Offerta formativa anno accademico 2023/2024


Elenco dei corsi/attività primo anno

titolocrediti
Linee di ricerca. Crisi del mondo contemporaneo e nuove strade/campi per l'architettura_ prof. Antonino Saggio 10
Natura e infrastruttura in città: Parigi ecologica_ proff. Nicoletta Trasi e Renzo Lecardane 10
Architettura e narrazione_ prof. Renato Bocchi 10
Tecniche compositive dello spazio emozionale_ prof. Andrea Bruschi 10
Una parola, un documento, un manifesto. Strumenti critici per l’indagine sul contemporaneo, tra storia, teorie e progetto_ proff. Maria Clara Ghia e Caterina Padoa Schioppa 10
La luce naturale come componente fondamentale del progetto dello spazio domestico: l’influenza delle variabili geometriche e superficiali sulla quantità, qualità e distribuzione della luce negli interni_ proff Domizia Mandolesi e Massimo Zammerini 10
Edificare Nature_ prof. Luca Porqueddu 10

Eventuali maggiori informazioni per le voci sopra elencate

Linee di ricerca. Crisi del mondo contemporaneo e nuove strade/campi per l'architettura
data presunta: gennaio 2024 - tipologia: altro - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 30
docente del corso: Antonino Saggio qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario intende concentrarsi sulle ricerche di architettura degli ultimi dieci anni condotte in campo internazionale con un focus particolare rivolto a come l’architettura contemporanea affronti alcune delle grandi criticità che stanno investendo con particolare intensità il mondo negli ultimi anni: 1. Il pianeta terra sotto l’aspetto della crisi bioclimatica 2. L’emergenza rifiuti 3. La crisi idrica 4. Il sottosviluppo economico sociale con le conseguenti pressioni migratoria 5. Il tema del progressivo allontanamento civile e ambientale della periferia. Le lezioni avranno carattere seminariale con un aperto dialogo tra i partecipanti sulla base di alcune tracce di appro-fondimento e di letture preparatorie. In particolare verrà chiesto ai dottorandi di individuare dei progetti particolarmente perti-nente ai temi architettonici sopra presentati. Nel merito disciplinare il seminario si basa su due testi di riferimento. L’uno che individua una impal-catura storico critica generale di riferimento, un secondo, invece, che individua molteplici spunti per l’approfondimento degli ultimi anni. In particolare il testo “Architettura e Modernità” si distingue dai manuali che offrono una edizione ampliata di Storie dell’architettura nate attraverso chiavi interpretati-ve di decenni or sono. La riscrittura del passato parte in questo libro dall’oggi, è in rapporto all’emer-sione del paradigma informatico ed è condotta con chiavi interpretative più vicine alle teorie e ai metodi della progettazione architettonica che all’indagine filologica o storica. Il secondo testo propone molte-plici spunti relativi al dibattito contemporaneo e soprattutto un vitale nuovo quadro di riferimento in cui collare lo spazio architettonici in una logica effettivamente ecologica La lettura e la discussione seminariale a partire da questi due testi si è rivelata nel passato molto utile alla progressiva messa a fuoco di aree di ricerca personali che inquadrano un interesse specifico in un contesto disciplinare delineato nelle sue linee di riferimento generale. Bibliografia. Claudio Catalano, OltreUmano, per un’architettura del vivente, Vita Nostra edizioni, Roma 2023 Antonino Saggio, Architettura e Modernità dal Bauhaus a la Rivoluzione Informatica, Carocci, Roma 2010 Altri testi saranno consigliati parallelamente allo svolgersi del seminario
modalità di accertamento finale: Discussione di una relazione finale che dovrà riguardare tanto il tema nelle sue caratteristiche generali che la presentazione di un progetto chiave di particolare rilevanza

Natura e infrastruttura in città: Parigi ecologica
data presunta: ottobre 2024 - tipologia: altro - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 50
docente del corso: Nicoletta Trasi e Renzo Lecardane qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: La transizione ecologica, come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai nuovi obiettvi europei per il 2030, è alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo. Intervenire per ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare l’impatto delle attvità produttive sull’ambiente è sempre più necessario per migliorare la qualità della vita e la sicurezza ambientale, attraverso una economia più sostenibile per le generazioni future. Una nuova dimensione morale, che si configura con una forte componente eUca, non può quindi demandare le risposte soltanto alle innovazioni tecnologiche o alla conoscenza scienUfica sui fenomeni climatici. Orientare una transizione ecologica verso equità e benessere collettvo, significa ripensare il sistema di relazioni tra l’uomo e l’ambiente; quindi, riferirsi non solo al sistema economico dominate o agli aspetti ambientali, ma soprattutto alla costruzione di realtà sociali e culturali a partire dall’ambiente costruito e dalle risorse del territorio (RSE, 2021). Il tema del costruito, e in particolar modo del consumo di suolo, rappresenta una delle questioni principali del dibattito sull’equilibrio degli ecosistemi, sulla biodiversità e sulla qualità della vita. Il suolo, inteso come bene comune e risorsa non rinnovabile, è al centro di tutti quei fenomeni che aumentano la pericolosità, il dissesto e il disegno del territorio, con conseguenze non solo sulla sicurezza dei cittadini, ma anche sulla produttività delle economie locali e dei caratteri sociali dei modelli insediativi. Per superare il limite dell’assenza di una direttiva, la Commissione europea ha approvato la Strategia per il suolo, che ha l’obiettivo di garantire entro il 2050 che tutti gli ecosistemi terrestri siano in buona salute. L’intervento sull’esistente pone l’accento sulla necessità di ripensare i territori e le nostre città in una prospettiva che non tenga conto di singoli obiettivi quanto di impatto su tutte le risorse. Nuove modalità di progettare e costruire gli spazi, multiuso e su scale che ridimensionino l’ordine dei bisogni (Ilka, 2019), possono promuovere interventi sostenibili e resilienti, migliorando da una parte le capacità dell’ambiente costruito e riducendo, dall’altra, il degrado ambientale dei centri urbani, grandi o piccoli che siano. Di fronte alla crisi della società della crescita, sobrietà e frugalità sono le parole chiave di un altro modo di trasformare il costruito con una responsabilità rinnovata nei confronti dell’urgenza ecologica e climatica, in un’economia della misura e del rispetto della biodiversità (Madec, 2021). Non assumendo una posizione ideologica, risulta evidente che la presenza della natura in città si impone oggi come un fattore chiave nella valutazione della qualità della vita urbana. Tuttavia, il luogo e la forma da restituire alla natura urbanizzata non sono ovvi, e richiedono la formazione di rinnovate competenze che ibridano i saperi disciplinari consolidati. In questo senso, il Seminario, intende focalizzare l’attenzione sull’urgenza di cambiare passo per accelerare il cambiamento culturale verso i temi della transizione ecologica e la biodiversità in ambito urbano, soffermandosi sul caso di studio della Petite Ceinture a Parigi. Dopo l'interruzione del traffico ferroviario, la Pe#te Ceinture è rimasta a lungo abbandonata; più tardi si sono insediate alcune attività, dapprima spontaneamente e poi in modo sempre più strutturato includendo nel suo tracciato attività marginali che arricchiscono lo spazio di attrazione del dinamico tessuto sociale accresciuto durante l’ultimo decennio nei quartieri ad essa limitrofi. Nonostante le numerose trasformazioni urbane che hanno caratterizzato le politiche pubbliche a partire dai Grands travaux mitterandiani, l’abbandono affettivo e speculativo della Petite Ceinture ha contribuito a modificare profondamente il suo paesaggio, trasformandolo in una vera e propria riserva naturale in ambito urbano. Lo sviluppo della vegetazione spontanea e il ritorno di alcune specie animali scomparsi da tempo in città sono oggi le qualità principali della Petite Ceinture che ci interrogano sul ruolo ecologico e sociale della natura in città. Così come richiesto dalla comunità dei residenti dei quartieri limitrofi che, da alcuni anni, è sempre più desiderosa di appropriarsi di questo luogo unico e raro nel panorama parigino, l’avvio di nuovi usi sembra oggi molto importante per le trasformazioni realizzate e in corso che mirano a rigenerare alcuni spazi, seppur frammentati, lungo la Petite Ceinture. A questo si aggiunge il cambio della prospettiva nei confronti di un luogo emblematico che rappresenta un importante laboratorio sulla biodiversità in ambito urbano. L'assenza della circolazione ferroviaria e la relativa conservazione di questo territorio urbano alla presenza antropica è emblematica per Parigi proprio perché ha mantenuto il suo carattere di infrastruttura dismessa. Tuttavia, la Petite Ceinture non è un'infrastruttura come le altre, la sua complessità ricca di potenzialità e vincoli, richiede riflessioni mirate e soluzioni specifiche che devono tenere conto delle sue specificità per preservarne il carattere eccezionale, conferendole un ruolo all'interno della metropoli evitando la sua banalizzazione a cintura verde destinata soltanto al tempo libero. Articolazioni del Seminario 1a settimana: n. 2 giornate lezioni 2a settimana: n. 5 giorni viaggio a Parigi 3a settimana: n. 2 giornate incontri e jury finale a Roma
modalità di accertamento finale: Al termine del seminario ciascun dottorando presenterà ad un jury composto dai docenti responsabili del seminario e docenti invitati, un testo critico e una tavola Manifesto che, dovranno mettere in evidenza le criticità e le potenzialità delle interazioni della Petite Ceinture con l’ambiente naturale e costruito di Parigi.

