Presentazione



Il dottorato di ricerca di interesse nazionale in Peace Studies costituisce un luogo di formazione e di ricerca interdisciplinare e innovativo sulle tematiche del conflitto e della pace. Primo nel suo genere in Italia, nasce per iniziativa di RUniPace, la Rete delle Università Italiane per la Pace (Rete CRUI). La Rete ne ha ispirato i valori istitutivi, la progettualità interdisciplinare, l'interazione costruttiva interateneo e fra mondo universitario e società italiana in senso lato, tenendo conto dei valori fondativi delle Università che ne sono parte e della CRUI che le riunisce. Sono presenti in Italia corsi di laurea di livello triennale e magistrale, centri di ricerca dedicati allo studio della pace e per la pace, importanti iniziative ad ogni livello della vita universitaria: questo progetto rende possibile lo sviluppo a livello dottorale di saperi specialistici, attività di ricerca di alta qualificazione, pratiche e competenze trasversali utili per individuare e prevenire situazioni di potenziale conflitto. Le Università aderenti si propongono di sviluppare in Italia, in una vivace interazione con progetti tematici già avviati a livello internazionale, una formazione superiore nell’ambito delle tematiche della pace, dei diritti umani, degli studi su conflitto e pace, del disarmo e della costruzione di società inclusive e sostenibili.

Il Dottorato di Interesse Nazionale (DIN) in Peace Studies fa riferimento nel suo progetto fondativo ai valori della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani, dell’ordinamento dell’Unione Europea e della Costituzione Italiana, ai diversi accordi di cooperazione internazionale dei quali l’Italia è parte, alle articolazioni dei Sustainable Development Goals (SDG) dell’Agenda ONU 2030 e alle politiche locali per la pace, il benessere comune e la qualità della vita. Un riferimento immediato è altresì alle aree prioritarie del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale per la Ricerca (PNR), alla diffusione di una conoscenza delle tematiche e degli ambiti di studio e di ricerca relativi alla pace in ambito universitario, nelle amministrazioni pubbliche e in altri percorsi professionali di elevata innovatività.

L'obiettivo complessivo di questo progetto consiste dunque nella promozione di percorsi di alta formazione e ricerca interdisciplinari e trasversali capaci di fornire prospettive innovative e di sviluppare un campo di studi che possa avere un impatto significativo e positivo per una società che deve fare i conti con un ambiente naturale e antropico in continua e repentina trasformazione. Per questo il dottorato è organizzato in 10 curricula formativi.

In sintesi, il Dottorato di Interesse Nazionale in Peace Studies mira a fornire una formazione interdisciplinare e di alto livello, capace di promuovere la collaborazione tra università italiane e internazionali e rispondere alle sfide di una società e di un ambiente naturale e antropico in rapida trasformazione. Ispirato ai valori universali e agli obiettivi di sviluppo sostenibile, il Dottorato si concentra sulle tematiche del conflitto e della pace, contribuendo significativamente alla costruzione di una società più giusta e pacifica attraverso la ricerca avanzata e l'applicazione pratica delle competenze da acquisire attraverso i 10 curricula formativi.

Obiettivi formativi

Il DIN in Peace Studies, attraverso un percorso di elevata qualificazione, intende formare professionalità nei diversi campi di studio e ricerca afferenti ai peace studies. I dottori di ricerca in Peace Studies dovranno essere capaci di analizzare, con  un approccio interdisciplinare, le dinamiche del conflitto e della pace, della riconciliazione e della mediazione. In una prospettiva diacronica di lunga durata e in un'ottica di interazione continua tra tradizione e innovazione, temi quali la prevenzione e gestione dei conflitti attraverso l'incontro, il dialogo, il riconoscimento, la sintonia, la coesistenza e il rispetto tra diversità culturali, sociali e religiose, la tutela dell'ambiente naturale e umano, la conservazione dei luoghi e del patrimonio culturale costituiscono oggi un asse centrale della formazione. Il corso mira a fornire ai dottorandi e alle dottorande le competenze di ricerca necessarie per costruire e sviluppare in autonomia il proprio profilo scientifico e professionale, lavorando proficuamente con il collegio docenti e con i supervisori, in una costante interazione interdisciplinare.

Il DIN in Peace Studies intende formare esperti qualificati in grado di: 1) operare nell’ambito accademico e della formazione scolastica e continua  con competenze, conoscenze e capacità relative alle tematiche della pace, in un’ottica globale e interdisciplinare; 2) interagire con organizzazioni, istituzioni, pubbliche amministrazioni e organismi intergovernativi, nonché con strutture sociali, aziendali e di comunità a livello locale, nazionale e sovranazionale, per contribuire allo sviluppo di policies inclusive, pacifiche, sostenibili; 3) operare nell’ambito della ricerca sui temi della pace e del conflitto, nonché elaborare e implementare progetti di formazione, ricerca e terza missione a livello nazionale e internazionale.

In particolare il DIN in Peace Studies si propone di rendere possibile da parte dei dottorandi e delle dottorande la realizzazione di ricerche originali, che contribuiscano alla crescita dei diversi ambiti, accademici e non accademici, dal punto di vista  delle dinamiche della pace e sulla pace nelle loro molteplici declinazioni. In tale percorso avranno ampio spazio non solo gli aspetti teorici e metodologici, ma anche le  buone prassi e gli esiti applicativi su scala locale, nazionale, transnazionale e globale. .

La forte vocazione inter- e trans-disciplinare del DIN in Peace Studies  si concretizza in ambiti di ricerca che spaziano dalle scienze umane e sociali (Studi storici, filosofici, artistico-letterari, giuridici, economici, politologici, sociologici, pedagogici, antropologici, geografici, comunicativi, ecc.), a quelle scientifiche (Studi fisici e matematici, Scienze naturali, Informatica), medica (Studi psicologici, di Global Health, di diritto alla salute, ecc.), e tecniche (architettura, ingegneria e design, Studi conservativo-museografici, Heritage, ecc.), coniugando le specificità delle diverse aree con la promozione degli ambiti di frontiera più innovativi, ivi inclusi i gender studies, il settore digitale e l’AI.

