Titolo della tesi: Video Projection Mapping. Indagine di un fenomeno altrocontemporaneo in chiave Performing Media
In Italia, il fenomeno del videoprojection mapping ha avuto ampio successo ed ha preso velocemente piede, come dimostrano i diversi festival e i diversi collettivi ed artisti che sono nati negli ultimi anni, che danno prova di un forte slancio verso l’innovazione e la crescita delle arti digitali, visuali e interattive anche nel nostro Paese.
Dal punto di vista teorico e in una prospettiva di ricerca accademica non si è tuttavia registrato un fenomeno simile o pari al corrispettivo slancio pratico. Gli studiosi italiani che si sono approcciati a tale tematica risultano essere pochi, soprattutto qualora si ricercasse un confronto con altri Paesi europei, come ad esempio la Francia, dove si è creato un centro di ricerca appositamente dedicato al tema, il Video Mapping European Center, o dove sorgono scuole appositamente dedicate a tale ricerca, un esempio potrebbe essere la Limelight Accademy. Seppur in numero ridotto anche in Italia vi sono studiosi che hanno apportato contributi notevoli ed interessanti, gettando luce su una tematica poco considerata in ambito accademico attraverso articoli, saggi e raccolte. Tra questi studiosi e tra i primi a dar vita e credito alla tematica del videoprojection mapping troviamo i nomi dei professori Luca Ruzza, Carlo Infante, Annamaria Monteverdi e Vittorio Fiore, i quali sono riusciti a portare numerosi giovani ad interessarsi al tema: con la figura del ricercatore Vincenzo Sansone troviamo un primo trattato di ricerca, una tesi di dottorato dal titolo “Video projection mapping e arti perfomative. Una nuova macchina scenotecnica della visione per generare nuovi spazi aumentati”, interamente dedicata al fenomeno, una ricerca recentissima, pubblicata nel 2018; ancora, in questo anno, figura l’articolo “Lo schermo integrato. Dalle superfici di proiezione agli algoritmi: il videomapping come prospettiva di analisi” di Raffaele Pavoni. Sempre nel 2018 vengono pubblicati i testi “Tecniche avanzate di video mapping. Spatial Augmented Reality applicata al bene culturale” e “Spatial Augmented Reality. La progettazione dell’edutainment negli spazi digitali aumentati”, che fanno parte di una trilogia di testi iniziata nel 2014 con il primo volume “Realtà aumentata in spazi pubblici. Tecniche di video mapping”, a cura del ricercatore, docente ed artista Donato Maniello; altro articolo molto interessante, pubblicato con largo anticipo rispetto ai sopracitati è “3D Architectural Videomapping” scritto dalla ricercatrice Rossella Catanese per il XXIV International CIPA Symposium di Strasburgo nel 2013. Si può infine citare il testo “Light Works. Experimental Projection Mapping”, curato dall’architetto Francesco Murano, pensato come un’esposizione delle principali forme di sperimentazione di questo nuovo strumento espressivo, pubblicato nel 2014. Vi sono ancora diversi articoli, seppur non strettamente accademici, che compaiono con frequenza qualora vi sia qualche nuovo evento o manifestazione; durante i festival dedicati al tema spesso si ha modo di avere dei confronti con studiosi di settori affini o con artisti e addetti ai lavori, che lasciano diverse testimonianze ed importanti spunti di riflessione e ricerca.
Partendo dunque da questi primi spunti, e rivolgendomi anche alla letteratura estera dove compaiono le prime pubblicazioni scientifiche che possono essere ritenute la base di partenza dello sviluppo della tecnologia del videoprojection mapping, “Spatial Correspondence in Motion Picture Display” (Michael Naimark, San Francisco, 1984), “Spatial Augmented Reality. Merging real and virtual worlds” (testo scritto da Oliver Bimber e Ramesh Raskar, pubblicato nel 2005), “The office of the future: A unified approach image-based modeling and spatially immersive displays” (R. Raskar, G. Welch, M. Cutts, A. Lake, L. Stesin e H. Fuchs, Univerisity of North Carolina at Chapel Hill, 1998), “Shader Lamps: Animating Real Objects with Image-based Illumination” (R. Raskar, G. Welch, K. Low, D. Bandyopadhyay, Mitsubishi Electric Reasearch Laboratories, Massachusetts, 2001), per citare solo alcuni degli scritti principali, tale ricerca intende affrontare la tematica del videoprojection mapping seguendo un approccio di indagine basato su raccolta dati ed interviste; si vuole delineare un percorso evolutivo del fenomeno, esponendo una riflessione critica e una metodologia di approccio legata a nuovi campi di ricerca come il Performing Media. Il testo si pone come uno strumento visivo ed interattivo in cui documentarsi e fruire di esperienze creative ed emotive, che nel contesto del video projection mapping, lavorano in direzione di una nuova socialità e collettività, di un costruire altrocontemporaneo linee comunicative e nuove comunità immateriali.