Relazione annuale

LE PRINCIPALI LINEE DI RICERCA, PER L'ANNO 2021-2022, HANNO RIGUARDATO:
Valutazione della steroidogenesi ovarica nelle pazienti affette da endometriosi
L'endometriosi è una malattia infiammatoria pelvica estrogeno-dipendente, caratterizzata dall'impianto e dalla crescita di tessuto endometriale (ghiandole e stroma) al di fuori della cavità uterina. Può essere asintomatica o associata a sintomi dolorosi (dolore pelvico cronico, dismenorrea e dispareunia) e/o all'infertilità. L'associazione tra endometriosi e infertilità è ben nota. Sebbene la letteratura affronti ampiamente l'associazione tra la malattia e l'infertilità, i meccanismi eziopatogenetici coinvolti in questa relazione non sono ancora stati pienamente compresi. Tra i vari meccanismi potenzialmente nocivi rientra anche la possibilità di una deregolazione endocrina intraovarica. Un’inadeguata produzione di ormoni steroidei potrebbe essere implicata nella compromissione della funzione follicolare, situazione che potrebbe influenzare negativamente la qualità degli ovociti. Attualmente le evidenze riguardo la correlazione tra i livelli di ormoni nel fluido follicolare (FF) e gli esiti del ciclo di PMA nelle pazienti con endometriosi e sono però parziali e incompleti.
L’obiettivo primario del progetto di ricerca è di confrontare i livelli di 15 ormoni steroidei nel fluido follicolare di donne infertili con e senza endometriosi che si sottopongono a fecondazione in vitro (FIVET).
Gli obiettivi secondari sono i seguenti:
1) Correlare i livelli ormonali intraovarici con esiti clinici ed embriologici (diametro e numero di follicoli, numero di ovociti prelevati, numero di ovociti maturi, numero di embrioni di grado I e II formati e al tasso di gravidanza).
2) Confrontare i markers di riserva ovarica, espressi come ormone antimulleriano (AMH), conta dei follicoli antrali (AFC) ed età, con i livelli ormonali intraovarici.
3) Valutare l’effetto indipendente sulla steroidogenesi della presenza di cisti endometriosiche ovariche.
4) Analizzare i livelli degli inquinanti endocrini nel fluido follicolare (gli ftalati) e correlarli ai livelli ormonali intraovarici steroidei e alla presenza/assenza dell’endometriosi.
Saranno incluse pazienti affette da endometriosi (diagnosi ecografica o istologica) e candidate a tecniche di PMA di secondo livello; i controlli corrisponderanno alla paziente successiva senza malattia.
Questo studio di coorte, prospettico, monocentrico prevede il reclutamento di pazienti affette da endometriosi che nel periodo di osservazione saranno sottoposte a trattamenti di PMA di secondo livello. Per ogni paziente con endometriosi verrà appaiata la successiva paziente infertile per altra causa (fattore tubarico, disturbi ovulatori, ridotta riserva ovarica, infertilità maschile e infertilità inspiegata).
Come da procedura operativa, il liquido follicolare aspirato durante la procedura di prelievo ovocitario verrà consegnato ai biologi affinché possano indentificare e isolare gli ovociti. Nell’ambito di questo studio il liquido follicolare, che viene di solito eliminato, verrà raccolto in provetta. Tutti i campioni verranno contemporaneamente scongelati al momento delle analisi (cascata steroidogenica e ftalati). Per le donne con endometriomi unilaterali, si otterranno due pool separati per le due ovaie.
Seguendo la pratica clinica le pazienti arruolate nello studio proseguiranno il regolare percorso di fecondazione assistita.
I dati verranno analizzati utilizzando lo Statistical Package for Social Sciences (SPSS 26.0, IL, USA). Verrà utilizzato il test t di Student o il test non parametrico di Mann-Whitney per le variabili quantitative e il test x2 di Pearson o il test esatto di Fisher per le variabili qualitative, a seconda dei casi. La valutazione delle associazioni tra ftalati e ormoni steroidei verrà esplorata mediante test di correlazioni (Spearmann, visto la non normalità delle variabili). Considerando che verranno utilizzati test non parametrici, una dimensione del campione di 160 donne (80 casi e 80 controlli) permetterà, applicando i consueti errori di tipo I e II di 0.05 e 0.20, di evidenziare differenze tali per cui, nelle pazienti con endometriosi, il 25% avrà valori superiori al 90° centile della distribuzione dei valori nei controlli (Odd ratio di valori superiori al 90° centile ≥ 3).



Diabetes Mellitus type 2 and Non-Alcoholic Fatty Liver Disease: A complete evaluation in terms of prevalence, risk factors and clinical relevance.

During the last decades, there have been changes in people's lifestyles with significant consequences on human metabolism. Therefore, chronic metabolic diseases such as obesity, type 2 diabetes mellitus (type 2 DM), and nonalcoholic fatty liver disease (NAFLD) have exploded worldwide. Scientific evidence has pointed out a significant association of type 2 DM and NAFLD. In fact, diabetes, despite being a risk factor for the development of NAFLD, also appears to accelerate its progression. Different studies have investigated the prevalence of NAFLD in type 2 DM; however, these results are inconsistent.
1) Assessment of the prevalence of NAFLD inT2DM patients; 2) evaluation of clinical presentation of NAFLD inT2DM patients; 3) identification of the general, clinical and biochemical characteristics of T2DM patients with and without NAFLD; 4) evaluation of the association of clinical and biochemical characteristics in patients with type 2 diabetes with and without NAFLD; 5) investigation of vascular adhesion molecule -1 (VCAM-1), intercellular adhesion molecule -1 (ICAM-1), E-selectin levels in the sera of patients with T2DM with and without NAFLD.
80 patients with T2DM were included in this study. Each patient's anamnestic, clinical and laboratory data were registered. The presence of NAFLD was assessed using ultrasound. Commercial ELISA kits were used to detect the presence of VCAM-1, ICAM-1, E-selectin in the serum of patients with type 2 DM with and without NAFLD. Statistical analysis helped us to study the significant relationships of the evaluated parameters in T2DM patients with and without NAFLD.
80 patients diagnosed with T2DM for an average of 10.1 years (47F/33M) with a mean age of 60.4 years were included in this study. Hypertension (76.2%), Dyslipidemia (82.5%) and Central Obesity (81.3%) were the most common comorbidities. The prevalence of NAFLD in patients with T2DM was 61.3% and the following grades of NAFLD were evidenced by ultrasound: 31 (38.8%) patients grade 0; 19 (23.7%) grade 1 patients; 22 (27.5%) grade 2 patients; 8 (10%) grade 3 patients. Of 49 T2DM patients also diagnosed with NAFLD, 37 (76%) patients were asymptomatic, while 12 (24%) patients presented symptoms of NAFLD. The most frequent symptoms were the feeling of fatigue and generalized body weakness, as well as abdominal discomfort mainly localized in the upper right quadrant. The comparison between clinical and laboratory characteristics in patients with T2DM with and without NAFLD resulted in statistically significant differences for the mean values of: BMI (p = 0.001), waist circumference (p = 0.0001), duration in years of DM (p = 0.0001), fasting blood glucose (p = 0.0001), HbA1c (p = 0.0001), insulinemia (p = 0.001), HOMA-IR (p = 0.012), systolic and diastolic BP (p = 0.00006 and p = 0.002), HDL-cholesterol and TG (p = 0.0001 and p = 0.0001), AST (p = 0.006), ALT (p = 0.02), GGT (p = 0.00001), ALP (p = 0.0005). Obesity was the variable with the strongest association with NAFLD in T2DM patients with p = 0.0339, OR = 5.8527 and CI 95% 1.1438 – 29.9484. Serum levels of sICAM-1, sVCAM-1, and sE-selectin were significantly higher in T2DM patients with and without NAFLD compared to healthy controls (1p= 0.0001) while sVCAM-1 levels were significantly higher in the T2DM with NAFLD group than in the T2DM without NAFLD group (2p = 0.001).
NAFLD was present in 61.3% of patients with T2DM, although most of them were asymptomatic (76%). BMI, waist circumference, duration of diabetes in years, fasting blood glucose, HbA1c, insulinemia, HOMA-IR, BP, TG, AST, ALT, GGT and ALP were at higher mean values in patients with type 2 DM and NAFLD; only HDL presents lower mean values in these patients. Obesity was found to be an independent risk factor associated with NAFLD in patients with type 2 DM. Serum levels of sICAM-1, sVCAM-1, and sE-selectin were significantly higher in T2DM patients with and without NAFLD compared to healthy controls, while sVCAM-1 levels were significantly higher in the T2DM with NAFLD group than in the T2DM without NAFLD group. This study confirms that in our diabetic patients, NAFLD is closely related to obesity, insulin resistance and metabolic syndrome, therefore it can also be considered as the hepatic manifestation of metabolic syndrome.


