Dottorato in ARCHEOLOGIA

Titolo della tesi: Il sito messapico di “Li Castelli” entro il comprensorio archeologico centro-meridionale di Manduria (TA), [F° 203 III SE/F°213 IV NE/F°213 I NO]. Carta archeologica in GIS. Analisi dei paesaggi paleoidrografici, storici e rurali e loro relazione con le antiche dinamiche insediative.

Del sito messapico denominato Li Castelli non è sopravvissuto l’antico toponimo né, dunque, esso può contare sull’attenzione delle fonti classiche, come per la più rinomata vicina Manduria. Se infatti si eccettua l’erronea attribuzione ad una “Varia” citata da Plinio il Vecchio, l’area, o meglio il casale, entro cui ricade la città antica è associata ad un toponimo Fellinum, effettivamente registrato in documenti archivistici medievali, tra XI e XIV secolo, senza dubbio affidabili. Prevarrà il toponimo “Li Castelli”, comune anche ad altri luoghi d’altura relativa nello stesso tavoliere salentino, e che troviamo attribuito ad una omonima masseria (da più di un secolo abbandonata), di cui abbiamo una prima notizia in un atto di cessione proprietaria del 1672 (ASC). Ma l’assenza di un toponimo antico (comune a tanti importanti centri antichi) non limita affatto il potenziale archeologico di questo singolare sito, prima di ogni o cosa perché sì negletto e depauperato dai clandestini ma non a continuità di vita, già in età arcaica fino a tutta l’età ellenistica prescelto anche per la sua dominate orografica (112 m s.l.m.) con una favorevolissima posizione “intervisiva” (lines of sight) (SEMERARO G. 2009; 2020; 2023), verso gran parte dei centri dell’entroterra e nei confronti della linea di costa (con i suoi bacini idrografici sorgentizi, le aree umide, saline e patrimonio boschivo e macchioso). Secondo le teorie correnti farebbe parte di un paradigma insediativo piuttosto ricorrente lungo l’arco ionico del Salento che, già a del periodo arcaico, vede lo sviluppo di grossi centri fortificati nell’entroterra affiancarsi il sorgere di centri più piccoli costieri o paracostieri sorti come a presidio satellitare per il controllo del territorio e del litorale (CERA G. 2020 e 2024). Reti relazionali, assetti presidiali interconnessi su base cantonale (D’ANDRIA 1991) e regionale, città e campagna. Tutte costruzioni interpretative ben fondate e convincenti che per la presente ricerca ho considerato quale presupposto stimolante. Ma la ricerca s’è dovuta occupare prevalentemente di attrezzare la ricerca (e quelle future) con tutto ciò che del sito manca per una corretta lettura e relazionabilità e interoperabilità di territorio e dati, utilizzando le più moderne metodologie e strumentazioni, a 24 anni dalla carta archeologica del centro (urbanizzato) di Manduria realizzata in sede di tesi di laurea con la guida del Prof. M. Guaitoli presso l’UniSalento e la tesi in Aerofotinterpretazione Archeologica conseguita con la guida del prof. G. Ceraudo presso la Scuola di Specializzazione “D. Adamesteanu” nel 2005. Lavori di cui la presente ricerca costituisce la prosecuzione di un filone di studi che opero da anni. Eseguita un’analisi comparata di svariate serie aerofotografiche storiche, satellitari in HD e ortofoto regionali dal 1943 al 2024, per fotointerpretazione applicata allo studio dell’evoluzione insediativa antropica del territorio considerato, con focus sul sito de Li Castelli. Si sono potuti così osservare in chiave evolutiva e/o involutiva macorfenomeni di natura antropica relativamente recenti (bonifiche, opere infrastrutturali, viabilità primaria e secondaria, impatto abusi edilizio soprattutto costiero, regressioni batimetriche), ed ecofatti rilevanti come l’individuazione di una fitta rete di paleoalvei che da N a SE interessano Manduria, il comprensorio centromeridionale in questione, fino al mare e che in parte riscrivono le ipotesi sulle dinamiche insediative di entrambi i siti attraverso la lettura di questo assetto paleoidrografico. Operata una prima e inedita ricostruzione di maglie centuriali non altrimenti documentate, con contestuali verifiche su campo e riscontri su cartografia storica e messa in relazione con la apparentemente desultoria documentazione nota e disponibile riguardante la romanizzazione del territorio, soprattutto di età repubblicana e primo-imperiale (CHIOCCI P.F. , POMPILIO F. 1997; DE MITRI C. 2010). Realizzato in autonomia un fitto programma di telerilevamento a mezzo drone (dotato di sistema di correzione simultanea RTK), sia su di un areale complessivo di 95 ha comprendente la collina Li Castelli+Monte dei Diavoli ad altezza costante di 65 metri e un programma più dettagliato su 7 aree specifiche ad un’altezza di 25 metri, entrambi nella modalità Terrain Follow, con un GSD, rispettivamente pari, 2,65 e 1,00 cm/pixel. La generazione di file raster georiferiti (muniti di quote ortometriche convertite) ha consentito di estrarre curve di livello molto dettagliate sia a 0,20 cm sia a 0,50 cm a seconda della densità diagnostica dei modelli geomorfologici emergenti, andando così a costituire una cartografia finalizzata agli scopi della lettura archeologica inedita, ben più approfondita e dettagliata della CTR disponibile che non va oltre. Tra le utili elaborazioni possibili a partire da questa base fotogrammetrica finalizzata è stato possibile realizzare modelli di DTM, anche in 3D, con gradazione altimetrica caratterizzata da cromie altimetriche e da ottimizzazione di visualizzazione tramite la procedura dell’ombreggiatura (“hillshade”). Ciò ha consentito una gamma di osservazioni sia geomorfologiche, sia di anomalie al suolo non diversamente ricavabili. Tale materiale, assieme alla aerofotointerpretazione e verifiche sul campo, hanno consentito di operare una prima sistematica analisi infrasito, allo scopo di individuare articolazioni funzionali interne, infrastrutture viarie e nodi salienti nei tratti di cerchia particolarmente significativi. Altresì, è stato così possibile posizionare saggi di scavo pregressi dal supporto catastale ad una base topografica reale. Nell’area della cava occidentale sono stati realizzati rilievi fotogrammetrici prospettici da drone, mirati su fronti ricchi di tracce di estrazione per avviare un primo studio archeometrico sistematico tra il bacino di approvvigionamento e l’effettivo utilizzo del materiale lapideo per le opere in muratura presenti sulla collina di Li Castelli e cercare di comprendere dinamiche e fasi di coltivazione (CALIA A., GIANNOTTA M.T., QUARTA G., ALESSIO 2002; PREVIATO C. 2016; RUBIS D., SCIUTO S. 2019; SCARDOZZI 2023). Creata una piattaforma in QGis ove è confluito il noto e i dati telerilevati, quale carta archeologica.