del corso: Andrea Bruschi qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Alcuni spazi dell’architettura provocano emozioni. L’impressione di stupore, reverenza, timore, turbamento e qualche volta commozione, la sensazione di solennità e a volte di eccitazione o divertimento, la curiosità, lo straniamento, lo smarrimento, la pace o la destabilizzazione che alcuni spazi inducono nel visitatore sono il risultato di strategie compositive che mettono in gioco diverse categorie del comporre. Che cos’è uno spazio emozionale? Quali sono le architetture che emozionano? Di quali tipi di emozioni possiamo parlare? Quali le categorie compositive poste in gioco? Non interessa questo seminario capire perché alcune architetture posseggono la capacità di emozionare e altre no. Piuttosto ne prendiamo atto. Il tema è già ben ricompreso nei campi di ricerca che affrontano la relazione fra architettura e neuroscienze e fra architettura e percezione. Interessano invece i tipi di emozione e gli strumenti del progettista per generarle, ovvero le tecniche compositive, la capacità di costruire palinsesti architettonici, suggestioni, situazioni, atmosfere e la loro relazione con i temi di progetto. Quali “forme del vuoto” definiscono un rapporto privilegiato fra tema e spazio dell’edificio, tanto da tradurlo in un palinsesto emozionale? La calma, la compostezza, il rigore e la gioia che Le Corbusier instilla nella cappella de La Tourette o di Ronchamp; la sublime ineluttabilità delle Fosse Ardeatine; il dinamismo e l’ariosità del terminal di Saarinen all’aeroporto JFK di New York; lo spazio destabilizzato e l’idea di cultura della Kunsthal di Rotterdam o della Congrexpo di Rem Koolhaas; la scala territoriale, il gigantismo e la dimensione atmosferica dell’Esplanade di Barcellona con la pergola fotovoltaica di Elias Torres; la labirintica misteriosità delle terme di Vals di Zumthor; l’episodicità divertente dello Schaulager di Herzog e De Meuron a Basilea; la solennità della Caja di Grenada di Campo Baeza; la plasticità in movimento del Kiasma; il lirismo concettuale di Alvaro Siza sono esempi di come diverse tecniche compositive producano diversi spazi dell’emozione e del loro rapporto con il tema di progetto: la chiesa, il terminal, lo spazio aperto, gli spazi per la cultura, la casa. Il seminario intende sondare i caratteri e le tecniche compositive di alcune architetture esemplari degli ultimi trenta anni – architetture europee recenti paragonabili per scala e ambito geografico – per chiarirne le metodologie generative. L’esercitazione è centrata sulla lettura dell’edificio, con particolare attenzione allo spazio interno, allo scopo di far emergere attraverso testi e disegni, le categorie prevalenti di indagine e resa progettuale via via utilizzate dai progettisti. La lettura dell’edificio costituirà il cuore del processo di analisi e metterà in evidenza le diverse tecniche compositive emerse negli esempi considerati. La scala, la dimensione e la misura, la forma e la geometria dello spazio, la relazione luce/ombra, il rapporto interno/esterno, la materia e la superficie, i passaggi fra le parti....costituiranno altrettanti termini di confronto per mettere in evidenza gli elementi strutturanti lo spazio architettonico dell’opera esaminata. Per il tipo di approfondimento richiesto il seminario ha quindi il carattere di esercizio di alto livello. Il dottorando proporrà una architettura oggetto di analisi, la collocherà nel quadro della poetica del progettista, ne metterà a confronto i caratteri con altre architetture, evidenziandone le diverse modalità organizzative e gli elementi strutturanti e cercando di ricostruire graficamente il procedimento mediante il quale lo spazio è stato concepito. Si tratta di un’opera di razionalizzazione del procedimento compositivo e di messa in evidenza dei suoi momenti principali. Il prodotto seminariale sarà un testo scritto corredato da grafici utili a mostrare l’interpretazione degli elementi cardine del processo generativo della spazialità esaminata. Oltre all’appropriazione e la razionalizzazione degli strumenti del comporre funzionali alla configurazione di spazi di alta qualità architettonica l’obiettivo è la concettualizzazione dei percorsi del progetto, saper descrivere le fasi che hanno costituito i momenti prevalenti della composizione, anche attraverso il reperimento di schizzi e testi descrittivi degli autori stessi, un aspetto interconnesso con la attività didattica. Il seminario vuole così porre l’accento sullo studio dello spazio architettonico in termini compositivi. Al fondo del tema c’è l’ipotesi che nella progressiva riduzione contemporanea dell’edilizia a prodotto normato, tecnico e utilitario lo spazio lasciato all’architettura tenderà sempre più a essere, come un tempo, quello di luogo dell’emozione.
