Titolo della tesi: L’arbitrato rituale tra autonomia privata e pubblica potestà.
Il presente lavoro ha ad oggetto il rapporto tra l'arbitrato rituale e il diritto pubblico.
La tesi inizia con un capitolo di teoria generale. La materia è densa, e tocca più branche del diritto, non solo diritto processuale civile, ma altresì diritto amministrativo, penale e costituzionale: il diritto è uno, o i rami del diritto appartengono ad ‘alberi’ diversi?
Le prime due parti del secondo capitolo ripercorrono il dibattito sulla ‘natura’ pubblica e privata della funzione arbitrale; e sulla corretta ‘definizione’ di ‘giurisdizione’.
L’ultima parte del secondo capitolo prova a introdurre nuove tesi intorno agli effetti prodotti dalla sentenza e dal lodo. Muovendo dagli effetti 'interni' ed 'esterni' (delineati da Satta e Calamandrei) è possibile notare che il lodo produce i medesimi effetti 'interni' della sentenza. Ma è stato altresì possibile rilevare che se gli effetti 'interni' sono 'propri' della sentenza, quelli 'esterni' sono attribuiti anche ad altri 'atti giuridici'. Pertanto, muovendo da tale notazione, e dalla nozione di giurisdizione delineata da Allorio, è stato possibile rilevare che l'arbitro rituale esercita oggi una funzione giurisdizionale. Il lodo, infine, non ha 'forza' di contratto, ma di 'sentenza', poiché esso non produce effetti che possono essere annullati, o dichiarati nulli dal giudice statale. Esso produce piuttosto effetti che possono passare in giudicato, atti a far stato tra le parti, e a definire la controversia (quasi) per sempre. Il privato stipula contratti, ma essi non possono derogare alla legge. Con l’arbitrato è invece consentito ai singoli non solo di applicare la legge, ma di adottare decisioni che possono passare in giudicato, anche se contrarie a legge e Costituzione.
Le conseguenze di queste notazioni sono affrontate nel terzo e ultimo capitolo: quale è la figura giuridica dell’arbitro? E il rapporto di questi con lo Stato? Egli esercita pubblica o privata funzione? Il tema impone riflessioni di diritto privato e amministrativo, ma altresì di diritto penale: l'art. 357 cod. pen. definisce il pubblico ufficiale come colui che esercita una pubblica funzione, e pertanto: l’arbitro è un pubblico ufficiale? Infine: l’eventuale esercizio ‘privato’ di funzione giurisdizionale è compatibile con il nostro sistema costituzionale?