Il ruolo dei miRNA-34c e miRNA-449b nemaspermici nell’infertilità maschile”
Il miR-34c e il miR-449b mostrano un’espressione differenziali nei pazienti con alterazione dei parametri seminali. Inoltre, il miR-34c è associato all’outcome dell’ICSI, in particolare alla cinetica dello sviluppo embrionale e la qualità dell’embrione. Negli ultimi decenni è cresciuto anche l’interesse nel comprendere il ruolo dell’integrità cromatinica nemaspermica. Un’elevata frammentazione del DNA nemaspermico riduce il tasso di fecondazione e influenza lo sviluppo dell'embrione.
Alla luce di ciò, lo scopo di questo studio è stato quello di analizzare i livelli di miR-34c, miR-449 e l’integrità cromatinica nemaspermica al fine di identificare nuovi biomarcatori di qualità seminale e di outcome della Fecondazione Assistita.
La ricerca è articolata in due studi. Studio 1) analisi dei livelli di miR-34c in spermatozoi di soggetti normozoospermici e pazienti con caratteristiche seminali alterate. Sono stati reclutati 20 uomini afferenti all’ambulatorio di Andrologia del Dipartimento di Medicina Sperimentale, di cui 10 con alterazione dei parametri seminali e 10 normozoospermici. Questi soggetti sono stati sottoposti ad esame del liquido seminale e analisi molecolare dei miR-34c e miR-449b. Studio 2) analisi dei livelli di miR-34c e miR-449 nemaspermici e della frammentazione del DNA degli spermatozoi di uomini di coppie sottoposte a Fecondazione Assistita. E’ stato reclutato il partner maschile di 106 coppie affette da infertilità primaria afferenti al Centro PMA del Policlinico Umberto I. In questo gruppo di soggetti è stato valutato il liquido seminale, gli outcome della ICSI e la frammentazione del DNA nemaspermico. In un sottogruppo di 38 soggetti è stata valutata l’espressione dei miR-34c e miR-449b. Per l’analisi del liquido seminale i campioni sono stati valutati secondo il Manuale di laboratorio dell'OMS per l'esame del liquido seminale (2021). La frammentazione del DNA spermatico (SDF) è stata valutata utilizzando il test TUNEL (Terminal deoxynucleotidyl transferase UTP-driven Nick End Labeling). L’analisi del profilo dei miRNA miR-34c, miR-499 è stata eseguita utilizzando la ddPCR.
La frammentazione del DNA nemaspermico è correlata negativamente ai parametri seminali e si riduce dopo selezione nemaspermica. La %SDF è associata anche alla qualità embrionale e di conseguenza al numero di embrioni trasferiti. In particolare, %SDF>2,95% aumenta di 4 volte il rischio di fallimento dello sviluppo embrionale. L’espressione del miR-34c è associata alla concentrazione e alla motilità nemaspermica. Il miR-449 è associato alla concentrazione e alla %SDF. Inoltre, i due miRNA sono sorprendentemente correlate tra loro. Un aumento del miRNA-34c rispetto al miR-449b aumenta la probabilità di ottenere embrioni evolutivi. Al contrario, più alti livelli del miR-449b rispetto al miR-34c riduce la probabilità di ottenere embrioni evolutivi.Questi dati dimostrano il ruolo promettente di miR-34c, miR-449 and %SDF come biomarcatori di outcome di Fecondazione Assistita.

Inibitori naturali delle fosfodiesterasi nella regolazione delle alterazioni metaboliche indotte dall’esposizione agli interferenti endocrini
L’obesità è una patologia endocrina risultante dall’interazione tra fattori comportamentali, sociali, genetici e ambientali. Tra i fattori ambientali vi è un gruppo di sostanze chimiche, naturali e di sintesi, noto come interferenti endocrini, che agiscono sul sistema endocrino. Diverse sono le evidenze sperimentali sui modelli animali e sull’uomo circa l’impatto che gli interferenti endocrini hanno sui disordini metabolici in quanto sono in grado di riprodurre, bloccare o ridurre l’attività fisiologica degli ormoni. Nella regolazione dell'omeostasi energetica e del metabolismo cellulare è coinvolto il secondo messaggero cGMP. E’ noto che l’induzione farmacologica del cGMP ha effetti benefici in modelli murini di sindrome metabolica. I livelli intracellulari di cGMP sono finemente regolati dalle fosfodiesterasi (PDEs) ed il principale enzima responsabile della sua degradazione è la PDE5. Studi preclinici e clinici hanno dimostrato che gli inibitori della PDE5 hanno effetti benefici sul miglioramento della resistenza all'insulina e del metabolismo del glucosio, rappresentando una promettente strategia terapeutica per il trattamento dei disordini metabolici.
Sebbene siano disponibili diversi farmaci per modulare l’attività delle PDEs, in realtà molti prodotti naturali contengono inibitori delle fosfodiesterasi. Tra questi il più noto è la caffeina, un inibitore non selettivo delle fosfodiesterasi, che determina in acuto un aumento dei livelli del secondo messaggero cAMP. In realtà molti altri prodotti appartengono a questa classe ma sono necessari ulteriori studi per indagare il meccanismo di azione, efficacia di tali composti.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare il ruolo della PDE5 nelle alterazioni metaboliche indotte dall’esposizione agli interferenti endocrini in modelli cellulari overesprimenti o mancanti di PDE5 e in un modello murino PDE5 knockout.
- A questo scopo è stato messo a punto un modello cellulare in vitro utilizzando la linea cellulare 293T per determinare concentrazione e tempistiche di trattamento con l’interferente endocrino Bisfenolo A (BPA) e valutare la vitalità cellulare.
- Una linea di preadipociti murini 3T3L1 per valutare l’impatto di BPA e il ruolo di PDE5 nel modificare i pathway metabolici modificati. In particolare, utilizzerò dei sistemi per modulare l’espressione di PDE5.
- Cellule primarie isolate dal tessuto adiposo del modello murino PDE5 knockout e wild-type.
- Topi PDE5 knockout e wild-type per fare dei cicli di tratamenti con BPA in acuto e cronico
- Sostanze naturali con attività anologa agli inibitori naturali note che hanno un’azione nel mimare gli effetti degli inibitori delle fosfodiesterasi su tutti modelli utilizzati
- Cellule primarie isolate di tessuto adiposo per fare un nuovo screening di composti naturali.

Nuovi parametri ecografici predittivi di malignità del nodulo tiroideo
Recentemente sono state proposte alcune nuove metodiche ecografiche per definire i parametri predittivi di malignità del nodulo tiroideo:
1) l'elastografia Strain (SE) e, più recentemente, l'elastografia Shear Wave (SWE). Entrambe offrono informazioni in tempo reale (“real time”) sulla rigidità (stiffness) del tessuto in esame: la SE fornisce informazioni qualitative e semiquantitative ed è operatore-dipendente; la SWE fornisce in aggiunta informazioni quantitative ed è operatore-indipendente. Gli studi condotti fino ad oggi sulla SE hanno dimostrato alta sensibilità ed alto valore predittivo negativo ma basso valore predittivo positivo per individuare i carcinomi tiroidei. La SWE È stata testata solo recentemente nei noduli tiroidei.
2) l’AngioPL.U.S. (Angio PLane wave Ultra Sensitive): nuova tecnica Doppler ultrasensibile che consente di valutare l’architettura microvascolare del nodulo e pertanto i piccoli vasi sanguigni, dove il flusso è molto più lento, tipici della neoangiogenesi tumorale. Ad oggi non ci sono studi in nessun ambito applicativo.
3) il TriVu: consente di visualizzare, in “real time” e simultaneamente, l’immagine B-dimensionale, la mappa elastografica e la vascolarizzazione del nodulo (B-Mode + SWE + Power Doppler). Partendo dal presupposto che aree parenchimali con intensa vascolarizzazione hanno una minore stiffness, grazie all’utilizzo di questo software, è possibile campionare la rigidità tissutale nelle aree a minor densità vascolare, ottenendo quindi una migliore definizione della rigidità del parenchima extravascolare. Ad oggi non ci sono ancora studi finalizzati a testare la capacità diagnostica di tale software nell’ambito dei noduli tiroidei.
OBIETTIVO 1: ad oggi analizzati 141 noduli per validare i risultati preliminari ottenuti dalla casistica di 240 noduli riguardo:
- il valore predittivo di malignità e l’accuratezza diagnostica della SWE e dell’AngioPL.U.S.
- la correlazione tra volume del nodulo tiroideo e SWE e tra volume del nodulo tiroideo ed AngioPL.U.S.
- il valore di cut-off della SWE per discriminare i noduli benigni da quelli maligni
- il pattern vascolare, mediante AngioPL.U.S., con migliore accuratezza diagnostica
Per tali scopi nei pazienti affetti da tireopatia nodulare o multinodulare verrà eseguita ecografia tiroidea valutando per ciascun nodulo i parametri ecografici “standard”, la vascolarizzazione sia mediante Color Doppler Covenzionale sia mediante AngioPL.U.S. e la rigidità mediante SWE (Q-Ratio, Emax, Emin, DS). Ad ogni nodulo verrà poi assegnata una categoria EU-TIRADS di appartenenza in accordo con le ultime linee guida ETA. Successivamente verranno sopposti a FNAC in accordo con le linee guida ETA del 2017 e/o sulla base della SWE e dell’AngioPL.U.S. ed in seguito ad intervento chirurgico (esame istologico) sulla base dell’esame citologico (Tir3b, Tir4, Tir5), dei fattori di rischio (Tir3a) e della eventuale presenza di sintomi compressivi.
OBIETTIVO 2: ad oggi reclutati 35 noduli Tir3a per:
- valutare eventuali variazioni, in termini di parametri ecografici “standard”, SWE e AngioPL.U.S. e di FNAC, nel follow-up dei Tir3a. Per tale scopo il sottogruppo Tir3a verrà sottoposto a follow-up a 3-5 anni, con controlli clinico-strumentali a 6/12 mesi in base ai fattori di rischio, per valutare se l’eventuale comparsa di variazioni di tali parametri si associa a variazioni del rischio di malignità, confermata da un nuovo FNAC.
OBIETTIVO 3: ad oggi reclutati 14 noduli per:
- aumentare l’accuratezza diagnostica della FNAC mediante SWE. Per tale scopo verranno selezionati prospettivamente un uguale numero di noduli, omogenei per dimensioni (≥ 2 cm) e per caratteristiche ecografiche (EU-TIRADS 3), che verranno suddivisi in 2 gruppi: gruppo 1 (esecuzione FNAC ecoguidato mediante «metodo convenzionale») e gruppo 2 (esecuzione FNAC ecoguidato mediante SWE).
- aumentare l’accuratezza diagnostica della SWE mediante TriVu. Per tale scopo poiché nei noduli di grandi dimensioni la distribuzione della stiffness non è uniforme e per consentire l’esclusione di aree parenchimali ad alta densità vascolare dotate di minore rigidità, verranno selezionati noduli di dimensioni ≥ 2 cm in cui verrà eseguita sia la elastografia mediante SW sia quella mediante TriVu. In corso la standardizzazione della tecnica di esecuzione.
MATERIALI
Ecografi UltraFast:
• Supersonic Aixplorer Elite con sonda lineare a larga banda (50 mm) da 15-4 MHz e sonda microlineare (27 mm) da 20-6 MHz
• Supersonic Aixplorer Elite MACH30 con sonda lineare a larga banda (50 mm) da 18-5 MHz