Architettura e narrazione
data presunta: settembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 50
docente del corso: Renato Bocchi qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Un’indagine sulle modalità narrative che la letteratura può suggerire alla composizione architettonica. Il tema non è nuovo: è stato oggetto di alcuni importanti esperimenti dell’architettura contemporanea: si pensi in particolare a quelli svolti nello scorcio di fine Novecento da Bernard Tschumi attraverso esperienze teorico-progettuali quali i Manhattan Transcripts, 1981-82 o il Joyce Garden proposto agli studenti dell’AA di Londra, fino al famoso Parco della Villette e molti altri progetti realizzati successivamente. Ma naturalmente il tema è presente anche nella trattatistica dell’architettura rinascimentale, fino alle esperienze dell’Illuminismo. Un approfondimento monografico sarà proposto, con l'apporto di Luca Molinari, a seguire della mostra da lui coordinata ad Urbino nel 2021, sul famoso ed emblematico progetto non realizzato del Danteum di Terragni e Lingeri. Il tema ha inoltre una cospicua messe di trattazioni filosofiche importanti che ne costituiscono il background teorico. Il riferimento forse più stimolante è agli studi di Paul Ricoeur, divulgati in italia da una famosa edizione della Triennale di Milano, 1996, curata da Piero Derossi e intitolata “Identità e Differenze”, cui parteciparono nomi illustri dell’architettura e del pensiero filosofico e letterario, fra i quali Eisenman e Lyotard, oltre a Ricoeur. Una riflessione interessante su tale tematica è stata svolta di recente da Giuseppina Scavuzzo in un saggio introduttivo al numero 45/46 della rivista FAMagazine, 2018, dedicato appunto al rapporto Architettura-Narrazione. Personalmente, mi sono – molto più episodicamente – cimentato con il tema in occasione di alcuni laboratori Iuav (2010), della partecipazione ad un'iniziativa sull'Orlando Furioso nell'ambito del Festivaletteratura di Mantova nel 2012 e nella redazione di alcuni saggi. Un ulteriore contributo sul tema è offerto dai risultati di un ciclo di convegni ed incontri internazionali coordinato dal 2018 ad oggi da Enric Bou, professore di letteratura spagnola a Ca’ Foscari, e José Joaquin Parra, della facoltà di architettura di Siviglia. In prima ipotesi, il seminario dovrebbe tenersi a settembre 2024 con l'ormai consueta preziosa collaborazione dell'Accademia di Spagna in Roma. Il programma prevede tre sessioni di seminario di due giorni ciascuna, da me introdotte e coordinate, articolate in sintesi come di seguito specificato. Sessione 1 - Architettura e narratività (o storytelling). Le basi teoriche con Giuseppina Scavuzzo e Carmelo Marabello Paul Ricoeur definì il rapporto originario tra costruire e raccontare in Architettura e narratività, un testo da lui proposto alla XIX Esposizione Internazionale della Triennale di Milano del 1994, curata da Piero Derossi e dedicata a Identità e differenze. Ricoeur fa riferimento a una narratività ermeneutica in cui la progettualità architettonica ritrova una legittimazione proprio nel suo potenziale senso narrativo rispetto al bisogno umano di abitare. In particolare istituisce un parallelo tra costruire e raccontare trasponendo sul piano architettonico le categorie già esposte in Tempo e racconto e applicate all’arte del raccontare: prefigurazione, configurazione e rifigurazione. Attraverso il puntuale parallelo fra architettura e racconto si rivela l’analogia profonda tra racconto e costruzione che si riverbera nel rapporto che entrambi intrattengono con la vita. Su questa scia, Giuseppina Scavuzzo ha recentemente ipotizzato che: "Nell’era della comunicazione in cui ci troviamo, tra le molteplici declinazioni in cui la relazione tra architettura e forme di narrazione può essere intesa, possa riscuotere grande successo il proposito di accostare l’architettura a una forma o, forse meglio, una tecnica di narrazione caratteristica della comunicazione contemporanea, lo storytelling". Il parallelo architettura-narrazione (o storytelling) può integrarsi inoltre con un altro rapporto molto studiato tra le tecniche del progetto architettonico e quelle della cinematografia, cui potrà offrire un contributo di discussione Carmelo Marabello. Riferimenti bibliografici: - Paul Ricoeur, Architettura e narratività, in Identità e differenze, Electa, Milano 1996, vol. 1 , ripubblicato in F. Riva (a cura di), Leggere la città: Quattro testi di Paul Ricoeur, Castelvecchi, Roma 2013. - Giuseppina Scavuzzo, Architettura e narrazione. L’architetto come storyteller?, editoriale del numero monografico omonimo, in "FAMagazine" n.45/46, 2018. Sessione 2 - Architettura e racconto - alcune sperimentazioni progettuali con Luca Molinari, Federica Morgia e Paolo Bürgi In varie esperienze importanti dell'architettura moderna e contemporanea si è tentato di trasporre nel progetto architettonico-urbano o del paesaggio concetti, tecniche o finalità della narrazione letteraria; talvolta addirittura di raccontare con lo spazio e le forme dell'architettura capolavori letterari. Possiamo citare al proposito un esempio famoso del razionalismo italiano: il Danteum di Terragni e Lingeri, esperienza recentemente rivisitata approfonditamente da una mostra ad Urbino curata da Luca Molinari. Possiamo altresì citare i diversi esperimenti teorico-progettuali, nella stagione del cosiddetto Decostruttivismo, di John Hejduk, di Peter Eisenman, di Bernard Tschumi, tutti fortemente influenzati ed ispirati non solo dalle trattazioni filosofiche di Derrida ed altri, ma anche e soprattutto da riferimenti letterari. Federica Morgia, dal canto suo, ha recentemente dato un'interessante interpretazione "narrativa" di alcuni progetti di Juan Navarro Baldeweg. Per altro verso il raccontare storie (storytelling) è ritenuto da Paolo Bürgi un impulso primario per ideare progetti di paesaggio. Questa sua convinzione è stata alla base alcuni anni fa di un nostro laboratorio Iuav sui luoghi emiliani segnati dalla presenza di Ludovico Ariosto. Riferimenti bibliografici: - Luca Molinari e Luigi Gallo (a cura di), Città di Dio. Città degli uomini. Architetture dantesche e utopie urbane, Marsilio, Venezia 2021 - Federica Morgia, La sezione risonante di Baldeweg, Lettera22, Siracusa 2023 - Paolo Bürgi, Il paesaggio come racconto, in: C.Olmi (a cura di), Il Parco dell'Ariosto e del Boiardo. Progetti di luoghi come esercizi di fantasia, Quodlibet, Macerata 2010, pp. 69-78. - Renato Bocchi, Le strutture narrative e il progetto di paesaggio, in: C.Olmi, op.cit., pp. 41-50. - Renato Bocchi, Ut architectura poësis. Tre esperimenti di associazione fra architettura e poesia, in: "Engramma", n.150, ottobre 2017. - Bernard Tschumi, Architettura e disgiunzione, Pendragon, Bologna 2005. Sessione 3 - Casas de Citas. Luoghi di incontro fra architettura e letteratura con José Joaquin Parra e Enric Bou Nel 2015 José Joaquin Parra, docente di architettura dell'Università di Siviglia, in collaborazione con Enric Bou, docente di letteratura spagnola all'Università Ca' Foscari di Venezia, avviò un'iniziativa di cuna serie di convegni e seminari, tuttora in corso, con questo titolo, che si presenta "come uno spazio e un tempo in cui trattare le relazioni più intense e proficue tra queste due discipline di frontiera: per indagare da prospettive eterogenee attorno alle loro corrispondenze, dispiegandosi dalla casa come luogo della creazione letteraria fino al racconto come territorio del progetto e della costruzione dell'architettura; dai postulati verbali della città "ingravida"(senza peso) fino ai paesaggi in cui possa alleviarsi il dolore, incluse le nozioni di utopia e di avanguardia, l'idea urbana di politica e la critica del concetto di patrimonio". Gli stessi promotori potranno offrire alcune letture sul tema provenienti da questa larga e interessante esperienza. Riferimenti bibliografici: - Josè Joaquin Parra (ed), Casas de citas. Lugares de encuentro en la arquitectura y la literatura, Edizioni Ca'Foscari, Venezia 2018. - José Joaquin Parra, Pensamiento arquitectónico en la obra de José Saramago, Aconcagua, Sevilla 2003
modalità di accertamento finale: I dottorandi saranno chiamati ad elaborare una propria ipotesi di studio, scegliendo un episodio significativo di progetto architettonico analizzabile secondo criteri analoghi a quelli presentati nel corso del seminario stesso e con tecniche scritto-grafiche o multimediali, a propria discrezione. Tali elaborati saranno discussi collettivamente in una giornata finale.

