Titolo della tesi: Le macchine parlanti: scienze e tecnologie del linguaggio in Età moderna
La mia tesi di dottorato si concentra sulla storia delle ‘macchine parlanti’ in Età moderna e sul ruolo che questa tematica ha avuto nello sviluppo delle teorie linguistiche.
Per ‘macchine parlanti’ intendo, da una parte, congegni meccanici e automi in grado di simulare artificialmente il parlato; dall’altra, gli esseri umani e gli altri animali, considerati macchine ‘naturali’ dal panorama scientifico-filosofico, in seguito agli sviluppi delle filosofie cartesiane.
Partendo dal carattere bivalente dell'espressione 'macchine parlanti', ho potuto rintracciare nel suddetto periodo due percorsi di ricerca, strettamente connessi tra loro: il primo riguarda gli studi sulla fonazione, sull’articolazione linguistica e sulla possibilità di simularle in una macchina; l’altro, invece, interessa lo studio sincronico e diacronico delle lingue umane, ora considerate come dei ‘meccanismi’. In questo modo, ho potuto constatare come la ‘linguistica’ moderna, una «linguistica dei non linguisti», abbia attinto dal meccanicismo il lessico e gli strumenti teorici.
La tesi si articola in sei capitoli, distribuiti in tre diverse sezioni:
La prima sezione è volta ad approfondire il contesto storico-filosofico in cui emerge la questione delle macchine parlanti ed è divisa in tre capitoli: Il primo, di carattere introduttivo, contiene un’indagine preliminare sui lemmi “macchina” e “automa” e sulla loro diffusione nel lessico filosofico moderno. Nel secondo capitolo si prendono in considerazione gli studi medici tardorinascimentali sulla voce, fonti principali delle ricerche ‘fonetiche’ dei secoli successivi. Nel terzo capitolo si confrontano le opinioni di alcuni filosofi seicenteschi (Mersenne, Kircher, Lamy, …) sulla possibilità di costruire le macchine parlanti.
L’introduzione della ‘macchina parlante’ nel dibattito linguistico moderno, unita alla diffusione del meccanicismo filosofico (cartesiano e post-cartesiano) avrebbe dato luogo ad un’intersezione tra la meccanica e la ‘linguistica’ del Settecento. Pertanto, la seconda sezione ha come obiettivo quello di fare emergere i punti di contatto tra le due discipline: nel quarto capitolo si ripercorrono gli studi moderni sulla fonazione e sull’articolazione, sottolineando quanto l’approccio meccanicistico sia stato fondamentale per la scoperta del meccanismo laringeo (avvenuta nel 1741, grazie all’anatomista Ferrein) e, in generale, per gli sviluppi della fonetica articolatoria; invece, nel quinto capitolo, ho voluto dimostrare come gli sviluppi delle teorie linguistiche moderne, dalla Grammatica di Port-Royal fino a De Brosses, siano stati accompagnati dalla visione ‘meccanica’ delle lingue, della loro evoluzione e della loro acquisizione.
L’ultima sezione contiene un capitolo (il sesto) dedicato alla costruzione e al funzionamento di tre macchine realmente parlanti, comparse durante l’ultimo ventennio del XVIII secolo. In particolare, è stato interessante notare come queste invenzioni si basino sulle teorie linguistiche dei due secoli precedenti e delle quali ho trattato nella sezione precedente.
L’intero lavoro si conclude con alcune considerazioni sulle ‘macchine parlanti’ dei giorni nostri e sul valore semiotico-cognitivo della ‘macchina’.