Ruolo delle Beta arrestine e delle proteine G nel mediare la trasduzione del segnale del recettore della dopamina di tipo 2 (DRD2) nei tumori ipofisari.
Gli agonisti del recettore della dopamina di tipo 2 (DRD2) sono il trattamento di prima scelta per i tumori ipofisari prolattina (PRL) secernenti, ma sono scarsamente efficaci nei tumori ipofisari non funzionanti (NF-Pituitary Neuroendocrine Tumor). La ragione della scarsa responsività dei NF-PitNET ai DA può essere ricercata negli eventi intracellulari che si verificano a valle dell'attivazione di DRD2. Come molti altri recettori accoppiati a proteine G, il DRD2 media vie di trasduzione del segnale canoniche dipendenti dalle proteine G e non canoniche dipendenti dalla beta-arrestina-2. La via di trasduzione del segnale canonica di DRD2 prevede l’accoppiamento con proteine G inibitorie, l'inibizione dell'adenil ciclasi e la conseguente riduzione del cAMP intracellulare. Parallelamente, l'interazione DRD2/beta-arrestina-2 avvia una segnalazione indipendente, che porta alla riduzione della fosforilazione di AKT, svolgendo un ruolo di primo piano per l'effetto antiproliferativo di DRD2 nei tumori ipofisari. Poiché gli agonisti funzionalmente selettivi di DRD2 attivano preferenzialmente una di queste vie, rappresentano una promettente strategia farmacologica per aumentare l'efficacia terapeutica.
Lo scopo del programma di studio è quello di analizare il ruolo delle proteine G e della beta-arrestina 2 nel mediare la trasduzione del segnale di DRD2 nelle cellule tumorali prolattino-secernenti di ratto MMQ e nelle cellule primarie umane NF-PitNET. A questo proposito sono stati utilizzati UNC9994, un agonista del DRD2 beta-arrestina 2 selettivo e MLS1547, un agonista selettivo per le proteine G.
Nel modello cellulare MMQ, abbiamo riscontrato che il trattamento con UNC9994 ha ridotto la proliferazione cellulare (-41.4  20% a 100 nM, p< 0.001 vs bas) con un'efficacia maggiore rispetto alla cabergolina (-21  10.9% a 100 nM 10,9%, p<0.001 vs bas), a differenza del trattamento con MLS1547 che ha comportato una lieve riduzione della proliferazione cellulare (-13.2  7.4% a 100 nM, p<0.05 vs bas). Inoltre, UNC9994 è stato più efficace nel ridurre la fosforilazione di AKT (-45.5  16%, p<0.005 vs bas) rispetto alla cabergolina, mentre è stato rilevato nessun effetto sulla fosforilazione di AKT dopo il trattamento con MLS1547. Coerentemente, i trattamenti con cabergolina e UNC9994 hanno comportato una significativa riduzione dell’espressione della ciclina D3 (-13.4  5.4%, p<0.005 vs bas e -17.6  7.8%, p<0.005 vs bas, rispettivamente), insieme ad un aumento dell’espressione di p27/Kip1 (+35  20%, p<0.05 vs bas e +41.6  20.5%, p<0.05 vs bas, rispettivamente).
Il silenziamento della beta-arrestina 2 ha annullato gli effetti antiproliferativi di UNC9994 e cabergolina e i loro effetti sulla fosforilazione di AKT. Il pretrattamento con la tossina della pertosse (PTX) ha mantenuto gli effetti antiproliferativi della cabergolina (-16.6  3.6%, p<0.001 rispetto al bas) e dell'UNC9994 (-31  1.9%, p<0.001 rispetto al bas), mentre ha abolito la capacità dell'MLS1547 di ridurre la proliferazione cellulare.
Inoltre, nella linea cellulare MMQ, il trattamento di 24h con MLS1547 comporta una marcata riduzione della secrezione di PRL (-34.7  29.5% a 100nM µM, p<0.01 vs bas), rispetto al trattamento con UNC9994 (-26.7  15.5% a 100nM µM, p<0.01 vs bas) e con cabergolina (-20.3  22.3% a 100nM µM, p<0.01 vs bas).
Dopo trattamento con MLS1547, la migrazione cellulare ha mostrato una notevole riduzione (-44  10% a 1 µM, p<0.0005 vs bas), in misura maggiore rispetto alle cellule trattate con UNC9994 (-31  19% a 1 µM, p<0.005 vs bas) e con cabergolina (-12  23.3% a 1 µM, p<0.05 vs bas).
Gli effetti antiproliferativi degli agonisti selettivi del DRD2 sono stati testati anche su 17 colture primarie derivanti da NFPitNET rimossi chirurgicamente. 8 delle 17 colture cellulari primarie umane NF-PitNET coltivate in vitro che rispondevano agli effetti antiproliferativi della cabergolina (-26,5 10,8%, p<0,001 vs bas) hanno mostrato una riduzione significativa della proliferazione cellulare dopo i trattamenti con UNC9994 e MLS1457 (rispettivamente -18,3 11,3%, p<0,0005 vs bas, e -10,7 9,3%, p<0,001 vs bas). D'altra parte, 4 dei 17 NF-PitNET che non rispondevano alla cabergolina sono risultati resistenti anche anche al trattamento con UNC9994 e MLS1547.
In conclusione, i dati generati sino ad ora hanno dimostrato un ruolo rilevante della via beta-arrestina 2-dipendente nella regolazione degli effetti inibitori della DRD2 sulla crescita tumorale, mentre la segnalazione canonica mediata dalle proteine G sembra essere fondamentale nella riduzione della secrezione di PRL e nel controllo della migrazione cellulare.