TECNICHE COMPOSITIVE DELLO SPAZIO EMOZIONALE
data presunta: ottobre /novembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 30
docente del corso: Andrea Bruschi qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Alcuni spazi dell’architettura provocano emozioni. L’impressione di stupore, reverenza, timore, turbamento e qualche volta commozione, la sensazione di solennità e a volte di eccitazione o divertimento, la curiosità, lo straniamento, lo smarrimento, la pace o la destabilizzazione che alcuni spazi inducono nel visitatore sono il risultato di strategie compositive che mettono in gioco diverse categorie del comporre. Che cos’è uno spazio emozionale? Quali sono le architetture che emozionano? Di quali tipi di emozioni possiamo parlare? Quali le categorie compositive poste in gioco? Non interessa questo seminario capire perché alcune architetture posseggono la capacità di emozionare e altre no. Piuttosto ne prendiamo atto. Il tema è già ben ricompreso nei campi di ricerca che affrontano la relazione fra architettura e neuroscienze e fra architettura e percezione. Interessano invece i tipi di emozione e gli strumenti del progettista per generarle, ovvero le tecniche compositive, la capacità di costruire palinsesti architettonici, suggestioni, situazioni, atmosfere e la loro relazione con i temi di progetto. Quali “forme del vuoto” definiscono un rapporto privilegiato fra tema e spazio dell’edificio, tanto da tradurlo in un palinsesto emozionale? La calma, la compostezza, il rigore e la gioia che Le Corbusier instilla nella cappella de La Tourette o di Ronchamp; la sublime ineluttabilità delle Fosse Ardeatine; il dinamismo e l’ariosità del terminal di Saarinen all’aeroporto JFK di New York; lo spazio destabilizzato e l’idea di cultura della Kunsthal di Rotterdam o della Congrexpo di Rem Koolhaas; la scala territoriale, il gigantismo e la dimensione atmosferica dell’Esplanade di Barcellona con la pergola fotovoltaica di Elias Torres; la labirintica misteriosità delle terme di Vals di Zumthor; l’episodicità divertente dello Schaulager di Herzog e De Meuron a Basilea; la solennità della Caja di Grenada di Campo Baeza; la plasticità in movimento del Kiasma; il lirismo concettuale di Alvaro Siza sono esempi di come diverse tecniche compositive producano diversi spazi dell’emozione e del loro rapporto con il tema di progetto: la chiesa, il terminal, lo spazio aperto, gli spazi per la cultura, la casa. Il seminario intende sondare i caratteri e le tecniche compositive di alcune architetture esemplari degli ultimi trenta anni – architetture europee recenti paragonabili per scala e ambito geografico – per chiarirne le metodologie generative. L’esercitazione è centrata sulla lettura dell’edificio, con particolare attenzione allo spazio interno, allo scopo di far emergere attraverso testi e disegni, le categorie prevalenti di indagine e resa progettuale via via utilizzate dai progettisti. La lettura dell’edificio costituirà il cuore del processo di analisi e metterà in evidenza le diverse tecniche compositive emerse negli esempi considerati. La scala, la dimensione e la misura, la forma e la geometria dello spazio, la relazione luce/ombra, il rapporto interno/esterno, la materia e la superficie, i passaggi fra le parti....costituiranno altrettanti termini di confronto per mettere in evidenza gli elementi strutturanti lo spazio architettonico dell’opera esaminata. Per il tipo di approfondimento richiesto il seminario ha quindi il carattere di esercizio di alto livello. Il dottorando proporrà una architettura oggetto di analisi, la collocherà nel quadro della poetica del progettista, ne metterà a confronto i caratteri con altre architetture, evidenziandone le diverse modalità organizzative e gli elementi strutturanti e cercando di ricostruire graficamente il procedimento mediante il quale lo spazio è stato concepito. Si tratta di un’opera di razionalizzazione del procedimento compositivo e di messa in evidenza dei suoi momenti principali. Il prodotto seminariale sarà un testo scritto corredato da grafici utili a mostrare l’interpretazione degli elementi cardine del processo generativo della spazialità esaminata. Oltre all’appropriazione e la razionalizzazione degli strumenti del comporre funzionali alla configurazione di spazi di alta qualità architettonica l’obiettivo è la concettualizzazione dei percorsi del progetto, saper descrivere le fasi che hanno costituito i momenti prevalenti della composizione, anche attraverso il reperimento di schizzi e testi descrittivi degli autori stessi, un aspetto interconnesso con la attività didattica. Il seminario vuole così porre l’accento sullo studio dello spazio architettonico in termini compositivi. Al fondo del tema c’è l’ipotesi che nella progressiva riduzione contemporanea dell’edilizia a prodotto normato, tecnico e utilitario lo spazio lasciato all’architettura tenderà sempre più a essere, come un tempo, quello di luogo dell’emozione.
modalità di accertamento finale: Valutazione da parte del docente di un testo con disegni di analisi dell'opera selezionata