modalità di accertamento finale: Valutazione da parte del docente di un testo con disegni di analisi dell'opera selezionata
UNA PAROLA, UN DOCUMENTO, UN MANIFESTO. Strumenti critici per l’indagine sul contemporaneo, tra storia, teorie e progetto
data presunta: ottobre/novembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 40
docente del corso: Maria Clara Ghia, Caterina Padoa Schioppa qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario propone una riflessione mirata a tenere insieme i campi disciplinari della storia, delle teorie e del progetto, per rispondere alla necessità di affinare gli strumenti di indagine sull’architettura contemporanea e di espandere, o addirittura ribaltare, lo sguardo sulle relative urgenze/emergenze. A ciascun dottorando verrà proposto di lavorare su una “parola chiave”, identificata come cruciale per descrivere fenomeni in atto nel panorama attuale, e di investigarne il significato a partire dall’etimo fino alla sua declinazione semantica nei differenti campi del sapere. A questo scopo, sarà identificata una bibliografia di riferimento appropriata – tra trattati o testi di teorie dell’architettura, scritti di architetti, ma anche saggi che si affacciano su altre discipline (filosofia, politica, storia dell’arte, sociologia, opere letterarie, etc.). L’indagine teorica sarà intrecciata criticamente con l’analisi di un documento d’autore, scelto tra il vasto patrimonio di opere del Novecento conservate presso il Centro Archivi MAXXI. Tale documento sarà selezionato come testimonianza che “metta in forma” l’apparato concettuale relativo alla parola chiave – anche contraddicendolo, o addirittura smentendolo. Il documento servirà metodologicamente a stabilire un confronto con il recente passato al fine di radicare il posizionamento del contemporaneo nelle tracce della storia. L’esito del seminario consisterà nella stesura di un “manifesto”, ovvero un’enunciazione programmatica e progettuale che faccia reagire i significati delle parole della contemporaneità con le testimonianze del passato, rilanciando verso il futuro i temi che emergeranno da questa interazione. Dal punto di vista strumentale, dunque, il seminario ha l’obiettivo di consolidare una pratica di posizionamento culturale, attraverso dispositivi di contaminazione tra linguaggi – grafici e testuali. PROGRAMMA 1_Giornata istruttoria (1 giornata): Presentazione della struttura, dei temi, delle finalità e metodologie. Dibattito intorno al linguaggio corrente nel panorama architettonico contemporaneo, riflessione sull’abuso e sulla vaghezza di significato dei termini più inflazionati, indagine riguardo alle parole/concetti che si ritengono mancanti e necessari, prima riflessione sugli ambiti di interesse da sviluppare durante il seminario. Al dibattito saranno invitati a partecipare ospiti di altre discipline. 2_Scelta ambiti di interesse (1 giornata): Presentazione delle “parole-chiave” scelte dai dottorandi, per l’indagine delle quali si individuerà una bibliografia di riferimento. Prima visita virtuale all’Archivio digitale del MAXXI per discutere la scelta del documento, le cui caratteristiche andranno indagate “attraverso la lente” della parola-chiave e dell’ambito di interesse di ciascun partecipante. 3_Indagine presso il Centro Archivi MAXXI (1 giornata): Svolgimento delle ricerche in archivio, dove i dottorandi saranno affiancati dalle docenti e dalle responsabili del centro, che metteranno a disposizione i fondi a seconda delle scelte compiute. Inizio del lavoro di lettura critica e di riscrittura interpretativa del documento, procedimento che consentirà la stesura del Manifesto. 4_Redazione del Manifesto (1 giornata): Prima presentazione del Manifesto, strumento di sintesi video/grafico-testuale che fa convergere l’istanza teorica e progettuale in un dialogo – tutto da costruire – con la storia. In questa occasione i dottorandi dovranno sostenere una “tesi” rispetto alla parola/concetto attraverso la “manipolazione” del documento d’archivio selezionato. 5_Giornata conclusiva (1 giornata): Presentazione degli esiti del Seminario
modalità di accertamento finale: Presentazione degli esiti del Seminario (ppt + Manifesto) di fronte a una giuria selezionata. Sarà l’occasione per discutere criticamente le “tesi” del Manifesto, la loro rilevanza nello scenario culturale contemporaneo, e per aprire un dibattito intorno al linguaggio corrente nelle discipline dell’architettura.
La luce naturale come componente fondamentale del progetto dello spazio domestico: l’influenza delle variabili geometriche e superficiali sulla quantità, qualità e distribuzione della luce negli interni.
data presunta: 5 ottobre - 5 novembre 2023 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 45
docente del corso: Domizia Mandolesi, Massimo Zammerini qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Durata: 4 settimane Il lavoro consisterà in 4/5 lezioni dopo le quali sarà richiesto ai dottorandi un contributo in forma grafica con cui esplicitare, attraverso l’analisi di alcuni esempi progettuali di spazi domestici, le principali componenti e variabili geometriche e superficiale che incidono sull’apporto di luce naturale. Abstract La luce naturale oltre ad essere uno dei materiali principali del lavoro dell’architetto, componente poetica per eccellenza come la storia dell’architettura testimonia attraverso illustri esempi, è elemento essenziale per la vita e il benessere fisico e psicologico delle persone. La questione energetica negli ultimi anni ha condotto a una riduzione delle superfici finestrate e a un ispessimento delle pareti perimetrali con conseguenze sulla riduzione dell’apporto di luce naturale. Legando queste considerazioni più generali agli avvenimenti recenti che hanno portato la casa ad assumere un nuovo ruolo come luogo di attività diverse e molteplici, il seminario intende riflettere sull’importanza di un corretto apporto di luce naturale nello svolgimento delle attività all’interno dell’abitazione per individuare i principali fattori compositivi e spaziali che incidono su una corretta luminosità degli ambienti. L’obiettivo è quello di sensibilizzare il progettista e renderlo consapevole della necessitò di operare attraverso una serie di strumenti che permettano il controllo del corretto apporto di luce naturale.
