Elenco delle attività formative previste per i dottorandi del primo anno |
Linee di ricerca. Crisi del mondo contemporaneo e nuove strade/campi per l'architettura
data presunta: gennaio 2024 - tipologia: altro - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 30
docente del corso: Antonino Saggio qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario intende concentrarsi sulle ricerche di architettura degli ultimi dieci anni condotte in campo internazionale con un focus particolare rivolto a come l’architettura contemporanea affronti alcune delle grandi criticità che stanno investendo con particolare intensità il mondo negli ultimi anni:
1. Il pianeta terra sotto l’aspetto della crisi bioclimatica
2. L’emergenza rifiuti
3. La crisi idrica
4. Il sottosviluppo economico sociale con le conseguenti pressioni migratoria
5. Il tema del progressivo allontanamento civile e ambientale della periferia.
Le lezioni avranno carattere seminariale con un aperto dialogo tra i partecipanti sulla base di alcune tracce di appro-fondimento e di letture preparatorie. In particolare verrà chiesto ai dottorandi di individuare dei progetti particolarmente perti-nente ai temi architettonici sopra presentati.
Nel merito disciplinare il seminario si basa su due testi di riferimento. L’uno che individua una impal-catura storico critica generale di riferimento, un secondo, invece, che individua molteplici spunti per l’approfondimento degli ultimi anni. In particolare il testo “Architettura e Modernità” si distingue dai manuali che offrono una edizione ampliata di Storie dell’architettura nate attraverso chiavi interpretati-ve di decenni or sono. La riscrittura del passato parte in questo libro dall’oggi, è in rapporto all’emer-sione del paradigma informatico ed è condotta con chiavi interpretative più vicine alle teorie e ai metodi della progettazione architettonica che all’indagine filologica o storica. Il secondo testo propone molte-plici spunti relativi al dibattito contemporaneo e soprattutto un vitale nuovo quadro di riferimento in cui collare lo spazio architettonici in una logica effettivamente ecologica
La lettura e la discussione seminariale a partire da questi due testi si è rivelata nel passato molto utile alla progressiva messa a fuoco di aree di ricerca personali che inquadrano un interesse specifico in un contesto disciplinare delineato nelle sue linee di riferimento generale.
Bibliografia.
Claudio Catalano, OltreUmano, per un’architettura del vivente, Vita Nostra edizioni, Roma 2023
Antonino Saggio, Architettura e Modernità dal Bauhaus a la Rivoluzione Informatica, Carocci, Roma 2010
Altri testi saranno consigliati parallelamente allo svolgersi del seminario
modalità di accertamento finale: Discussione di una relazione finale che dovrà riguardare tanto il tema nelle sue caratteristiche generali che la presentazione di un progetto chiave di particolare rilevanza
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Natura e infrastruttura in città: Parigi ecologica
data presunta: ottobre 2024 - tipologia: altro - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 50
docente del corso: Nicoletta Trasi e Renzo Lecardane qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: La transizione ecologica, come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai nuovi obiettvi europei per il 2030, è alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo. Intervenire per ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare l’impatto delle attvità produttive sull’ambiente è sempre più necessario per migliorare la qualità della vita e la sicurezza ambientale, attraverso una economia più sostenibile per le generazioni future.
Una nuova dimensione morale, che si configura con una forte componente eUca, non può quindi demandare le risposte soltanto alle innovazioni tecnologiche o alla conoscenza scienUfica sui fenomeni climatici. Orientare una transizione ecologica verso equità e benessere collettvo, significa ripensare il sistema di relazioni tra l’uomo e l’ambiente; quindi, riferirsi non solo al sistema economico dominate o agli aspetti ambientali, ma soprattutto alla costruzione di realtà sociali e culturali a partire dall’ambiente costruito e dalle risorse del territorio (RSE, 2021).
Il tema del costruito, e in particolar modo del consumo di suolo, rappresenta una delle questioni principali del dibattito sull’equilibrio degli ecosistemi, sulla biodiversità e sulla qualità della vita.
