Titolo della tesi: Sanzioni amministrative e nuove declinazioni del “giusto procedimento” nell’evoluzione italiana e sovranazionale: l’esperienza delle Autorità di vigilanza bancaria nell’ambito del Single Supervisory Mechanism
Il lavoro svolto si prefigge di indagare le più recenti evoluzioni in tema di procedimenti amministrativi di tipo sanzionatorio, eleggendone a specifico focus il relativo statuto garantistico e avendo particolare riguardo all’esperienza delle autorità operanti nel settore della vigilanza bancaria e finanziaria (trattandosi di un terreno particolarmente fertile per scorgere le direttrici evolutive, trascorse e futuribili, della materia). Il tema, molto attenzionato dalla letteratura scientifica degli ultimi anni, postula la “rivisitazione concettuale” – avviata dalla Corte europea dei diritti umani – di alcune sanzioni nazionali, classificate come “amministrative” dal diritto interno. Si allude a quel trend giurisprudenziale (risalente già agli anni Settanta del secolo scorso e confermato negli anni più recenti) che, passando attraverso l’attrazione di alcune misure nominalmente “amministrative” nell’orbita del “sostanzialmente penale”, ha imposto un significativo ripensamento delle declinazioni concretamente assunte dal c.d. principio del “giusto procedimento” nell’esercizio della potestà sanzionatoria facente capo alle pubbliche amministrazioni. Più in dettaglio, il primo Capitolo ripercorrerà le fattezze progressivamente assunte nel sistema italiano dalle “braccia repressive” della publica potestas, delineando almeno le principali coordinate, cronologiche e normative, del nostro panorama sanzionatorio pubblicistico. Ci si avvedrà così della graduale erosione della “summa divisio” tra i due sottoinsiemi repressivi (quello amministrativo e quello penale) e, infine, di come per questa via parte della disciplina dell’attività sanzionatoria amministrativa sia entrata in rotta di collisione con quanto il diritto convenzionale prescrive per la “materia penale”.
Verranno poi passate in rassegna (nel secondo Capitolo), in linea più trasversale ai diversi modelli procedurali presi in considerazione, le ricadute, sia sostanziali sia procedimentali, derivanti dalla riferita riqualificazione “penale”. L’orientamento maturato in seno alla giurisprudenza sovranazionale impone infatti di: (i) verificare la possibilità di estendere, alle sanzioni amministrative in discorso, i principi sostanziali di appartenenza penalistica (si pensi, tra tutti, ai corollari della legalità penale ); (ii) prendere atto della conseguente “trasfigurazione” del principio del “giusto procedimento” rispetto alla sua tradizionale connotazione dogmatica e giurisprudenziale, inveratasi anche per mezzo degli sforzi di recepimento normativo dei moniti europei messi a punto dal legislatore nazionale (e dalle authorities, con riferimento alle pertinenti disposizioni di rango secondario). Si indagherà, a seguire, la continuità tra “procedimento” e “processo” pure prospettata dai giudici extra-nazionali. In alcuni dei passaggi argomentativi salienti delle pronunce più sopra richiamate, infatti, la Corte EDU avverte che, qualora sia un’autorità amministrativa a irrogare una misura “punitiva”, affinché possano ritenersi soddisfatti i dettami dell’art. 6 CEDU, ciò che è sacrificato sul piano procedimentale può (recte, deve) essere recuperato in sede processuale.
Nel terzo Capitolo, infine, la trattazione ricalcherà la stessa scansione tematica (profili sostanziali, procedimentali e processuali), spostando però il fuoco sulle competenze sanzionatorie esercitate, in particolare, dalla Banca centrale europea e dalla Banca d’Italia nell’ambito del “meccanismo di vigilanza unico” unionale. Si proporrà pertanto un’introduzione di contesto e qualche premessa concettuale, seguita dalla ricognizione dei profili procedimentali e giurisdizionali salienti connessi all’inflizione delle sanzioni sugli intermediari bancari, esaminando gli istituti che paiono più idonei ad assicurare le necessarie garanzie difensive.