modalità di accertamento finale: Valutazione da parte dei docenti di elaborati grafici di analisi
EDIFICARE NATURE
data presunta: dicembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 50
docente del corso: Luca Porqueddu qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario, a carattere teorico/progettuale, intende approfondire il ruolo che l’Architettura ha rivestito e potrà rivestire nella costruzione della mitizzazione della Natura, ovvero nel processo di consolidamento di quell’alleanza tra il bello artificiale e il bello naturale da cui scaturisce, spontaneamente o culturalmente, la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale. Obiettivo del seminario è quello di mostrare le potenzialità della trasformazione umana quale strumento di salvaguardia del mondo naturale, restituendo e riconoscendo all’Architettura la sua vocazione al conferire senso e valore ai luoghi a basso livello di antropizzazione, mediante accordi formali, materici, visuali, tattili, sonori. Nel corso delseminario, pertanto, si chiederà ai dottorandi di impostare una riflessione attorno al legame architettura/natura non nei termini della sostenibilità intesa quale risposta prestazionale tecnologica, ma ponendo attenzione gli aspetti simbolici, figurativi, abitativi. Come un sigillo materiale e spirituale al contempo, per lungo tempo, l’Architettura ha definito il punto di incontro e di dialogo tra il selvatico e il civile. In molte occasioni, come un dono, ha trovato la possibilità di riconoscere, rappresentare e onorare la specificità di ambiti naturali a cui l’uomo, le comunità e le civiltà, hanno sentito l’esigenza di appartenere attraverso l’edificazione di strutture fisiche che fossero monito e simbolo di una costruzione civile e spirituale. Prima della frattura tra uomo e natura, proprio i luoghi più strategici, iconici, intensi, venivano trasformati, perimetrati per esaltare potenzialità latenti o materializzare un’aura altrimenti invisibile agli sguardi meno sensibili. Alture, boschi, rupi, sorgenti ecc. erano spesso sacralizzati da templi, temène, santuari, eremi, fortezze, porte e fonti sacre, con l’idea che la preziosità di quelle particolari condizioni dovesse essere custodita e protetta dall’uomo e, al tempo stesso, con i sentimenti di riconoscenza e sacrificio, che portavano le comunità insediate nella natura ad offrire raccolti e ad edificare monumenti per restituire e ringraziare, costruendo un dialogo basato sul rispetto, sul desiderio e sulla speranza. Se nell’accezione contemporanea più comune, l’Architettura è il primo strumento di compromissione e offesa alla natura, nella revisione di paradigma, l’Architettura torna ad essere la forza positiva che consente all’umano di abitare la Terra, edificando fisicamente e spiritualmente la natura. In continuità con la lunghissima tradizione dell’edificare nature che da Tiberio a Sperlonga a Luigi Moretti a Fiuggi, fino all’opera di Peter Zumthor, il seminario inviterà i dottorandi ad instaurare un dialogo progettuale con la rupe di Anguillara Sabazia, un antro naturale che, come L’isola dei morti di Arnold Böcklin, attende l’edificazione di un’Architettura per mitizzare e tutelare la bellezza della sua natura perturbante. Riflessioni teoriche e progetti (sviluppati mediante disegni e modelli fisici) troveranno auspicabilmente visibilità in una mostra negli spazi della Facoltà organizzata dai dottorandi che frequenteranno il seminario.
modalità di accertamento finale: Riflessioni teoriche e progetti (sviluppati mediante disegni e modelli fisici) troveranno auspicabilmente visibilità in una mostra negli spazi della Facoltà organizzata dai dottorandi che frequenteranno il seminario.

Eventuali maggiori informazioni piano form. 1°a Il progetto formativo del dottorato di ricerca in Architettura. Teorie e Progetto è caratterizzato da una ricca offerta di seminari e workshop che, rinnovati ogni anno e proposti ad inizio delle attività, generalmente nel mese di dicembre, si propongono indifferentemente ai dottorandi del primo e secondo anno di corso che possono sceglierli in funzione dei propri specifici interessi di ricerca.
Modalità di scelta dell'argomento della tesi: Nel 1° anno di corso, i seminari e i workshop rappresentano per i dottorandi una prima importante occasione di avvicinamento agli specifici caratteri della ricerca nel campo della progettazione e delle teorie dell’architettura. All'interno di questa cornice i dottorandi possono altresì individuare le competenze scientifiche espresse dai docenti attraverso i loro interessi scientifici e dunque sondare le differenti linee di ricerca per individuare e delimitare i campi di indagine e le prime ipotesi di dissertazione da proporre al collegio.
Modalità delle verifiche per l'ammissione all'anno successivo I seminari e i workshop di progettazione costituiscono una delle componenti principali dell’offerta formativa del dottorato nel 1° anno di corso. La partecipazione ad essi e la produzione dei papers o degli elaborati progettuali richiesti permette di ottenere un significativo numero di crediti per il passaggio all’anno successivo. All'interno di questa impostazione seminariale, ciascun dottorando è chiamato a rendicontare tutte le attività svolte, nella loro articolazione tipologica ( ricerca, didattica, ecc.) attraverso la redazione di una scheda che è poi oggetto di verifica e valutazione finale da parte del Collegio dei docenti normalmente nel mese di ottobre.
Momenti di presentazione, di scambio e di discussione dei risultati di ricerca da parte dei dottorandi I dottorandi iscritti al primo anno di corso, ad inizio del secondo anno, sono chiamati a presentare e discutere con il Collegio la loro proposta del tema di ricerca. Al termine di ogni seminario ciascun dottorando deve poi organizzare e presentare il suo contributo nel quale è chiamato ad esplicitare sia gli aspetti tematici sia gli obiettivi e i risultati conseguiti congiuntamente alle questioni di metodo e gli aspetti strumentali sperimentati.