Il suolo, inteso come bene comune e risorsa non rinnovabile, è al centro di tutti quei fenomeni che aumentano la pericolosità, il dissesto e il disegno del territorio, con conseguenze non solo sulla sicurezza dei cittadini, ma anche sulla produttività delle economie locali e dei caratteri sociali dei modelli insediativi.
Per superare il limite dell’assenza di una direttiva, la Commissione europea ha approvato la Strategia per il suolo, che ha l’obiettivo di garantire entro il 2050 che tutti gli ecosistemi terrestri siano in buona salute. L’intervento sull’esistente pone l’accento sulla necessità di ripensare i territori e le nostre città in una prospettiva che non tenga conto di singoli obiettivi quanto di impatto su tutte le risorse.
Nuove modalità di progettare e costruire gli spazi, multiuso e su scale che ridimensionino l’ordine dei bisogni (Ilka, 2019), possono promuovere interventi sostenibili e resilienti, migliorando da una parte le capacità dell’ambiente costruito e riducendo, dall’altra, il degrado ambientale dei centri urbani, grandi o piccoli che siano. Di fronte alla crisi della società della crescita, sobrietà e frugalità sono le parole chiave di un altro modo di trasformare il costruito con una responsabilità rinnovata nei confronti dell’urgenza ecologica e climatica, in un’economia della misura e del rispetto della biodiversità (Madec, 2021).
Non assumendo una posizione ideologica, risulta evidente che la presenza della natura in città si impone oggi come un fattore chiave nella valutazione della qualità della vita urbana. Tuttavia, il luogo e la forma da restituire alla natura urbanizzata non sono ovvi, e richiedono la formazione di rinnovate competenze che ibridano i saperi disciplinari consolidati.
In questo senso, il Seminario, intende focalizzare l’attenzione sull’urgenza di cambiare passo per accelerare il cambiamento culturale verso i temi della transizione ecologica e la biodiversità in ambito urbano, soffermandosi sul caso di studio della Petite Ceinture a Parigi.
Dopo l'interruzione del traffico ferroviario, la Pe#te Ceinture è rimasta a lungo abbandonata; più tardi si sono insediate alcune attività, dapprima spontaneamente e poi in modo sempre più strutturato includendo nel suo tracciato attività marginali che arricchiscono lo spazio di attrazione del dinamico tessuto sociale accresciuto durante l’ultimo decennio nei quartieri ad essa limitrofi.
Nonostante le numerose trasformazioni urbane che hanno caratterizzato le politiche pubbliche a partire dai Grands travaux mitterandiani, l’abbandono affettivo e speculativo della Petite Ceinture ha contribuito a modificare profondamente il suo paesaggio, trasformandolo in una vera e propria riserva naturale in ambito urbano. Lo sviluppo della vegetazione spontanea e il ritorno di alcune specie animali scomparsi da tempo in città sono oggi le qualità principali della Petite Ceinture che ci interrogano sul ruolo ecologico e sociale della natura in città.
Così come richiesto dalla comunità dei residenti dei quartieri limitrofi che, da alcuni anni, è sempre più desiderosa di appropriarsi di questo luogo unico e raro nel panorama parigino, l’avvio di nuovi usi sembra oggi molto importante per le trasformazioni realizzate e in corso che mirano a rigenerare alcuni spazi, seppur frammentati, lungo la Petite Ceinture. A questo si aggiunge il cambio della prospettiva nei confronti di un luogo emblematico che rappresenta un importante laboratorio sulla biodiversità in ambito urbano.
L'assenza della circolazione ferroviaria e la relativa conservazione di questo territorio urbano alla presenza antropica è emblematica per Parigi proprio perché ha mantenuto il suo carattere di infrastruttura dismessa. Tuttavia, la Petite Ceinture non è un'infrastruttura come le altre, la sua complessità ricca di potenzialità e vincoli, richiede riflessioni mirate e soluzioni specifiche che devono tenere conto delle sue specificità per preservarne il carattere eccezionale, conferendole un ruolo all'interno della metropoli evitando la sua banalizzazione a cintura verde destinata soltanto al tempo libero.
