GIANLUCA TATARELLI

Dottore di ricerca

ciclo: XXXVII


supervisore: Orazio Giancola

Titolo della tesi: Potere e classi sociali oggi: Una teoria neomarxista integrata dello sfruttamento e delle classi sociali per l’analisi della struttura e delle diseguaglianze di classe nell’Italia contemporanea in prospettiva europea (1992-2020)

Il testo presenta una ricostruzione di una teoria neomarxista integrata dello sfruttamento e delle classi sociali finalizzata all’analisi della struttura e delle diseguaglianze di classe nell’Italia contemporanea (1992-2020) in prospettiva europea. Il primo capitolo ripercorre in prospettiva storico-analitica le teorie e i modelli che vengono adoperati come fonti per la ricostruzione della teoria presentata nei capitoli successivi. A questo scopo, in una rapida ricognizione analitica, il testo ricostruisce i principali argomenti che sono stati proposti da un vasto insieme di autori che hanno lavorato lungo un secolo e mezzo all’interno della tradizione marxista. L’obiettivo dell’analisi è mostrare come il marxismo – in particolare, la tradizione marxista “eterodossa” – abbia costituito una tradizione autonoma, precoce e vitale all’interno delle scienze sociali e della sociologia in particolare, e come in questi dibattiti siano contenute molte delle intuizioni che ritroveremo, in forma più sviluppata, negli argomenti che verranno presentati nei capitoli successivi. Dopo una breve esposizione della teoria originaria delle classi sociali che si trova nei testi di Marx ed Engels, il testo si sofferma sulle principali innovazioni operate durante il periodo classico del marxismo. Queste innovazioni riguardano, in particolare, l’analisi della questione contadina e la categorizzazione di nuovi gruppi che si pongono a metà tra la classe lavoratrice e la classe capitalistica. Il testo passa poi a esporre le principali innovazioni analitiche apportate dal dibattito del secondo dopoguerra, specialmente da alcuni autori neomarxisti che hanno operato a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80. Dopo una ricognizione dei dibattiti successivi, il testo si sposta su una disamina analitica delle fonti ulteriori della teoria neomarxista integrata dello sfruttamento e delle classi sociali che qui si propone. Il senso di questa analisi sta nell’intenzione di proporre un’integrazione reciproca di queste due tradizioni marxiste – una interna e una esterna all’analisi di classe – e completarla con un’integrazione ulteriore di questa teoria con alcune intuizioni provenienti dalla sociologia non marxista – viene presentato, difatti, un rapido confronto con alcune tradizioni non marxiste che hanno studiato le classi sociali e le diseguaglianze all’interno della sociologia e di altre scienze sociali – al fine di produrre l’approccio integrato che viene presentato nei capitoli successivi. Nel secondo e nel terzo capitolo viene presentata tale teoria neomarxista integrata dello sfruttamento e delle classi sociali. Si mostra, in primo luogo, come l’operazione di “microfondare” una teoria “macro” abbia senso, a nostro giudizio, qualora si intenda questo concetto nel senso di fondare i concetti più complessi a partire da un’analisi dei concetti più semplici. Esponiamo, quindi, tali concetti elementari a partire dai quali deriviamo quelli più complessi, che poi vengono usati operativamente per l’analisi di classe. Il risultato principale consiste nell’elaborazione di una teoria microfondata dell’azione sociale volta a spiegare (1) che cosa si debba intendere e quali siano i presupposti reali del “potere sociale” e (2) come si debba intendere la distinzione tradizionale tra sfere o livelli o sottosistemi sociali (“economico”, “politico”, “culturale”). In secondo luogo, a partire da questa base elaboriamo una teoria della struttura sociale che si propone di spiegare, in particolare, (1) quale siano le principali poste in gioco della cooperazione sociale e (2) quali siano i modi principali in cui possa essere organizzata la cooperazione sociale. In terzo luogo, si chiarisce il risultato fondamentale per cui il concetto di “sfruttamento” designa proprio la capacità da parte di certi gruppi sociali di determinare, a discapito di altri gruppi sociali, in maniera unilaterale l’organizzazione della cooperazione sociale. A partire da questo risultato, deriviamo il concetto di classe sociale da quello di sfruttamento attraverso una categorizzazione analitica dei modi principali attraverso cui i gruppi sociali sfruttatori acquistano la capacità di sfruttare altri gruppi sociali. Questa esposizione produce, infine, due risultati principali: (1) essa consente di disporre di una teoria sociale ben formata – che abbia come oggetto la spiegazione dei meccanismi generatori delle principali diseguaglianze sociali; (2) essa produce un chiaro schema delle classi sociali nel capitalismo moderno, pronto per l’operazionalizzazione. I capitoli successivi sono dedicati all’analisi empirica della struttura di classe italiana in prospettiva europea. Apre il capitolo un’indicazione delle principali domande della ricerca empirica, delle fonti e dei metodi. Segue una discussione sulle potenzialità e sui limiti che le fonti statistiche ufficiali offrono in Europa e in Italia a chi voglia analizzare la struttura di classe di queste società, in generale, con un approccio marxista e, in particolare, attraverso le lenti della teoria che si propone. Segue un’analisi dell’operazionalizzazione dei principali concetti e schemi teorici esposti nei precedenti capitoli teorici: in particolare, vengono indicate le fonti e le procedure statistiche usate per produrre sia alcune variabili chiave impiegate nelle analisi successive – in particolar modo, l’indice di benessere lavorativo e l’indice di chiusura occupazionale a livello italiano – sia lo schema di classe. Dopo una breve recensione della letteratura empirica che si è occupata dell’analisi della struttura sociale e delle disuguaglianze in Italia e in Europa, presentiamo i risultati principali dell’analisi empirica della struttura di classe italiana in prospettiva europea. Si mostra, in particolare, come la struttura di classe italiana sia cambiata negli ultimi vent’anni rispetto a diverse dimensioni dell’analisi: in primo luogo, si mostra come è cambiata la composizione dei suoi tre macro aggregati – la classe dominante, la classe professionale e la classe lavoratrice; in secondo luogo, come è cambiata la struttura interna della classe lavoratrice e della classe professionale. In questo modo, cerchiamo di mostrare l’infondatezza di alcune tesi riguardo all’evoluzione recente delle strutture di classe europee – le quali hanno avuto in particolare l’effetto di gettare discredito sull’analisi marxista e, più in generale, sull’analisi sociologica delle classi sociali. Passiamo poi ai due nuclei tematici principali dell’analisi della struttura delle diseguaglianze di classe nella società italiana, che riguardano l’equivalente, in termini marxisti, dell’analisi delle diseguaglianze di reddito e ricchezza tra classi sociali e delle diseguaglianze in termini di soddisfazione e benessere sul posto di lavoro. Questi capitoli mostrano come le classi sociali siano ancora un valido predittore non soltanto delle diseguaglianze legate alla sfera del consumo – nella forma del reddito – ma anche di quelle legate alla sfera della produzione. In particolare, nell’ultimo capitolo, viene operativizzato il concetto di benessere lavorativo e vengono presentate alcune stime relative alle diseguaglianze in termini di benessere lavorativo legate all’appartenenza di classe in Italia. Il testo è chiuso da conclusioni finali sull’utilità di un’analisi specificamente marxista, anche se integrata con altre prospettive sociologiche, per analizzare le diseguaglianze delle società contemporanee, e sulle direzioni ulteriori di ricerca che, a partire da questi risultati, ci sembrano possibili e opportune.

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