Attività formative, non incluse nella didattica programmata di cui ai punti precedenti, di docenti con affiliazione estera e/o di studiosi ed esperti sia italiani che stranieri provenienti da enti di ricerca, aziende e da istituzioni culturali e sociali Oltre alle attività formative seminariali, i dottorandi possono effettuare sopralluoghi specifici per esaminare contesti architettonici e culturali ritenuti importanti ai fini dei loro interessi scientifici, svolgere attività di collaborazione presso strutture istituzionali su programmi di terza missione e partecipare ai progetti di ricerca proposti all'interno delle strutture dei laboratori dipartimentali comprese attività di disseminazione quali mostre, convegni e naturalmente attività editoriali.

Elenco delle attività formative previste per i dottorandi del secondo anno
Roma ha due panorami. Noi amiamo il secondo
data presunta: marzo 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: workshop progettuale - numero ore: 50
docente del corso: Orazio Carpenzano, Cherubino Gambardella qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario intende focalizzare l’attenzione sul panorama romano e sull’estetica delle opere che ha ispirato. Il punto di vista privilegiato su un paesaggio è un tema che ha sempre affascinato gli architetti, sia nella sua conquista in quota, come nel percorso ascensionale dell’Asilo Sant’Elia che termina con una rampa in asse con un torrione comasco, sia attraverso rapporti di consonanza diretti, come le geometrie di Bernardo Rossellino a Pienza che governano le direttrici visive della piazza sulla piana toscana. È straordinaria la dualità del panorama che si può scorgere dalla serratura del portone d'accesso al giardino della Villa del Priorato di Malta. Qui è possibile vedere in perfetta prospettiva due Stati: l'Aventino, dove si trova la Villa a Roma, nello Stato italiano, poi lo Stato della Città del Vaticano con la cupola di San Pietro. Il panorama, infatti, è un ente progettuale, un dispositivo stereplastico, che può custodire molteplici significati e può suggerire diversi modi di organizzare e conformare lo spazio. Perciò il seminario vuole proporre ai dottorandi, dopo aver condotto un primo lavoro di ricerca bibliografica e iconografica sul tema, di utilizzare i frutti di questo lavoro filologico come costrutto da cui far discendere un esperimento critico di natura sia visuale che teorica. Il seminario culminerà nel workshop di progettazione e realizzazione di una installazione in forma di giano bifronte: una macchina per direzionare lo sguardo come i dispositivi disegnati da Costantino Dardi per Il ventre dell’architetto, il singolare film di Peter Greenaway del 1987. Bibliografia Antonino Saggio, Giuseppe Terragni. Una biografia critica, Lettera Ventidue edizioni, Siracusa 2022. Orazio Carpenzano, Qualcosa sull’architettura. Figure e pensieri nella composizione, Quodlibet, Roma 2018. Orazio Carpenzano, Idea immagine architettura. Tecniche di invenzione architettonica e composizione, Gangemi editore, Roma 2013. Cherubino Gambardella, Architettura per definizione, Il nuovo melangolo, Genova 2010. Cherubino Gambardella, L' altro panorama. Figure, installazioni, astrazioni, Alinea, Firenze 2007. AA.VV., Piranesi e l’Aventino, Barbara Jatta (a cura di), Electa, Milano 1988. Costantino Dardi, Semplice, lineare, complesso, Magma editrice, Roma 1976.
modalità di accertamento finale: Il seminario culminerà nel workshop di progettazione e realizzazione di una installazione in forma di giano bifronte: una macchina per direzionare lo sguardo come i dispositivi disegnati da Costantino Dardi per Il ventre dell’architetto, il singolare film di Peter Greenaway del 1987.
Lo spazio di un istante. Ricerca spaziale nell’architettura degli allestimenti italiani
data presunta: 3 incontri tra giugno e luglio più tre incontri tra settembre e ottobre - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 48
docente del corso: Filippo Lambertucci qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario vuole esplorare, attraverso lo studio delle fonti primarie e la ricostruzione grafica, il patrimonio di una ricerca spaziale che l’architettura italiana ha compiuto, raggiungendo livelli di riconosciuta eccellenza, in un contesto sperimentale favorito dalla temporaneità delle realizzazioni e dal cono d’ombra dell’attenzione critica, incline a una classificazione più marginale degli allestimenti rispetto a un presunto asse maggiore della pratica architettonica. I casi studio si riferiscono ad architetture destinate per vocazione all’esperienza e per natura a scomparire, che perciò sono state tramandate in modo incompleto per la via indiretta di documentazione spesso avara, ripetitiva e talvolta fuorviante, restando per di più impossibile la verifica attraverso la visita. Si tratta infatti di allestimenti e padiglioni per manifestazioni e fiere che, a dispetto delle dimensioni fisiche contenute, o delle limitazioni temporali obbligate, puntano a ragionare intorno a concetti spaziali e a verificarli attraverso l’esperienza del visitatore. L’indagine si applicherà ad uno spettro che comprende esempi molto conosciuti ma tuttavia noti attraverso documentazione parziale, opere meno note di autori noti più nel campo dell’architettura “maggiore”, opere di autori meno noti ma non indifferenti per la ricostruzione di un terreno di sperimentazione ritenuto più libero e meno compromettente, ma che restituisce il quadro di traiettorie dell’architettura italiana di grande vigore e originalità, rimaste per lo più potenziali rispetto ai successivi ed effettivi sviluppi. Il seminario propone una struttura articolata in tre momenti: ‐ istruttoria del tema, con lezioni e comunicazioni di inquadramento e posizionamento metodologico su aspetti compositivi e progettuali peculiari legati ai casi studio, anche con il contributo esterno di esperti del settore, max 3, tra giugno e luglio ‐ ricerca d’archivio e bibliografica guidata, affidata al dottorando sui materiali originali presso archivi come il CSAC di Parma, della Triennale di Milano, della Fiera di Milano, o dei singoli architetti, tra giugno e settembre ‐ attività di ridisegno critico, a partire dalla ricostruzione tridimensionale basata sui documenti e articolata nella esplorazione dei dispositivi della messa in scena, supportata da 2/3 incontri di revisione discussione tra settembre e ottobre. Il prodotto atteso è un breve testo critico di 5‐6.000 battute e una raccolta di disegni di ricostruzione e di analisi critica attraverso la grafica e didascalie narrative. I contributi saranno raccolti in fascicoli/volumi per la pubblicazione e quindi finalizzati, nella loro confezione, ad una destinazione editoriale compiuta e una possibile esposizione collettiva. Si vuole così indirizzare il ricercatore ad un’esperienza completa, seppur contenuta, di istruttoria e indirizzo di un tema di ricerca, la sua verifica su base documentaria da reperire, la restituzione attraverso lo strumento peculiare del disegno. A titolo esemplificativo i temi di indagine saranno condotti in modo coordinato tra i vari ricercatori intorno a nuclei omogenei, come le diverse edizioni della Triennale, esposizioni nazionali, fiere ed episodi anche molto studiati come la Mostra della Rivoluzione Fascista, ma non sempre ricostruiti e approfonditi sul piano spaziale. Tra i nomi esaminati: Zavanella, Munari, Mari, Castiglioni, Carboni, Fontana, Aulenti, Baldessari, Gregotti, Albini, Scarpa, Viganò, Minoletti, Zanuso...