Articolazioni del Seminario
1a settimana: n. 2 giornate lezioni
2a settimana: n. 5 giorni viaggio a Parigi
3a settimana: n. 2 giornate incontri e jury finale a Roma
modalità di accertamento finale: Al termine del seminario ciascun dottorando presenterà ad un jury composto dai docenti responsabili del seminario e docenti invitati, un testo critico e una tavola Manifesto che, dovranno mettere in evidenza le criticità e le potenzialità delle interazioni della Petite Ceinture con l’ambiente naturale e costruito di Parigi.
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Architettura e narrazione
data presunta: settembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 50
docente del corso: Renato Bocchi qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Un’indagine sulle modalità narrative che la letteratura può suggerire alla composizione architettonica.
Il tema non è nuovo: è stato oggetto di alcuni importanti esperimenti dell’architettura contemporanea: si pensi in particolare a quelli svolti nello scorcio di fine Novecento da Bernard Tschumi attraverso esperienze teorico-progettuali quali i Manhattan Transcripts, 1981-82 o il Joyce Garden proposto agli studenti dell’AA di Londra, fino al famoso Parco della Villette e molti altri progetti realizzati successivamente. Ma naturalmente il tema è presente anche nella trattatistica dell’architettura rinascimentale, fino alle esperienze dell’Illuminismo.
Un approfondimento monografico sarà proposto, con l'apporto di Luca Molinari, a seguire della mostra da lui coordinata ad Urbino nel 2021, sul famoso ed emblematico progetto non realizzato del Danteum di Terragni e Lingeri.
Il tema ha inoltre una cospicua messe di trattazioni filosofiche importanti che ne costituiscono il background teorico. Il riferimento forse più stimolante è agli studi di Paul Ricoeur, divulgati in italia da una famosa edizione della Triennale di Milano, 1996, curata da Piero Derossi e intitolata “Identità e Differenze”, cui parteciparono nomi illustri dell’architettura e del pensiero filosofico e letterario, fra i quali Eisenman e Lyotard, oltre a Ricoeur.
Una riflessione interessante su tale tematica è stata svolta di recente da Giuseppina Scavuzzo in un saggio introduttivo al numero 45/46 della rivista FAMagazine, 2018, dedicato appunto al rapporto Architettura-Narrazione.
Personalmente, mi sono – molto più episodicamente – cimentato con il tema in occasione di alcuni laboratori Iuav (2010), della partecipazione ad un'iniziativa sull'Orlando Furioso nell'ambito del Festivaletteratura di Mantova nel 2012 e nella redazione di alcuni saggi.
Un ulteriore contributo sul tema è offerto dai risultati di un ciclo di convegni ed incontri internazionali coordinato dal 2018 ad oggi da Enric Bou, professore di letteratura spagnola a Ca’ Foscari, e José Joaquin Parra, della facoltà di architettura di Siviglia.
In prima ipotesi, il seminario dovrebbe tenersi a settembre 2024 con l'ormai consueta preziosa collaborazione dell'Accademia di Spagna in Roma.
Il programma prevede tre sessioni di seminario di due giorni ciascuna, da me introdotte e coordinate, articolate in sintesi come di seguito specificato.
Sessione 1 - Architettura e narratività (o storytelling). Le basi teoriche
con Giuseppina Scavuzzo e Carmelo Marabello
Paul Ricoeur definì il rapporto originario tra costruire e raccontare in Architettura e narratività, un testo da lui proposto alla XIX Esposizione Internazionale della Triennale di Milano del 1994, curata da Piero Derossi e dedicata a Identità e differenze.
Ricoeur fa riferimento a una narratività ermeneutica in cui la progettualità architettonica ritrova una legittimazione proprio nel suo potenziale senso narrativo rispetto al bisogno umano di abitare.
In particolare istituisce un parallelo tra costruire e raccontare trasponendo sul piano architettonico le categorie già esposte in Tempo e racconto e applicate all’arte del raccontare: prefigurazione, configurazione e rifigurazione. Attraverso il puntuale parallelo fra architettura e racconto si rivela l’analogia profonda tra racconto e costruzione che si riverbera nel rapporto che entrambi intrattengono con la vita.