UNA PAROLA, UN DOCUMENTO, UN MANIFESTO. Strumenti critici per l’indagine sul contemporaneo, tra storia, teorie e progetto
data presunta: ottobre/novembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 40
docente del corso: Maria Clara Ghia, Caterina Padoa Schioppa qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario propone una riflessione mirata a tenere insieme i campi disciplinari della storia, delle teorie e del progetto, per rispondere alla necessità di affinare gli strumenti di indagine sull’architettura contemporanea e di espandere, o addirittura ribaltare, lo sguardo sulle relative urgenze/emergenze. A ciascun dottorando verrà proposto di lavorare su una “parola chiave”, identificata come cruciale per descrivere fenomeni in atto nel panorama attuale, e di investigarne il significato a partire dall’etimo fino alla sua declinazione semantica nei differenti campi del sapere. A questo scopo, sarà identificata una bibliografia di riferimento appropriata – tra trattati o testi di teorie dell’architettura, scritti di architetti, ma anche saggi che si affacciano su altre discipline (filosofia, politica, storia dell’arte, sociologia, opere letterarie, etc.). L’indagine teorica sarà intrecciata criticamente con l’analisi di un documento d’autore, scelto tra il vasto patrimonio di opere del Novecento conservate presso il Centro Archivi MAXXI. Tale documento sarà selezionato come testimonianza che “metta in forma” l’apparato concettuale relativo alla parola chiave – anche contraddicendolo, o addirittura smentendolo. Il documento servirà metodologicamente a stabilire un confronto con il recente passato al fine di radicare il posizionamento del contemporaneo nelle tracce della storia. L’esito del seminario consisterà nella stesura di un “manifesto”, ovvero un’enunciazione programmatica e progettuale che faccia reagire i significati delle parole della contemporaneità con le testimonianze del passato, rilanciando verso il futuro i temi che emergeranno da questa interazione. Dal punto di vista strumentale, dunque, il seminario ha l’obiettivo di consolidare una pratica di posizionamento culturale, attraverso dispositivi di contaminazione tra linguaggi – grafici e testuali. PROGRAMMA 1_Giornata istruttoria (1 giornata): Presentazione della struttura, dei temi, delle finalità e metodologie. Dibattito intorno al linguaggio corrente nel panorama architettonico contemporaneo, riflessione sull’abuso e sulla vaghezza di significato dei termini più inflazionati, indagine riguardo alle parole/concetti che si ritengono mancanti e necessari, prima riflessione sugli ambiti di interesse da sviluppare durante il seminario. Al dibattito saranno invitati a partecipare ospiti di altre discipline. 2_Scelta ambiti di interesse (1 giornata): Presentazione delle “parole-chiave” scelte dai dottorandi, per l’indagine delle quali si individuerà una bibliografia di riferimento. Prima visita virtuale all’Archivio digitale del MAXXI per discutere la scelta del documento, le cui caratteristiche andranno indagate “attraverso la lente” della parola-chiave e dell’ambito di interesse di ciascun partecipante. 3_Indagine presso il Centro Archivi MAXXI (1 giornata): Svolgimento delle ricerche in archivio, dove i dottorandi saranno affiancati dalle docenti e dalle responsabili del centro, che metteranno a disposizione i fondi a seconda delle scelte compiute. Inizio del lavoro di lettura critica e di riscrittura interpretativa del documento, procedimento che consentirà la stesura del Manifesto. 4_Redazione del Manifesto (1 giornata): Prima presentazione del Manifesto, strumento di sintesi video/grafico-testuale che fa convergere l’istanza teorica e progettuale in un dialogo – tutto da costruire – con la storia. In questa occasione i dottorandi dovranno sostenere una “tesi” rispetto alla parola/concetto attraverso la “manipolazione” del documento d’archivio selezionato. 5_Giornata conclusiva (1 giornata): Presentazione degli esiti del Seminario
modalità di accertamento finale: Presentazione degli esiti del Seminario (ppt + Manifesto) di fronte a una giuria selezionata. Sarà l’occasione per discutere criticamente le “tesi” del Manifesto, la loro rilevanza nello scenario culturale contemporaneo, e per aprire un dibattito intorno al linguaggio corrente nelle discipline dell’architettura.

La luce naturale come componente fondamentale del progetto dello spazio domestico: l’influenza delle variabili geometriche e superficiali sulla quantità, qualità e distribuzione della luce negli interni.
data presunta: 5 ottobre - 5 novembre 2023 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: seminariale - numero ore: 45
docente del corso: Domizia Mandolesi, Massimo Zammerini qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Durata: 4 settimane Il lavoro consisterà in 4/5 lezioni dopo le quali sarà richiesto ai dottorandi un contributo in forma grafica con cui esplicitare, attraverso l’analisi di alcuni esempi progettuali di spazi domestici, le principali componenti e variabili geometriche e superficiale che incidono sull’apporto di luce naturale. Abstract La luce naturale oltre ad essere uno dei materiali principali del lavoro dell’architetto, componente poetica per eccellenza come la storia dell’architettura testimonia attraverso illustri esempi, è elemento essenziale per la vita e il benessere fisico e psicologico delle persone. La questione energetica negli ultimi anni ha condotto a una riduzione delle superfici finestrate e a un ispessimento delle pareti perimetrali con conseguenze sulla riduzione dell’apporto di luce naturale. Legando queste considerazioni più generali agli avvenimenti recenti che hanno portato la casa ad assumere un nuovo ruolo come luogo di attività diverse e molteplici, il seminario intende riflettere sull’importanza di un corretto apporto di luce naturale nello svolgimento delle attività all’interno dell’abitazione per individuare i principali fattori compositivi e spaziali che incidono su una corretta luminosità degli ambienti. L’obiettivo è quello di sensibilizzare il progettista e renderlo consapevole della necessitò di operare attraverso una serie di strumenti che permettano il controllo del corretto apporto di luce naturale.
modalità di accertamento finale: Valutazione da parte dei docenti di elaborati grafici di analisi

EDIFICARE NATURE
data presunta: dicembre 2024 - tipologia: riconducibile al progetto formativo - modalità di erogazione: Ex-cathedra - numero ore: 50
docente del corso: Luca Porqueddu qualifica: Professore affiliazione: Italiana
programma delle attività: Il seminario, a carattere teorico/progettuale, intende approfondire il ruolo che l’Architettura ha rivestito e potrà rivestire nella costruzione della mitizzazione della Natura, ovvero nel processo di consolidamento di quell’alleanza tra il bello artificiale e il bello naturale da cui scaturisce, spontaneamente o culturalmente, la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale. Obiettivo del seminario è quello di mostrare le potenzialità della trasformazione umana quale strumento di salvaguardia del mondo naturale, restituendo e riconoscendo all’Architettura la sua vocazione al conferire senso e valore ai luoghi a basso livello di antropizzazione, mediante accordi formali, materici, visuali, tattili, sonori. Nel corso delseminario, pertanto, si chiederà ai dottorandi di impostare una riflessione attorno al legame architettura/natura non nei termini della sostenibilità intesa quale risposta prestazionale tecnologica, ma ponendo attenzione gli aspetti simbolici, figurativi, abitativi. Come un sigillo materiale e spirituale al contempo, per lungo tempo, l’Architettura ha definito il punto di incontro e di dialogo tra il selvatico e il civile. In molte occasioni, come un dono, ha trovato la possibilità di riconoscere, rappresentare e onorare la specificità di ambiti naturali a cui l’uomo, le comunità e le civiltà, hanno sentito l’esigenza di appartenere attraverso l’edificazione di strutture fisiche che fossero monito e simbolo di una costruzione civile e spirituale. Prima della frattura tra uomo e natura, proprio i luoghi più strategici, iconici, intensi, venivano trasformati, perimetrati per esaltare potenzialità latenti o materializzare un’aura altrimenti invisibile agli sguardi meno sensibili. Alture, boschi, rupi, sorgenti ecc. erano spesso sacralizzati da templi, temène, santuari, eremi, fortezze, porte e fonti sacre, con l’idea che la preziosità di quelle particolari condizioni dovesse essere custodita e protetta dall’uomo e, al tempo stesso, con i sentimenti di riconoscenza e sacrificio, che portavano le comunità insediate nella natura ad offrire raccolti e ad edificare monumenti per restituire e ringraziare, costruendo un dialogo basato sul rispetto, sul desiderio e sulla speranza. Se nell’accezione contemporanea più comune, l’Architettura è il primo strumento di compromissione e offesa alla natura, nella revisione di paradigma, l’Architettura torna ad essere la forza positiva che consente all’umano di abitare la Terra, edificando fisicamente e spiritualmente la natura. In continuità con la lunghissima tradizione dell’edificare nature che da Tiberio a Sperlonga a Luigi Moretti a Fiuggi, fino all’opera di Peter Zumthor, il seminario inviterà i dottorandi ad instaurare un dialogo progettuale con la rupe di Anguillara Sabazia, un antro naturale che, come L’isola dei morti di Arnold Böcklin, attende l’edificazione di un’Architettura per mitizzare e tutelare la bellezza della sua natura perturbante. Riflessioni teoriche e progetti (sviluppati mediante disegni e modelli fisici) troveranno auspicabilmente visibilità in una mostra negli spazi della Facoltà organizzata dai dottorandi che frequenteranno il seminario.
modalità di accertamento finale: Riflessioni teoriche e progetti (sviluppati mediante disegni e modelli fisici) troveranno auspicabilmente visibilità in una mostra negli spazi della Facoltà organizzata dai dottorandi che frequenteranno il seminario.