Sbocchi occupazionali e professionali

I dottori di ricerca in Peace Studies potranno contribuire ai processi intellettuali, culturali, istituzionali e progettuali ad ogni livello nell’ambito della diffusione di una cultura della pace sostenibile e di una ricerca-azione ad essa funzionale. Il DIN in Peace Studies risponde all'esigenza di formare figure altamente specializzate nei diversi ambiti della ricerca accademica e della diplomazia culturale nelle pubbliche amministrazioni sovranazionali, nazionali e locali, nelle istituzioni e organizzazioni internazionali e transnazionali governative e non governative, nel settore privato. Per questa ragione, il Dottorato di Interesse Nazionale in Peace Studies prevede i seguenti sbocchi occupazionali:

1) Figure impegnate nella ricerca avanzata in grado di costruire e condurre in autonomia progetti di ricerca e ricerca-azione disciplinari, interdisciplinari e transdisciplinari nel campo dei Peace Studies e degli specifici settori scientifico-disciplinari a diverso titolo implicati nello studio della pace e per la pace, nell'ambito delle Università italiane e internazionali, degli istituti, centri di ricerca e think tank sia pubblici che privati.

2) Figure di docenti di livello scolastico e universitario in grado di sviluppare progetti innovativi di formazione a tutti i livelli nel campo dei Peace Studies e degli specifici settori scientifico-disciplinari a diverso titolo implicati nella didattica della pace e per la pace, nell'ambito delle Università e delle Scuole italiane e internazionali, degli istituti di formazione e di produzione culturale e dei centri di ricerca pubblici e privati.

3) Profili professionali di alta qualificazione nelle scienze umane e  sociali adatti a diversi contesti (scolastici, educativi e formativi, aziendali, professionali, familiari e delle pubbliche amministrazioni) nell'affrontare le questioni legate all’analisi e risoluzione del conflitto, all’analisi, progettazione e promozione di buone prassi, allo sviluppo di progettualità per una società pacifica e sostenibile.

4) Figure altamente qualificate nell'ambito interdisciplinare dei Peace Studies, che possano svolgere, in contesti occupazionali pubblici e privati, nazionali e internazionali, ruoli innovativi quali quelli di:

– funzionari o consulenti del settore pubblico o privato per il disegno, lo sviluppo e la realizzazione di programmi, progetti e politiche di convivenza pacifica e sostenibile;

– operatori della cultura e della comunicazione, giornalisti, addetti stampa e pubbliche relazioni nel settore pubblico e privato per lo sviluppo di piani di comunicazione basati sulla trasformazione del conflitto e l’interazione pacifica e sostenibile, anche con riferimento all’uso delle tecnologie e dei social media;

– docenti e operatori di istituti di formazione di ogni ordine e grado, pubblici e privati, anche con ruolo dirigenziale e con responsabilità progettuale nell’ideazione di percorsi didattici innovativi e trasversali sulle tematiche della pace, dei diritti umani, del dialogo interculturale e della trasformazione del conflitto;

– formatori rispetto a progetti di longlife learning, per coordinare e realizzare progetti didattici relativi alle tematiche della pace e della trasformazione del conflitto anche in funzione di specifiche categorie sociali e professionali quali insegnanti, educatori museali ed esperti del cultural heritage, responsabili di spazi monumentali e memoriali, militari in missione di pace, operatori di ONG, giornalisti, ecc;

– funzionari di istituzioni locali, regionali, nazionali e internazionali altamente qualificati nella tutela dei diritti della persona e dei popoli e nello sviluppo di istituzioni democratiche;

– analisti di conflitto (Conflict Mapping, sviluppo di scenari), operatori di pace di terreno in contesti di conflitti;

– ingegneri, architetti, urbanisti, designer e altre figure tecniche esperte nella progettazione e nella gestione di interventi di protezione e messa in sicurezza della popolazione nelle aree di crisi e conflitto, nelle situazioni di emergenza (anche ambientali) e, in generale, in condizioni di scarsità di risorse; –  esperti di disaster risk management.

Curriculum 1 Tecnologia, sostenibilità e pace

Docenti proponenti

Maria Carmela Agodi (Università di Napoli Federico II - SPS/07 Sociologia generale); Marina Clerico (Politecnico di Torino - ING-IND/28 Ingegneria e sicurezza degli scavi); Anna D’Ambrosio (Politecnico di Torino - SECS-P/06 Economia applicata); Antonio Di Campli (Politecnico di Torino - ICAR/21 Urbanistica); Walter Franco (Politecnico di Torino - ING-IND/13 Meccanica applicata alle macchine); Caterina Mele (Politecnico di Torino - ICAR/10 Architettura tecnica); Viviana Molaschi (Politecnico di Torino - IUS/10 Diritto amministrativo); Ilenia Picardi (Napoli Federico II - SPS/07 Sociologia generale).

Descrizione del curriculum

Il progresso scientifico e tecnologico si caratterizza per una complessa ambivalenza. Le tecnologie possono porsi al servizio sia della pace che della guerra, condizionando le dinamiche socio-economiche e il rapporto con l’ambiente e con le risorse.

Il percorso di dottorato si propone di promuovere ricerca e formazione finalizzate a formare figure in grado di comprendere e gestire l’ambivalenza del progresso tecnico-scientifico e delle sue implicazioni economiche, sociali, ambientali nonché etiche e politiche, e capaci di orientare le proprie competenze verso obiettivi di sostenibilità, inclusione, giustizia sociale e pace.

Il curriculum muove dalla convinzione in base alla quale il rapporto tra tecnologia, sostenibilità e pace debba essere affrontato sia all’interno del mondo scientifico e tecnologico che nel sistema di principi, valori e regole che una società intende darsi e con cui scienza e tecnica si relazionano.

Il percorso integra quindi metodi e discipline riguardanti tanto la realizzazione quanto la gestione e la regolazione dell’innovazione tecnico-scientifica e sociale ai fini della sua declinazione in termini di sostenibilità e pace. Si caratterizza per la forte connotazione multi e interdisciplinare, coinvolgendo saperi delle aree scientifica, tecnologica ed umanistica, ed è aperto a laureati provenienti dalle diverse aree.

Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

Il curriculum propone attività di ricerca e obiettivi formativi volti allo sviluppo di temi quali:

- la ricerca di strumenti metodologici, inter e transdisciplinari, adeguati alla complessità e alla dimensione sistemica dei conflitti;

- il ruolo non neutrale e il dual use di scienza e tecnica;

- i principi ispiratori di un’innovazione tecnico-scientifica sostenibile, consapevole e responsabile;

- il ruolo giocato dalla “democratizzazione” di scienza e tecnologia ai fini della sostenibilità e della creazione di processi decisionali partecipati e società più inclusive e meno conflittuali;

- l’incidenza della globalizzazione, considerata in termini economici e tecnologici, nonché geopolitici, sulla generazione di conflitti e guerre e sulla pace;

- il rapporto tra tecnologie, economia di guerra ed economia di pace;

- tecnologia e tecnica al servizio di società più eque e di popolazioni a rischio di conflitto ovvero vittima di conflitti in corso o conclusi (Tecnologie Appropriate; interventi costruttivi, di riparazione o protettivi; gestione dell’emergenza, ecc.);

- i rapporti tra sviluppo tecnologico, impatto sull’ambiente e pace;

- i rapporti tra progetto, innovazione sociale e inclusione.




Curriculum 2 – Identità, Memorie, Religioni e Pace

Docenti proponenti


Enrico Acciai (Università di Roma Tor Vergata - M-STO/04, Storia contemporanea); Matteo Al Kalak (Università di Modena e Reggio Emilia - M-STO/02 Storia moderna); Francesco Antonelli (Università di Roma Tre - SPS/07 Sociologia generale); Marinella Ceravolo (Sapienza Università di Roma - M-STO/06 Storia delle religioni); Pierluigi Consorti (Università di Pisa - IUS/11 Diritto e religione); Francesca Corrao (Luiss - L-OR/12 Lingua e letteratura araba); Massimo De Giuseppe (IULM - M-STO/04 Storia contemporanea); Laura Farroni (Università di Roma Tre - ICAR/17 Disegno); Francesco Ferrari (Goethe Universität Frankfurt - M/FIL-03 Filosofia Morale); Massimo Carlo Giannini (Università di Teramo - M-STO/02 Storia moderna); Maria Chiara Giorda (Università di Roma Tre - M-STO/06 Storia delle religioni); Giuseppe Giordano (Univeristà di Roma Tor Vergata - L-ART/08 Etnomusicologia); Marco Impagliazzo (Università di Roma Tre - M-STO/04 Storia contemporanea); Noemi Lanna (Università di Napoli L’Orientale - L-OR/23 Storia dell’Asia Orientale e Sud-Orientale); Gaetano Lettieri (Sapienza Università di Roma - M-STO/07 Storia del Cristianesimo e delle Chiese); Umberto Longo (Sapienza Università di Roma - M-STO/01 Storia Medievale); Manfredi Merluzzi (Università di Roma Tre - M-STO/02 Storia moderna); Orietta Ombrosi (Sapienza Università di Roma - M-FIL/03 Filosofia morale); Paola Pizzo (Università di Chieti-Pescara - M-STO/04 Storia contemporanea); Domenico Rizzo (Università di Napoli L’Orientale - M-STO/04 Storia contemporanea); Carmelo Russo (Sapienza Università di Roma - M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche); Alessandro Saggioro (Sapienza Università di Roma - M-STO/06 Storia delle religioni); Renata Salvarani (Università Europea - M-STO/07 Storia del Cristianesimo e delle Chiese); Kristina Stoeckl (LUISS - SPS/07 Sociologia generale); Francesco Valerio Tommasi (Sapienza Università di Roma - M-FIL/06 Storia della filosofia); Annalisa Tota (Università di Roma Tre - SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi); Roberto Tottoli (Università di Napoli L’Orientale L-OR/10 Storia dei Paesi islamici).

Descrizione del curriculum

Nell’ambito delle scienze storiche, storico-religiose, storico-filosofiche, filosofico-morali,  sociologiche e demoetnoantropologiche è imprescindibile osservare la pace come oggetto storico, costantemente (ri)definito da interazioni socio-politiche, teoriche e religiose. Per queste ragioni, il curriculum Identità, Memorie, Religioni e Pace ha ha come obiettivo l’analisi trasversale e multidisciplinare della pace all’interno di contesti storici che potranno andare dal passato al presente e di perimetri geografici che andranno dalla dimensione locale a quelle transnazionale e globale.

Il curriculum accoglie ricerche volte a delineare, tramite prospettive sincroniche e diacroniche, come le modalità di gestione dei conflitti influiscono sulle identità e le memorie delle comunità, influenzando istituzioni, luoghi, pratiche e credenze.


Le attività e gli obiettivi formativi del curriculum Identità, Memorie, Religioni e Pace mirano a favorire l’acquisizione di conoscenze teoriche e di strumenti metodologici utili all’esercizio delle attività di ricerca, di studio e di analisi di elevata qualificazione, integrando gli apporti di diverse discipline tra cui quelle storiche, sociologiche, storico-religiose, storico-artistiche, storico-filosofiche e morali, di storia delle idee, architettoniche e demoetnoantropologiche, giuridiche.

Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

La pace e i conflitti verranno investigati in un’ottica prevalentemente storica  e con taglio interdisciplinare nei loro aspetti narrativi, concettuali e retorici così come in quelli materiali, spaziali e simbolici, per mezzo di studi relativi a:

- le narrazioni che costituiscono i discorsi sulla pace, sulla riconciliazione e la nonviolenza  nell’ambito delle credenze/tradizioni religiose, delle istituzioni politiche e delle memorie collettive;

- le pratiche della pace e della riconciliazione nei diversi contesti storici, culturali e religiosi (dal livello locale a quello globale) con attenzione alle questioni di genere;

- la risemantizzazione da parte di comunità e gruppi di concetti, luoghi e simboli di pace appartenenti al passato;

- la (ri)formulazione di narrazioni, pratiche e credenze sulla pace e i conflitti a seguito di processi di negoziazione e riconciliazione tra forze politiche e religiose di uno o più gruppi umani, anche in relazione al patrimonio culturale;

- il modo in cui i processi di peacebuilding e riconciliazione siano in grado di interagire con gli spazi, creando luoghi di memoria, coesione e identità, anche in relazione ai processi di cancel culture e di difficult heritage;

- la produzione, lo scambio e i processi e le richieste inerenti alla repatriation di oggetti, monumenti e artefatti considerati veicolo di pace ed espressione materiale della sua attuazione, anche in ottica postcoloniale;

- il mantenimento o l’oblio della memoria attraverso la materialità di oggetti ed edifici;

- la condivisione di memorie collettive attraverso pratiche di negoziazione, mediazione e riconciliazione;

- la ricerca-analisi di prodotti culturali (sia beni materiali che immateriali) relativi al concetto di pace e i contesti rituali/cerimoniali di produzione e fruizione;

- la diffusione di pratiche della pace nell’ambito dell’azione di enti e istituzioni transnazionali.



