Titolo della tesi: TIRANA MONUMENTALE La scenografia ricercata di Armando Brasini, le conseguenze sulla città futura
Questa ricerca sulla città di Tirana nasce dalla necessità e l’intenzione di fare chiarezza su alcune tematiche e soprattutto dalla negligenza totale delle istituzioni sia a livello locale che nazionale per quanto riguarda la salvaguardia ed il potenziamento dell’patrimonio architettonico.
In questo studio si vuole perseguire principalmente tre obbiettivi: fare chiarezza sulla questione dell’architettura italiana in Albania, in particolare il coinvolgimento della figura di Armando Brasini; salvaguardia e conservazione dell’impianto Monumentale dell’Asse Nord – Sud; un’analisi approfondita su ciò che sta succedendo attualmente alla città, i suoi spazzi urbani e i sui monumenti.
L’architettura italiana in Albania ha vissuto una vicenda parallela a quella nazionale, per certi versi forse è stata una vicenda molto romana “Quinta Roma”, ovviamente questa affermazione di Marco Stigliano trova riscontro e conferma in Giorgio Ciucci.
Nella prima fase emerge sì il potenziale, ma anche la fragilità di questa ricerca, l’esportazione dell’architettura italiana 1923 -1943, il parallelismo con la cultura architettonica romana e l’esportazione del suo “modus operandi”. Qui l’intento non è solo quello di trattare le vicende architettoniche – urbanistiche di Tirana, ma si cercherà di fare emergere la figura del principale fautore - ideatore del piano per Tirana, uno degli esponenti ingombranti e di maggiore spicco anche nella cultura architettonica romana al momento, l’architetto Armando Brasini. Ovviamente vengono affrontate anche se in modo marginale le fasi successive degli altri architetti italiani quali: Florestano Di Fausto e Gherardo Bosio per il loro prezioso contributo e l’impronta quasi definitiva sulla città di Tirana.
Durante il periodo della dittatura comunista 1944 - 1990, ci sono state una serie di eventi ed interventi lungo l’asse Monumentale che hanno cambiato leggermente l’asseto e l’impostazione del complesso architettonico di piazza Skanderbeg. La demolizione dell’Ex Municipio nel 1981, forse ha introdotto un nuovo modo di agire che fino a quel momento poiché non era solito vedere “Il Piccone demolitore”. Di fatto, viene comunque sempre mantenuto l’assetto Monumentale dell’Asse strutturante Nord – Sud.
Dopo la caduta del regime comunista in Albania si verificherà il fenomeno della migrazione di massa verso le grandi città che determinerà, nel bene o nel male, le sorti delle città, Tirana compresa.
A seguito di un decennio di degrado e abbandono totale, e di uno sviluppo incontrollato e insostenibile, sarà la volta della giunta di sinistra, che con una serie di operazioni ed interventi magistrali oserei dire, ha cercato di dare un nuovo volto alla città. Certamente queste operazioni non risolveranno i problemi di Tirana, ma in buona parte il risultato sarà mirabile. Per prima cosa la “bonifica” e l’eliminazione delle baraccopoli che occupavano la città nella sua quasi totalità delle aree. L’intento di rivitalizzare e dare speranza alla città con l’unica e sola operazione di facciata, cioè la pitturazione delle facciate nella totalità degli edifici di Tirana, risulterà anch’essa una strategia mirabile, comunque insufficiente a risolvere i problemi di una città sempre più caotica.
Dal 2003 ad oggi, ci saranno una serie di concorsi che a mio avviso cambieranno per sempre il volto e le prospettive di salvaguardia e di sviluppo della città, non sempre condivisibili.