Terapia ormonale sostituiva in pazienti affette da mutazione dei geni BRCA1-2 sottoposte ad annessiectomia profilattica
L’inattivazione del gene BRCA1 determina il 45% delle sindromi di suscettibilità al carcinoma della mammella ed almeno l’80% delle sindromi di suscettibilità genetica al carcinoma dell’ovaio e della mammella. L’inattivazione parziale dei geni BRCA1 e BRCA2 rappresenta attualmente il principale meccanismo di predisposizione familiare al carcinoma della mammella e dell’ovaio e si associa ad un rischio cumulativo di comparsa di tali neoplasie di oltre il 50%.Diversi studi osservazionali e meta-analisi hanno dimostrato che la salpingo-ovariectomia (RRSO) riduce significativamente il rischio di cancro ovarico, delle tube di Falloppio e della mammella nelle portatrici di mutazioni del gene BRCA e migliora la sopravvivenza globale Risulta imperativo offrire a queste pazienti che risultano positive alla mutazione del BRCA1-2 la possibilità di RRSO con eventuale isterectomia. L’improvvisa delezione del patrimonio follicolare ovarico porta con se tutta una serie di disturbi a breve termine, perlopiù di tipo vasomotorio, o a lungo termine di tipo cardiovascolare e osteoporotico. Pertanto, in considerazione di tutti questi fattori e per migliorare la qualità di vita di queste donne si rende necessaria l’introduzione della terapia ormonale sostitutiva (TOS). I portatori della mutazione BRCA sottoposti a RRSO possono optare per un ciclo di TOS dopo l'intervento, ma ci sono preoccupazioni per quanto riguarda il potenziamento del loro già aumentato rischio di cancro al seno. In particolare, tuttavia, le dosi tipiche prescritte di estrogeni (±progesterone) sono considerevolmente inferiori ai livelli ormonali fisiologici nelle donne in premenopausa e sarebbe difficile aumentare significativamente il rischio di cancro al seno di una portatrice di BRCA poiché è già estremamente elevato. Armstrong et al. ha eseguito un'analisi decisionale su studi epidemiologici aggregati di donne con mutazioni BRCA1 e 2 e ha concluso che la TOS dopo RRSO era associata a un beneficio a breve termine sull'aspettativa di vita, fino all'età di 50 anni. Inoltre, alcuni autori hanno valutato se la riduzione del rischio di cancro al seno conferita da RRSO nei portatori di mutazioni BRCA1 e 2 fosse alterata dall'uso di HRT post-RRSO. In questo studio prospettico di coorte, l'RRSO era significativamente associato alla riduzione del rischio di cancro al seno (hazard ratio [HR] = 0,40; 95% CI, da 0,18 a 0,92) e l'uso di HRT di qualsiasi tipo dopo RRSO non ha alterato significativamente la riduzione nel rischio di cancro al seno associato a RRSO (HR = 0,37; 95% CI, da 0,14 a 0,96). Gli autori hanno concluso che l'uso della TOS a breve termine non nega l'effetto protettivo di RRSO sul successivo rischio di cancro al seno nei portatori di mutazioni BRCA 1 e 2.
Una considerazione importante nei portatori di mutazioni BRCA è che la maggior parte dei tumori al seno che si sviluppano sono negativi ai recettori per gli estrogeni/progesterone (3), fornendo ulteriori motivazioni per considerare la TOS a base di estrogeni. In uno studio su 456 portatrici di mutazioni BRCA di Eisen et al., il 68% dei tumori al seno associati a BRCA era negativo per il recettore degli estrogeni e non c'era un aumento del tasso di cancro in quei portatori di BRCA in terapia ormonale sostitutiva . È interessante notare che l'uso della TOS era associato con un rischio significativamente ridotto di cancro al seno (odds ratio 0,58, 95% CI 0,35-0,96) in questo studio.
Il rischio o la diagnosi esistente di cancro al seno, così come la decisione di eseguire un'isterectomia concomitante al momento della RRSO, possono influenzare l'uso della TOS nei portatori di mutazioni genetiche. Un recente bollettino dell'American College of Obstetrics and Gynecology afferma che le ragioni per cui un medico potrebbe offrire l'isterectomia concomitante includono
-il desiderio di asportare completamente le tube di Falloppio a causa di un rischio teorico di cancro alle tube di Falloppio,
- per ridurre il rischio di patologia
endometriale nelle donne che saranno in terapia con tamoxifene e
-semplificazione della terapia ormonale sostitutiva in modo che possa essere presa
in considerazione la terapia con soli estrogeni (4).
Pertanto, dati i risultati dello studio WHI che suggeriscono che la terapia con estrogeni da sola non ha un impatto negativo sul rischio di cancro al seno, un valido razionale per eseguire un'isterectomia con RRSO sarebbe quello di consentire la TOS con soli estrogeni se desiderato dal paziente o dal medico.


REdiscovering BiOmarkers for the diagnosis and early tReatment respoNse in NEN. REBORN Study - NCT04464122.
Lo studio è volto a identificare nuovi marcatori per la diagnosi e il follow-up delle neoplasie neuroendocrine (NEN) ben differenziate, al fine di predire la risposta al trattamento prima della classica valutazione morfologica. Tutti i soggetti arruolati in questo studio osservazionale, prospettico, controllato verranno sottoposti ad una visita di screening (V0) e ad una visita basale (V1). I pazienti affetti da NEN ben differenziata G1 e G2 ad origine dal tratto gastroenteropancreatico (GEP) verranno anche sottoposti, dopo inizio della terapia medica con analoghi della somatostatina o dopo intervento chirurgico, ad una visita dopo 30 (V2) e 90 giorni (V3) ed un anno (V4) dalla V1.
Lo studio prevede un gruppo di controllo costituito da pazienti afferenti all’ambulatorio per endocrinopatie benigne del Dipartimento di Medicina Sperimentale. L’obiettivo primario dello studio è valutazione della variazione dei livelli sierici del mediatore Tie2-solubile dopo il trattamento con analoghi della somatostatina o intervento chirurgico. Lo studio si prefigge inoltre di indagare i seguenti obiettivi secondari: quantificazione mediante citometria a flusso delle sottopopolazioni di leucociti e delle cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC), valutazione dei mediatori dell’angiogenesi e loro recettori, valutazione dell’RNA circolare estratto da tumor educated platelets (TEPs).Attualmente 16 pazienti con GEP-NEN G1 e G2 sono stati arruolati presso l’ambulatorio di neoplasie neuroendocrine - NETTARE e hanno effettuato le indagini previste al V1, i cui risultati sono stati presentati in un primo lavoro sottomesso per la pubblicazione ed attualmente in corso di revisione. I primi risultati riguardanti la caratterizzazione delle cellule immunitarie circolanti e la loro correlazione con i livelli dei mediatori della via Tie2/Angiopoietine nei pazienti con GEP-NEN G1 e G2 sono stati da me presentati come poster allo European Congress of Endocrinology (ECE) 2022, tenutosi a Milano tra il 21 ed il 24 maggio 2022, e come comunicazione orale al V Congresso Nazionale Club SIE Endocrinologia Oncologica, tenutosi a Siracusa tra il 30 giugno ed il 2 luglio 2022.

The Mediterranean Ketogenic Diet as a possible sustainable intervention to boost the immune system of the metabolically unhealthy obese: achieving longer intervals between COVID-19 vaccines
Obesity and infection susceptibility are strictly and bidirectionally interconnected: patients with inflammatory disease or metabolic derangements such as obesity and T2D have been shown to be particularly susceptible to COVID-19, because of immune dysfunction, and the response to the vaccine is often suboptimal and rapidly waning over time, to the point that these fragile patients may need boosters very frequently to ensure adequate protection, with significant costs, contributing to the economic crisis caused by the pandemic. Obesity is characterized by an excess of adipose tissue. The adipose tissue is an endocrine organ and releases several adipokines which modulate inflammation (TNF, IL-6, MCP-1), insulin sensitivity and appetite (adiponectin, resistin, leptin), and Free Fatty Acids (FFAs). Excess circulating FFAs may represent one of the most important factors influencing insulin resistance (IR) and T2D in people with obesity. The adipokines TNFα, IL-6, and MCP-1 are involved in the induction of IR via upregulation of inflammation mediators.
The Mediterranean Diet is one of the most studied dietary patterns. The growing interest in the Mediterranean Diet arise from the evidence that highlighted the protective role of the Mediterranean model against different chronic diseases thanks to a quantitatively and qualitatively better consumption of food, rich in antioxidant and anti-inflammatory compounds. Foods comprised in the Mediterranean pattern contain high concentrations of polyphenol, carotenoids, vitamins, as vitamin C and E, folates and flavonoids: all these nutrients are well known to exert antioxidant and anti-inflammatory properties. Moreover, the type of fats consumed are unsaturated and polyunsaturated fatty acids (especially omega-6 and omega-3, contained abundantly in olive oil, fish and nuts as almonds, walnuts and pumpkins seeds): both omega-3 and omega-6-derived metabolites have important immune-regulatory functions. Besides these beneficial effects, the importance of the Mediterranean Diet is also conferred to a whole series of other socio-cultural, economic, and environmental benefits. In 2010, Mediterranean Diet has been recognized by UNESCO as an "intangible heritage of humanity" representing a set of skills, knowledge, practices, and traditions ranging from landscape to table; it has been also recognized as a sustainable diet. Indeed, the Mediterranean model has been shown to have a better ecological footprint compared with other dietary patterns and has therefore a smaller impact on the environment.
Nevertheless, this Mediterranean model, studied for the first time by Ancel Keys and associated with beneficial effects on the health and the environment, has nothing to do with the modern dietary pattern of Mediterranean countries and Italy specifically: indeed, the original Mediterranean Diet did not contemplate the current high levels of refined carbohydrates on which the typical Italian diet is based. With the view of inducing weight loss, a low-calorie dietary strategy based on high consumption of carbohydrates and low-fat content, in according to the modern Mediterranean dietary patter, yield only modest weight loss and suffer from low long-term compliance, compared to a Ketogenic approach which have been shown to be more effective, at least in the short to medium term.
For this reason, our study aims to connect the original Mediterranean Diet’s pivotal points with the effectiveness of the Ketogenic Diet on weight loss. By treating patients with metabolically unhealthy obesity with a Mediterranean style Ketogenic Diet, evaluating its impact on the immune response to the vaccine, we aim to identify a sustainable intervention, capable of preserving the ecosystem and biodiversity and at the same time allowing for longer intervals between COVID-19 booster doses. This in turn would have a significant impact on the pandemic related health costs, contributing to overcome the economic crisis.
Subjects are currently being enrolled among those accessing the Polyclinic Umberto I, Rome, undergoing a COVID-19 booster. The inclusion criteria are as follows: age ≥ 18 years old, stable body weight (less than 5 kg self-reported change during the preceding three months), intention to undergo vaccination, body mass index (BMI) ≥ 35 kg/m2 with at least one obesity-related complication or BMI ≥ 40 kg/m2 alone. The exclusion criteria are: immunodepression, use of medications known to impact the immune system, use of anti-obesity medications or others potentially affecting body weight or SGLT2 inhibitors, pregnancy, lactation, glomerular filtration rate (GFR) < 60 mL/min, insulin-dependent diabetes, or history of hyperuricemia. Data about demographic characteristics were collected through a structured interview. All the subjects are evaluated at baseline and after the vaccination. These subjects undergo a Mediterranean Ketogenic Diet and will be compared to those unwilling to undergo any dietary intervention (i.e. habitual diet).

