Thesis title: Saggio di edizione della Rhetorica ad Alexandrum pseudoaristotelica, corredata di introduzione, testo critico, traduzione italiana e commento filologico e contenutistico
Attribuibile con ogni probabilità al retore Anassimene di Lampsaco, ma tràdita nel corpus delle opere di Aristotele, la Rhetorica ad Alexandrum è, accanto alla Retorica dello Stagirita, peraltro a un dipresso coeva, un trattato di importanza fondamentale per la conoscenza della retorica greca del IV sec. a.C. e per la corretta interpretazione di tutta la produzione oratoria del V–IV sec., nonché dei discorsi riportati da Tucidide e del contenuto di alcuni dialoghi riportati da Senofonte. Dell’opera si fornisce qui un saggio di edizione critica, preceduta dall'introduzione sui caratteri generali del trattato e sulla fisionomia del presumibile autore, corredata dalla traduzione italiana e dal commento filologico e contenutistico. Nell’introduzione si illustrano l’importanza dell’opera, la sua presumibile datazione, i caratteri che la contraddistinguono dalla Retorica aristotelica, l’articolazione del trattato, la tradizione manoscritta diretta e indiretta e la fisionomia del presumibile autore. Il testo critico (con la sua traduzione) e il commento sono articolati nelle tre sezioni di cui il trattato consta. Il testo critico è positivo; è stato approntato con CTE e reca la traduzione italiana a fronte. Nel commento filologico si dà conto puntualmente delle scelte testuali operate; nel commento contenutistico, si illustrano e si contestualizzano i passaggi dei discorsi di varî oratori (Antifonte, Andocide, Lisia, Isocrate, Demostene ed Eschine) e dei discorsi riportati nelle Historiae tucididee e nei Memorabili di Senofonte e, infine, i passaggi dell’Agesilao di quest’ultimo autore che presentano somiglianze coi precetti esposti dall’autore della Rhetorica ad Alexandrum. Nondimeno viene svolto un confronto sistematico fra i precetti di Anassimene e quelli corrispondenti formulati da Aristotele (e, all'occasione, anche con quelli esposti da Platone nel Fedro o nel Gorgia)