3 Marzo 2022
Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale
RM031 - San Pietro in Vincoli, Edificio A / Sala del Consiglio
15.00-18.00
a cura di Natalia Agati, Giovanni Attili, Giulia Bonanno e Lidia Decandia, con Stefania Consigliere e Stefano Velotti
All’interno del seminario proveremo ad indagare in una chiave filosofico-antropologica il ruolo che alcune esperienze estetico-politiche possono avere nell’incantare, disincantare o re-incantare criticamente lo spazio urbano, a partire dalla lezione Benjaminiana sull’estetizzazione della politica e la politicizzazione dell’arte.
Presupposto del seminario è che l’esperienza artistica rappresenti un prezioso laboratorio attraverso cui sperimentare, con l’uso di metalinguaggi, il nostro rapporto con la realtà, modificando la percezione del mondo. Essa non scopre e non trasforma fisicamente, ma crea le condizioni per farlo agendo sul piano simbolico.
Se la cultura dà forma al modo in cui percepiamo il mondo strutturando le nostre risposte emotive secondo un certo regime ontologico, fisiologico e patologico (Consigliere, 2020), allora le esperienze artistiche possono rivelarsi un prezioso strumento per rivelare meccanismi sociali inceppati, per farne la critica e testimoniare un modello alternativo (Velotti, 2017). Attraversando lo straniamento dell’esperienza artistica possiamo smettere di dis-vedere e imparare a dis-disvedere il mondo, come dopo un viaggio o in seguito alla sperimentazione di quelle che Foucault chiamava tecniche del sé, re-includendo l’altrove e l’altrimenti. In questo senso l’esperienza artistica offre una possibilità preziosa per re-incantare criticamente lo spazio urbano, risvegliando politicamente il senso della meraviglia.
Se riconosciamo all’estetica una dimensione strumentale e costitutiva della società umana, ne comprenderemo anche il suo valore prezioso per indagare le trasformazioni della società contemporanea e per attivare un’intelligenza progettuale più consapevole e complessa.