MATTIA GIAMPAOLO

Dottorando

ciclo: XXXVII
email: mattia.giampaolo@uniroma1.it
telefono: 3206620***




supervisore: Matteo Marconi

Ricerca: Gramsci nel mondo arabo: la categoria della rivoluzione passiva e gli Accordi di Oslo.

Mattia Giampaolo, laurea magistrale in Lingue e civiltà orientali con una tesi in Storia Contemporanea dei paesi arabi con focus sui partiti politici egiziani nella rivoluzione 2011-12.
Dal 2017 sono research fellow presso il CeSPI -Centro Studi di Politica Internazionale- dove lavora all'interno dell'osservatorio Medio Oriente e Mediterraneo. Mi occupo di Libia, Egitto, Tunisia e Palestina. Ho collaborato con think tank internazionali quali: ECFR -European Council on Foreign Relations-; IAI -Istituto Affari Internazionali-; Sadeq Institute; ISPI -Istituto di Politica Internazionale-.

Il progetto di ricerca di dottorato verte sull'applicazione della categoria gramsciana di rivoluzione passiva all'interno del processo di pace israelo-palestinese, conosciuto come gli Accordi di Oslo.
Il progetto si focalizzerà soprattutto sull’analisi dell’azione palestinese all’interno del processo per comprendere al meglio quali siano stati le ragioni che hanno portato la leadership a stringere un accordo che, sin dall’inizio, presentava diverse ambiguità politiche, territoriali ed economiche.
A tal fine la ricerca si direzionerà lungo due assi fondamentali: il primo che analizzerà in modo critico sia letteratura che concepisce gli Accordi come unico paradigma del processo di pace israelo-palestinese, sia quella parte di letteratura che, seppur critica, tende a passivizzare l’elemento palestinese rendendolo spettatore davanti alla supremazia israeliana nel dettare le regole del gioco. Inoltre, sempre all’interno di questo primo asse, si andranno ad analizzare le analisi che vedono gli Accordi sotto la lente geopolitica e del ruolo preponderante degli attori internazionali, denigrando di fatto gli eventi che hanno caratterizzato la vita politica, sociale ed economica all’interno dei territori palestinesi nel ventennio precedente alla firma.
Il secondo asse, parte fondamentale della tesi che supporterà la nostra ricerca, analizzerà, invece, il modo in cui la combinazione di fattori interni ed esterni abbia portato la leadership palestinese alla firma degli accordi di Oslo.
A questo scopo si analizzeranno tre tappe fondamentali del contesto nazionale e internazionale: la Prima
Intifada palestinese (1987), il crollo dell’URSS (1989-90) e il l’appoggio dell’OLP a Saddam Hussein durante la Prima Guerra del Golfo (1991).
Tali eventi delineeranno il contesto storico all’interno del quale gli Accordi di Oslo si sono strutturati; un contesto che fu contraddistinto, soprattutto a livello internazionale, dall’emergere di una nuova egemonia della dottrina neo-liberale statunitense che vedeva il processo dello State Building come paradigma della stabilità del ‘nuovo ordine mondiale’ di George Bush senior.
Un processo che penetrò con forza, sin dagli anni precedenti alla Prima Intifada, all’interno dei gruppi politici palestinesi nei quali, principalmente nel partito politico di Al-Fatah, si fece sempre più forte l’influenza degli uomini di affari palestinesi che vedevano nel futuro Stato un’occasione per far fiorire le loro attività.
In questo contesto, secondo la nostra ipotesi, gli accordi Oslo rappresenterebbero una rivoluzione borghese del XXI secolo mirante all’istaurazione di una struttura che, seppur non pienamente statuale e indipendente, avvantaggiasse oltre che lo Stato di Israele, la borghesia nazionale palestinese.
La teoria che sarà alla base di tale progetto sarà la categoria di “rivoluzione passiva” di Antonio Gramsci che oggi, grazie alle ondate di protesta in diverse regioni del globo, ha aperto il campo a nuove interpretazioni, spesso oggetto di critiche per il graduale allontanamento dell’intellettuale e rivoluzionario italiano dal marxismo.
La nostra ricerca tenterà di riportare tale categoria all’interno della sua formulazione originale, ovvero quella della formazione dello Stato borghese nazionale, all’interno del contesto dello scacchiere internazionale.
Tale approccio non seguirà una riproduzione meccanicistica della concezione gramsciana così come pensata all’epoca dall’intellettuale italiano, ma si tenterà di tradurla all’interno dei nuovi paradigmi del contesto storico degli Accordi soprattutto in relazione al processo dello State Building.
Il lavoro è suddiviso in tre parti: nella prima parte della ricerca si analizzeranno i differenti studi realizzati attorno al concetto di rivoluzione passiva; una seconda parte sarà dedicata alla critica della letteratura cha ha trattato gli Accordi di Oslo; la terza parte sarà dedicata all’analisi dei processi nazionali e internazionali che hanno portato la leadership palestinese alla firma degli Accordi e come questi possano essere intesi come rivoluzione passiva.

Produzione scientifica

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