Su questa scia, Giuseppina Scavuzzo ha recentemente ipotizzato che: "Nell’era della comunicazione in cui ci troviamo, tra le molteplici declinazioni in cui la relazione tra architettura e forme di narrazione può essere intesa, possa riscuotere grande successo il proposito di accostare l’architettura a una forma o, forse meglio, una tecnica di narrazione caratteristica della comunicazione contemporanea, lo storytelling".
Il parallelo architettura-narrazione (o storytelling) può integrarsi inoltre con un altro rapporto molto studiato tra le tecniche del progetto architettonico e quelle della cinematografia, cui potrà offrire un contributo di discussione Carmelo Marabello.
Riferimenti bibliografici:
- Paul Ricoeur, Architettura e narratività, in Identità e differenze, Electa, Milano 1996, vol. 1 , ripubblicato in F. Riva (a cura di), Leggere la città: Quattro testi di Paul Ricoeur, Castelvecchi, Roma 2013.
- Giuseppina Scavuzzo, Architettura e narrazione. L’architetto come storyteller?, editoriale del numero monografico omonimo, in "FAMagazine" n.45/46, 2018.
Sessione 2 - Architettura e racconto - alcune sperimentazioni progettuali
con Luca Molinari, Federica Morgia e Paolo Bürgi
In varie esperienze importanti dell'architettura moderna e contemporanea si è tentato di trasporre nel progetto architettonico-urbano o del paesaggio concetti, tecniche o finalità della narrazione letteraria; talvolta addirittura di raccontare con lo spazio e le forme dell'architettura capolavori letterari.
Possiamo citare al proposito un esempio famoso del razionalismo italiano: il Danteum di Terragni e Lingeri, esperienza recentemente rivisitata approfonditamente da una mostra ad Urbino curata da Luca Molinari.
Possiamo altresì citare i diversi esperimenti teorico-progettuali, nella stagione del cosiddetto Decostruttivismo, di John Hejduk, di Peter Eisenman, di Bernard Tschumi, tutti fortemente influenzati ed ispirati non solo dalle trattazioni filosofiche di Derrida ed altri, ma anche e soprattutto da riferimenti letterari.
Federica Morgia, dal canto suo, ha recentemente dato un'interessante interpretazione "narrativa" di alcuni progetti di Juan Navarro Baldeweg.
Per altro verso il raccontare storie (storytelling) è ritenuto da Paolo Bürgi un impulso primario per ideare progetti di paesaggio. Questa sua convinzione è stata alla base alcuni anni fa di un nostro laboratorio Iuav sui luoghi emiliani segnati dalla presenza di Ludovico Ariosto.
Riferimenti bibliografici:
- Luca Molinari e Luigi Gallo (a cura di), Città di Dio. Città degli uomini. Architetture dantesche e utopie urbane, Marsilio, Venezia 2021
- Federica Morgia, La sezione risonante di Baldeweg, Lettera22, Siracusa 2023
- Paolo Bürgi, Il paesaggio come racconto, in: C.Olmi (a cura di), Il Parco dell'Ariosto e del Boiardo. Progetti di luoghi come esercizi di fantasia, Quodlibet, Macerata 2010, pp. 69-78.
- Renato Bocchi, Le strutture narrative e il progetto di paesaggio, in: C.Olmi, op.cit., pp. 41-50.
- Renato Bocchi, Ut architectura poësis. Tre esperimenti di associazione fra architettura e poesia, in: "Engramma", n.150, ottobre 2017.
- Bernard Tschumi, Architettura e disgiunzione, Pendragon, Bologna 2005.