Modalità di scelta del soggetto della tesi

Nel 1° anno di corso, i seminari e i workshop rappresentano per i dottorandi una prima importante occasione di avvicinamento agli specifici caratteri della ricerca nel campo della progettazione e delle teorie dell’architettura. All'interno di questa cornice i dottorandi possono altresì individuare le competenze scientifiche espresse dai docenti attraverso i loro interessi scientifici e dunque sondare le differenti linee di ricerca per individuare e delimitare i campi di indagine e le prime ipotesi di dissertazione da proporre al collegio.

Modalità delle verifiche per l'ammissione all'anno successivo

I seminari e i workshop di progettazione costituiscono una delle componenti principali dell’offerta formativa del dottorato nel 1° anno di corso. La partecipazione ad essi e la produzione dei papers o degli elaborati progettuali richiesti permette di ottenere un significativo numero di crediti per il passaggio all’anno successivo. All'interno di questa impostazione seminariale, ciascun dottorando è chiamato a rendicontare tutte le attività svolte, nella loro articolazione tipologica ( ricerca, didattica, ecc.) attraverso la redazione di una scheda che è poi oggetto di verifica e valutazione finale da parte del Collegio dei docenti normalmente nel mese di ottobre.


Elenco dei corsi/attività secondo anno

titolocrediti
DIGITAL STAGE – Architettura Spazio Corpo _ prof. Renato Bocchi con gruppo di ricerca della univ. di Valladolid 10
L’ARCHITETTURA IN DANIMARCA: FORME E SPAZI VIVIBILI _proff. Rosalba Belibani e Antonella Romano 10
LO SPAZIO DI UN ISTANTE. Ricerca spaziale nell’architettura degli allestimenti italiani _ prof. Filippo Lambertucci 10
HABITAT FLESSIBILE A DENSITÀ VARIABILE. Seminario/workshop tra Roma e Parigi _ proff. Domizia Mandolesi e Massimo Zammerini con Cristiana Mazzoni 10
LE FORME DELLO SPIRITO. UN LUOGO PER LA PREGHIERA, LO STUDIO E L’INCONTRO INTERCULTURALE _ prof. Guendalina Salimei con F. R. Castelli, A. Riciputo 10
L'IMMAGINARIO DELLE ROVINE. DA PIRANESI AL MODERNO _ prof. Lucio Altarelli con M. Falsetti 10

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DIGITAL STAGE – Architettura Spazio Corpo
Renato Bocchi con gruppo di ricerca della univ. di Valladolid

L’obiettivo del seminario è di fornire – mediante la comparazione e il montaggio di concetti e strategie progettuali delle arti visive e performative e dell’architettura contemporanee – un apparato teorico-metodologico utile ad esplorare in corpore vivo il tema dei rapporti fra corpo e spazio, nell’ambito di esperienze di installazione artistica, arte ambientale, digital exhibit e digital stage, oppure di progetto ed allestimento dello spazio architettonico d’interni.
In questa prospettiva di studio risulta cruciale l’apporto di tutti quegli artisti moderni e contemporanei che hanno assunto la dimensione corporea come riferimento e misura dello spazio architettonico e come strumento performativo per tale percezione. Si analizzeranno in particolare gli apporti in tal senso di alcune ricerche dell’arte contemporanea in funzione immersiva e performativa, comparate con l’attenzione alla dimensione spaziale e corporea di esperienze sviluppate da alcuni architetti contemporanei nel campo della scenografia e dell’interior design.
Il seminario si avvale di una prima sperimentazione del tema svolta dai proponenti in un analogo seminario dal titolo Lo spazio del corpo – Il corpo dello spazio, a cura dello scrivente, tenutosi all’Iuav nel luglio 2022, e dei relativi materiali (cfr. http://www.iuav.it/Didattica1/workshop-e/2022/Lo-spazio-/index.htm).
Accanto a un ciclo di lezioni-dibattito, con contributi di confronto interdisciplinare su tali temi, il seminario sfocerà in un esercizio sperimentale multimediale (condotto tramite workshop) da allestirsi alla fine in un determinato spazio espositivo, che indaghi sperimentalmente i caratteri relazionali fra corpi e spazi attraverso il progetto di installazioni fisiche o virtuali, in particolare attraverso l’utilizzo di tecniche digitali e di video-art.
Partendo dal mutuo plasmarsi di corpo e spazio, l’esperimento mira a stimolare una riflessione su quanto e come lo spazio architettonico dipenda da un sé corporeo e, in parallelo, tenta di valutare in che misura la capacità dell’architettura di incidere sul corpo e le sue percezioni possa generare nuove aperture in ambito esperienziale.
Il workshop mira, perciò, a sperimentare pratiche di misurazione e comprensione dello spazio sollecitando l’uso di strumenti innovativi offerti dal mondo digitale e multimediale che possano essere d’ausilio sia per la fase esplorativa che per l’attività di allestimento dei risultati delle esplorazioni progettuali.
Le comunicazioni analizzeranno alcune esperienze dell’arte performativa e teatrale nel loro rapporto con gli spazi architettonici che le ospitano:
per es. le esperienze di Bruce Nauman in relazione agli spazi espositivi di Tadao Ando a Venezia o le esperienze di Virgilio Sieni in relazione agli spazi di Rem Koolhaas a Milano;
la comparazione recentemente proposta da Luca Massimo Barbero fra l’opera di Lucio Fontana e Antony Gormley e gli spazi progettati da Carlo Scarpa al Negozio Olivetti di Venezia;
esperienze storiche di interior design, scenografia e arte ambientale della tradizione italiana;
una serie di esperienze dell’arte contemporanea spagnola nei medesimi campi, analizzate dai ricercatori del gruppo Digitalstage dell’Università di Valladolid;
la sperimentazione degli strumenti del Digital Exhibit proposta dal master omonimo diretto da Cristina Barbiani all’Iuav di Venezia.
Il workshop finale sarà coordinato da Juan Carlos Quindós, con la collaborazione di Valentina Rizzi. Si valuterà la possibilità di affiancare operativamente ai dottorandi alcuni studenti di arti visive dell’Iuav di Venezia e dell’Universidad de Valladolid.

Il seminario-workshop sarà ospitato dall’Accademia di Spagna in Roma, continuando la collaborazione già intrapresa con successo negli scorsi anni. Al termine sarà allestita una installazione-mostra multimediale dei risultati ottenuti.


