Titolo della tesi: «Ciò che oltre modo era trasformato». Mutamenti del corpo e migrazioni identitarie nel Decameron di Boccaccio
Il presente lavoro si propone di esplorare il tema del corpo e il suo ruolo nella costruzione e decostruzione delle identità dei personaggi nel Decameron di Boccaccio. Partendo dalla centralità che negli studi culturali ha assunto tale dimensione fisica, la ricerca propone una lettura del testo boccacciano in cui si evidenzia come l’instabilità e la costante plasmabilità della corporeità dei personaggi sia essenziale alla struttura narrativa e tematica del testo. Attraverso la lente degli studi queer e di genere, l'analisi intende dimostrare da una parte come i corpi nel Decameron subiscano trasformazioni che riflettono fratture sociali più ampie, limiti e possibilità sempre legati al genere, all'identità e alle dinamiche di potere tra soggetti, dall’altra come la disponibilità a trasformare tali condizioni costituisca un mezzo di salvezza fondamentale difronte alle minacce poste dalla Fortuna. Il primo capitolo illustra il quadro teorico e metodologico di riferimento, legando alcune questioni degli studi di genere e queer con l’analisi della tradizione critica letteraria, e in particolare quella italiana. Dopo aver ripercorso alcuni temi cardine della metodologia da cui il lavoro muove, si pone l'accento sul concetto di performatività e sull’importanza della relazione tra corpo e identità. Il secondo capitolo analizza la rappresentazione della peste come evento catastrofico, come fine del mondo e fine del tempo, che disgrega il primo e più importante corpo del Decameron: quello sociale, primo ente contagiato dal morbo. Attraverso un’analisi di episodi emblematici si evidenzia come i corpi, sia individuali che collettivi, siano soggetti a processi di trasformazione che riflettono il collasso delle norme e delle regole di comportamento stabilite sulla base delle intersezioni identitarie dei soggetti. In questo modo è possibile ridiscutere anche le forme della relazionalità mediate attraverso i corpi, ridiscutere i ruoli di ciascuno, sino a proporre una ricostruzione sociale a partire da nuove regole e, in alcuni casi, nuove modalità di esercizio del tempo e del potere. Il terzo capitolo si concentra sulla particolare forma del corpo realizzata dagli e negli eventi onirici. Nelle novelle i sogni sono il correlativo oggettivo della dimensione identitaria tanto dei personaggi sognanti quanto di quelli sognati, possono esprimere informazioni sullo stato fisico dei soggetti fornendone prefigurazioni e risignificazioni. L'onirico, inoltre, si carica di una straordinaria capacità ammonitiva attraverso la messa in scena di corpi spesso straziati, sfigurati e deformati. Infatti, durante e per mezzo del sonno - momento in cui sono in gioco le immagini oniriche dei corpi, e dunque i loro doppi - le gerarchie di potere tra soggetti, le loro identità, possono essere sovvertite e ridisegnate, e la metamorfosi diventa il mezzo più o meno violento per attuare tali mutamenti.
Il quarto capitolo mette a tema la possibilità dei personaggi di cambiare identità a partire dall’uso degli abiti. I travestimenti, infatti, permettono di sovvertire le convenzioni sociali e di accedere a spazi di potere e desiderio altrimenti preclusi, finendo per diventare uno strumento tanto radicale di reinterpretazione di sé da permettere, per esempio, di cambiare temporaneamente genere. Inoltre, attraverso l’analisi di episodi in cui i travestimenti riescono o falliscono, ovvero passano inosservati o sono scoperti da altri individui, si darà conto delle condizioni necessarie alla buona o cattiva riuscita delle trasmigrazioni identitarie, lo si vedrà, sempre legate alla “saviezza” dei personaggi nell’ “uso” del corpo. Il quinto e ultimo capitolo si focalizza sul tema del mutamento anatomico: tratta le implicazioni della gravidanza come metamorfosi visibile e irrimediabile. Il corpo del personaggio incinta, si vedrà non necessariamente femminile, diventa oggetto di controllo e di valutazione morale, ma anche strumento di riappropriazione dei propri desideri così come di riflessione sul potere che regola i rapporti tanto tra coniugi quanto tra genitori e figli. Inoltre, si darà conto di come la maternità diventi un tratto corporeo, capace di trasfigurare e veicolare informazioni sull'identità, sull'esperienza, sulla storia di chi è segnato, sempre fisicamente, da tale condizione.
Dunque, la ricerca evidenzia la presenza nel Decameron di personaggi connotati da corpi e identità instabili, sempre in mutamento perché soggetti ai casi della Fortuna, per sopravvivere felicemente ai quali è necessario opporre la disponibilità ad assumere vesti inedite, ruoli inconsueti, di vivere con nuovi abiti un nuovo habitus, sempre attraverso il cambiamento di ciò che si è e dunque, seppur temporaneamente, di come si appare.