Sessione 3 - Casas de Citas. Luoghi di incontro fra architettura e letteratura
con José Joaquin Parra e Enric Bou
Nel 2015 José Joaquin Parra, docente di architettura dell'Università di Siviglia, in collaborazione con Enric Bou, docente di letteratura spagnola all'Università Ca' Foscari di Venezia, avviò un'iniziativa di cuna serie di convegni e seminari, tuttora in corso, con questo titolo, che si presenta "come uno spazio e un tempo in cui trattare le relazioni più intense e proficue tra queste due discipline di frontiera: per indagare da prospettive eterogenee attorno alle loro corrispondenze, dispiegandosi dalla casa come luogo della creazione letteraria fino al racconto come territorio del progetto e della costruzione dell'architettura; dai postulati verbali della città "ingravida"(senza peso) fino ai paesaggi in cui possa alleviarsi il dolore, incluse le nozioni di utopia e di avanguardia, l'idea urbana di politica e la critica del concetto di patrimonio".
Gli stessi promotori potranno offrire alcune letture sul tema provenienti da questa larga e interessante esperienza.
Riferimenti bibliografici:
- Josè Joaquin Parra (ed), Casas de citas. Lugares de encuentro en la arquitectura y la literatura, Edizioni Ca'Foscari, Venezia 2018.
- José Joaquin Parra, Pensamiento arquitectónico en la obra de José Saramago, Aconcagua, Sevilla 2003
modalità di accertamento finale: I dottorandi saranno chiamati ad elaborare una propria ipotesi di studio, scegliendo un episodio significativo di progetto architettonico analizzabile secondo criteri analoghi a quelli presentati nel corso del seminario stesso e con tecniche scritto-grafiche o multimediali, a propria discrezione. Tali elaborati saranno discussi collettivamente in una giornata finale.
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TECNICHE COMPOSITIVE DELLO SPAZIO EMOZIONALE
data presunta: ottobre /novembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 30
docente del corso: Andrea Bruschi qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Alcuni spazi dell’architettura provocano emozioni. L’impressione di stupore, reverenza, timore,
turbamento e qualche volta commozione, la sensazione di solennità e a volte di eccitazione o
divertimento, la curiosità, lo straniamento, lo smarrimento, la pace o la destabilizzazione che alcuni
spazi inducono nel visitatore sono il risultato di strategie compositive che mettono in gioco diverse
categorie del comporre.
Che cos’è uno spazio emozionale? Quali sono le architetture che emozionano? Di quali tipi di
emozioni possiamo parlare? Quali le categorie compositive poste in gioco?
Non interessa questo seminario capire perché alcune architetture posseggono la capacità di
emozionare e altre no. Piuttosto ne prendiamo atto. Il tema è già ben ricompreso nei campi di
ricerca che affrontano la relazione fra architettura e neuroscienze e fra architettura e percezione.
Interessano invece i tipi di emozione e gli strumenti del progettista per generarle, ovvero le tecniche
compositive, la capacità di costruire palinsesti architettonici, suggestioni, situazioni, atmosfere e la
loro relazione con i temi di progetto.
Quali “forme del vuoto” definiscono un rapporto privilegiato fra tema e spazio dell’edificio, tanto
da tradurlo in un palinsesto emozionale?
La calma, la compostezza, il rigore e la gioia che Le Corbusier instilla nella cappella de La Tourette o
di Ronchamp; la sublime ineluttabilità delle Fosse Ardeatine; il dinamismo e l’ariosità del terminal
di Saarinen all’aeroporto JFK di New York; lo spazio destabilizzato e l’idea di cultura della Kunsthal
di Rotterdam o della Congrexpo di Rem Koolhaas; la scala territoriale, il gigantismo e la dimensione
atmosferica dell’Esplanade di Barcellona con la pergola fotovoltaica di Elias Torres; la labirintica
misteriosità delle terme di Vals di Zumthor; l’episodicità divertente dello Schaulager di Herzog e De
Meuron a Basilea; la solennità della Caja di Grenada di Campo Baeza; la plasticità in movimento del
Kiasma; il lirismo concettuale di Alvaro Siza sono esempi di come diverse tecniche compositive
producano diversi spazi dell’emozione e del loro rapporto con il tema di progetto: la chiesa, il
terminal, lo spazio aperto, gli spazi per la cultura, la casa.