L’ARCHITETTURA IN DANIMARCA: FORME E SPAZI VIVIBILI
Rosalba Belibani e Antonella Romano

Le opere di architettura e gli interventi a scala urbana danesi attirano l’attenzione degli altri paesi europei, e dell’Italia in particolare, già dalla seconda metà del Novecento quando - osservati con attenzione e studiati sulle pagine di riviste e volumi che ne indagano le peculiarità - rapidamente esercitano il fascino di un modello sociale e urbanistico concreto, divenendo un riferimento ineludibile e solido.
La qualità elevata della didattica impartita dal Dipartimento di architettura dell’Accademia Reale di Copenhagen – tuttora, all’inizio del XXI secolo, riconosciuta unanimemente tra le migliori scuole d’Europa – ha spinto al superamento del classicismo romantico e degli storicismi. Ne consegue lo sviluppo di un originale movimento moderno, i cui esponenti nel secondo dopoguerra guidano rapidamente la fama dell’architettura danese nel mondo: Arne Jacobsen, Jørn Utzon, Kay Fisker, Johann Otto von Spreckelsen, Ove Arup sono tra i più celebri progettisti, autori di opere fondamentali del XX secolo.
La considerazione fino al dettaglio delle proprietà inerenti al manufatto architettonico, il metodo compositivo di addizione, anticlassico e romantico, la regolarità dei ritmi, la chiarezza dei volumi, la confortevolezza degli interni, sono valori condivisi del design danese che perviene alla sua peculiare qualità di vivibilità degli spazi.
Al contempo, l’attenzione al tema residenziale, la centralità dello spazio pubblico, l’espressione ingegneristica, il disegno infrastrutturale, attraversano la cultura architettonica danese sin dall’avvio del Finger Plan - celebre modello di sviluppo urbano tuttora in corso di realizzazione - e si riversano nelle attuali politiche nazionali accrescendo al contempo identità e qualità urbana diffusa.
Storicamente e geograficamente fulcro delle relazioni tra i paesi scandinavi, la Danimarca - oggi intenta nella costruzione di nuove ipotesi di organizzazione della società futura - colloca l’architettura, la pianificazione urbana, il design a pieno titolo nel variegato panorama della cultura del paese, avvalendosi della ricerca progettuale e delle opere di un’ampia, attivissima, schiera di architetti e studi di progettazione quali Henning Larsen Architects, Aart, Dorthe Mandrup Architects, NORD Architects, 3Xn Architects, Bjarke Ingels Group - BIG, Schmidt Hammer Lassen, Cobe, C.F. Møller, cui si sono uniti, per interventi qualificatissimi durante gli ultimi due decenni, anche Norman Foster, Jean Nouvel, Zaha Hadid, OMA e Rem Koolhaas, Daniel Libeskind.
Il seminario - incluso in un ciclo sull’architettura dei paesi Nordici - intende studiare la produzione dell’architettura contemporanea in Danimarca per comprendere le peculiarità dei temi progettuali che attraversano i passaggi generazionali e indagarne attualità e fecondità.

Bibliografia di base:
Lindhardt Weiss K., New Danish Architecture, Strandberg Publishing, Copenhagen, 2022
Dahlkild N., Danish Architecture and Society: From Absolute Monarchy to the Welfare State, Museum Tusculanums Press, Charlottenlund 2020
Plummer, H., Nordic lights. Modern scandinavian architectures, Thames and Hudson, London 2012
Lind, O., Architecture guide: Danish islands, Copenhagen, Danish Architectural Press, Copenhagen, 2007

Le indicazioni bibliografiche saranno ulteriormente specificate e integrate nel corso del seminario


LO SPAZIO DI UN ISTANTE. Ricerca spaziale nell’architettura degli allestimenti italiani
Filippo Lambertucci

Il seminario vuole esplorare, attraverso lo studio delle fonti primarie e la ricostruzione grafica, il patrimonio di una ricerca spaziale che l’architettura italiana ha compiuto, raggiungendo livelli di riconosciuta eccellenza, in un contesto sperimentale favorito dalla temporaneità delle realizzazioni e dal cono d’ombra dell’attenzione critica, incline a una classificazione più marginale degli allestimenti rispetto a un presunto asse maggiore della pratica architettonica.
I casi studio si riferiscono ad architetture destinate per vocazione all’esperienza e per natura a scomparire, che perciò sono state tramandate in modo incompleto per la via indiretta di documentazione spesso avara, ripetitiva e talvolta fuorviante, restando per di più impossibile la verifica attraverso la visita. Si tratta infatti di allestimenti e padiglioni per manifestazioni e fiere che, a dispetto delle dimensioni fisiche contenute, o delle limitazioni temporali obbligate, puntano a ragionare intorno a concetti spaziali e a verificarli attraverso l’esperienza del visitatore.
L’indagine si applicherà ad uno spettro che comprende esempi molto conosciuti ma tuttavia noti attraverso documentazione parziale, opere meno note di autori noti più nel campo dell’architettura “maggiore”, opere di autori meno noti ma non indifferenti per la ricostruzione di un terreno di sperimentazione ritenuto più libero e meno compromettente, ma che restituisce il quadro di traiettorie dell’architettura italiana di grande vigore e originalità, rimaste per lo più potenziali rispetto ai successivi ed effettivi sviluppi.
Il seminario propone una struttura articolata in tre momenti:
‐ istruttoria del tema, con lezioni e comunicazioni di inquadramento e posizionamento metodologico
su aspetti compositivi e progettuali peculiari legati ai casi studio, anche con il contributo esterno di
esperti del settore, max 3, tra giugno e luglio
‐ ricerca d’archivio e bibliografica guidata, affidata al dottorando sui materiali originali presso archivi
come il CSAC di Parma, della Triennale di Milano, della Fiera di Milano, o dei singoli architetti, tra
giugno e settembre
‐ attività di ridisegno critico, a partire dalla ricostruzione tridimensionale basata sui documenti e
articolata nella esplorazione dei dispositivi della messa in scena, supportata da 2/3 incontri di revisione discussione tra settembre e ottobre
Il prodotto atteso è un breve testo critico di 5‐6.000 battute e una raccolta di disegni di ricostruzione e di analisi critica attraverso la grafica e didascalie narrative.
I contributi saranno raccolti in fascicoli/volumi per la pubblicazione e quindi finalizzati, nella loro confezione, ad una destinazione editoriale compiuta e una possibile esposizione collettiva.
Si vuole così indirizzare il ricercatore ad un’esperienza completa, seppur contenuta, di istruttoria e indirizzo di un tema di ricerca, la sua verifica su base documentaria da reperire, la restituzione attraverso lo strumento peculiare del disegno.
A titolo esemplificativo i temi di indagine saranno condotti in modo coordinato tra i vari ricercatori intorno a nuclei omogenei, come le diverse edizioni della Triennale, esposizioni nazionali, fiere ed episodi anche molto studiati come la Mostra della Rivoluzione Fascista, ma non sempre ricostruiti e approfonditi sul piano spaziale. Tra i nomi esaminati: Zavanella, Munari, Mari, Castiglioni, Carboni, Fontana, Aulenti, Baldessari, Gregotti, Albini, Scarpa, Viganò, Minoletti, Zanuso...


