Titolo della tesi: La funzione antielusiva delle Convenzioni internazionali in materia tributaria
Le convenzioni internazionali in materia tributaria hanno costituito, fin dai primi anni della loro adozione, lo strumento principale utilizzato dagli Stati per prevenire il fenomeno della doppia imposizione giuridica.
Si tratta di una problematica che attiene allo svolgimento di attività economiche e, più in generale, alla realizzazione di redditi, a livello transnazionale, da parte di imprese e lavoratori, i quali sono costretti a confrontarsi con la concorrente e contestuale pretesa impositiva dei diversi Stati in cui si trovano ad operare.
Tali fattispecie, in quanto connotate da elementi di estraneità rispetto al territorio nazionale dell’ordinamento giuridico di appartenenza, recano con sé il pericolo di un aggravio fiscale per i contribuenti causato dalla plurima imposizione della medesima forma di ricchezza in più Paesi, producendo effetti distorsivi all’interno del mercato globale e scoraggiando i traffici commerciali oltre confine.
Allo scopo di evitare che la sovrapposizione di potestà impositive sovrane potesse dar luogo a trattamenti fiscali discriminatori nei confronti dei soggetti passivi che realizzano redditi in un contesto multinazionale, gli Stati hanno concluso, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, una massiccia quantità di trattati bilaterali con i quali, di comune accordo, essi acconsentono ad una reciproca delimitazione del rispettivo potere tributario, onde scongiurare il rischio di una doppia imposizione.
Con la crescente internazionalizzazione degli scambi commerciali e l’avvento repentino del mercato digitale, alla tradizionale esigenza di garanzia dei singoli operatori economici su scala internazionale, si è affiancata l’ulteriore necessità di prevenire le pratiche elusive poste in essere dagli stessi al fine di accedere ai benefici fiscali previsti dalle regole convenzionali ed ottenere indebiti risparmi d’imposta.
Inoltre, la smaterializzazione delle forme di ricchezza e la conseguente mobilità dei capitali, hanno dato origine a forme di pianificazione fiscale aggressiva da parte delle imprese multinazionali, le quali rendono sempre più difficile l’individuazione della fonte dei redditi da esse prodotti, comportando il rischio di una perdita di gettito fiscale da parte degli Stati.
Per tali ragioni, già a partire dalla fine del secolo scorso, la comunità internazionale ha dato avvio ad un’importante opera di rimodulazione degli assetti bilaterali tra Paesi in materia tributaria, predisponendo strategie difensive atte a contrastare in modo sempre più marcato le frequenti condotte di sfruttamento ed aggiramento delle norme dei trattati fiscali.
Lo scopo del presente elaborato è quello di dimostrare come il diritto tributario di fonte convenzionale abbia subito, negli ultimi anni, una decisa inversione di rotta rispetto al passato, affiancando e, in un certo senso, sovrastando l’originaria e tradizionale funzione di eliminare la doppia imposizione con quella, ben più attuale, di combattere l’abuso dei trattati internazionali in materia tributaria.
In particolare si cercherà di ricondurre a sistema le numerose disposizioni dei trattati fiscali che, a diverso titolo, presentano maggiore attinenza con il profilo innovativo dello strumento pattizio, costituito dalla lotta all’elusione fiscale internazionale e, più in generale, all’utilizzo improprio dei trattati.
L'obiettivo principale è quello di offrire una chiave di lettura antielusiva delle diverse clausole contenute nella più recente versione del Modello di trattato fiscale predisposto dall'OCSE, tentando di collegare ciascuna di esse alla moderna e rinnovata tendenza generale del diritto tributario internazionale, caratterizzata dall’esigenza di contrastare le molteplici e complesse forme di abuso delle convenzioni in materia tributaria.