modalità di accertamento finale: Presentazione individuale dei prodotti elaborati nel corso del seminario ad una commissione di docenti interni ed esterni al collegio dei docenti
SULLA MODIFICAZIONE DELL’ESISTENTE
data presunta: aprile maggio 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 36
docente del corso: Orazio Carpenzano e Gianpaola Spirito qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario propone una riflessione sullo stato attuale del progetto di modificazione dell’esistente, un tema antico all’interno della nostra disciplina, che ha determinato la condizione attuale delle città in cui viviamo. Questo tema che torna di grande attualità grazie una rinnovata consapevolezza nei confronti dell’ambiente e la maggiore coscienza verso le risorse esauribili. Il patrimonio è sempre più diffusamente considerato una risorsa e un bene comune, tanto che la sua conservazione e valorizzazione è oggetto di politiche comunitarie: la convenzione di Faro del consiglio d’Europa del 2005 ha sottolineato il valore sociale del patrimonio e definito il ruolo delle istituzioni che lavorano per la sua trasmissibilità alle future generazioni; uno dei quattro temi individuati dal New Urban Bauhaus, proposto dalla presidente von der Leyer nel settembre 2021, è preservare e trasformare il patrimonio culturale. Il seminario si articola in cinque lezioni, tenute da architetti italiani e spagnoli di fama internazionale, appartenenti a generazioni diverse, nelle quali spiegheranno il processo progettuale di un’opera di trasformazione del patrimonio esistente, le genealogie dei metodi, le modalità di leggere il contesto. La presenza a Roma di questi grandi architetti offre ai dottorandi la possibilità di confronto diretto con loro. Lo scopo del seminario è favorire una riflessione sui diversi metodi e processi di comprensione dei contesti e delle preesistenze e le molteplici modalità di intervento. Si è scelto di invitare architetti italiani e spagnoli per iniziare questa riflessione perché gli interventi sul patrimonio realizzati in Italia nel dopoguerra da grandi architetti hanno animato il dibattito europeo e internazionale e hanno fatto scuola. Alla fine del secolo scorso, invece, sono quelli attuati in Spagna ad essere emblematici di un modo nuovo di intervenire sull’esistente e di riqualificare le parti più antiche delle città. Lezioni saranno tenute da: Elías Torres Tur (Eivissa 1944) architetto catalano Guillermo Vazquez Consuegra (Siviglia 1945) Architetto andaluso Flores y Prats (Ricardo Flores, Buenos Aires 1965 e Eva Prats Barcellona 1965) Studio di architettura Barcellona LABICS (Maria Clara Clemente, 1967 e Francesco Isidori 1971) Studio di architettura Roma Francesca Torzo (Padova 1975) Architetto. Esiti del seminario Si richiede ai dottorandi di partecipare alle lezioni e ognuno di loro si documenterà sull’architetto invitato e gli verrà affidato il compito di animare il dibattito alla conclusione delle lezioni. Inoltre a ogni dottorando che partecipa al seminario si chiede di: - scegliere e proporre un’opera contemporanea di modificazione del patrimonio esistenze all’interno del contesto europeo; - studiarla e comprenderla mediante una lettura interpretativa: ridisegnandola, individuando la giusta rappresentazione per descrivere il trascorrere del tempo e il rapporto con il contesto.
modalità di accertamento finale: Il seminario si concluderà in una giornata di studi nella quale ogni dottorando spiegherà l’opera scelta e il lavoro di ridisegno interpretativo. Si valuterà in seguito se gli esisti del seminario potranno essere oggetto di una pubblicazione.
