Titolo della tesi: LUIGI MORETTI. CASA DELLE ARMI : LETTURA ARCHITETTONICA
SIMONE LEONI
CASA DELLE ARMI
LUIGI MORETTI
LETTURA ARCHITETTONICA - Abstract
Simone Leoni
Dottorato Architettura. Teorie e Progetto, XXXIV
Tutor: Prof. Orazio Carpenzano
Co-Tutor: Prof. Manuela Raitano
L’obiettivo che si prefissa questa tesi risiede nella comprensione e nel¬la trasmissione dei metodi, dei presupposti logici e di senso, sia generali sia particolari, nonché delle operazioni progettuali che identificano la dialettica compositiva della Casa delle Armi di Luigi Moretti. Quello che si cercherà di mettere in luce saranno le scelte formali - con i relativi presupposti concettuali - attraverso i metodi e i procedimenti dell’ana¬lisi grafica e formale, ossia della lettura critico-testuale o close reading, metodo peraltro approfondito durante due seminari in due semestri di studio dottorale tenuti da remoto, presso l’Università di Yale, con il docente Peter Eisenman. Tale compito è sostanziato da un carattere di attualità, legato alla modalità con cui viene condotto, a cui si affianca un carattere di innovazione, legato agli strumenti con cui viene estrinsecato.
Casa delle Armi
Il capitolo “Casa delle Armi” condensa l’opera di restituzione del manufatto architettonico ed è caratterizzato da una successione di fasi che alternano la costruzione di una conoscenza specifica alla razionalizzazione di questa conoscenza in un esito coerente e definito, configurato attraverso un’apposita chiave di rappresentazione. Le fasi progressive consistono nella collezione di idoneo materiale d’archivio (in questo caso specifico, di cantiere), il confronto di quanto raccolto nella configurazione di risultati univoci, la messa in tavola bidimensionale, la costruzione del modello tridimensionale in tutte le sue fasi (dalla predisposizione delle corrispondenze pianta-alzato ai tracciamenti ed alla modellazione digitale, fino alle operazioni di taglio-sezione) e lo sviluppo di uno stile di rappresentazione in grado di valorizzare i risultati ottenuti.
Testuale
Il disegno fedele, meticoloso, preciso di un piano di facciata è una raccolta di segni, simboli e strutture organizzate secondo una grammatica propria: in altre parole, un testo. La lettura di questo testo dà vita ad una narrazione architettonica in cui elementi sottaciuti e latenti possono manifestarsi in tutta la loro carica espressiva: su questo agisce un close reading, una lettura attraverso cui aspetti secondari e minuti diventano rivelatori di un inatteso portato architettonico. Nella lettura attenta delle laconiche facciate di Casa delle Armi si disvela l’intero universo morettiano: l’attenzione filologica proposta dalla facoltà di Roma dove si è formato, l’astrazione di elementi tradizionali, la trasfigurazione di strutture murarie, il senso del peso di Michelangelo, la plasticità e la temporalità dei barocchi. Allora emergono, da questa lettura: entasi e rastremazioni, inattese disarticolazioni del rapporto fra attacco a terra-corpo di fabbrica-attacco al cielo, compenetrazioni di compagini simmetriche e asimmetriche, passi modulari ritmici alternati, monotoni e al contempo sincopati. Alla definizione di una facciata come espressione tecnica o tipologica, Moretti immagina e preferisce il sofisticato idealismo dell’astratto-costruttivo il cui centro ricade in un senso profondo della storia in quanto tradizione architettonica di forme, segni, significati che comunicano il proprio statuto ontologico mediante l’articolazione di astratte strutture reali e ideali.
