EMINA SMAILBEGOVIC

Dottoressa di ricerca

ciclo: XXXVI


supervisore: Emanuele Senici

Titolo della tesi: Collezioni di musica operistica nell’Italia del primo Ottocento: repertori, istituzioni, identità

La tesi dottorale Collezioni di musica operistica nell’Italia del primo Ottocento: repertori, istituzioni, identità si concentra sull’esame di tre collezioni allestite all’inizio dell’Ottocento da personaggi assai diversi tra loro: Leonardo Grimani (1778?-1832?), mecenate, cantante e organizzatore dei programmi di un’istituzione educativa veneziana; la sovrana Maria Luisa di Borbone (1782-1824), cantante, esecutrice e compositrice dilettante; e infine l’erudito, bibliografo e compositore dilettante Giuseppe Greggiati (1793-1866). In tutte e tre le raccolte, la musica teatrale rappresenta una parte sostanziosa. Partendo dall’idea che una collezione musicale costituisca la manifestazione di una dimensione identitaria, e che l’atto stesso del collezionare conferisca un preciso significato sociale e intellettuale a quanto è collezionato, sono scaturite diverse questioni riguardo l’uso pratico o il semplice valore documentario e ‘museale’ delle fonti scrutinate. Le tre collezioni condividono molti titoli completi e numeri singoli appartenenti al repertorio operistico rappresentato a cavallo tra XVIII e XIX secolo. Tuttavia è emerso con evidenza che i collezionisti fecero usi molto vari dei materiali accumulati, serviti di volta in volta per esecuzioni in ambiti pubblici e privati, per lo studio del canto, dello strumento a tastiera e della composizione, per l’analisi filologica e la ricerca bibliografica. Le domande complesse circa la funzione di queste collezioni risultano dunque in rapporto diretto con i profili dei rispettivi possessori. Analizzando da diversi punti di vista le relazioni tra collezionista, repertorio, eventi performativi e scopi della collezione, sono emerse dati significativi sia sulle scelte individuali di Grimani, Maria Luisa di Borbone e Greggiati, sia sul contesto sociale e intellettuale nel quale ciascuno di essi operò, nonchè considerazioni sulla storicizzazione di alcuni titoli e pagine specifiche. In questo senso, lo studio comparato delle tre collezioni ha consentito di mettere a fuoco i tempi e i modi dell’interesse per il repertorio operistico del tardo Settecento e del primo Ottocento, ossia di un’epoca di transizione nella quale l’eredità della scuola tardo-napoletana si intreccia con le nuove prospettive dischiuse dall’esperienza rossianiana.

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