Il fenomeno della diversità religiosa oggi assume i connotati di un’emergenza sociale e culturale alla quale le metropoli contemporanee - e soprattutto le loro periferie - stanno tentando di trovare soluzioni architettoniche e urbanistiche che superino il concetto di cluster monoculturale. Il continuo sovrapporsi di flussi migratori determina la compresenza di numerose etnie che non hanno luoghi specifici per la pratica (e lo studio) della propria religione, comportando la loro costituzione spontanea in spazi domestici e impropri da riadattare alle nuove esigenze. I grandi edifici e privati a uso pubblico (come le università, le grandi aziende e società, i centri commerciali, gli ospedali, gli aeroporti - tranne le carceri) delle metropoli maggiormente caratterizzate dalla compresenza plurietnica hanno trovato una soluzione nella costituzione di luoghi spirituali multifede - all’interno dei quali è necessario tracciare una differenza sostanziale tra le stanze a vocazione interreligiosa che possono contenere al loro interno oggetti o indicazioni appartenenti alle religioni maggiori e le cosiddette stanze del silenzio, caratterizzate tendenzialmente da una spoliazione decorativa che coincide con un concetto astratto di spiritualità universale. Queste ultime stanno diventando una realtà diffusa ma, proprio in ragione della loro indeterminatezza, non hanno ancora sviluppato una propria identità.
Tra le prime stanze del silenzio si può nominare la Meditation Room del quartier generale dell’ONU a New York del 1948-1957, mentre la più famosa è la Rotko Chapel del 1971 progettata da Philip Johnson e allestita dall’artista che ne ha dato il nome: entrambe parlano agli archetipi collettivi agendo sui comuni dogmi della fede (come univocità e assolutezza della divinità, imperscrutabilità, dominio dei cicli vitali, solidità dell’eterno) usando i linguaggi dell’arte, della luce, dei materiali, della stereometria delle forme.
La finalità del seminario è quella di introdurre gli studenti alla tipologia della stanza del silenzio attraverso lo studio della teoria e dei riferimenti più significativi che sono stati realizzati nella contemporaneità. Contestualmente, sarà loro presentata anche la realtà complessa dell’edificio carcere, nei suoi aspetti sociali e architettonici, una megastruttura che funziona come un cluster multietnico caratterizzato da una forte conflittualità sociale. Per tradizione dotati di una chiesa, le
carceri italiane soffrono l’assenza di luoghi per il culto e lo studio sacro in cui i detenuti - a maggioranza di fede musulmana - possano incontrarsi (con le debite cautele) per la preghiera collettiva o raccogliersi nell’intimità della preghiera individuale.
SECONDO SEMESTRE_ (4 INCONTRI dal 10 al 31 OTTOBRE)
Il seminario sarà organizzato in quattro incontri durante i quali verranno forniti i principi teorici e progettuali fondamentali sull’argomento. Alla conclusione del seminario gli studenti saranno in possesso degli strumenti teorico pratici per poter affrontare una riflessione sull’argomento sotto forma sia di saggio scritto sia di meta-progetto con la messa a punto di un concept per un luogo di preghiera e studio multireligioso attraverso disegni in tecnica libera (render, fotomontaggio, schizzo ecc.). Gli esiti verranno esposti dagli allievi durante l’ultimo incontro. Gli esiti verranno raccolti e finalizzati per l’inserimento in una pubblicazione più ampia sullo stesso argomento.
Bibliografia
Burchardt M., Giorda M.C., Luoghi multireligiosi come luoghi di incontro. Una introduzione, in “Annali di Studi Religiosi”, 20, 2019, p.43.
Crompton A. , “The architecture of multifaith spaces: God leaves the building”, in The Journal of Architecture, 18:4, 2013, pp. 474-496.
Salimei G. (a cura di), Percorsi del sacro, numero monografico di Metamorfosi n.8/2020, LetteraVentidue, Siracusa.
Salimei G. (a cura di), Architettura Dialogo Religione. Nuovi luoghi di condivisione per Terzo Millennio, LetteraVentidue, Siracusa 2020.
Salimei G., Ricostruire sul costruito in: G. Marucci (a cura di), Costruire nel costruito. Architettura a volume zero, Di Baio Editore, Milano, 2012, pp. 79-82.