Tra città e natura, forme e sostenibilità degli spazi pubblici in Danimarca
data presunta: giugno/settembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 50
docente del corso: Rosalba Belibani e Antonella Romano qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il programma del corrente anno accademico 2023-24 fa parte di un più ampio ciclo di seminari di Dottorato sull’architettura dei paesi Nordici, da noi condotto, e prosegue la linea di ricerca avviata nell’anno accademico scorso con il seminario L’architettura in Danimarca: forme e spazi vivibili. Il seminario intende studiare l’architettura degli spazi pubblici nella Danimarca contemporanea, per comprendere le peculiarità dei suoi temi progettuali visti nella prospettiva della sostenibilità. Si percorrerà il tema attraverso la ricerca di sistemi e casi di applicazione dei principi della sostenibilità nella produzione architettonica danese del XXI secolo, anche in relazione alle proposte presentate e discusse nella Biennale di Architettura di Venezia 2023 e nel congresso UIA (Unione Internazionale Architetti), Sustainable future. Leave no one behind, che si è tenuto dal 2 al 7 luglio scorsi proprio a Copenhagen, designata “Capitale mondiale dell’architettura 2023”. Le opere di architettura e gli interventi a scala urbana danesi attirano l’attenzione degli altri paesi europei, e dell’Italia in particolare, già dalla seconda metà del Novecento quando - osservati con attenzione e studiati sulle pagine di riviste e volumi che ne indagano le peculiarità - rapidamente esercitano il fascino di un modello sociale e urbanistico concreto, divenendo un riferimento ineludibile e solido. La qualità elevata della didattica impartita dal Dipartimento di architettura dell’Accademia Reale di Copenhagen – tuttora, all’inizio del XXI secolo, riconosciuta unanimemente tra le migliori scuole d’Europa – ha spinto al superamento del classicismo romantico e degli storicismi. Ne consegue lo sviluppo di un originale movimento moderno, i cui esponenti nel secondo dopoguerra guidano rapidamente la fama dell’architettura danese nel mondo: Arne Jacobsen, Jørn Utzon, Kay Fisker, Johann Otto von Spreckelsen, Ove Arup sono tra i più celebri progettisti, autori di opere fondamentali del XX secolo. La considerazione fino al dettaglio delle proprietà inerenti al manufatto architettonico, il metodo compositivo di addizione, anticlassico e romantico, la regolarità dei ritmi, la chiarezza dei volumi, la confortevolezza degli interni, sono valori condivisi del design danese che perviene alla sua peculiare qualità di vivibilità degli spazi. Al contempo, l’attenzione al tema residenziale, la centralità dello spazio pubblico, l’espressione ingegneristica, il disegno infrastrutturale, attraversano la cultura architettonica danese sin dall’avvio del Finger Plan – celebre modello di sviluppo urbano tuttora in corso di realizzazione – e si riversano nelle attuali politiche nazionali accrescendo al contempo identità e qualità urbana diffusa. Storicamente e geograficamente fulcro delle relazioni tra i paesi scandinavi, la Danimarca - oggi intenta nella costruzione di nuove ipotesi di organizzazione della società futura - colloca l’architettura, la pianificazione urbana, il design a pieno titolo nel variegato panorama della cultura del paese, avvalendosi della ricerca progettuale e delle opere di un’ampia, attivissima, schiera di architetti e studi di progettazione quali Henning Larsen, Aart, Dorte Mandrup Architects, NORD Architects, 3Xn Architects, Bjarke Ingels Group - BIG, Schmidt Hammer Lassen, Cobe, C.F. Møller Architects, cui si sono uniti, per interventi qualificatissimi durante gli ultimi due decenni, anche Norman Foster, Jean Nouvel, Zaha Hadid, OMA e Rem Koolhaas, Daniel Libeskind. Un catalogo di soluzioni progettuali basate sulla natura in un’epoca di distruzione ambientale di matrice umana è l’oggetto dell’attuale mostra Coastal Imaginaries, che rappresenta la Danimarca alla Biennale di Architettura di Venezia 2023. Curata da Josephine Michau, l’esposizione si concentra sulla linea di costa, confine critico tra terra e mare, nonché carattere identitario della Danimarca, affrontando la prospettiva delle urgenze rappresentate da alluvioni e innalzamento del livello del mare. In seguito a una ricerca avviata nel 2020 per studiare i meccanismi di resilienza propri della natura al fine di tradurli in principi strategici, un laboratorio multidisciplinare di artisti, architetti, esperti e ricercatori delle maggiori università del paese propone il progetto di azioni concrete, a tutte le scale dimensionali: tra elevazioni, dune, zone umide e scogliere, isole barriera e arretramenti. Rikke Juul Gram, dello studio di architettura Schønherr, ad esempio, illustra la mappa futura di Copenhagen e propone d’incrementare lo storico modello del “piano delle cinque dita” per recuperare una progressiva permeabilità attraverso un sistema d’isolotti. Offrendo un modo per risincronizzarsi con la natura, l’insieme di principi presentati genera una nuova attrazione verso le ecologie naturali, modificando le pratiche professionali architettoniche. Bibliografia di base Lindhardt Weiss K., New Danish Architecture, Strandberg Publishing, Copenhagen 2022 Dahlkild N., Danish Architecture and Society: From Absolute Monarchy to the Welfare State, Museum Tusculanums Press, Charlottenlund 2020 Plummer, H., Nordic lights. Modern scandinavian architectures, Thames and Hudson, London 2012 Lind, O., Architecture guide: Danish islands, Copenhagen, Danish Architectural Press, Copenhagen 2007 Critical Coast, editors: A. Aslaug Lund, J. Sengupta Carstensen, Catalogue for the Danish contribution Coastal Imaginaries at the Venice Architecture Biennale 2023, Exhibition curated by: J. Michau. Danish Architectural Press, Copenhagen, 2023 Le indicazioni bibliografiche saranno ulteriormente specificate e integrate nel corso del seminario
modalità di accertamento finale: Valutazione da parte delle docenti di un saggio esito del seminario