Lo sviluppo di biosensori elettrochimici per la determinazione di ormoni e loro metaboliti.
Il progetto si articola in due linee di ricerca: i) la progettazione e lo sviluppo di sensori/biosensori innovativi per il monitoraggio delle catecolammine; ii) la realizzazione di nuove piattaforme elettrodiche altamente responsive, biocompatibili ed ecosostenibili. Alcuni comportamenti correlati al cervello, come stress, panico, ansia e depressione sono strettamente dipendenti dai livelli di catecolammine. Pertanto, riuscire a sviluppare un dispositivo di rilevamento affidabile e in grado di monitorare tali livelli nei fluidi biologici, per la diagnosi precoce, risulta di estrema importanza. Nell’ambito di tale ricerca, è stato realizzato il primo biosensore basato sull’enzima tirosinasi (Tyr) e su nanoparticelle di chitosano (ChitNPs) per monitorare i livelli di Dopamina (DA), Epinefrina (EP) e Norepinefrina (NEP), in campioni reali di urina umana. L’ottimizzazione della piattaforma elettrochimica è stata eseguita mediante immobilizzazione enzimatica con 1-etil-3-(3-dimetilamminopropil)-carbodimmide (EDC) e N-idrossisuccinimmide (NHS), usati come agenti reticolanti. Tale biosensore ha reso possibile il rilevamento dei livelli di catecolammine totali senza interferenze, con un limite di rilevabilità (LOD) molto basso (0.17 M per la DA), una eccellente sensibilità, un tempo di risposta rapido e una buona stabilità nel tempo. Le prestazioni del biosensore sono state successivamente valutate in campioni di urina umana, mostrando risultati soddisfacenti e, quindi, dimostrando il possibile utilizzo del biosensore proposto per l'analisi delle catecolammine in campioni fisiologici.Il secondo studio si è incentrato sulla preparazione di nanoparticelle ibride lignina/chitosano per la progettazione di biosensori avanzati, del tutto naturali, biocompatibili ed ecosostenibili. La lignina è il polifenolo più abbondante in natura ed è caratterizzato da una struttura chimica complessa comprendente unità fenilpropanoidi organizzate in una sequenza disordinata. L'autoassemblaggio della lignina in nanoparticelle ordinate (LNPs) è considerata una promettente alternativa agli approcci tradizionali, grazie alle migliorate proprietà chimico-fisiche, reologiche ed elettrochimiche come conseguenza dell'organizzazione strutturale delle subunità aromatiche del polimero. Sono così state sintetizzate nanoparticelle ibride lignina/chitosano (LNPs/CS) mediante l’impiego di due procedure, tra cui la tecnologia Layer-by-Layer (LbL) e la Nanoprecipitazione (Np). È stato dimostrato che le LNPs/CS più efficaci vengono prodotte mediante la procedura di Nanoprecipitazione, metodica pratica e semplice per ottenere piattaforme elettrochimicamente attive sia su scala di laboratorio che su scala pilota. La facilità di preparazione dei nanodispositivi lignina/chitosano, associata a una maggiore sostenibilità in termini di materie prime e ad una migliore efficienza elettrochimica rispetto alle referenze commerciali suggerisce la possibilità che le particelle ibride lignina/chitosano possano rappresentare una interessante alternativa per la progettazione di una nuova generazione di piattaforme elettrodiche, selettive ed ecosostenibili.
Nuove frontiere nella patogenesi e gestione delle comorbidità del paziente acromegalico
L’obiettivo di realizzare un device utile per lo screening ed il monitoraggio da remoto delle comorbidità del paziente acromegalico, mediante la valutazione dei principali parametri vitali e dell’andamento glicemico nei pazienti affetti da acromegalia. Con l’obiettivo di incrementare la casistica (obiettivo finale 50 pazienti), al fine di utilizzare il device anche per l’ottimizzazione degli schemi terapeutici, e ridurre al massimo gli accessi ospedalieri per questi pazienti “fragili”, per avviare uno studio multicentrico. Implementazione potenzialità del device multiparametrico con l’holter ECG delle 24 h.Nell’ottica della “fragilità clinica “ di questi pazienti, che sono affetti da una patologia sistemica a 360 °, abbiamo deciso di focalizzare la nostra attenzione, non solo sugli aspetti macroscopici delle comorbidità del paziente acromegalico, ma anche su quelli che sono gli aspetti microvascolari e infiammatori come possibile patogenesi del danno d’organo, avvalendoci delle competenze del Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione (Immunologia Clinica). Tutto questo con lo scopo di individuare, se possibile, un comune denominatore, che possa offrire le basi alla realizzazione di nuove frontiere patogenetiche e terapeutiche in pazienti così complessi e migliorarne la qualità della vita.In questo studio pilota sono stati arruolati 20 pazienti con acromegalia (7 maschi, 13 femmine), l'età mediana è di 53 anni (IQR 42–65 anni), la durata della malattia 12,5 anni (IQR 6,5-21 anni) e l'indice di massa corporea (BMI) 24,8 kg/ m2 (IQR 23,6-24,9 kg/m2) e 20 controlli sani appaiati per sesso, età e BMI. I criteri di esclusione utilizzati per entrambi i gruppi sono stati: diagnosi di malattia autoimmune organo specifica o sistemica, neoplasie solide e/o ematologiche, malattie metaboliche: sovrappeso/obesità, diabete, IGT/IFG, dislipidemia, terapia immunoppressiva negli ultimi 6 mesi e fumo. Sono stati raccolti due campioni di sangue intero (WB) per valutare l'Interleuchina IL 33 (IL33), i livelli sierici di Resolvina D1 (RvD1) e per identificare il profilo autoimmune (C3; C4; Anticorpi antinucleari, ANA; SSa; SSb; Sm; RNP; ScL70; Jo-1; Rheuma test, anticorpi contro la proteina citrullinata, anti-CCP), proteina C-reattiva (CRP), tasso di sedimentazione degli eritrociti (VES); Emocromo. La perfusione sanguigna periferica (PBP) del dorso della mano è stata analizzata mediante analisi laser speckle contrast analysis (LASCA) ed è stata eseguita per ogni paziente videocapillaroscopia Nailfold (NVC).
Dai risultati preliminari si evince che l’IL 33 era significativamente più alta nei pazienti con acromegalia rispetto ai controlli sani (p = 0,017) e RvD1 era significativamente inferiore nei pazienti con acromegalia rispetto ai controlli sani (p <0,039). Al LASCA, la perfusione periferica media (PBP) e nelle Regioni di interesse (ROI) I e ROI 3 erano significativamente più alte nei controlli sani rispetto ai pazienti acromegalici (rispettivamente p <0,001; p 0,02; p 0,002). All'esame videocapillaroscopico sono state riscontrate anomalie classificabili come pattern non specifici in 20 pazienti (100%).
Lo studio ha confermato la presenza di uno stato infiammatorio subclinico associato alla maggiore concentrazione di IL33, che potrebbe contribuire allo sviluppo della Malattia Cardiovascolare (CVD) nell'acromegalia. Allo stesso tempo i pazienti acromegalici hanno una concentrazione di RvD1 inferiore rispetto ai controlli sani, che potrebbe essere associata a una maggiore difficoltà nella risoluzione dei processi infiammatori. I dati rilevanti di LASCA su PBP e ROI I e 3 potrebbero avere una correlazione con la perfusione polmonare nei pazienti acromegalici; tuttavia questa osservazione è ancora speculativa e deve essere confermata.
Obiettivi futuri: Ampliare la casistica per valutare se i differenti tipi di trattamento possono contribuire a migliorare lo stato infiammatorio.

