ISHVARANANDA CUCCO

PhD Graduate

PhD program:: XXXIII



Thesis title: Ripensare il soggetto politico con lo strutturalismo francese. Una prospettiva attraverso l’antropologia di Claude Lévi-Strauss

La vicenda dello strutturalismo sembra oramai consegnata alla storia del pensiero, eppure questo momento intellettuale costituisce lo snodo più rilevante per un passaggio decisivo della filosofia contemporanea: il pensiero della decostruzione, che nel soggetto ha trovato la sua frontiera più avanzata e più caratterizzante. Ora, la disarticolazione dei processi politici, la frammentazione conflittuale del dibattito pubblico, lo sfaldamento dei legami sociali e la difficoltà di aggregare i singoli individui attorno a programmi politici lungimiranti e di ampio respiro mostrano il risvolto politico-sociale – e patologico - di una pratica della decostruzione che, avvitandosi su se stessa, diviene cifra del nostro tempo. Tutto ciò, d’altro canto, esibisce in modo drammatico il versante politico della crisi del soggetto moderno, le cui ambizioni di autodeterminazione ed emancipazione si rovesciano nel loro contrario, lasciandolo esposto alle mire oggettivanti degli anonimi (ma non per questo privi di beneficiari concreti) processi tecnici ed economici messi in moto da un capitalismo neoliberale senza più vincoli, con tentazioni poietiche sull’uomo e sulla natura. Le grandi crisi che hanno segnato l’inizio del nuovo secolo – da quella del terrorismo a quella economica, da quella migratoria a quella pandemica – e soprattutto il loro susseguirsi a cadenze sempre più rapide, inducono a ritenere utile e addirittura necessario far seguire allo stadio della decostruzione critica una fase di ricostruzione propositiva, e a maggior ragione sul fronte del soggetto. Il che significa, sul piano concreto, ripensare noi stessi – in quanto entità storicamente, culturalmente e geograficamente situate – come soggettività in grado di abitare attivamente ma in maniera nuova un mondo contemporaneo che sembra muoversi sugli “assi cartesiani” della molteplicità e del mutamento. Una sfida teoretica (oltre che politica) notevole, che in fondo consta di due operazioni simultanee: conoscere noi stessi e conoscere gli Altri. Qui l’antropologia filosofica incontra l’antropologia culturale, riproponendo in modo nuovo l’antico e irrisolto quesito della Sfinge. Posto che il problema in cui si colloca la presente ricerca è quello della crisi del soggetto, e che il tentativo cui essa tenta di contribuire è quello di ridefinirlo, o per lo meno di cercare risorse utili a un suo ripensamento, e posto anche che la questione del soggetto chiama in causa spazi disciplinari che si incrociano, si sovrappongono e che possiamo preliminarmente distinguere in uno filosofico e uno antropologico, da dove iniziare? L’ipotesi seguita in questa ricerca è che la risposta sia alle origini dello strutturalismo stesso. Proprio qui, infatti, è possibile osservare una singolare e complessa articolazione tra filosofia e antropologia, concentrata in una figura ragguardevole e originale del pensiero del Novecento: Claude Lévi-Strauss; la cui vicenda intellettuale ha alimentato entusiasmi e critiche, tutti però caratterizzati dal fatto di essere stati un riflesso della peculiare temperie culturale della seconda metà del secolo scorso. Dunque, cosa può dirci oggi Lévi-Strauss? Cosa può suggerire la sua antropologia strutturale a chi oggi intenda rimettere a fuoco il soggetto nel flusso accelerato di una globalizzazione che sradica, disorienta ma, nel riportare in primo piano la dimensione dell’alterità come forse mai era accaduto, ripropone nella maniera più radicale la questione dell’Altro e, in fondo, l’antica domanda sull’uomo?

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