Il seminario intende sondare i caratteri e le tecniche compositive di alcune architetture esemplari
degli ultimi trenta anni – architetture europee recenti paragonabili per scala e ambito geografico –
per chiarirne le metodologie generative. L’esercitazione è centrata sulla lettura dell’edificio, con
particolare attenzione allo spazio interno, allo scopo di far emergere attraverso testi e disegni, le
categorie prevalenti di indagine e resa progettuale via via utilizzate dai progettisti.
La lettura dell’edificio costituirà il cuore del processo di analisi e metterà in evidenza le diverse
tecniche compositive emerse negli esempi considerati. La scala, la dimensione e la misura, la forma
e la geometria dello spazio, la relazione luce/ombra, il rapporto interno/esterno, la materia e la
superficie, i passaggi fra le parti....costituiranno altrettanti termini di confronto per mettere in
evidenza gli elementi strutturanti lo spazio architettonico dell’opera esaminata. Per il tipo di
approfondimento richiesto il seminario ha quindi il carattere di esercizio di alto livello.
Il dottorando proporrà una architettura oggetto di analisi, la collocherà nel quadro della poetica del
progettista, ne metterà a confronto i caratteri con altre architetture, evidenziandone le diverse
modalità organizzative e gli elementi strutturanti e cercando di ricostruire graficamente il
procedimento mediante il quale lo spazio è stato concepito. Si tratta di un’opera di razionalizzazione
del procedimento compositivo e di messa in evidenza dei suoi momenti principali. Il prodotto
seminariale sarà un testo scritto corredato da grafici utili a mostrare l’interpretazione degli elementi
cardine del processo generativo della spazialità esaminata.
Oltre all’appropriazione e la razionalizzazione degli strumenti del comporre funzionali alla
configurazione di spazi di alta qualità architettonica l’obiettivo è la concettualizzazione dei percorsi
del progetto, saper descrivere le fasi che hanno costituito i momenti prevalenti della composizione,
anche attraverso il reperimento di schizzi e testi descrittivi degli autori stessi, un aspetto
interconnesso con la attività didattica.
Il seminario vuole così porre l’accento sullo studio dello spazio architettonico in termini compositivi.
Al fondo del tema c’è l’ipotesi che nella progressiva riduzione contemporanea dell’edilizia a
prodotto normato, tecnico e utilitario lo spazio lasciato all’architettura tenderà sempre più a essere,
come un tempo, quello di luogo dell’emozione.
modalità di accertamento finale: Valutazione da parte del docente di un testo con disegni di analisi dell'opera selezionata
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UNA PAROLA, UN DOCUMENTO, UN MANIFESTO. Strumenti critici per l’indagine sul contemporaneo, tra storia, teorie e progetto
data presunta: ottobre/novembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 40
docente del corso: Maria Clara Ghia, Caterina Padoa Schioppa qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario propone una riflessione mirata a tenere insieme i campi disciplinari della storia, delle
teorie e del progetto, per rispondere alla necessità di affinare gli strumenti di indagine
sull’architettura contemporanea e di espandere, o addirittura ribaltare, lo sguardo sulle relative
urgenze/emergenze.
A ciascun dottorando verrà proposto di lavorare su una “parola chiave”, identificata come cruciale
per descrivere fenomeni in atto nel panorama attuale, e di investigarne il significato a partire
dall’etimo fino alla sua declinazione semantica nei differenti campi del sapere. A questo scopo, sarà
identificata una bibliografia di riferimento appropriata – tra trattati o testi di teorie dell’architettura,
scritti di architetti, ma anche saggi che si affacciano su altre discipline (filosofia, politica, storia
dell’arte, sociologia, opere letterarie, etc.).
L’indagine teorica sarà intrecciata criticamente con l’analisi di un documento d’autore, scelto tra il
vasto patrimonio di opere del Novecento conservate presso il Centro Archivi MAXXI. Tale
documento sarà selezionato come testimonianza che “metta in forma” l’apparato concettuale
relativo alla parola chiave – anche contraddicendolo, o addirittura smentendolo. Il documento
servirà metodologicamente a stabilire un confronto con il recente passato al fine di radicare il
posizionamento del contemporaneo nelle tracce della storia.
