Perché la Sociologia non parla più di questioni internazionali (description inside in Italian)


Prof. Fabrizio Battistelli
SEMINARIO ORGANIZZATO DAL DOTTORATO (in italiano) obbligatorio per studenti del curriculum 3


10 gennaio 2023 - h. 15.00 - 17.00

Tranne isolate e avventurose eccezioni, la sociologia italiana (e non soltanto) è stata colta di sorpresa dalla guerra in Ucraina.
Sorpresa e imbarazzo sono probabilmente da ricondurre alla mancata accettazione del dato di fatto che, in pieno XXI secolo, esistano conflitti che possono assumere forme estreme e cruente, sorprendenti sempre e tanto più tali quando prendono corpo nel cuore dell'Europa.

Una spiegazione di questa sorpresa può essere cercata nel ragionamento di Talcott Parsons in uno dei suoi rari interventi sulle questioni internazionali: per sua natura la sociologia si occupa di relazioni pacifiche in quanto stabilite tra attori appartenenti allo stesso sistema sociale e, a loro volta, i sistemi sociali tendono spontaneamente verso l'equilibrio. Se dunque i conflitti esistono (come, con tutta evidenza, esistono) essi riguardano aspetti estranei alla relazione sociale e costituiscono legittimo oggetto di studio per altre discipline quali le relazioni internazionali e gli studi strategici.

Si può osservare che non è sempre stato così in passato, quando importanti correnti sociologiche hanno posto al centro della loro riflessione il conflitto: sul versante critico e "rivoluzionario" Marx e i suoi seguaci, sul versante realistico e "borghese" Weber e i suoi seguaci.

Non è da escludere che torni ad essere così oggi quando, anche alla luce della "svolta culturalista" di fine secolo, la dimensione internazionale potrebbe essere utilmente affrontata come confronto (nella duplice accezione di dialogo vs confrontazione) tra differenze. Depurata delle forzature politiche, l'intuizione di Huntington circa la mutata forma dei conflitti, da ideologici a culturali, andrebbe riletta in alternativa alla pretesa di interpretare la politica sulla base delle dichiarazioni politiche. L'obiettivo dovrebbe essere, piuttosto, quello di individuare quanto di costruzione sociale vi è nella rappresentazione della minaccia diffusa dalle élite e recepita (in proporzioni tutte da approfondire) dalle popolazioni.


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