Novel biomarkers in type 2 diabetes and effect of exercise training: Bone Markers in Diabetes (BMD) study
Il rischio fratturativo nei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 (T2D) è più elevato rispetto alla popolazione generale; tuttavia, contrariamente a quanto accade nell’ambito dell’osteoporosi postmenopausale, esso si associa ad una densità minerale ossea (BMD) normale o aumentata e a un basso turnover.
Lo scopo è quello di studiare il coinvolgimento di 5 nuovi biomarcatori (L’osteocalcina sottocarbossilata (undercarboxylated osteocalcin, unOC), la periostina, la sfingosina 1-fosfato (S1P), il VEGF (vascular endothelial growth factor) e il GDF15 (Growth Differentiation Factor 15) nel danno osseo associato al T2D e, inoltre, di valutarne l’impatto dell’esercizio fisico.
Il disegno di studio cross-sectional prevede di misurare tali biomarcatori in pazienti diabetici comparandoli con un gruppo di pazienti osteoporotici (gruppo C) e un gruppo di controllo sano (soggetti non diabetici non osteoporotici: gruppo D). Per il nostro studio, utilizzeremo i pazienti già arruolati per lo studio SWEET BONE (“Study to Weigh the Effect of Exercise Training on BONE quality and strength in T2D”), ai quali viene richiesto un prelievo aggiuntivo per il dosaggio dei marcatori in oggetto dello studio. I pazienti con T2D si suddividono in gruppo A, non fisicamente attivo, e gruppo B, fisicamente attivo, che avrà terminato cioè i 2 anni di esercizio fisico supervisionato e controllato previsti dal protocollo SWEET BONE. I pazienti affetti da osteoporosi dovranno essere naïve da trattamento attivo e dovrà essere esclusa la presenza di cause secondarie di osteoporosi. Tutti i partecipanti allo studio saranno soggetti di entrambi i sessi, con un’età compresa tra i 65 e i 75 anni. Il dosaggio dei biomarcatori verrà effettuato presso il Bone Biochemistry Laboratory dell’Università di Sheffield (UK), diretto dal Prof Richard Eastell.
Studio del GDF15, marker della senescenza, con attività regolatoria sull’appetito e di cui è ancora poco noto il coinvolgimento nel metabolismo osseo. Innanzitutto, abbiamo condotto un primo studio “ancillare” che aveva l’obiettivo di valutare l’impatto di età e sesso sul GDF15 e la sua correlazione con parametri di salute ossea, in una popolazione di soggetti sani suddivisi in tre fasce di età (Xtreme CT study). Il GDF15 risulta significativamente più elevato nei soggetti anziani (over 70) e tra gli uomini in questa fascia di età; tuttavia, non abbiamo riscontrato correlazioni significative tra GDF15 e BMD, BTMs, HRpQCT e ormoni.
Successivamente è stato studiato questo marcatore in una coorte di 1174 uomini e donne dell’Health ABC study, per valutarne l’associazione con il rischio di frattura femorale: livelli elevati di GDF15 si associano ad un significativo aumento del rischio di frattura femorale; tuttavia, questo non sembra essere mediato da un’associazione con la BMD e da un’azione sull’osso, bensì dal coinvolgimento della componente muscolare e dalla sarcopenia. Nell’ambito dell’Xtreme CT study abbiamo anche dosato il VEGF, constatando nessuna associazione con i suddetti parametri di salute ossea.



Studio osservazionale longitudinale prospettico ITACA (Impact of adrenal IncidenTalomas and possible Autonomous cortisol secretion on Cardiovascular and metabolic Alterations - NCT04127552).
Lo studio è volto ad analizzare le alterazioni cardiovascolari e metaboliche di pazienti con masse surrenaliche riscontrate incidentalmente e caratterizzate da possibile secrezione autonoma di cortisolo (ipercortisolismo subclinico - PACS) messi a confronto con pazienti che presentano masse surrenaliche non secernenti (NFA) in basale (T0), dopo 1 anno (T1) e dopo 5 anni (T2) di sorveglianza o surrenectomia, seguendo un algoritmo interno basato sulle ultime linee guida della Società Europea di Endocrinologia. L’obiettivo primario dello studio è valutare con ecocardiogramma la variazione della massa ventricolare sinistra indicizzata in pazienti con pACS in T1 e T2 dopo sorveglianza o surrenectomia. Lo studio si prefigge inoltre di indagare eventuali differenze in basale e nel dei seguenti obiettivi secondari: parametri cardiovascolari, antropometrici, rigidità arteriosa, pressione arteriosa, alterazioni della funzionalità ormonale, coagulativa, modificazioni della massa surrenalica, della qualità della vita, del sonno, della funzione sessuale e del numero e gravità delle infezioni. Attualmente 125 pazienti con incidentalomi surrenalici sono stati arruolati presso l’ambulatorio di patologia surrenalica (SMIP04) e hanno effettuato le indagini previste al T0, i cui primi risultati sono stati pubblicati in un primo lavoro (Sbardella E., Minnetti M., EJE 2018) che ha mostrato una maggiore prevalenza di ipertrofia cardiaca e disfunzione diastolica nei pazienti con pACS.
I risultati riguardanti la patologia infettiva (outcome secondario dello studio) dei pazienti con incidentalomi surrenalici e pACS sono stati recentemente pubblicati sullo European Journal of Endocrinology (Minnetti et al. Susceptibility and characteristics of infections in patients with glucocorticoid excess or insufficiency: The ICARO tool; 2022 EJE). Questo studio contiene anche la validazione del questionario ICARO, volto a indagare la prevalenza e la severità delle infezioni in pazienti affetti da patologie endocrine, tra cui Sindrome di Cushing e insufficienza corticosurrenalica. Dati sulle alterazioni della coagulazione nei pazienti con incidentalomi surrenalici sono stati inoltre da me presentati a Maggio a al Congresso della Società Europea di Endocrinologia. Per quanto riguarda la patologia surrenalica, in questo ultimo anno mi sono inoltre occupata in qualità di Sub-investigator degli studi di fase III:
• CORT125134-455 (A Study of the Efficacy and Safety of Relacorilant in Patients With Endogenous Cushing Syndrome -GRACE)
• CORT125134-456 (Efficacy and Safety of Relacorilant in Patients With Cortisol-Secreting Adrenal Adenomas -GRADIENT)
Sono inoltre data manager dello studio multicentrico GONADIS promosso dalla Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità SIAMS, volto a descrivere le disfunzioni gonadiche, riproduttive e psico-sessuologiche, in pazienti di sesso maschile e femminile affetti da patologie endocrine di origine surrenalica e ipofisaria.


Validazione di una nuova tecnologia per valutare la composizione corporea basata su foto-scan 3d e bioimpedenza

Il progetto è focalizzato sulla valutazione della composizione corporea (CC) e mira a sviluppare e testare una nuova soluzione tecnologica, la “Tecnologia Biometrica Olistica di Analisi della Composizione Corporea Umana” (BhOhB) che, attraverso 3 fotografie digitali del corpo, in un ortostatico posizione (fronte - lato - schiena), valuta non solo la postura (già validata in area fisiatrico- riabilitativa) ma anche la CC, che verrà validato interpolando e confrontando le sue misure con i parametri bioelettrici corporei (total body e segmental) misurati da Analisi dell’impedenza bioelettrica (BIA) e analisi della composizione corporea di tutto il corpo MOC-DEXA.
Materiali e metodi
Definizione procedura tecnica di misurazione sulla base del confronto multidisciplinare.
Sono state raccolte le immagini di diversi pazienti come test per inviduare i migliori marker da apporre sui pazienti al fine di verificare la miglior metodica in termini di rapporto costo/beneficio – tempo / qualità della misurazione. Attraverso il confronto multidisciplinare con il Prof Cammarota del Dipartimento di Matematica ed i tecnici BHOB siamo giunti ad individuare, per la fase di definizione dell’algoritmo, fascette di colore bianco da posizionare in modo predefinito sul corpo del paziente.
Arruolamento ed esecuzione su tutti i partecipanti di:
MOC DEXA: esame strumentale gold standard per la definizione della composizione di massa magra e massa grassa a livello di tessuti, cellule, molecole ed elementi chimici attraverso una scansione a raggi-x a bassa intensità. L’esame viene effettuato con macchinario HOLOGIC in scansione “WHOLE-BODY”
Bioimpedenzometria: sarà effettuato un esame SECA 525 o Human-Im-Touch (le apparecchiature sono in comodato d’uso all’Unità di Ricerca di Scienza dell’Alimentazione; dichiarazioni di conformità in allegato) con acquisizione di dati elettrici [resistenza (Rz, Ω), reattanza (Xc, Ω), e angolo di fase (PA, °)] alle frequenze 1.5, 50, 100 KHz secondo le linee guida ESPEN (Kyle, 2004). La calibrazione per tutte le apparecchiature viene eseguita prima di ogni seduta di misurazione confrontando i valori di Resistenza (Rz) e di Reattanza (Xc) misurati dallo strumento applicando gli elettrodi ad un circuito di cui sono noti i valori Rz ed Xc a 50 kHz (phantom fornito dalla ditta produttrice). La misura è considerata accurata se lo scarto e contenuto entro ± 10 Ohm per la Rz e ± 5 Ohm per la Xc;
Misure antropometriche.
Circonferenza: Sovragomito Radice Braccio Caviglia Mediale Polpaccio sovra-patellare Radice Coscia
Lunghezza: Braccio Avambraccio Coscia Gamba
Esame BHOHB fotografia e posizionamento punti di repere antropometrici per le misure digitali.