ARCHITETTURA PER L’EMERGENZA. Modelli insediativi e prototipi architettonici nella città della ricostruzione
data presunta: marzo/giugno 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 50
docente del corso: Andrea Grimaldi qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Una premessa Nonostante la tragica ricorrenza con la quale nel contesto italiano si susseguono eventi sismici o di dissesto idrogeologico, nelle politiche urbane per l’emergenza post-catastrofe l’architettura sembra rivestire un ruolo marginale. Il suo contributo viene molto spesso relegato all’ideazione e realizzazione di edifici-icona che, nelle intenzioni delle amministrazioni, aspirano a rappresentare il senso di rinascita delle comunità colpite dagli eventi calamitosi; viene invece trascurato il valore dei sistemi aggregativi e delle qualità architettoniche delle unità edilizie che, con il loro iterarsi, danno corpo agli organismi urbani. Gli insediamenti che sorgono per rispondere nel medio termine alle esigenze abitative dei centri che hanno subito gli effetti delle calamità peccano spesso proprio di una mancanza di architettura. Essi si configurano come delle “stampelle urbane” cui appoggiarsi nel momento della difficoltà, ma che troppe volte appaiono come il frutto di un mero approccio emergenziale che sorvola su tutto ciò che non è direttamente riferibile ad una domanda di tipo primario e che invece assume nel medio termine un'importanza fondamentale per la qualità del vivere. Il modus operandi attuale che produce risposte di tipo funzionale/quantitativo, ha manifestato la propria incapacità ad assolvere alle richieste di socialità e nuove forme di prossimità di una civitas che deve ricostituirsi in urbs, individuando nuovi luoghi e sperimentando inedite modalità di relazione con i contesti ambientali e gli spazi. Il rischio sempre più concreto è quello di ritrovarsi solo sulle piazze virtuali delle piattaforme social o nel metaverso, in una condizione di apparente socialità carica di contraddizioni e rischi psicologici. Su tutto questo, molti sono gli studi di tipo sociologico ed urbanistico ma pochi sono poi gli esempi architettonici di un certo spessore che affrontano la questione dal punto di vista della qualità dello spazio “agito” fisicamente. La domanda È dunque possibile immaginare una sintassi architettonica la cui applicazione possa essere capace di rendere gli agglomerati, prodotti dagli interventi emergenziali, dei luoghi dotati di un carattere di urbanità piuttosto che semplici dormitori senza qualità? È possibile lavorare, e come soprattutto, sul sistema degli spazi di relazione tra unità abitative per esplicitare un'idea di comunità? Quali sono i possibili dispositivi architettonici che concorrono ad un risultato di questo genere e che tipo di caratteristiche devono possedere? È possibile prefigurare un abaco di soluzioni/dispositivi che possano essere composti/assemblati in modo da interpretare le condizioni ogni volta diverse in cui si è chiamati ad intervenire sul territorio nazionale in caso di calamità? Risultati attesi Il seminario si propone di sperimentare, con gli strumenti che l’architettura può offrire, le fasi emergenziali in cui le sistemazioni cosiddette temporanee conformano i paesaggi limitrofi ai centri colpiti dalle calamità, ricostruendo, nei residenti, i riferimenti civici, sociali e percettivi fondamentali per una vita di comunità. I dottorandi saranno chiamati a condurre una esperienza di studio e sperimentazione progettuale su di un caso specifico del cratere del sisma 2016, che potrà diventare anche l’oggetto di una sorta di retrofitting urbano/architettonico. Il lavoro si concentrerà su un esercizio empirico-sperimentale di misura del problema attraverso gli strumenti del progetto di architettura di tipo transcalare. Essi saranno divisi in gruppi composti possibilmente da allievi dei tre dottorati che dovranno assolvere ad un duplice compito: _ da un lato, verificare l’efficacia e l’adattabilità in contesti emergenziali di modelli insediativi moderno-contemporanei assunti come exempla, attraverso un lavoro di scomposizione critico-analitica e di manipolazione / ricomposizione dei loro caratteri tipo-morfologici intesi quali principi organizzativi dello spazio per paesaggi post-catastrofe; _ dall'altro, prefigurare nuovi moduli abitativi per l’emergenza che possano rispondere facilmente ad azioni riconfigurative tanto del loro corpo architettonico, quanto delle regole aggregative, per rispondere anche all’esigenza di adattamento ad altri usi al termine del periodo della ricostruzione. L’obiettivo è quello di definire una pre-sintassi architettonica che individui elementi componibili con modalità differenti, per rispondere alla domanda di relazione tra la dimensione privata delle case, quella pubblica della città e quella intermedia degli ambiti di margine che si prestano, per loro stessa natura, ad usi promiscui, transitori, flessibili e condivisi. Attraverso questo esercizio a cavallo tra tipologia e morfologia, modelli e casi studio reali, micro e macro scala, il seminario ambisce a comporre un abaco di possibili soluzioni capaci di intercettare le domande che le collettività ferite e traumatizzate pongono all’architettura intesa quale disciplina che mira a rendere migliore la vita degli esseri umani. Il seminario sarà introdotto da una giornata di studi nella quale interverranno architetti e docenti, afferenti a diversi ambiti disciplinari, invitati ad offrire le proprie letture interpretative del tema, restituendo un panorama di conoscenze metodologicamente utili all’avvio della sperimentazione progettuale.
modalità di accertamento finale: I prodotti migliori del seminario confluiranno in una mostra da allestire nella galleria espositiva di Valle Giulia e saranno inseriti in una pubblicazione che raccoglierà gli esiti della ricerca dipartimentale “Architettura emergenziale e contesti. Abitare, lavorare, apprendere nella città transitoria della ricostruzione”.

