Dottorato in ARCHEOLOGIA

Titolo della tesi: Tetti Nemorensi. Studio della decorazione architettonica in terracotta e bronzo del Santuario Repubblicano di Diana

Con la seguente ricerca s’intende proporre uno studio complessivo dei rivestimenti decorativi in bronzo e terracotta dei tetti del Santuario di Diana Nemorensis (Nemi, Roma). Come è noto, il templum Dianae rappresenta uno dei più antichi e venerati santuari del Lazio, menzionato dalle fonti letterarie e ricordato, tra le altre cose, per la singolarità delle sue pratiche rituali. A dispetto di questa notorietà la decorazione architettonica dei suoi tetti è argomento totalmente taciuto. Eppure, il Tempio di Diana dovette mostrare, in una delle sue fasi decorative, una splendente copertura in oro – fictilibus deis aurea templa –, della quale resta traccia nei frammenti in bronzo dorato al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Il linguaggio decorativo delle diverse fasi edilizie del Santuario è un campo di indagine ancora largamente inesplorato. Ricerche preliminari sull’argomento rivelano come l’aedes Dianae e gli altri edifici del complesso dovettero presentare una ricchezza e varietà di apparato decorativo di copertura riscontrabili solo nei maggiori santuari dell’Urbe e, al di fuori del Latium, a Falerii Veteres, principale centro produttore di terrecotte architettoniche falisco. L’esigenza di tale studio è determinata principalmente dal fatto che il materiale preso in considerazione, in larga misura ancora inedito, può arricchire notevolmente il panorama tipologico sin ora emerso nel Lazio ed apportare un contributo importante alla conoscenza dei sistemi decorativi fittili e della meno nota decorazione architettonica in bronzo. Qualsiasi studio sul materiale architettonico, fittile e metallico, dal Santuario di Diana a Nemi non può prescindere dalla lunga storia di spoliazioni a cui il sito è stato soggetto. Dal momento della sua riscoperta, sancita ufficialmente dagli scavi di Lord Savile Lumley nel 1885, Nemi ha conosciuto una dispersione di materiale archeologico senza eguali. Gran parte dei frammenti architettonici che provengono dagli scavi otto-novecenteschi appartengono oggi a importanti collezioni museali, d’Europa (Ny Carslberg Glyptotek, Nottingham Castle Museum; Museo Nazionale Romano; Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia; Museo delle Navi Romane di Nemi) e degli Stati Uniti (Boston Fine Art e Harvard Fogg Museum). Tuttavia, solo una minima parte è stata studiata. Le particolari premesse poste dal sito archeologico di Nemi hanno imposto l’elaborazione di un approccio metodologico specifico e il ricorso a diversi strumenti di analisi, anche archeometriche. La ricomposizione dei diversi sistemi decorativi rappresenta in questo lavoro solo l’ultima tappa di un lungo percorso nel quale si ricostruiscono, insieme ai Tetti, anche la storia degli scavi e dei singoli materiali architettonici in terracotta e bronzo.