Curriculum 3 – Costruzione della pace, diritti umani, diritti dei popoli

Docenti proponenti


Antonio Angelucci (Università dell’Insubria - IUS/11 Diritto e religione); Angela Bernardo (Sapienza Università di Roma - M-STO/06 Storia delle religioni); Raffaele Cadin (Sapienza Università di Roma - IUS/13 Diritto internazionale); Paola Degani (Università di Padova - SPS/04 Scienza politica); Pietro de Perini (Università di Padova - SPS/04 Scienza politica), Marco Mascia (Università di Padova - SPS/04 Scienza politica); Alessandra Mignolli (Sapienza Università di Roma - IUS/14 Diritto dell’Unione europea); Costanza Nardocci (Università Statale di Milano - IUS/08 Diritto Costituzionale); Raffaella Nigro (Università di Catanzaro - IUS/13 Diritto internazionale), Attilio Pisanò (Università del Salento - IUS/20 Filosofia del diritto); Davide Antonio Ragozzino (Sapienza Università di Roma - BIO/09 Fisiologia); Mirko Sossai (Università di Roma Tre - IUS/13 Diritto internazionale); Luca Scuccimarra (Sapienza Università di Roma - SPS/02 Storia delle dottrine politiche); Francescomaria Tedesco (Università di Camerino - SPS/01 Filosofia politica); Benedetto Zaccaria (Università di Padova - SPS/06 Storia delle relazioni internazionali).

​​Descrizione del curriculum

Il curriculum “Costruzione della pace, diritti umani, diritti dei popoli” concentra la sua attenzione sulla pace intesa quale diritto fondamentale della persona e dei popoli fondato sul principio del rispetto della dignità umana come solennemente sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.

La ricerca in questo ambito mira a verificare in che modo la struttura della società influenza il conflitto e la costruzione della pace post-conflitto, a individuare le principali variabili che influenzano la capacità d’azione nonviolenta dei movimenti sociali e delle organizzazioni della società civile, nonché a studiare le cause storiche del conflitto violento. La ricerca mira altresì ad analizzare con approccio critico in che modo uno sviluppo economico, sociale, culturale e politico organico e sostenibile possa contribuire alla preservazione della pace e alla promozione di modelli di convivenza democratica e nonviolenta basata sul rispetto dei principi dello stato di diritto e dello stato sociale, nonché della diversità culturale, religiosa, di genere.

Il curriculum intende fornire agli studenti gli strumenti teorici e metodologici, in una prospettiva multidisciplinare, per rispondere alle seguenti domande: nell’epoca storica che stiamo vivendo in quale direzione andrebbero sviluppati e potenziati la ricerca e gli studi sulla pace? Quali sono la struttura e le dinamiche del conflitto violento? Quali istituzioni, locali, nazionali e internazionali, intergovernative e transnazionali, sono attive per promuovere un ordine sociale e internazionale di pace e giustizia? Con quali strategie e strumenti? Come il diritto e i valori collegati ai diversi sistemi giuridici possono sostenere processi di costruzione della pace e di protezione dei diritti della persona e dei popoli, incluse le comunità native e le minoranze? Quali sono il metodo, gli attori e lo stile decisionale della diplomazia di pace?


Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

Gli studi nell’ambito del curriculum “Costruzione della pace, diritti umani, diritti dei popoli” si svilupperanno attraverso l’analisi trasversale e multidisciplinare delle politiche di pace nel sistema di governance multilivello, c.d. “dalla città all’ONU”, valorizzando il principio di sussidiarietà quale strumento più idoneo per evitare concentrazioni di potere e sostenere il ruolo del diritto internazionale dei diritti umani.

Gli obiettivi formativi specifici del curriculum sono quelli volti a sviluppare le competenze e le metodologie necessarie per svolgere ricerca scientifica nei campi dei conflitti, della costruzione e dello sviluppo di processi di pace e della protezione dei diritti della persona e dei popoli attraverso
l’acquisizione di conoscenze teoriche e strumenti metodologici propri di diverse discipline sociali contigue, con particolare riferimento alle scienze politologiche, giuridiche, storiche, pedagogiche, psicologiche.

I temi di ricerca saranno perciò affrontati in un’ottica transdisciplinare con studi relativi:


- alla cura della costruzione della pace, alla struttura e alla dinamica dei conflitti macro, con particolare attenzione alle dinamiche conflittuali innescate dagli effetti avversi del cambiamento climatico, alla sicurezza umana e allo sviluppo umano, alla giustizia di genere, alla corsa al riarmo, alla democrazia internazionale, alla diplomazia dei diritti umani e della pace, all’educazione ai diritti umani e alla pace quale educazione trasformativa, alle teorie e tecniche della nonviolenza;

- all’effettività e allo sviluppo del diritto internazionale della persona e dei popoli e dei correlati sistemi di garanzia, della giustizia penale internazionale e del diritto dei beni comuni globali quali strumenti di pace;

- alle pratiche di governance multilivello per la costruzione della pace e per l'attuazione dei diritti della persona e dei popoli, con particolare attenzione al ruolo, al contributo e all'interazione dei diversi attori coinvolti, tenendo in considerazione anche le sfide contemporanee alla global governance, al multilateralismo e ai processi di integrazione regionale nel quadro dell’evoluzione dei rapporti e delle alleanze internazionali;

- alla partecipazione delle donne e dei giovani ai processi di riconciliazione, ricostruzione e promozione della pace a tutti i livelli di governance e allo sviluppo dei corpi civili di pace.