HABITAT FLESSIBILE A DENSITÀ VARIABILE. Seminario/workshop tra Roma e Parigi
Domizia Mandolesi e Massimo Zammerini con Cristiana Mazzoni

Il seminario, organizzato nell’ambito di un accordo tra il Dottorato di ricerca in Architettura. Teorie e Progetto e l’Ecole Nationale Supérieure d'Architecture de Paris-Belleville, propone un’esperienza progettuale in un’area della periferia di Parigi come verifica di alcune riflessioni sui temi dell’abitazione, della densità insediativa e della sostenibilità ambientale.
Abstract
Il documento “No Net Land Take 2050” stilato dalla commissione europea definisce le nuove priorità dello sviluppo legate alla crisi ambientale, sociale ed economica a partire dalle azioni su suolo, acqua e multifunzionalità e individua nella densificazione dei territori urbanizzati la via sostenibile da percorrere per il futuro.
A partire da questi principi, diverse possono essere le interpretazioni del concetto di sostenibilità, mentre l’idea di densificare senza tenere conto delle prerogative economiche, sociali e delle vocazioni spaziali di ciascun territorio sembra generare numerose contraddizioni. Una tra queste, evidenziata a titolo di esempio da Paola Viganò, è l’incongruenza tra la necessità di mantenere aree permeabili per infiltrare le piogge sempre più intense e l’imperativo “rendere la città compatta”. A ben osservarne i recenti sviluppi, infatti, alcune città europee si presentano più come l’esito di una battaglia tra capitali finanziari, che nel progetto di concentrazione e di polarizzazione trova il terreno propizio alla propria espressione, che come attuazione di un progetto collettivo di redistribuzione delle risorse e delle opportunità. (Cfr. Viganò, P., Abitare paesi, città, e metropoli orizzontali, “l’industria delle costruzioni” n. 472/2020, p. 4)
In questo quadro, univocamente indirizzato verso il modello della città molto densa e compatta, recentemente messo in crisi dagli effetti sull’organizzazione sociale della pandemia in corso, l’obiettivo è quello di esplorare possibilità alternative di habitat flessibili a densità variabile, capaci di stabilire relazioni più equilibrate anche con le aree non urbanizzate spesso presenti all’interno e ai margini dei centri urbani.
Superandone il concetto di mero parametro tecnico-quantitativo tipicamente urbanistico, la densità viene intesa come parametro qualitativo in grado di misurare l’intensità delle relazioni tra le persone e la qualità spaziale degli insediamenti, divenendo strumento di controllo del progetto di trasformazione sostenibile della città e del paesaggio. Nella struttura fisica dello spazio abitato, la densità si manifesta nella variazione dei rapporti tra pieni e vuoti, nel modo di articolarli e distribuirli per accogliere le diverse attività quotidiane; progettare in quest’ottica significa assumere un punto
di vista diverso che non parte dall’oggetto, ma dall’intensità delle relazioni tra gli oggetti dando valore alla qualità dei vuoti.
Ciò premesso, le aree oggetto della sperimentazione progettuale sono state individuate in zone della cintura periferica di Parigi inserite nel quadro delle politiche di trasformazione in corso nell’ Île-de-France che si interrogano sull’impatto ambientale, sociale ed economico dell'espansione urbana. La scelta di queste aree, caratterizzate da condizioni urbane differenti, offrirà l’occasione di studiare interventi di densificazione che interpretino non solo in termini quantitativi ma soprattutto in chiave morfologica e spaziale le questioni legate alla “densità”, sia in contesti ampiamente urbanizzati che nei cosiddetti territori di mezzo, dove poter approfondire il tema delle interazioni tra costruito e ambiente naturale.

Testi di riferimento
Secchi, B., 2005. La città del XX secolo. Bari, Laterza.
Secchi, B. & Viganò, P., 2011. La ville poreuse: un projet pour le grand Paris et la métropole de
l'après-Kyoto. Genève: METISPRESSES.
Indovina, F., 2009. Dalla città diffusa all’arcipelago metropolitano, Franco Angeli, Milano
Magnaghi, A., 2012. Il territorio bene comune. Firenze, Firenze University Press.
Tuscano, C. (a cura di), 2019. Giancarlo De Carlo. La città e il territorio. Quattro lezioni. Roma, Quodlibet
Carta, M. Futuro. Politiche per un diverso presente, 2019. Soveria Mannelli, Rubettino


LE FORME DELLO SPIRITO. UN LUOGO PER LA PREGHIERA, LO STUDIO E L’INCONTRO INTERCULTURALE
Guendalina Salimei, F. R. Castelli, A. Riciputo

Abstract
Il fenomeno della diversità religiosa oggi assume i connotati di un’emergenza sociale e culturale alla quale le metropoli contemporanee - e soprattutto le loro periferie - stanno tentando di trovare soluzioni architettoniche e urbanistiche che superino il concetto di cluster monoculturale. Il continuo sovrapporsi di flussi migratori determina la compresenza di numerose etnie che non hanno luoghi specifici per la pratica (e lo studio) della propria religione, comportando la loro costituzione spontanea in spazi domestici e impropri da riadattare alle nuove esigenze. I grandi edifici e privati a uso pubblico (come le università, le grandi aziende e società, i centri commerciali, gli ospedali, gli aeroporti - tranne le carceri) delle metropoli maggiormente caratterizzate dalla compresenza plurietnica hanno trovato una soluzione nella costituzione di luoghi spirituali multifede - all’interno dei quali è necessario tracciare una differenza sostanziale tra le stanze a vocazione interreligiosa che possono contenere al loro interno oggetti o indicazioni appartenenti alle religioni maggiori e le cosiddette stanze del silenzio, caratterizzate tendenzialmente da una spoliazione decorativa che coincide con un concetto astratto di spiritualità universale. Queste ultime stanno diventando una realtà diffusa ma, proprio in ragione della loro indeterminatezza, non hanno ancora sviluppato una propria identità.
Tra le prime stanze del silenzio si può nominare la Meditation Room del quartier generale dell’ONU a New York del 1948-1957, mentre la più famosa è la Rotko Chapel del 1971 progettata da Philip Johnson e allestita dall’artista che ne ha dato il nome: entrambe parlano agli archetipi collettivi agendo sui comuni dogmi della fede (come univocità e assolutezza della divinità, imperscrutabilità, dominio dei cicli vitali, solidità dell’eterno) usando i linguaggi dell’arte, della luce, dei materiali, della stereometria delle forme.
La finalità del seminario è quella di introdurre gli studenti alla tipologia della stanza del silenzio attraverso lo studio della teoria e dei riferimenti più significativi che sono stati realizzati nella contemporaneità. Contestualmente, sarà loro presentata anche la realtà complessa dell’edificio carcere, nei suoi aspetti sociali e architettonici, una megastruttura che funziona come un cluster multietnico caratterizzato da una forte conflittualità sociale. Per tradizione dotati di una chiesa, le
carceri italiane soffrono l’assenza di luoghi per il culto e lo studio sacro in cui i detenuti - a maggioranza di fede musulmana - possano incontrarsi (con le debite cautele) per la preghiera collettiva o raccogliersi nell’intimità della preghiera individuale.
Esiti
Il seminario sarà organizzato in quattro incontri durante i quali verranno forniti i principi teorici e progettuali fondamentali sull’argomento. Alla conclusione del seminario gli studenti saranno in possesso degli strumenti teorico pratici per poter affrontare una riflessione sull’argomento sotto forma sia di saggio scritto sia di meta-progetto con la messa a punto di un concept per un luogo di preghiera e studio multireligioso attraverso disegni in tecnica libera (render, fotomontaggio, schizzo ecc.). Gli esiti verranno esposti dagli allievi durante l’ultimo incontro. Gli esiti verranno raccolti e finalizzati per l’inserimento in una pubblicazione più ampia sullo stesso argomento.
Bibliografia
Burchardt M., Giorda M.C., Luoghi multireligiosi come luoghi di incontro. Una introduzione, in “Annali di Studi Religiosi”, 20, 2019, p.43.
Crompton A. , “The architecture of multifaith spaces: God leaves the building”, in The Journal of Architecture, 18:4, 2013, pp. 474-496.
Salimei G. (a cura di), Percorsi del sacro, numero monografico di Metamorfosi n.8/2020, LetteraVentidue, Siracusa.
Salimei G. (a cura di), Architettura Dialogo Religione. Nuovi luoghi di condivisione per Terzo Millennio, LetteraVentidue, Siracusa 2020.
Salimei G., Ricostruire sul costruito in: G. Marucci (a cura di), Costruire nel costruito. Architettura a volume zero, Di Baio Editore, Milano, 2012, pp. 79-82.


