Titolo della tesi: Il cinema non-fiction della Grande guerra italiana, tra propaganda e mercato. Produzione, distribuzione, circolazione
Nella tesi è stato ricostruito il ruolo, ricoperto dagli enti ministeriali preposti alla propaganda durante il corso della Grande guerra, nell’organizzazione della propaganda cinematografica svolta tramite i “dal vero” girati al fronte dalla Sezione Fotocinematografica dell’Esercito.
In particolare è stata analizzata l’attività dei seguenti organi: il Ministero senza portafoglio per la propaganda interna ed estera, di Vittorio Scialoja, il Commissariato Generale per l’Assistenza Civile e la Propaganda interna, affidato a Ubaldo Comandini e il Sottosegretariato di Stato per la Propaganda all’Estero e per la Stampa, diretto da Romeo Adriano Gallenga Stuart.
Il lavoro è stato condotto attraverso l’esplorazione del fondo Presidenza del Consiglio dei Ministri, Commissariato generale per l’assistenza civile e la propaganda interna 1916-1919, custodito presso l’Archivio Centrale dello Stato (ACS) e, soprattutto, del fondo Uffici della Propaganda Italiana all’Estero 1916-1921, preservato presso l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri (ASDMAE).
La documentazione esaminata ha permesso di tracciare una parabola dell’economia del film di guerra.
Sono stati messi in luce, infatti, non solo gli sforzi finanziari attraverso cui le istituzioni sostennero l’attività della Sezione Fotocinematografica dell’Esercito, ma anche, e soprattutto, le politiche di gestione della distribuzione dei filmati stessi, tramite le quali, a differenza di quanto avvenne negli altri Paesi belligeranti, in Italia si tentò di diffondere, sia sul territorio nazionale che all’estero, le immagini filmiche della guerra, senza che l’operazione gravasse sul bilancio dello Stato.
Ciò che emerge con forza, dallo studio delle fonti, è che gli enti pubblici italiani cercarono sempre di vendere i filmati di propaganda, alle ditte concessionarie, alle condizioni più vantaggiose possibili, nonostante da più parti si manifestasse il bisogno di una divulgazione gratuita delle pellicole stesse, che – poco apprezzate dal pubblico – avrebbero avuto, in tal modo, una maggiore circolazione. Molte sono infatti le testimonianze relative a distributori che, da una parte, per contenere le spese, furono impossibilitati ad acquistare un elevato numero di copie dei filmati e, dall’altra, riscontrarono grandi difficoltà nel collocare le pellicole, a pagamento, presso gli esercenti.
La tesi sostenuta è dunque che, nonostante la volontà, da parte dello Stato, di trovare una mediazione tra le finalità della propaganda e l’esigenza di un’oculata gestione dei costi, i due termini della dialettica rimasero costantemente in un rapporto conflittuale. In tal senso, la politica adottata dagli organi governativi ebbe, malgrado le intenzioni, un peso notevole nel determinare la limitata circolazione che i “dal vero” italiani della guerra fecero registrare.