autunno 2019, Sala del Dottorato, piazza Borghese 9 / 6, 13, 20, 27 novembre, 4 dicembre
Nella “Plankton-city”, metafora koolhaasiana della città contemporanea (Koolhaas 2005), l’atomizzazione dell’urbano e la disgregazione dei sistemi sociali e spaziali hanno fatto sì che lo spazio pubblico e le sue funzioni collettive siano sempre più inserite all’interno di grandi edifici ibridi all-inclusive (hybrid-building). La concentrazione di porzioni di urbano e l’introversione delle funzioni pubbliche dentro grandi contenitori non è però una novità dell’architettura contemporanea. Diverse esperienze del tardo Moderno a partire dal Parlamento di Le Corbusier a Chandigarh insieme a edifici dell’altra modernità come la Facoltà di architettura di Vilanova Artigas, il MASP e il SESC Pompeia di Lina Bo Bardi o il Conjunto Nacional di David Libeskind a San Paolo, sono solo alcuni dei prodromi di un’ibridazione tra edificio e città che appare una “forma tipica” dell’urbanità delle megalopoli e si ritrova anche in opere più recenti come il SESC 24 de Maio di Paulo Mendes da Rocha. Il seminario, organizzato in 5 incontri, intende proporre una lettura critica del contenitore ibrido a partire da un inquadramento della questione e con interventi tematici di ospiti. A ciascun dottorando verrà richiesto di presentare un paper (abstract, testo e specifiche elaborazioni grafiche) di un edificio ibrido-oggetto singolare scelto con il docente e articolato in una lettura analitica e una sintesi critica come se si trattasse di rispondere a una call. Parole chiave: contenitore ibrido, edificio all-inclusive, oggetto singolare.