Curriculum 4 – Educazione alla pace e migrazioni

Docenti proponenti

Claudio Baraldi (Università di Modena e Reggio Emilia - SPS/08, Sociologia dei processi culturali e comunicativi); Francesco Cherubini (LUISS - IUS-14 Diritto dell’Unione Europea, LUISS); Federico Farini (University of Northampton - SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi); Massimiliano Fiorucci (Università di Roma Tre -  M-PED/01 Pedagogia generale e sociale); Maria Grazia Galantino (Università di Roma La Sapienza - SPS/07 Sociologia generale); Barbara Gross (University of Chemnitz - M-PED/01 Pedagogia Generale e Sociale); Silvia Nanni (Università dell’Aquila - M-PED/01 Pedagogia generale e sociale); Alessandro Vaccarelli (Università dell’Aquila - M-PED/01 Pedagogia generale e sociale).

Descrizione del curriculum

Il curriculum propone una prospettiva interdisciplinare che tiene insieme i temi dell’educazione alla pace e del collegamento tra pace e fenomeni migratori. Anzitutto, ci si occupa di educazione alla pace, come obiettivo dell’Agenda 2030 e fattore fondamentale per garantire un'istruzione inclusiva ed equa, promuovere lo sviluppo sostenibile, i diritti umani, la parità di genere, la cittadinanza globale e le diversità culturali e personali. Il curriculum prevede l’analisi di progetti e attività nelle scuole e nei servizi socio-educativi che coinvolgano bambine/bambini, ragazze/ragazzi, insegnanti ed educatrici/educatori, anche investigando l’uso di strumenti digitali come modi di produrre storie, esperienze e idee sulla pace. In secondo luogo, si esplora la costruzione della pace in relazione alle migrazioni, sia in una prospettiva politico-giuridica, che si occupa di disuguaglianze e logiche “neo-coloniali”, proponendo cittadinanza e tutela dei diritti come metodologie di gestione dei conflitti e contrasto alla violenza, con particolare riferimento alle seconde generazioni di migranti e i minori stranieri non accompagnati, sia in una prospettiva storica che tratta le cause e i percorsi delle migrazioni.

Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

- Fondamenti dell’educazione alla pace: costruzione della pace, forme dialogiche e agency.

- Migrazioni e “pace positiva”: politiche di cittadinanza e processi di de-colonizzazione.

- Agenda “Donne, Pace e Sicurezza” e Piani d’Azione Nazionali: donne come agenti attive nella risoluzione dei conflitti e nella promozione della pace.

- Agenda 2030 e pari opportunità.

- Hate speech e sue manifestazioni (discriminazioni, stereotipi, pregiudizi, violenza) nei confronti delle minoranze e delle persone vulnerabili.

- Soft Skill e educazione sostenibile.

- Narrazioni audiovisive e transmediali nei sistemi conflittuali e pacifici.

- Migrazioni, pace e assetto geo-politico mondiale: “nation-building”, multiculturalismo e promozione della “pace positiva”.

- Metodologie di gestione dei conflitti e pratiche di guarigione della sofferenza generata dall’ingiustizia.

- Migrazioni volontarie e forzate: narrazioni mediatiche e geostorie orali dei migranti e intrecci pacifici nelle comunità trans-locali.



Curriculum 5 – Architetture e paesaggi  di pace

Docenti proponenti:


Ali Abu Ghanimeh (The University of Jordan – ICAR/17 Disegno); Maria Argenti (Sapienza Università di Roma – ICAR/14 Composizione architettonica e urbana); Claudia Battaino (Università di Trento – ICAR/14 Composizione architettonica e urbana); João Ferreira Nunes (Università della Svizzera italiana – ICAR/15 Architettura del Paesaggio); Olivia Longo (Università degli Studi di Brescia – ICAR/14 Composizione architettonica e urbana); Giovanna Marconi (Università IUAV di VENEZIA - ICAR/21 Urbanistica); Anna Bruna Menghini (Sapienza Università di Roma – ICAR/14 Composizione architettonica e urbana); Carlo Alberto Romano (Università degli Studi di Brescia, MED/43 Medicina legale).

Descrizione del curriculum

Il curriculum Architetture e paesaggi per la pace si pone l’obiettivo di formare una cultura progettuale attenta all’impatto sociale dell’architettura nel breve, medio e lungo periodo.

Gli ambiti di ricerca volti a indagare e stimolare la trasformazione urbana e rurale vengono affrontati in un’ottica interdisciplinare di pace, sostenibilità, innovazione, riuso, partecipazione attiva e community building.

Il percorso curricolare ha diversi fuochi (teorico, storico, metodologico, tecnologico, estetico) tenuti insieme da una visione olistica delle architetture per la pace, che ha anch’essa bisogno di essere progettata, come un edificio.

Il curriculum intende innanzitutto stimolare nei dottorandi la consapevolezza che anche la costruzione dello spazio che viviamo, delle città che abitiamo e dei territori che attraversiamo può contribuire alla costruzione di un clima di pace e di convivenza civile, restituendo all’architettura il ruolo di dare una dimensione fisica alle comunità, una dimensione etica alla bellezza ed una dimensione sociale ai luoghi.

L’obiettivo è quindi quello di indirizzare e guidare studi, ricerche e sperimentazioni sul campo, in modo da alimentare la crescita di una concreta capacità critica e progettuale nel peacebuilding architettonico.


Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

Il curriculum tratterà alcune delle seguenti tematiche:

gestione dei conflitti interculturali nei processi di peacebuilding;

- architettura per l’emergenza (conflitti bellici, migrazioni, crisi umanitarie, mutamenti ambientali);

- architettura della ricostruzione;

- architettura e disarmo: riuso e  riconversione di aree militari e edifici dismessi;

- architettura per il dialogo interreligioso e interculturale;

- architettura della memoria condivisa (memoriali e musei dedicati, per es. musei dei diritti umani);

- architettura inclusiva: condivisione e solidarietà vs separazione e discriminazione (per es. slum upgrading);

- architettura dei confini;

- architettura per la cooperazione (per es. con il Global South);

- architetture per la comunità;

- architettura e cittadinanza;

- architettura e democrazia;

- architettura per la giustizia;

- architettura e prevenzione del disagio sociale;

- i grandi maestri del nostro tempo per l’architettura di pace.