L'IMMAGINARIO DELLE ROVINE. DA PIRANESI AL MODERNO
Lucio Altarelli con M. Falsetti
Le rovine non sono solo i testimoni del passato ma agiscono come presenze attive, come oggetti a reazione poetica che esibiscono una propria estetica: quella legata alle figure della sottrazione, dell’erosione, del taglio e dello scavo. All’idea apollinea dell’unità classica le rovine contrappongono quella dionisiaca della frammentazione; al modo delle regole quella della trasgressione dei codici; ai temi della razionalità quelli dell’inespresso.
Per queste ragioni il ruolo eversivo dell’immaginario delle rovine è il motore costante di una rêverie che, da Piranesi al Moderno, feconda i processi d’invenzione. L’apparente negatività delle rovine orienta, positivamente, la formazione dei linguaggi e l’invenzione del nuovo; svolgendo quel ruolo pedagogico che appare particolarmente significativo nei diversi distretti dell’arte e dell’architettura contemporanee.
Tema
Destabilizzando le demarcazioni aperto/chiuso, esterno/interno, natura/artificio e architettura/paesaggio, la rovina sovverte i codici tradizionali dell’architettura. La suggestione delle rovine, con il loro linguaggio eversivo, alimenta i processi d’invenzione e dà diverse indicazioni all’operabilità del progettista.
Analizzando in maniera inclusiva e zenitale i diversi apporti che le rovine hanno esercitato nel tempo come incitamento al nuovo che ha orientato e orienta diversi processi d’invenzione, da Piranesi a Scarpa, dal Canina a Rossi, da Terragni a Eisenman, è possibile individuare cinque stanze tematiche che delineano, le forme di un potenziale lessico compositivo offerto alla contemporaneità. Queste figure riguardano i seguenti temi.
La rovina come essenza.
La rovina come sottrazione.
La rovina come moduli in collisione.
La rovina come palinsesto.
La rovina come macerie.
Le caratteristiche di ogni classificazione, qui come altrove, non sono quelle della loro presunta scientificità ma rispondono alla necessità di rendere analizzabile e trasmissibile ciò che è complesso e dispersivo.
Prova finale
Non uno scritto ma un progetto: la rappresentazione (attraverso una planimetria e una sezione) di una città ideale legata a una delle cinque figure sollecitate dall’immaginario delle rovine e presenti nelle mappe urbane del nuovo millennio. La scelta del tema è individuale anche se è auspicabile fornire un esauriente confronto tra diversi modelli urbani.
Bibliografia
Altarelli, Lucio, L’immaginario delle rovine. Da Piranesi al Moderno, LetteraVentidue, Siracusa 2022
Augé, Marc, Le temps en ruines, Galilée, Paris 2003; trad. it.: Rovine e macerie, Bollati Boringhieri, Torino 2004, p. 92
Barbanera, Marcello, Capodiferro, Alessandra (a cura), La forza delle rovine, Electa, Milano 2015
Bigiotti, Stefano, Corvino Enrica (a cura), La modernità delle rovine, presentazione di Saggio, Antonino, introduzione di Altarelli, Lucio, contributi di Caliari, Pier Federico, Carpenzano, Orazio e Purini, Franco, Prospettive, Roma 2015
Purini, Franco, Attualità di Giovanni Battista Piranesi, Neri, Gianfranco (a cura), Libria, Melfi 2008.
Purini, Franco, La forma storica della decostruzione nell’architettura italiana, in: Dal progetto. Scritti teorici di Franco Purini,1966-1991, Moschini, Francesco, Neri, Gianfranco (a cura), Kappa, Roma 1992, pp. 184-189
Rowe, Colin, Koetter, Fred, Collage City, MIT Press, Cambridge, Mass. 1981; trad. it.: Collage City, Il Saggiatore, Milano 1981
Tafuri, Manfredo, L’architetto scellerato: G.P. Piranesi, l’eterotopia e il viaggio, pp.33-75 in:La sfera e il labirinto, Einaudi, Torino 1980, p. 71
Yourcenar, Marguerite, Le cerveau noir de Piranèse, Gallimard, Paris 1962; trad. it.: La mente nera di Piranesi, Pagine d’Arte, Aprica, Tesserete 2016, p. 34


Modalità di preparazione della tesi

Nel 2° anno di corso, i seminari e i workshop rappresentano per i Dottorandi l’occasione per un approfondimento dei personali interessi di ricerca o di specifiche metodologie di analisi che di norma tendono a confluire in una più precisa definizione dei temi intorno ai quali si svilupperà la dissertazione finale. Va ricordato che i Dottorandi del 2° anno presentano e discutono con il Collegio dei Docenti la loro proposta di tesi nella prima settimana di febbraio.

Modalità delle verifiche per l'ammissione all'anno successivo

Anche nel 2° anno di corso, i seminari e i workshop di progettazione costituiscono, sia pur in misura più contenuta rispetto al 1° anno, una componente importante dell’offerta formativa del Dottorato. La partecipazione ad essi e la produzione dei papers o degli elaborati progettuali richiesti permette di ottenere un significativo numero di crediti per il passaggio all’anno successivo.


Elenco dei corsi/attività terzo anno


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Il secondo semestre del 2° anno e l’intero 3° anno del corso di Dottorato sono dedicati all’elaborazione della dissertazione finale. Non è quindi prevista la partecipazione dei Dottorandi alle attività seminariali (se non in casi particolari e su base volontaria) e il loro lavoro si svolge in stretta relazione con i tutor e attraverso una serie di confronti con il Collegio dei Docenti. Comunque, poiché l'articolazione dell'offerta formativa NON È RIGIDA, i dottorandi del terzo anno possono frequentare tutti i seminari o i workshop che fossero di loro interesse.

Modalità di ammissione all'esame finale

La presentazione al Collegio dei Docenti della proposta di dissertazione da parte dei Dottorandi avviene di norma nel mese di gennaio, all’inizio del 3° anno del corso di Dottorato. Almeno un capitolo e l’indice deve essere consegnato in formato cartaceo. La tesi è presentata al Collegio dei Docenti in forma di programma che viene discusso e difeso dal candidato con il supporto del tutor. Nel mese di ottobre - alla fine quindi del terzo anno – la tesi viene inviata a due valutatori esterni che dovranno esprimersi sull’ammissione del candidato all’esame per il conseguimento del titolo nella prima sessione dell’anno successivo (e cioè entro il 28 febbraio) oppure sull’opportunità di concedere al candidato stesso una proroga per gli approfondimenti che si rendessero necessari (di norma 6 mesi), rinviando la discussione della tesi alla sessione straordinaria

Modalità di svolgimento dell'esame finale

Secondo le indicazioni del Regolamento vigente, l’esame finale di fronte alla commissione nazionale si svolge di norma in due sessioni. La prima entro il 28 febbraio dell’anno successivo alla conclusione del percorso di Dottorato, la seconda – la sessione straordinaria - entro il 30 settembre dello stesso anno. A seguito delle valutazioni di merito espresse dai due valutatori esterni, i candidati ammessi dal Collegio dei Docenti a sostenere l'esame finale devono inviare almeno un mese prima della data fissata per l’esame copia della loro dissertazione ai membri della Commissione e ne devono depositare una copia cartacea presso la Biblioteca del Dipartimento di Architettura e Progetto oltre che nelle Biblioteche Nazionali di Roma e di Firenze. Rendono inoltre disponibile in versione elettronica la loro dissertazione inserendola in una cartella condivisa da docenti e dottorandi e accessibile dal sito web del Dottorato. L’esame finale prevede una presentazione orale del candidato - di norma attraverso un ppt o un pdf con immagini - che riassume i contenuti della dissertazione. Successivamente il candidato risponde alle domande da parte dei membri della Commissione e in questo contesto opera la "defence" della propria dissertazione.

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