IL PAESAGGIO DI ROMA CAPITALE. PROGETTARE I "NUOVI" SPAZI APERTI DI RELAZIONE (POST COVID) DELLA CITTÀ DELLE ISTITUZIONI_ proff. A. Bruschi, P.V. Dell'Aira


Premessa d’inquadramento Il seminario si inserisce nelle tematiche interne alla Ricerca d’Ateneo appena finanziata 2021: Il paesaggio di Roma Capitale. Nuovi luoghi del “collettivo” tra spazi del governo e vita urbana, che prosegue a sua volta la Ricerca d’Ateneo del precedente anno: Roma Capitale della Repubblica. Città, cittadini e istituzioni fra gestione dello Stato e progetto della metropoli e della quale è complementare. La ricerca affronta i comparti formatisi tra ‘800 e ‘900 (in relazione all’elezione a Capitale) e più recentemente per trasferimento/implementazione di organi di amministrazione/governo.

16-17-18 NOVEMBRE, 2 DICEMBRE

Al progetto di molti contesti urbani “governativi”, cosa è mancato in attenzione verso la dimensione intima della vita urbana?
Come convivono grande e piccolo? Head Quarter, Multinazionali, Sedi Leader, Funzioni rare, fanno da forti attrattori di
capitale per la costruzione di un paesaggio fortunatamente affidato in primis alla mano pubblica. Ed è sulla regia statale
che si vuol far leva per una rigenerazione che non guardi tanto all’eloquenza delle costruzioni quanto al loro intreccio con
la minuzia della vita in città: la dimensione, appunto, del giorno per giorno.
Grava infatti, sui brani urbani dominati da “grandezze”, un ingombrante peso critico: eccessiva razionalità insediativa,
mortificante settorializzazione priva della mixité vitale dei nuclei più antichi, apertura indistinta degli spazi, motivo di sfiducia
nel carattere benefico che le attività di rilievo dovrebbero offrire: densità proba, solidi scenari costruiti, sicure cornici di vita
generatrici di intense relazioni umane.
La città delle istituzioni manca di cura e attenzione prossemica.
Gli studi in corso colgono un primo nucleo sperimentale nella centralità di Pietralata il cui processo pianificatorio è ancora
aperto in molte parti: la continuità spaziale e fruitiva, tra entità direzionali (tra cui Stazione TAV, Nuova Sede BNL_BNP, nuove
sedi Sapienza, nuova Istat, nuovo HQ di FS…) e realtà d’intorno, mostra infatti aspetti di grave carenza. Ed è soprattutto lo
spazio aperto a risentirne.
Ma Pietralata è, da più di un cinquantennio, un inarrestabile laboratorio progettuale e promette alla città un insediamento a
elevato contenuto di urbanità. La rete dello spazio aperto pubblico non può mancare di esserne il fil rouge; il “negativo
urbano” dovrà equiparare le eccellenze architettoniche tra le quali stenderà i suoi spazi. Con quali tecniche e risorse si
potranno ricreare le sedi dell’incontro e delle funzioni collettive in città? La nuova “piazza del governo”, la nuova “via dei
ministeri”, il nuovo plateau d’ingresso alla stazione, non smettono di rappresentare anche oggi, a emergenza sanitaria
ancora in pieno corso, un traguardo forte. Su questo vorremmo spingere il pedale, affinché gli spazi pubblici en plein air del
nuovo direzionale esplorino assetti e metodi per farsi sfida-guida urbana al dopo Covid_19.
Neo-strade, neo-piazze, neo-parchi, ma anche spazi minori -cortili, cul de sac, recessi- beneficiari di attiguità con architetture
di ruolo, andranno rivisitati e rigenerati, sull’onda della potenziale sinergia con i grandi pesi urbani, dotandoli di attrezzatura
e qualità spaziale, valide per garantire un nuovo tipo di “sicurezza” e di “sostenibilità sanitaria”, ricomponendo gli effetti dello
sgretolamento sociale.

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