GIULIA MONACELLI

Dottoressa di ricerca

ciclo: XXXII


relatore: Prof. Giuliana Scognamiglio

Titolo della tesi: La product governance

Le regole di condotta al punto vendita, previste dalla Direttiva 2004/39/CE (MiFID I), sono state misure insufficienti a garantire un'adeguata tutela dell'investitore rispetto alla presenza di asimmetrie cognitive (c.d. bounded rationality) e di condotte opportunistiche degli intermediari. In risposta a tali criticità, la Direttiva 2014/65/EU (MiFID II) ha introdotto nell'ordinamento europeo - e di riflesso in quello italiano, all'art. 21 del Testo Unico dell'Intermediazione Finanziaria e al Titolo VIII, Parte II, del Regolamento Intermediari Consob – l'obbligo in capo agli intermediari abilitati alla prestazione di servizi di investimento di adottare specifiche misure organizzative incentrate sull' ingegnerizzazione e/o distribuzione di prodotti finanziari (c.d. misure di product governance), che integrano le regole di appropriatezza e adeguatezza già previste dalla disciplina previgente ed estendono l'obbligo di agire nel miglior interesse del cliente durante tutto il ciclo di vita di uno strumento finanziario. Questo lavoro si propone pertanto di analizzare in dettaglio le misure di product governance introdotte da MiFID II. Una prima parte tenta di chiarirne le caratteristiche principali. A tal fine, oltre ad analizzare la normativa in termini di ambito di applicazione soggettivo, oggettivo e contenuti degli obblighi qui in esame, la tesi ne ripercorre l'introduzione in sede europea e il suo recepimento in Italia e la confronta con la disciplina sul governo del prodotto prevista nei settori assicurativo e bancario. Tre sono le novità più significative recate dall'istituto: (i) l'intermediario produttore ha l'obbligo di procedere, sin dalla strutturazione, a un esame delle caratteristiche del prodotto finanziario continuo, affinché le stesse siano e rimangano adeguate a un segmento di clientela target, (ii) l'intermediario distributore è tenuto a specificare il target market del produttore e (iii) a vendere un prodotto finanziario che sia stato ritenuto a monte compatibile con il cliente. La seconda parte della tesi tenta di offrire un inquadramento sistematico della product governance e di individuarne le principali finalità. A tal fine l'istituto è confrontato con le regole di organizzazione e di condotta recate da MiFID II, in particolare con la disciplina sul conflitto di interessi. Da tale verifica ne discende l'accertamento, da una parte, della natura organizzativa e di condotta delle regole in esame, con una prevalenza della prima sulla seconda, dall'altra, della limitazione dell'autonomia privata dell'investitore nella selezione degli investimenti, avendo la product governance e in generale MiFID II demandato la cura dell'interesse del cliente all'intermediario. La terza e ultima parte individua le sanzioni applicabili in caso di violazione delle regole di product governance. Dopo aver delineato quelle pubblicistiche, avvalendosi degli orientamenti della dottrina e della giurisprudenza elaborati nella c.d. stagione del risparmio tradito, il lavoro tenta di verificare quelle civilistiche, valutando l'effetto della violazioni delle regole sul governo del prodotto sui rapporti intercorrenti tra l'intermediario e cliente, in termini di validità dei contratti e di responsabilità del produttore e del distributore.

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