L’esito del seminario consisterà nella stesura di un “manifesto”, ovvero un’enunciazione
programmatica e progettuale che faccia reagire i significati delle parole della contemporaneità con
le testimonianze del passato, rilanciando verso il futuro i temi che emergeranno da questa
interazione. Dal punto di vista strumentale, dunque, il seminario ha l’obiettivo di consolidare una
pratica di posizionamento culturale, attraverso dispositivi di contaminazione tra linguaggi – grafici
e testuali.
PROGRAMMA
1_Giornata istruttoria (1 giornata): Presentazione della struttura, dei temi, delle finalità e
metodologie. Dibattito intorno al linguaggio corrente nel panorama architettonico contemporaneo,
riflessione sull’abuso e sulla vaghezza di significato dei termini più inflazionati, indagine riguardo
alle parole/concetti che si ritengono mancanti e necessari, prima riflessione sugli ambiti di interesse
da sviluppare durante il seminario. Al dibattito saranno invitati a partecipare ospiti di altre discipline.
2_Scelta ambiti di interesse (1 giornata): Presentazione delle “parole-chiave” scelte dai dottorandi,
per l’indagine delle quali si individuerà una bibliografia di riferimento. Prima visita virtuale
all’Archivio digitale del MAXXI per discutere la scelta del documento, le cui caratteristiche andranno
indagate “attraverso la lente” della parola-chiave e dell’ambito di interesse di ciascun partecipante.
3_Indagine presso il Centro Archivi MAXXI (1 giornata): Svolgimento delle ricerche in archivio, dove
i dottorandi saranno affiancati dalle docenti e dalle responsabili del centro, che metteranno a
disposizione i fondi a seconda delle scelte compiute. Inizio del lavoro di lettura critica e di riscrittura
interpretativa del documento, procedimento che consentirà la stesura del Manifesto.
4_Redazione del Manifesto (1 giornata): Prima presentazione del Manifesto, strumento di sintesi
video/grafico-testuale che fa convergere l’istanza teorica e progettuale in un dialogo – tutto da
costruire – con la storia. In questa occasione i dottorandi dovranno sostenere una “tesi” rispetto
alla parola/concetto attraverso la “manipolazione” del documento d’archivio selezionato.
5_Giornata conclusiva (1 giornata): Presentazione degli esiti del Seminario
modalità di accertamento finale: Presentazione degli esiti del Seminario (ppt + Manifesto) di fronte a una giuria selezionata. Sarà l’occasione per discutere criticamente le “tesi” del Manifesto,
la loro rilevanza nello scenario culturale contemporaneo, e per aprire un dibattito intorno al linguaggio corrente nelle discipline dell’architettura.
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La luce naturale come componente fondamentale del progetto dello spazio domestico: l’influenza delle variabili geometriche e superficiali sulla quantità, qualità e distribuzione della luce negli interni.
data presunta: 5 ottobre - 5 novembre 2023 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 45
docente del corso: Domizia Mandolesi, Massimo Zammerini qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Durata: 4 settimane
Il lavoro consisterà in 4/5 lezioni dopo le quali sarà richiesto ai dottorandi un contributo in forma
grafica con cui esplicitare, attraverso l’analisi di alcuni esempi progettuali di spazi domestici, le
principali componenti e variabili geometriche e superficiale che incidono sull’apporto di luce naturale.
Abstract
La luce naturale oltre ad essere uno dei materiali principali del lavoro dell’architetto, componente
poetica per eccellenza come la storia dell’architettura testimonia attraverso illustri esempi, è
elemento essenziale per la vita e il benessere fisico e psicologico delle persone.
