Titolo della tesi: Platform Capitalism. Un nuovo stadio della divisione sociale del lavoro?
La presente tesi si propone di analizzare il platform capitalism come un nuovo stadio della divisione sociale del lavoro, situando le piattaforme digitali al centro dell’ampio processo di trasformazione del capitalismo contemporaneo. Si sostiene che le piattaforme digitali siano una componente essenziale della riorganizzazione delle catene del valore globali e che esse agiscano come ecosistema complessivo di piattaforma nell’ambito della circolazione delle merci, come facilitatori della realizzazione del valore. Le piattaforme digitali sono degli attori sociali ibridi composti da umani e non umani che intermediano e mediano il sociale. Da un lato sono espressione delle necessità di valorizzazione del capitale, dall’altro sono promotrici esse stesse dei cambiamenti osservabili nei processi di accumulazione capitalistica.
Con lo scopo di spiegare la connessione delle piattaforme digitali con i processi di riorganizzazione capitalistica si approfondisce il legame tra queste e la logistica delle merci, a partire dall’analisi comparativa degli studi di piattaforma e degli studi logistici. Si sostiene che piattaforme digitali e logistica delle merci siano due campi profondamente intrecciati, in alcuni casi sovrapposti. Tra di loro esiste un rapporto di “affinità elettiva” basato sull’influenza reciproca. Logistica e piattaforme digitali esprimono una simile logica razionalizzante che è un meccanismo ordinativo del reale capace di un’azione modificativa della società coerente e convergente.
A partire da questa riflessione si sostiene che logistica e piattaforme digitali siano espressione di una riorganizzazione capitalistica comune, che può essere definita come un nuovo stadio della divisione del lavoro sociale. Si definiscono, quindi, le caratteristiche del nuovo stadio della divisione del lavoro come la concentrazione di funzioni sociali e infrastrutturali in capo alle piattaforme, come un’estensione internazionale delle catene del valore e della divisione del lavoro, come una ridefinizione dei rapporti tra entità pubbliche e private, come un incremento dell’asimmetria conoscitiva e come l’affermazione di un nuovo paradigma lavorativo basato sull’ideale del lavoretto.