Analitica
Letto da un punto di osservazione critico-testuale, Strutture e sequenze di spazi delinea un manifesto teorico per la scomposizione anatomica di un corpo architettonico, configurando una serie di categorie analitiche (il chiaroscuro, il tessuto costruttivo, la plasticità, eccetera, il colore) attraverso cui l’architettura si offre per essere compresa e indagata. L’esegesi del testo di Casa delle Armi viene analizzata attraverso il punto di vista dell’autore, in cui il ruolo di chi scrive si protrae in una continua “trasposizione” fra l’autore-progettista e l’autore-teorico. La tecnica di rappresentazione è costituita da una composizione di esplosi assonometrici con disegni materici e disegni al tratto, in cui i primi hanno il compito di rappresentare la materialità dell’opera e i secondi di segnalare gli specifici elementi di indagine formale nell’astratta trasparenza del disegno tecnico, sostanziando dunque una tecnica mista. Il colore rosso segnala, infine, il centro dell’attenzione. I calchi atonali delle compatte volumetrie si dischiudono, allora, in un caleidoscopio di smontaggi linguistico-espressivi, al contempo orientato a disvelare strutture manifeste e latenti della composizione. In questo senso, l’immaginazione è attitudine dello sguardo, parte dalla realtà e vede oltre: si scorgono le connessioni, si individuano le soluzioni architettoniche adottate e si connettono elementi apparentemente distanti tra loro.
Critica
Luigi Moretti insegue, tra facies interna e plastica primaria degli oggetti, una bellezza composita: il tema della proporzione e della misura degli elementi fa intuire la possibilità di coniugare entità diverse in una certa idea di architettura. All’ombra di questo impalcato platonico e governato dall’ordine, di questa visione al tempo stesso olistica e analitica, in cui gli elementi della sequenza sono studiati nel dettaglio e nell’insieme, si cela però il genio della varietas, sottolineando disgiunzioni in cui si ravviva l’esperienza spaziale e dove questa cresce, diventa dinamica. I puri spazi interni sono tormentati dal senso dell’inquieto.
Alla definizione di uno spazio gravitazionale e contraddittorio, di forze opposte che si lottano, è sotteso dunque l’esercizio di manipolazione architettonica, che investe forme e figure che risolvono in un profondo stato di tensione vitale ed in cui la materia e le idee incedono sotto perpetuo assedio. Ingaggiano questa lotta i personaggi metafisici, quando protagonisti, ossia: lo spazio interno, la materia, il tessuto costruttivo, eccetera, «ciascuno recitando il suo verbo». Ogni lato espressivo, nella sua intima correlazione con la struttura generale, pratica un gioco di forza e soltanto nell’ambito di un tormentato equilibrio d’insieme può trovare specifica espressione il fatto architettonico. Si disvela una strategia di “contrasto disgiuntivo”, ossia di una domata esasperazione di tale conflitto in cui lo stato di tensione fra elementi interni viene condotto al limite e infine assoggettato alla direzione orchestrale dell’architetto-autore. Lo spazio è matrice negativa, pressione, carica energetica che esercita la propria influenza sulla materia e la segna, la solca, la erode. Allo scontro intestino fra unità spaziali interne rincalza l’offensiva del mondo esterno, in termini anch’essa di pressione e di spinta. Casa delle Armi resiste fiera e stoicamente vince il suo perenne conflitto, mossa da un sentimento ereditato dai barocchi di «conquista per volontà di rappresentazione - scrive Moretti - mediante una materia che ci ubbidisce quanto può, contro l’opposizione di un mondo esterno: c’è perciò una tensione di dilatazione che spinge questa materia contro il mondo e un refluimento di essa per l’opposizione del mondo stesso». Lo spazio è dramma, «tra le forze che vorrebbero aprire e salire allo infinito per la volontà faustiana dell’architetto e la opposizione del mondo al salire al divino». Un contrasto “differenziale” che lascia traccia su un limite che si muove, citando Leibniz, testimonianza della lotta di una lucente massa muraria stereometrica, apparentemente statica e inamovibile, in realtà assediata su più fronti: dalla compressione vitale del suo spazio interno e dalla spinta-avanzata di un offensivo mondo esterno, universo caotico ed estraneo alla straordinaria quiete del Foro, avviata dallo scintillio dorato del genio italico su scranno, alla luce del sole che lambisce Icaro.