L’ARCHITETTURA “DEL CERIMONIALE” PER LA CITTÀ PLURALE. PROGETTI PER PORTA MAGGIORE_ proff. C. Padoa Schioppa, L. Porqueddu, L. Reale


Il seminario a carattere critico/progettuale intende approfondire il tema dell’architettura “del cerimoniale” intesa come costruzione transculturale che sincronizza lo spazio e il rito. La sfida è quella di immaginare uno spazio del passaggio, non in termini esclusivamente funzionali, come sempre più ci abitua la città contemporanea, ma in termini di esperienza fisico-percettiva che agisce anche sul piano simbolico-rituale.

venerdì 25 marzo (h.10-13) SEMINARIO APERTURA merc.-giov.-ven. 27-29 aprile (3gg) WORKSHOP giov.-ven. 19-20 maggio (2gg) WORKSHOP ven. 10 giugno (h.10-13) SEMINARIO CHIUSURA

Il contesto di riferimento è l’ambito che da Termini lungo il vallo ferroviario si estende verso Esquilino,
San Lorenzo, Pigneto, Mandrione, Torpignattara: settore urbano per eccellenza multietnico dove
abbondano le “pratiche di meticciamento quotidiano” anche fuori dai contesti normati, e dove al
contempo, con discreto successo, negli ultimi venti anni si sono sperimentate forme di ibridazione
culturale tanto da farlo diventare primo “laboratorio urbano multiculturale” della capitale.
Baricentro di questo complesso e articolato sistema urbano e sociale è Porta Maggiore. Nodo di
convergenza delle acque di otto degli undici acquedotti cittadini in et  repubblicana, già luogo sacro
dedicato alla dea Speranza, prima Basilica pagana di tutto l’occidente, completamente ipogea, Porta
delle Mura Aureliane e singolare sepolcro, questo ambito di Roma è oggi, più ancora che in passato, un
vasto e caotico snodo, spazio-movimento che simbolicamente rappresenta la mobilità umana e la sua
stratificazione nello spazio cittadino.
A questo luogo associamo una domanda non ancora formulata, immaginando un’architettura per le
funzioni più sacre e universali, per i “riti di passaggio”, ovvero quei cerimoniali che scandiscono i
cambiamenti radicali di regime ontologico o di statuto sociale che da sempre accomunano gli esseri
umani. Potremmo anche definirla l’architettura laica dello scambio con il trascendente, tenendo ben a
mente che attorno ai concetti di simbolico e di spirituale, entrambi cruciali nella edificazione della città
tanto fisica quanto politica, vanno sciolte alcune ambiguità terminologiche: spirituale qui non è riferibile
direttamente al culto religioso, anche se non ne rappresenta una negazione, bensì al sacro, al
trascendente come orizzonte antropologico che misura la trasformazione della basilare condizione
biologica dell’essere umano. Del resto, con il termine “cerimoniale” si allude a tutte quelle diversificate
espressioni dell’idea di sacro dove trovano asilo comunità strutturate, sempre più laiche, ma anche
comportamenti individuali, nomadi, erranti.
Ai dottorandi, che lavoreranno in gruppo e in forma laboratoriale, verrà proposto un esercizio di
invenzione progettuale che perlustri la dimensione simbolica del tema e al contempo ne sondi la
valenza architettonica. Gli esiti del lavoro potrebbero trovare sintesi espressiva e comunicativa nella
produzione di un documento audiovisivo che costituisca testimonianza delle tematiche affrontate dal
punto di vista teorico-progettuale durante il seminario, e che trasferisca le principali strategie e
interpretazioni architettoniche elaborate dai dottorandi.

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