Curriculum 6 – Spazio, territori, risorse e narrazioni nella prospettiva della pace

Docenti proponenti

Aide Esu (Università di Cagliari - SPS/07 Sociologia Generale); Gianfranco Franz (Università di Ferrara - ICAR/20 Tecnica e Pianificazione Urbana); Matteo Puttilli (Università di Firenze - M-GGR/01 Geografia); Annalisa Giampino (Università  di Palermo - ICAR/21 Urbanistica ); Francesca Romana Lenzi (Foro Italico - SPS/07 Sociologia Generale);  Mirella Loda (Firenze, M-GGR/01 Geografia); Paola Minoia (Torino - M-GGR/02 Geografia economico-politica); Marco Picone (Università di Palermo - M-GGR/01 Geografia); Giuseppe Ricotta (Università di Roma La Sapienza - SPS/07 Sociologia Generale); Giovanni Sistu (Università di Cagliari - M-GGR/02 Geografia Economica); Massimiliano Tabusi (Università per Stranieri di Siena - M-GGR/01 Geografia).

Descrizione del curriculum

Il curriculum si riferisce alla dimensione dello spazio, alla sua produzione, alla sua organizzazione, all’esperienza, alla percezione, all’immaginario e agli aspetti simbolici. La capacità di “leggere” lo spazio e di costruirlo aiuta la comprensione della complessità dei processi, sui due piani principali, quello micro (interpersonale) e quello macro (geografico-sociale e geografico-politico), che si declinano su più ambiti:

- Risorse. Analisi dell'utilizzo di risorse: da fattore di conflitto a strumento orientato di convivenza pacifica.

- Dualismo urbano-rurale e centro-periferia. Analisi dell’impatto dell'urbanizzazione sui contesti cittadini (benessere; distribuzione di risorse; concentrazione di problematiche relative a occupabilità, housing, gentrificazione; pressioni demografiche; creazione di spazi di inclusività) e su quelli rurali (abbandono degli spazi coltivati; mutazioni nel paesaggio agricolo; politiche d’uso della terra).

- Diseguaglianze territoriali. Analisi della frammentazione del tessuto sociale, della perdita di coesione sociale, delle condizioni percepite di qualità della vita, del benessere, dell’uguaglianza di diritti e opportunità.

- Confini. Analisi dei confini come luoghi di disputa e tensione geopolitica e sociale.

- Narrazione e immaginario. Analisi del ruolo simbolico e della narrazione dello spazio per il mantenimento o il raggiungimento di una convivenza pacifica, anche tramite contesti di loisir, sport, socializzazione.Il percorso è caratterizzato da una forte trans-disciplinarità (geografia, urbanistica, sociologia, economia, storia, antropologia). Integra le metodologie delle scienze storiche e delle scienze sociali e quelle più innovative delle tecniche partecipative ed inclusive, al fine di costruire expertise nel campo della ricerca e dell’empowerment di potenziali destinatari di interventi di gestione dei conflitti, attraverso l’esplorazione della loro narrazione e rappresentazione verbale, cartografica ed artistica.

Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

Il curriculum propone attività di ricerca e obiettivi formativi volti allo sviluppo dei seguenti temi:

- didattica innovativa di metodologia della ricerca sociale, geografica e storico-internazionale nel campo degli studi per la pace;

- acquisizione di competenze utili a divulgare la comprensione dei problemi e delle ricerche e a rappresentare e condividere possibili percorsi verso la pace (cartografia, elaborazioni video, podcast, graphic novel e altro);

- confini e conflitti: storie di successful negotiations e/o innovazione nei metodi e nelle pratiche;

- esperienze internazionali a confronto su spazi di contrapposizione versus integrazione e risoluzione pacifica delle controversie;

- formazione degli Stati e processi di institutional building, controllo del monopolio della forza in conflitto e post-conflitto, con modelli a confronto;

- case-studies di processi inclusivi e simbolici trasformativi (p.e. periferizzazione) o virtuosi (p.e. eventi sportivi, attività sociali e didattiche) per la costruzione per la pace.




Curriculum 7 – Economia della pace

Docenti proponenti:

Elisabetta Bani (Università di Bergamo - IUS/05 Diritto dell’economia); Vincenzo Bove (Università di Warwick - SECS-P/02 Politica Economica); Raul Caruso (Università Cattolica del Sacro Cuore - SECS-P/02 Politica economica); Valeria Costantini (Roma Tre - SECS-P/02 Politica economica); Rossella Del Prete (Università del Sannio - SECS-P/12 Storia Economica); Emma Galli (Università di Roma La Sapienza - SECS-P/03 Scienza delle Finanze); Giuseppe Marotta (Università del Sannio - AGR/01 Economia e estimo rurale);  Damiano Palano (Univ. Cattolica di Milano - SPS/01 Economia politica); Mario Pianta (SNS di Pisa - SECS-P/01 Economia Politica); Roberto Ricciuti (Università di Verona - SECS-P/02 Politica Economica); Donato Romano (Università di Firenze - AGR/01 Economia ed Estimo Rurale).

Descrizione del curriculum

L’economia della pace studia le cause dei conflitti violenti a livello micro e a livello macro nonché le misure di politica economica volte a mitigarli e a rimuoverli al fine di identificare percorsi di sviluppo sostenibile nel lungo periodo.  L’economia della pace propone un nuovo paradigma economico che permette il superamento di diseguaglianze sempre più forti e divisive, in una prospettiva di sviluppo economico inclusiva nelle diverse aree del pianeta e all’interno di territori locali sempre più segnati da crisi ambientali e climatiche, spesso con limitati accessi a merci e prodotti alimentari. In una prospettiva ampia, l’economia della pace si fonda sul rinnovamento di istituzioni con nuovi modelli di governance, promuovendo una partecipazione sinergica, anche dal basso, tra istituzioni e cittadini. L’economia del bene comune è un processo che richiede una rimodulazione della spesa pubblica e quindi dei sistemi di welfare. Promuovere la pace vuol dire, quindi, cercare di ridurre le disparità, nell’accesso, ad esempio, alla sanità pubblica favorendo una redistribuzione del reddito più equa per tutte le categorie sociali. La pace e la giustizia sociale sono due aspetti che non possono essere distinti in un progetto di ridefinizione del welfare, ma, insieme, devono concorrere alla definizione di un modello economico e di sviluppo inclusivo e realmente rigenerativo delle diverse comunità territoriali.

Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

In chiave positiva, temi rilevanti seppur non esaustivi all’interno del dominio dell’economia della pace sono:

- le spese militari e l’impatto sui sistemi economici e sociali;

- le determinanti socio-economiche della violenza politica;

- determinanti ed effetti economici dei conflitti armati internazionali;

- la relazione tra cambiamento climatico e conflitti armati;

- il trade-off tra spese improduttive e distruttive legati ai conflitti e investimenti di lungo periodo quali educazione, sanità e adattamento ai cambiamenti ambientali.

In chiave normativa, l’economia della pace si concentra sull’elaborazione e l‘analisi di:


- le politiche di disarmo, riconversione e di controllo dei flussi di armamenti e della spesa militare;

- la regolamentazione dell’industria militare;

- le politiche volte alla rimozione di disuguaglianze strutturali tra gruppi sociali nell’accesso alle risorse;

- la regolamentazione per le imprese nel mercato nel prevenire comportamenti appropriativi e lesivi dei diritti umani;

- regolamentazione dei mercati di beni primari in particolare dei beni agricoli in paesi caratterizzati da conflitti armati e violenza diffusa ricorrenti;

- regolamentazione dei mercati per promuovere cambiamenti trasformativi  (finanza sostenibile e finanziamento di attività che non alimentino discriminazioni e conflitti)

Il Curriculum si propone di indagare i temi individuati in una prospettiva analitica teorica e istituzionale, con particolare attenzione alle policy europee e internazionali.



Curriculum 8 – Letterature, arti, filosofie e immaginari di pace

Docenti proponenti

Alfredo Alietti (Università di Ferrara - SPS/10 Sociologia dell’ambiente e del territorio); Irene Baldriga (Sapienza Università di Roma - L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro); Francesco Paolo Bianchi (Università dell’Insubria - L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca); Alberto Castelli (Università dell’Insubria - SPS/02 Storia delle dottrine politiche); Gianfranco Franz (Università di Ferrara - ICAR/20 Tecnica e pianificazione urbanistica); Damiano Garofalo (Sapienza Università di Roma - L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione); Elena Valentina Maiolini (Università dell’Insubria - L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea) Alfredo Mario Morelli (Università di Ferrara - L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina); Giuseppe Scandurra (Università di Ferrara - M-DEA/01 Antropologia culturale),

Descrizione del curriculum

La ricerca sugli immaginari di pace nelle letterature, nelle arti e delle filosofie va vista in connessione con le dinamiche sociali e nell’interazione con le strutture giuridiche ed economiche che concretamente caratterizzano ogni epoca, in un solido approccio antropologico-culturale e storico-sociale.

Il percorso di dottorato promuove la ricerca e la formazione su questi aspetti: la critica (nelle letterature, nelle arti e nelle filosofie) alla soluzione violenta dell’inevitabile conflitto umano viene inquadrata in categorie storiche e socio-antropologiche ad ampio spettro, anche in rapporto alla costruzione dello spazio antropico (ambienti, città, spazi di convivenza e, inevitabilmente, ancora di conflitto), includendo il rapporto con l’ambiente naturale.

Il curriculum, quindi, propone una serie di insegnamenti e di competenze per la realizzazione di un percorso coerente che muova dalle letterature antiche del Mediterraneo a quelle del mondo moderno occidentale, senza trascurare gli aspetti storico-artistici, filosofico-teoretici e giuridici, con una chiara caratterizzazione socio-antropologica.

Si realizza così un percorso vario e integrato nei metodi e nelle discipline, che ha al suo centro il problema della critica del conflitto umano. Un approccio moderno ai problemi della sostenibilità e della pace deve partire da una consapevolezza storica degli immaginari di pace, della continua dialettica che la storia ha creato tra la drammaticità dei conflitti e la riflessione di chi ha sempre “pensato il limite”, guardando oltre la linea dell’orizzonte in cui quei conflitti si collocavano. La connotazione interdisciplinare è requisito essenziale del curriculum, che gioca proprio sulla compresenza e l’interazione di saperi complessi di ambito umanistico, giuridico e tecnico-scientifico.


Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

Il curriculum prevede attività di ricerca e obiettivi formativi volti allo sviluppo di temi, quali:

- la ricerca di strumenti metodologici, inter- e transdisciplinari, per un’analisi storica e culturale dei conflitti umani;

- lo sviluppo di una critica al ruolo (e i limiti) delle letterature, delle arti e delle filosofie nel concepire e promuovere immaginari di pace;

- l’interazione che diritto, economia e tecniche di costruzione sociale degli spazi di interazione umana hanno avuto nello sviluppo di tali immaginari;

- l’affinamento, tramite la riflessione storico-culturale, di precise competenze nella valorizzazione del contributo che le arti, le letterature e la filosofia possono ancora dare per il superamento della logica della reductio ad unum, della visione dell’“altro da sé” come ostacolo da rimuovere o nemico da abbattere, in considerazione della necessità perpetua dell’educazione alla pace e in una visione della convivenza che proponga l’ascolto dell’altro da sé (anche al di fuori dell’ambito antropico) come realizzazione del sé. 



Curriculum 9 – Giustizia riparativa, giustizia di transizione e trasformazione nonviolenta dei conflitti

Docenti proponenti: Francesco Alicino (LUM "Giuseppe Degennaro" - IUS/11 Diritto e Religione); Angela Busacca (Università Mediterranea di Reggio Calabria - IUS/01 Diritto Privato); Claudia Chiarolanza (Sapienza Università di Roma - M-PSI/07 Psicologia Dinamica); Alessandra Cordiano (Università di Verona - IUS/01 Diritto Privato); Roberto Cornelli (Università Statale di Milano - IUS/17 Diritto Penale); Attilio Gorassini ((Università Mediterranea di Reggio Calabria - IUS/01 Diritto Privato); Grazia Mannozzi (Università dell’Insubria - IUS/17 Diritto Penale); Enza Pellecchia (Università di Pisa - IUS/01 Diritto Privato); Palmina Tanzarella (Università di Milano Bicocca - IUS/08 Diritto Costituzionale).