Studio retrospettivo sugli Outcomes clinici e ecografici in un gruppo di persone transgender AFAB (Affirmed Female at Birth) in trattamento ormonale di affermazione del genere GATH
L'ICD-11 (International Classification of Diseases 11th)definisce l'incongruenza di genere come una mancata corrispondenza tra il genere in cui si identifica un individuo e il sesso assegnato alla nascita. L'incongruenza di genere non è di per considerata una malattia, essa comprende un ampio spettro di persone transgender (binarie e non binarie) all'interno della sua definizione. Tuttavia, quando la discrepanza percepita tra il sesso alla nascita e l'identità di genere percepita causa un disagio o una disabilità significative, una diagnosi di disforia di genere può essere appropriata.(DSM5) Il disagio percepito da questi soggetti si estrinseca con una combinazione di ansia, depressione e irritabilità che possono esitare in un forte desiderio di cambiare il loro corpo mediante interventi medici e/o chirurgici .Gli standard di cura per il l’incongruenza di genere prevedono l'uso di trattamenti ormonali GAHT (Gender Affirmed Homonal Terapy ) per sviluppare e mantenere le caratteristiche sessuali desiderate. La terapia ormonale per le persone trans AFAB (Assigned Female atBirth)si basa su una delle formulazioni di testosterone disponibili, che prevedono le iniezioni di esteri parenterali (testosterone enantato o undecanoato) o le formulazioni transdermiche .Il trattamento ormonale ha lo scopo di indurre negli AFAB una modificazione dei caratteri sessuali secondari , come l’aumento della produzione di peli sul corpo e sul viso , della massa magra ,l’interruzione del ciclo mestruale l'abbassamento del tono della voce, la ridistribuzione del grasso corporeo, l'ipertrofia del clitoride e l'aumento della libido . La variabilità individuale al trattamento è piuttosto eterogenea ed è strettamente dipendente dal tipo di molecola e dosaggio utilizzati,ma anche da una risposta individuale che può essere geneticamente ed epigeneticamente determinata . Studi recenti dimostrano come polimorfismi genetici possano influenzare la sensibilità del recettore per gli androgeni e il meccanismo di trasduzione del segnale determinando una maggiore o minore risposta alla terapia ormonale. L’effetto della terapia androgenica sugli organi pelvici femminili ( utero ed ovaie ) non è stato ancora valutato in letteratura ; sebbene in questi pazienti si assista ad una riduzione , fino alla completa scomparsa dell’attività ormonale ovarica , non si conoscono le variazioni antropometriche di questi organi .Basandosi sulla mancanza di studi in letteratura che descrivano questicambiamenti nei pazienti AFAB in terapia androgenica, il nostro studio si è concentrato sulla valutazione del cambiamento antropometrico degli organi pelvici,attraverso l’utilizzo dell’ecografia pelvica transaddominale ,in un gruppo di persone AFAB con incongruenza di genere al tempo zero (T0) ,dopo 6 mei (T6) e dopo 12 mesi (T12) dall’inizio della GAT
Sono state reclutate 43 persone AFAB con Incongruenza di genere (uomini transgender) afferenti presso l’Ambulatorio di Disforia di genere/Incongruenza del Dipartimento di Medicina Sperimentale (Policlinico Umberto I - Università “La Sapienza”
Tutti i pazienti dello studi hanno assunto GAHT con testosterone enantato 250 mg, iniettato im ogni 28 giorni. L'ecografia pelvica è stata eseguita presso il Centro di Diagnosi Prenatale del Dipartimento di Ostetricia, Ginecologia e Scienze Urologiche della Sapienza, Università di Roma. La valutazione ecografica di base è stata eseguita nella fase follicolare precoce (3° - 5° giorno del ciclo mestruale), secondo ASRM-AIUM (ASRM, 2015; AIUM Practice Parameter for the Performance of an Ultrasound Examination of the Female Pelvis 2020). Le scansioni ecografiche sono state tutte eseguite dopo un'adeguata preparazione con una sonda convessa trans-addominale per evitare l'esacerbazione della disforia genitale . Il volume uterino e ovarico sono stati ottenuti utilizzando il volume formula di un ellissoide: Volume (cm3) = lunghezza (DL) x profondità (DAP) x larghezza (DT) x 0,523. I volumi calcolati per utero e ovaie per ciascuna paziente sono stati confrontati esaminando le variazioni tra T0, T6 e T12.
L’età media del campione analizzato è stata18.3 ± 0.5 I parametri ecografici di base erano nel range biologico per le donne cisgender. ,a T6 è stata rilevata una diminuzione significativa dell'utero e del volume ovarico, nonché dello spessore dell'endometrio, che è rimasta stabile a T12


