MICHELE ASTONE

Dottore di ricerca

ciclo: XXXIV



Titolo della tesi: CHIESA | CITTÀ | PAESAGGIO. Il pensiero multiscalare di Francesco Berarducci.

Progettista e professore presso la Sapienza di Roma, Francesco Berarducci è una personalità chiave del secondo Novecento italiano che ancora non ha trovato la giusta e meritata collocazione all'interno della storia dell'architettura. La sua capacità di creare uno stretto legame tra speculazione teorica, disegno, progetto e costruzione rendono la sua poetica di particolare interesse per ricercatori e progettisti contemporanei. Il suo archivio in gran parte ancora inedito, custodisce scritti e disegni di pregevole qualità tecnica che si rivelano fondamentali per ricostruire il legame tra teoria e prassi che caratterizza il suo modo di fare architettura. In particolare, la dissertazione vuole porre in evidenza lo stretto rapporto tra il progetto delle tre chiese che Berarducci realizza e i modelli urbani che sperimentava mediante il suo lavoro di ricercatore. Esempi in cui raffigura una città come paesaggio col lo scopo di suggerire una soluzione basata sull’equilibrio perduto tra natura, ambiente, costruito e uomo. Tale ipotesi è deducibile in parte dai suoi scritti, tra cui il manoscritto mai pubblicato dal titolo "La città smarrita. Tra le macerie della città radiosa" ma soprattutto dal numero cospicuo di schizzi e disegni attraverso cui indagava proposte di impianti di città di assoluta novità. Le chiese di Nostra Signora di Bonaria (1967-1982) a Roma nel quartiere di Ostia progettata in collaborazione con Giorgio Monaco e Giuseppe Rinaldi, di Santo Stefano Protomartire (1970-2000) a Quartu Sant'Elena e di San Valentino (1979-1985) nel Villaggio Olimpico a Roma sono quindi relazionate alla proposta di città lineare avanzata da Berarducci per manifestare la loro derivazione da un impianto urbano e comprendere il loro rapporto con le città in cui sono state costruite. Attraverso una comparazione tra questi esempi e tra essi e modelli del Novecento, si rileva il legame tra la teoria urbana di Berarducci e le sue architetture che è la cifra del suo lavoro poco studiato e approfondito. Di riflesso l’analisi delle sue chiese dà linfa al vuoto teorico di cui è interessato il tema del rapporto tra l'organismo complesso del centro parrocchiale e la città contemporanea. Infatti, dallo studio accurato dei suoi disegni, si può riscontrare un'interpretazione originale di categorie tipologiche consolidate; comprendere un'indagine sulla comunicatività della forma architettonica depurata da allegorismi ormai obsoleti e desumere una capacità di concepire edifici fortemente radicati nel loro contesto pur permanendo delle eccezionalità che funzionano da landmark. Portare alla luce parte dei disegni dell'archivio personale di Francesco Berarducci, si rivela autonomamente un avanzamento della ricerca in ambito architettonico per la loro qualità intrinseca e per il loro utilizzo come strumento di indagine e di interpretazione di realtà esistenti o utopiche. Non solo, per quanto puntuali siano le considerazioni rintracciabili dalle fonti bibliografiche disponibili, risulta senza dubbio inedita una critica approfondita ma di ampio respiro che riesca a mettere in risalto il pensiero di Berarducci sulla città e il filo conduttore che lo lega alla costruzione e, nello specifico, un’analisi che dia rilievo alla visione delle sue chiese come attuazione di ipotesi urbane.

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