Descrizione del curriculum

Il paradigma della giustizia riparativa, i percorsi di giustizia di transizione e le pratiche di trasformazione nonviolenta dei conflitti stanno cambiando profondamente l’idea e le modalità di fare “giustizia”, sia in tempo di pace che in contesti lacerati da conflitti armati, violazioni di massa di diritti umani, genocidi e crimini di Stato. Nell'ambito dei peace studies sta crescendo l'interesse verso le esperienze di giustizia riparativa e di transizione, con particolare riferimento ai cambiamenti culturali e istituzionali che innescano, alla questione della pluralità delle giustizie nei contesti post-coloniali e alla ridefinizione semantica dei concetti di pace e di giustizia. La prima viene intesa non più solo come cessazione della violenza ma come impegno continuativo nella (ri)costruzione di forme di convivenza possibili; la seconda viene interpretata come insieme di pratiche che, più che al punire, sono orientate alla tutela delle vittime, alla non ripetizione delle violazioni, alla riparazione materiale del danno, alla riparazione simbolica delle offese e alla ricostituzione dei legami nelle comunità. Il curriculum “Giustizia riparativa, giustizia di transizione e trasformazione nonviolenta dei conflitti” promuove percorsi formativi e di ricerca volti all'acquisizione di competenze trasversali, sia di natura teorica che pratico-metodologica, utili ad approcciare un campo di studi e di pratiche in costante evoluzione, integrando gli apporti provenienti da diverse discipline (tra cui quelle criminologiche, giuridiche, sociologiche, politologiche, antropologiche, psicologiche, filosofiche, storiche e pedagogiche) con l'apprendimento sul campo attraverso la partecipazione diretta a programmi di giustizia riparativa.

Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

Il curriculum prevede l’approfondimento di argomenti caratterizzati da un’accentuata transdisciplinarità tra i quali, a titolo esemplificativo:

- evoluzione storica e principi della giustizia di transizione;

- paradigma riparativo di giustizia penale: fondamenti filosofici, evoluzione storica e manifestazioni giuridiche;

- prospettive della giustizia di transizione nell’affrontare le crisi geopolitiche contemporanee;

- luoghi della giustizia di transizione e della giustizia riparativa;

- giustizia riparativa, misure riparative e sanzioni riparative;

- verità e memoria nei processi di transizione;

- centralità della vittima nei percorsi di giustizia dialogica;

- giustizia di genere nei processi di pace;

- mediazione e altre modalità di trasformazione nonviolenta dei conflitti;

- riforme democratiche degli apparati di sicurezza e prevenzione dell’uso della forza;

- violenza strutturale, giustizia sociale e politiche per la pace;

- violenza in tempo di guerra e crimini “gender-based”;

- letture relazionali del crimine e delle violenze individuali e collettive;

- prevenzione, non ripetizione e riduzione della recidiva;

- parametri e modalità di valutazione dei programmi di giustizia riparativa e di giustizia di transizione;

- analisi dei processi affettivi e cognitivi nella giustizia riparativa e trasformativa, con particolare riferimento ai procedimenti penali minorili. 



Curriculum 10 Dinamiche, processi e attori nelle relazioni internazionali

Docenti proponenti


Roberta Ricucci (Università di Torino - SPS/08 Sociologia generale); Giovanni Battista Andornino (Università di Torino - SPS/04 Scienza politica); Carlo Belli (Perugia Stranieri - SPS/04 Scienza politica); Roberta Bosisio (Università di Torino - SPS/12 Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale); Marilena Dellavalle (Università di Torino - SPS/07 Sociologia generale); Rosita Di Peri (Università di Torino - SPS/04 Scienza politica), Sara Lagi (SPS/02); Lorena Forni (Università di Milano Bicocca - IUS/20 Filosofia del diritto); Anna Miglietta (Università di Torino - M-PSI/05 Psicologia sociale); Lorena Milani (Università di Torino - M-PED/01 Pedagogia generale);  Paola Minoia (Università di Torino - M-GGR/02 Geografia economico-politica); Isabella Pescarmona (Università di Torino M-PED/01 Pedagogia generale e sociale); Elisa Ruozzi (Università di Torino - IUS/13 Diritto internazionale); Stefano Ruzza (Università di Torino - SPS/04 Scienza politica), Dario Elia Tosi  (Università di Torino - IUS-21 Diritto pubblico comparato); Alessandro Vagnini (Sapienza Università di Roma - SPS/06 Storia delle relazioni internazionali).

Descrizione del curriculum

Muovendo dalla consapevolezza che il conflitto, anche violento, è un fenomeno sociale e politico di rilevanza cruciale e che i processi di peacebuilding sono oggi diffusi, ma spesso fragili e complessi, è necessario utilizzare strumenti analitici per affrontarne criticamente le varie dimensioni e collocare in prospettiva critica le azioni dei numerosi attori politici, sociali, economici, culturali che si muovono a livello locale, nazionale e sovranazionale. La relazione che intercorre tra pace, sicurezza, sviluppo (economico e umano), istituzioni (formali e informali), democrazia, diritti e disuguaglianze, non è identica a livello universale. Essa di declina variamente nelle diverse aree del mondo e si intreccia con processi storici, tradizioni giuridiche, dinamiche socio-economiche e culturali e mettendo in luce i differenziali di potere intra e inter-nazionali

Il percorso integra metodi e discipline riguardanti l’analisi di fattori e condizioni che possono minare situazioni di coesione sociale (a livello locale) e di sicurezza e pace (a livello nazionale e internazionale), prestando attenzione ad attori istituzionali, privati (dalle ong alle imprese), gruppi di cittadini. Si caratterizza, inoltre, per la forte connotazione multi e interdisciplinare, coinvolgendo saperi delle aree storica, sociologica, pedagogica, giuridica, psicologica, politologica.


Temi di ricerca e obiettivi formativi specifici

Il curriculum propone attività di ricerca e obiettivi formativi volti allo sviluppo di temi come:

- la ricerca di strumenti metodologici, inter e transdisciplinari, adeguati all’analisi della complessità e della dimensione sistemica dei conflitti;

- i percorsi di peacemaking , peacebuilding e di dialogo interculturale;

- gli strumenti e gli attori che contribuiscono a definire e costruire processi di coesione sociale e mediazione dei conflitti;

- le dinamiche giuridiche, storiche, politiche, economiche, culturali e psicosociali che governano le relazioni internazionali;

- dinamiche e processi psicologici del conflitto (e della pace): identità sociale, nazionalismi, violenza diretta e strutturale.










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