La questione energetica negli ultimi anni ha condotto a una riduzione delle superfici finestrate e a
un ispessimento delle pareti perimetrali con conseguenze sulla riduzione dell’apporto di luce
naturale. Legando queste considerazioni più generali agli avvenimenti recenti che hanno portato la
casa ad assumere un nuovo ruolo come luogo di attività diverse e molteplici, il seminario intende
riflettere sull’importanza di un corretto apporto di luce naturale nello svolgimento delle attività
all’interno dell’abitazione per individuare i principali fattori compositivi e spaziali che incidono su una
corretta luminosità degli ambienti.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare il progettista e renderlo consapevole della necessitò di operare
attraverso una serie di strumenti che permettano il controllo del corretto apporto di luce naturale.
modalità di accertamento finale: Valutazione da parte dei docenti di elaborati grafici di analisi
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EDIFICARE NATURE
data presunta: dicembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 50
docente del corso: Luca Porqueddu qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario, a carattere teorico/progettuale, intende approfondire il ruolo che l’Architettura ha rivestito
e potrà rivestire nella costruzione della mitizzazione della Natura, ovvero nel processo di
consolidamento di quell’alleanza tra il bello artificiale e il bello naturale da cui scaturisce,
spontaneamente o culturalmente, la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale.
Obiettivo del seminario è quello di mostrare le potenzialità della trasformazione umana quale strumento
di salvaguardia del mondo naturale, restituendo e riconoscendo all’Architettura la sua vocazione al
conferire senso e valore ai luoghi a basso livello di antropizzazione, mediante accordi formali, materici,
visuali, tattili, sonori.
Nel corso delseminario, pertanto, si chiederà ai dottorandi di impostare una riflessione attorno al legame
architettura/natura non nei termini della sostenibilità intesa quale risposta prestazionale tecnologica, ma
ponendo attenzione gli aspetti simbolici, figurativi, abitativi.
Come un sigillo materiale e spirituale al contempo, per lungo tempo, l’Architettura ha definito il punto
di incontro e di dialogo tra il selvatico e il civile. In molte occasioni, come un dono, ha trovato la
possibilità di riconoscere, rappresentare e onorare la specificità di ambiti naturali a cui l’uomo, le
comunità e le civiltà, hanno sentito l’esigenza di appartenere attraverso l’edificazione di strutture fisiche
che fossero monito e simbolo di una costruzione civile e spirituale.
Prima della frattura tra uomo e natura, proprio i luoghi più strategici, iconici, intensi, venivano
trasformati, perimetrati per esaltare potenzialità latenti o materializzare un’aura altrimenti invisibile agli
sguardi meno sensibili.
Alture, boschi, rupi, sorgenti ecc. erano spesso sacralizzati da templi, temène, santuari, eremi, fortezze,
porte e fonti sacre, con l’idea che la preziosità di quelle particolari condizioni dovesse essere custodita
e protetta dall’uomo e, al tempo stesso, con i sentimenti di riconoscenza e sacrificio, che portavano le
comunità insediate nella natura ad offrire raccolti e ad edificare monumenti per restituire e ringraziare,
costruendo un dialogo basato sul rispetto, sul desiderio e sulla speranza.
Se nell’accezione contemporanea più comune, l’Architettura è il primo strumento di compromissione e
offesa alla natura, nella revisione di paradigma, l’Architettura torna ad essere la forza positiva che
consente all’umano di abitare la Terra, edificando fisicamente e spiritualmente la natura.
In continuità con la lunghissima tradizione dell’edificare nature che da Tiberio a Sperlonga a Luigi
Moretti a Fiuggi, fino all’opera di Peter Zumthor, il seminario inviterà i dottorandi ad instaurare un
dialogo progettuale con la rupe di Anguillara Sabazia, un antro naturale che, come L’isola dei morti di
Arnold Böcklin, attende l’edificazione di un’Architettura per mitizzare e tutelare la bellezza della sua
natura perturbante.
Riflessioni teoriche e progetti (sviluppati mediante disegni e modelli fisici) troveranno auspicabilmente
visibilità in una mostra negli spazi della Facoltà organizzata dai dottorandi che frequenteranno il
seminario.
modalità di accertamento finale: Riflessioni teoriche e progetti (sviluppati mediante disegni e modelli fisici) troveranno auspicabilmente
visibilità in una mostra negli spazi della Facoltà organizzata dai dottorandi che frequenteranno il
seminario.
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