Titolo della tesi: Functional diversity, resilience and compensatory dynamics of Mediterranean fish communities
Questa tesi di dottorato esplora come le comunità di pesci del Mediterraneo rispondano alle pressioni combinate del cambiamento climatico e della pesca, con particolare attenzione al ruolo della biodiversità nel rafforzare la resilienza. Basandosi sui dati di abbondanza standardizzati del Mediterranean International Trawl Survey (MEDITS) e impiegando metodi basati su tratti funzionali, questo lavoro identifica i principali andamenti delle comunità di pesci demersali su un ampio arco spaziale e temporale, fornendo una base critica per comprendere le loro risposte agli stress antropici.
Il tema centrale della tesi riguarda uno degli argomenti fondamentali negli studi ecologici, vale a dire la relazione tra diversità e stabilità, analizzata attraverso quattro principali capitoli del lavoro. Inizialmente, si caratterizzano le dinamiche spaziali, temporali e funzionali delle comunità ittiche, evidenziando la distribuzione delle specie e dei loro tratti a diverse profondità e in diverse macro-regioni. Le comunità di piattaforma (0–200 m) ospitano costantemente specie più costiere e a crescita rapida, mentre le comunità di scarpata (200–800 m) comprendono taxa di dimensioni maggiori e dalla vita più lunga, associati ad acque più fredde. La ricchezza di specie raggiunge i massimi in aree come l’Adriatico e le piattaforme del Mediterraneo centrale, mentre la ridondanza funzionale rimane relativamente bassa in tutto il bacino, indicando che molte specie rilevate recentemente occupano nicchie nuove piuttosto che sovrapporsi a quelle residenti. Gli indici di diversità funzionale sono quindi collegati a metriche di stabilità a livello di comunità per valutare come l’asincronia tra specie possa attenuare le fluttuazioni della biomassa totale. I risultati indicano un’influenza complessivamente positiva della diversità dei tratti e dell’asincronia delle specie sulla stabilità, sebbene il grado con cui esse mitigano i disturbi vari a seconda delle comunità ittiche e delle condizioni regionali.
I capitoli successivi si concentrano sui recenti cambiamenti indotti dal clima, compresi gli spostamenti nella temperatura media del fondale e nella composizione delle comunità di pesci. Le analisi indicano che le specie termofile sono in espansione, mentre i taxa associati ad acque più fredde potrebbero potenzialmente diminuire. Un caso di studio sulla costa occidentale dell’Italia mostra pattern di riscaldamento localizzato che sembrano superare la capacità di adattamento delle comunità ittiche, evidenziando come un’elevata pressione di pesca possa amplificare gli effetti del riscaldamento. È degno di nota che alcune regioni del Mediterraneo (ad esempio l’Egeo, lo Ionio e il Mediterraneo occidentale) abbiano recentemente sperimentato una riduzione dello sforzo di pesca, con un conseguente aumento complessivo della biomassa ittica totale. Questa tendenza potrebbe offrire una mitigazione parziale per le specie tradizionalmente legate ad acque fredde, da sempre bersaglio della pesca, riducendo i tassi di prelievo complessivi e consentendo a queste popolazioni di mantenere o recuperare parte della loro abbondanza passata di fronte ai rapidi cambiamenti ambientali. Per rispondere all’esigenza di informazioni precise sulle tolleranze ambientali delle specie, l’ultimo capitolo presenta un dataset di preferenze termiche specifiche per la macrofauna demersale e bentonica del Mediterraneo, generato integrando i dati di temperatura del fondale con i dati di biomassa derivati dai campionamenti MEDITS.