Titolo della tesi: La remunerazione variabile degli esponenti apicali del comparto assicurativo. Cenni comparatistici con il settore bancario e delle società quotate.
Il presente elaborato illustra in chiave comparatistica il framework normativo in materia di remunerazioni, dettato per il comparto assicurativo e bancario, nonché delle società quotate, dal legislatore europeo e nazionale, così come integrato dalle indicazioni di vigilanza delle competenti Autorità di vigilanza del settore finanziario, nella prospettiva di favorire la convergenza delle prassi di vigilanza. Per la ricostruzione del composito quadro di interesse si è tenuto conto altresì delle best practices e degli orientamenti emersi in sede nazionale e transnazionale.
L’analisi verte in particolare sulla remunerazione variabile degli esponenti apicali e dei c.d. material risk takers delle imprese di assicurazione, nonché sulla costruzione negoziale della componente incentivante alla ricerca di un adeguato equilibrio contrattuale che bilanci le esigenze di valorizzazione dell’autonomia privata e quelle di conformità alla regolamentazione di vigilanza prudenziale settoriale.
Se diverso è l’approccio della disciplina per il settore assicurativo e bancario - nel primo si è seguita una impostazione principle based, nel secondo si è articolata una disciplina legislativa di elevato livello di dettaglio - analoghe sono le finalità perseguite: consentire che la componente incentivante della remunerazione, riconosciuta e legata al raggiungimento di risultati effettivi e duraturi, non induca all’assunzione di condotte improntate alla massimizzazione dei profitti nel solo breve periodo, ma che non tengano in adeguata considerazione i rischi effettivamente assunti. La costruzione di tali compensi variabili deve, inoltre, essere soggetta a clausole che consentano, anche in una fase ex post, di assicurare il rispetto del principio di allineamento delle variabili riconosciute agli interessi di lungo termine dell’impresa, con conseguente applicazione di clausole di correzione e di aggiustamento per i rischi, quali quelle di c.d. malus e claw back.
L’elaborato si sofferma quindi ad analizzare gli effetti di una regolamentazione principle based, quale quella dettata per il comparto assicurativo. Tale impostazione, da un lato, lascia a chi è chiamato ad applicare le regole e a supervisionarne la corretta attuazione, maggiori spazi interpretativi nella declinazione concreta dei principi. Ciò può determinare disallineamenti nell’applicazione della disciplina europea da parte dei diversi Stati membri, attese le divergenze riscontrabili nei rispettivi ordinamenti giuridici interni. Dall’altro, un simile approccio consente ai soggetti vigilati di orientare, con una più ampia discrezionalità applicativa, i processi e le policy interne alle finalità della regolamentazione, atteso il minore livello di dettaglio delle previsioni. I Supervisori, nell’espletamento delle funzioni di vigilanza, potranno essere chiamati ad integrare il dettato delle disposizioni primarie con indicazioni o orientamenti che guidino il mercato nell’implementazione della cornice di riferimento.
La parte conclusiva dell’elaborato si sofferma, quindi, sulla valenza precettiva delle indicazioni delle Autorità di vigilanza nazionali, deputate alla supervisione del settore finanziario, rispetto all’autonomia negoziale delle parti, con precipuo riguardo alle ipotesi di divergenza o mancata conformità delle previsioni contrattuali che regolano gli aspetti remunerativi della componente variabile, valutandone i riflessi anche sotto il profilo giuslavoristico. La mancata adesività di tali pattuizioni negoziali alle indicazioni contenute nella regolamentazione di settore potrebbe infatti avere impatti su dette clausole e determinare la necessità di procedere alla relativa revisione delle stesse.
Parole chiave: remunerazione variabile, material risk takers, governance.