Eventuali maggiori informazioni piano form. 2° Il progetto formativo del dottorato di ricerca in Architettura. Teorie e Progetto è organizzato su di una ricca offerta di seminari e workshop che si distribuiscono nel corso del primo e secondo anno di dottorato senza differenze. I dottorandi del primo e del secondo anno possono quindi iscriversi liberamente ai seminari che essi reputano più interessanti per i loro percorsi formativi e di ricerca, indipendentemente dalla collocazione tra primo e secondo anno.
L'articolazione dell'offerta formativa tra primo e secondo anno NON È RIGIDA e quindi tutti i dottorandi possono frequentare tutti i seminari di loro interesse.
I seminari e i workshop indicati nel prospetto sono quelli relativi all'anno 2024.

Modalità delle verifiche per l'ammissione all'anno successivo Anche nel 2° anno di corso, i seminari e i workshop di progettazione costituiscono, sia pur in misura più contenuta rispetto al 1° anno, una componente importante dell’offerta formativa del Dottorato. La partecipazione ad essi e la produzione dei papers e/o degli elaborati progettuali richiesti permette di ottenere un significativo numero di crediti per il passaggio all’anno successivo.
Momenti di presentazione, di scambio e di discussione dei risultati di ricerca da parte dei dottorandi Alla fine del secondo anno il dottorando presenta la sua ricerca all'interno di un seminario di lavoro dedicato ai contributi dei singoli. Il Collegio dei docenti, interagendo con i dottorandi, attiva la sua funzione istituzionale più significativa che è quella di fornire chiare indicazioni sulle modalità di conduzione e sviluppo dei temi e programmi di lavoro nonché sugli strumenti utilizzabili dai dottorandi, soprattutto in termini di riferimenti bibliografici e di exempla architettonici.
Attività formative, non incluse nella didattica programmata di cui ai punti precedenti, di docenti con affiliazione estera e/o di studiosi ed esperti sia italiani che stranieri provenienti da enti di ricerca, aziende e da istituzioni culturali e sociali Come per il primo anno, anche in questo secondo, i dottorandi possono svolgere attività di collaborazione presso strutture istituzionali su programmi di terza missione avviati dal dipartimento e/o dalla facoltà con enti di ricerca, aziende e istituzioni culturali e sociali, generalmente nazionali. Rientrano tra queste attività azioni di disseminazione dei risultati della ricerca quali mostre, convegni e naturalmente attività editoriali.

Nessun corso indicato.

Eventuali maggiori informazioni piano form. 3° Il secondo semestre del 2° anno e l’intero 3° anno del corso di Dottorato sono dedicati all’elaborazione della dissertazione finale. Non è quindi prevista la partecipazione dei Dottorandi alle attività seminariali (se non in casi particolari e su base volontaria) e il loro lavoro si svolge in stretta relazione con i tutor e attraverso una serie di confronti con il Collegio dei Docenti. Comunque, poiché l'articolazione dell'offerta formativa NON È RIGIDA, i dottorandi del terzo anno possono frequentare tutti i seminari o i workshop che essi ritengono di loro interesse.
Modalità di ammissione all'esame finale La presentazione al Collegio dei Docenti dell'avanzamento della proposta di dissertazione da parte dei Dottorandi avviene di norma nel mese di gennaio, all’inizio del 3° anno del corso di Dottorato. La tesi è presentata al Collegio dei Docenti attraverso un ppt che viene discusso e difeso dal candidato, eventualmente con il supporto del tutor. Nel mese di dicembre - alla fine quindi del terzo anno – la tesi viene inviata a due valutatori esterni che dovranno esprimersi sull’ammissione del candidato all’esame per il conseguimento del titolo nella prima sessione dell’anno successivo oppure sull’opportunità di concedere al candidato stesso una proroga per gli approfondimenti che si rendessero necessari (di norma 6 mesi), rinviando la discussione della tesi alla sessione straordinaria
Modalità di svolgimento dell'esame finale Secondo le indicazioni del Regolamento vigente, l’esame finale di fronte alla commissione nazionale si svolge di norma in due sessioni. A seguito delle valutazioni di merito espresse dai due valutatori esterni, i candidati ammessi dal Collegio dei Docenti a sostenere l'esame finale devono inviare almeno un mese prima della data fissata per l’esame copia della loro dissertazione ai membri della Commissione e ne devono depositare una copia cartacea presso la Biblioteca del Dipartimento di Architettura e Progetto oltre che nelle Biblioteche Nazionali di Roma e di Firenze. Rendono inoltre disponibile in versione elettronica la loro dissertazione inserendola in una cartella condivisa da docenti e dottorandi e accessibile dal sito web del Dottorato. L’esame finale prevede una presentazione orale del candidato - di norma attraverso un ppt o un pdf con immagini - che riassume i contenuti della dissertazione. Successivamente il candidato risponde alle domande da parte dei membri della Commissione e in questo contesto opera la "defence" della propria dissertazione.
Momenti di presentazione, di scambio e di discussione dei risultati di ricerca da parte dei dottorandi
Attività formative, non incluse nella didattica programmata di cui ai punti precedenti, di docenti con affiliazione estera e/o di studiosi ed esperti sia italiani che stranieri provenienti da enti di ricerca, aziende e da istituzioni culturali e sociali

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