Effects of progestin-only pill contAiNing DROspirenone 4 mg on MEtabolism anDRogens and sexual function: ANDROMEDa STUDY
Questo studio è stato possibile grazie all’istituzione, da Marzo 2021, presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale di Roma “La Sapienza”, di un ambulatorio dedicato all’Endocrinologia Ginecologica, che ha costituito il “setting” dell’attività di ricerca e del recupero di dati in tale ambito, grazie anche alla possibilità di eseguire, oltre alla visita, esame ecografico della pelvi e dosaggi ormonali con l’utilizzo della spettrometria di massa.
Il Drospirenone è un progestinico entrato in commercio in Italia a Febbraio 2020, nella formulazione di 4 mg/die, come contraccettivo a base di solo progestinico.
I dati della letteratura fino ad ora ci indicano che la terapia di prima scelta nelle giovani donne con iperandrogenismo/sindrome ovaio policistico è la terapia estroprogestinica (EP) 1,2. Tuttavia nelle pazienti che presentano controindicazioni all’utilizzo di estrogeni (es. presenza di trombofilia nota, emicrania con aura, obesità, ipertensione e abitudine al fumo nelle donne >35 anni, dislipidemie, postpartum), la terapia con solo progestinico risulta essere la sola scelta indicata3.
Fino a poco fa l’unica pillola a base di solo progestinico era rappresentata dal Desogestrel 75 mg/die, che non ha un’attività antiandrogenica specifica e dunque, nella maggior parte dei casi, non reca benefici nelle pazienti con PCOS o iperandrogenismo clinico4.
Il Drospirenone è invece una molecola potenzialmente dotata di attività anti-mineralcorticoide e anti- androgenica5,6, ma la sua efficacia sul miglioramento dei sintomi clinici di iperandrognismo ( irsutismo, acne, alopecia) e sui parametri metabolici, in assenza della componente estrogenica (EE), non è stata ancora mai valutata.
Tipologia di studio: osservazionale prospettico longitudinale
Obiettivi: l’obiettivo primario dello studio è valutare gli effetti anti-androgenici ( markers clinici e bioumorali), metabolici e la funzione sessuale dopo 3, 6 e 12 mesi dall’utilizzo della pillola contraccettiva a base di Drospirenone 4 mg/die.
L’obiettivo secondario è la valutazione dei livelli sierici di alcuni miRNA ( mir155, mir27b, mir21, mir124a), che potrebbero essere utilizzati come biomarcatori della risposta alla terapia nelle pazienti con iperandrogenismo.
Materiali e Metodi: lo studio prevede l’arruolamento di donne in età fertile (di età compresa tra i 16 e 40 anni) che sono ineleggibili alla terapia combinata estro-progestinica, con segni di iperandrogenismo bioumorale e/o clinico.
Sono escluse le donne le cui caratteristiche clinico-anamnestiche appartengono alle categorie 3 e 4 della classificazione WHO “medical eligibility criteria for contraception” per l’utilizzo di solo progestinico orale3 e le donne che hanno utilizzato altre terapie ormonali negli ultimi 3 mesi.
Ogni donna arruolata viene valutata al tempo 0’ ( baseline) e dopo 3 , 6 e 12 mesi dall’inizio della terapia con Drospirenone 4 mg/die per os.
In particolare per ogni donna sono valutati al tempo 0’ e al follow up:
- parametri antropometrici ( BMI, pressione arteriosa, circonferenza vita, circonferenza fianchi)
- parametri cutanei di iperandrogenismo come: acne/seborrea (attraverso il The Global Acne Grading System (GAGS), alopecia androgenica( attraverso la scala di Ludwing), irsutismo ( attraverso la scala di Ferriman-Gallwey)
-parametri biumorali correlati con l’iperandrogenismo: testosterone, androstenedione, SHBG, DHEAS
- altri parametri ormonali: FSH, LH, 17 beta estradiolo, TSH, Ft3, Ft4, prolattina ACTH, cortisolo
- parametri metabolici: glucosio, insulina, colesterolo totale e HDL, trigliceridi e transaminasi
- valutazione della disfunzione sessuale, attraverso i questionari FSFI e SF-36
- caratteristiche del ciclo mestruale, caratteristiche ovariche all’ecografia pelvica transvaginale
- livelli sierici di mir155, mir27b, mir21, mir124a
Gli ormoni steroidei sono analizzati sia con metodiche immunometriche, sia con spettrommetria di massa.
Risultati preliminari
Lo studio è ancora in corso: da marzo 2021 sono entrate nello studio 18 pazienti, di cui 15 hanno completato il follow up a 3 mesi , 10 quello a 6 mesi e 4 il follow up a 12 mesi.
Abbiamo dunque eseguito un’analisi dei dati a 3 e 6 mesi.
I risultati preliminari ci indicano come l’assunzione di Drospirenone 4 mg/die non ha modificato i parametri antropometrici ( BMI, circonferenza vita, circonferenza fianchi) e i valori pressori a 3 e 6 mesi di follow up.
Per quanto riguarda il profilo ormonale, abbiamo osservato una riduzione significativa del testosterone e dell’androstenedione già a 3 mesi, mentre l’aumento dell’SHBG non è stato statisticamente significativo, a dimostrazione del fatto che il DRSP non ha una spiccata azione sullo stimolo alla sintesi dell’SHBG a livello epatico ( a differenza dell’EE).
Inoltre è interessante notare come i livelli di estradiolo a 3 e 6 mesi si mantengono intorno a 40-50 pg/ml, valori tipici della fase medio-proliferativa, non inferiori a valori riscontrati durante l’assunzione di contraccettivi combinati con EE.
Infine non c’è stata alcuna variazione significativa dall’assetto tiroideo, della prolattina, dell’asse surrenalico, dell’assetto lipidico, glucidico e della funzionalità epatica.
Le scale che abbiamo utilizzato per la valutazione dei parametri cutanei di acne, irsutismo e alopecia hanno evidenziato una lieve riduzione degli score, sebbene non ancora statisticamente significativa. Questo risulta in linea con i dati della letteratura riguardo gli effetti anti androgenici dei contraccettivi combinati, che non mostrano in genere risultati prima dei 6 mesi di assunzione.
Per quanto riguarda la funzionalità sessuale, l’analisi degli score FSFI ha mostrato come questa non sia stata compromessa, nonostante la riduzione significativa dei livelli di testosterone totale.
Inoltre la valutazione pelvica ecografica ha messo in evidenza come il 60% delle pazienti presentava ovaie ad aspetto policistico ( > 20 follicoli secondo la nuova definizione) a livello basale ( T0) e che tale percentuale è rimasta invariata al follow up.
Infine la valutazione del pattern mestruale ha mostrato come a 3 mesi dall’assunzione del DRSP circa il 50% delle pazienti presenta bleeding-spotting frequente, mentre a 6 mesi il pattern mestruale più frequente è quello dell’amenorrea. In questo ambito è di fondamentale importanza il counselling alla paziente, definendo come la mestruazione durante la contraccezione ormonale non ha alcun significato biologico o clinico e che il rallentamento della frequenza dei flussi mestruali indotti dalla contraccezione ormonale non ha effetti negativi sulla salute, ma che al contrario può potenziare gli effetti positivi sulla salute della donna.
In conclusione, dall’analisi preliminare dei dati possiamo dire che l’assunzione di DRSP 4 mg/die:
- comporta una riduzione significativa del testosterone e dell’androstenedione già a 3 mesi
- non ha effetti significativi su SHBG
- mantiene i livelli di estradiolo a livello medio proliferativo
-non comporta una modificazione significativa dei parametri metabolici, antropometrici, dell’assetto lipidico, glucidico
- comporta una lieve riduzione dei parametri clinici di iperandrogenismo ( acne, irsutismo) anche se non staticamente significativa a 3 e 6 mesi
- non comporta una alterazione della funzionalità sessuale
- comporta un tasso di amenorrea del 40% a 6 mesi dall’inizio della terapia.


Ruolo della soppressione ovarica durante il trattamento delle pazienti affette da cervicocarcinoma localmente avanzato: studio prospettico osservazionale

Il tumore della cervice uterina rappresenta il quarto tumore più frequente nelle donne, rappresentando il 6.6% di tutti i tumori femminili.
Negli ultimi decenni, si è sempre più attenti alla qualità di vita delle pazienti oncologiche. Nel caso specifico, il tumore della cervice uterina è una neoplasia che insorge maggiormente in donne giovani con una buona aspettativa di vita.
Grazie al miglioramento nelle cure e alla diagnosi precoce si è osservato un aumento della sopravvivenza delle pazienti affette dalla neoplasia della cervice uterina con una maggiore attenzione alla qualità della vita di queste pazienti.
Nel 40% dei casi il carcinoma della cervice uterina si verifica in pazienti prima dei 40 anni, a volte in donne che non hanno completato il proprio ciclo riproduttivo.
In questo contesto di pazienti, oltre alla ridotta fertilità legata al trattamento medico e chirurgico, dobbiamo sottolineare l'effetto più drammatico e dannoso di una menopausa iatrogena, con tutti i sintomi correlati (es. Vampate di calore, osteoporosi, malattie cardiovascolari, disturbi dell'umore).
Le opzioni di trattamento del carcinoma della cervice uterina localmente avanzato (LACC) (stadi FIGO Ib2-IVa) comprendono la chemioradioterapia concomitante o la chemioterapia neoadiuvante seguita da isterectomia radicale e linfoadenectomia bilaterale pelvica, con o senza asportazione delle ovaie. Entrambi gli approcci possono indurre un'insufficienza ovarica prematura.
Diversi studi hanno dimostrato la tossicità dei chemioterapici e della radioterapia a livello ovarico essendo questo un tessuto ad alto potenziale proliferativo.
L'incidenza di metastasi ovariche nel carcinoma della cervice uterina è differente nell’istotipo squamoso dove l’incidenza varia dal 0,22% nella fase iniziale della malattia al 2,17% nel LACC, al contrario nell’istologia non squamosa, nel caso specifico nell’ adenocarcinoma, il rischio di metastatizzazione è del 9,85% nel LACC.
Quindi, nei tumori della cervice uterina con istotipo squamoso, si potrebbe prendere in considerazione la conservazione ovarica, dopo un'attenta selezione della paziente e accurato counselling, preservando le pazienti accuratamente selezionate dagli effetti della menopausa iatrogena.
Obiettivi primari:
• valutare l'efficacia del GnRH-a associato con un estroprogestinico orale nella prevenzione della POF indotta dalla chemioterapia
• identificare i cambiamenti ormonali attraverso dosaggi sierici (FSH, estradiolo e AMH)
• valutazione ecografica (volume ovarico e conta dei follicoli antrali) durante l'iter di trattamento, prima della chemioterapia/radioterapia (T 0), dopo la chemioterapia/radioterapia (T1) e dopo l'intervento chirurgico (T2).
Obiettivo secondario: valutazione qualità di vita delle pazienti oncologiche
• Precision nutrition in sarcopenic obesity: the covid experience
• Natural history, endocrine complications and testicular dysfunction in klinefelter syndrome and high-grade sex chromosome aneuploidies
• Caratterizzazione di pazienti con diagnostica discrepante per acromegalia nuove acquisizioni sulla “micromegalia”
• Terapia ormonale sostitutiva nelle pazienti affette da pregressa neoplasia ginecologica
• Immune and metabolic profile in acromegalic patients and the impact of the current medical treatment. results from the promise study
• Effects of a ketogenic diet and an isocaloric balanced diet on quality of life, sleep and circadian rhythm: a randomized clinical trial.
• Tessuto adiposo epicardico e alterazioni del metabolismo glucidico come possibili predittori di severità dell’infezione da sars-cov-2
• Rediscovering biomarkers in for the diagnosis and early treatment response in NEN reborn study tutor

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