Thesis title: AbitareXXtra. ECObiografie di architetture-città per una riflessione contemporanea.
Il confinamento forzato della pandemia prodotta dal COVID-19 ha portato a interrogarci, sia a livello nazionale sia internazionale, sul futuro della città e sulla qualità dei luoghi che abitiamo, su come questi dovrebbero essere e su come gli esseri umani dovrebbero abitare il pianeta. Alla luce di questo, dei fondi europei PNNR, della 17 Biennale di Architettura "How will we live together?" e del Pritzker 2021 a Lacaton e Vassal, appare necessario impostare un ragionamento sull’abitare e, in particolar modo, sugli insediamenti pubblici periferici, spazio “staminale”, luogo pieno di energie e opportunità da (ri)conoscere e mobilitare.
In Italia dal secondo dopoguerra la sperimentazione architettonica sulla residenza sociale diviene centrale nella trasformazione urbana dando vita a interessanti interventi in tutta la penisola.
Forte Quezzi a Genova (1956-68), Rozzol Melara a Trieste (1968-81), Corviale a Roma (1956-72) sono alcuni di quei progetti a scala territoriale che provano a rispondere alla crescente emergenza abitativa conciliando urbanistica e architettura in un edificio autonomo e autosufficiente. Queste esperienze si propongono come modelli abitativi alternativi alla struttura urbana tradizionale, dalla quale si distinguono in quanto grandi contenitori, segni autonomi, isolati nel tessuto urbano, caratterizzati da una certa astrazione formale e da una forte carica figurativa. In queste occasioni, però, la serialità, la standardizzazione industriale, la monotonia tipologica del costruito, lasciano spazio a un lavoro sul tema del verde e degli spazi aperti che non lo limita a panorama-sfondo ma lo considera un’impalcatura, un elemento fondamentale della costruzione dell’insediamento, un tema di progetto al pari dell’edificio stesso in quanto estensione dell’alloggio, luogo pubblico che stimola l’incontro e il confronto fra le persone della comunità.
La ricerca si propone d’indagare il rapporto specifico tra il paesaggio e questi sperimentali progetti e di verificare se il modello insediativo proposto, alla luce delle questioni ambientali e delle conoscenze contemporanee, rappresenti oggi una valida ipotesi sia nella prospettiva del progetto di nuovi interventi che, in modo subordinato, di una strategica rigenerazione dell’esistente.
Comunità autosufficienti, risparmio di suolo, sostenibilità economica e ambientale, densità insediativa, vegetazione e biodiversità sono temi decisamente attuali insiti in queste architetture-città e affatto lontani, se non temporalmente, da quelli indagati da alcune Eco-Visioni contemporanee. Rilette quindi alla luce della rinnovata sensibilità ecologica contemporanea -scientifica, sociale e culturale- è evidente come queste “urbatetture” proponevano, più o meno consapevolmente, nuovi dinamismi, un nuovo urbanesimo, possibile e sostenibile, che necessita di un’indagine contemporanea per comprenderne la straordinaria attualità, la visionarietà di soluzioni ancora valide a sfide e problemi ancora irrisolti e urgenti.