Titolo della tesi: Cyber-utopia. Biografia di un concetto
Il concetto di utopia occupa un posto rilevante nella storia del pensiero politico moderno e contemporaneo, anche se il termine ha ormai poco in comune con il significato, sia pure ambiguo (“non luogo o luogo del bene”), che gli aveva originariamente attribuito Thomas More. Da tempo, infatti, sta più ad indicare una categoria di pensiero per mezzo della quale si vorrebbero anticipare – e contribuire a costruire – determinati elementi del futuro sociale, politico ed economico. In ogni caso, il filone utopistico, nato nell’alveo della modernità e da allora restato saldamente nel suo lessico, rappresenta una sorta di fiume carsico, che riemerge a tratti, prendendo forme e rilievi diversi. Una di queste riemersioni – certamente la più recente – è rappresentata dalle cyber-utopie fiorite in questi ultimi decenni, specie negli Stati Uniti, in concomitanza con la rivoluzione digitale.
Scopo della tesi è mettere questo nuovo filone utopistico sotto la lente dell’analisi storica e concettuale, per definirne le caratteristiche strutturali e saggiarne la consistenza teorica. L’obiettivo è quello di individuare le origini del concetto di cyber-utopia, seguendone gli sviluppi e prospettandone i possibili esiti, mancando a tutt’oggi un lavoro d’insieme sull’argomento. A tal fine, la ricerca si articola in tre ambiti, che corrispondono alle tre parti in cui è suddivisa la tesi. Il primo ambito è dedicato ad una ricostruzione genealogica del concetto di utopia, evitando però di proporne l’ennesima storia generale ed orientando piuttosto la ricerca verso un aspetto di questa vicenda che finora non è mai stato sistematicamente affrontato, vale a dire la storia dell’utopismo tecnologico. Il secondo ambito riguarda il contesto in cui le cyber-utopie sono fiorite, ossia quell’insieme di processi che vanno sotto il nome di rivoluzione digitale, con particolare attenzione agli aspetti utopistici connessi allo sviluppo di Internet, delle ICT (Information Communication Technologies) e del Web. Il terzo ambito consiste nell’analisi delle fonti della cyber-utopia, cercando di specificare i tratti salienti del pensiero di alcuni dei più importanti artefici di questa categoria – pensiero che per molti aspetti ha assunto i contorni di una nuova ideologia.
Promosse come “agenti di civiltà”, le prime reti digitali suscitarono sin da subito l’utopia di un mondo che avrebbe avuto “il centro ovunque e la circonferenza in nessun luogo”. In origine, se il progetto utopico connesso alla rivoluzione digitale ricalcava alcuni degli aspetti classici della tradizione utopistica – come la costruzione di una società armonica e trasparente o una ridefinizione dell’essere umano –, ad essi aggiungeva una forte promozione della comunicazione come valore. Il valore assoluto, quasi religioso, che sarebbe stato attribuito al Digitale come strumento salvifico per l’umanità, avrebbe quasi sempre fatto riferimento, nella narrazione dei suoi sostenitori, all’utopia simbolica e sperimentale del cyberspazio. Questo, secondo i suoi aedi, avrebbe garantito una “libertà il cui unico limite è l’immaginazione”. Visto come il nuovo eutopos – un regno immateriale, pacifico, ideale –, il cyberspazio si candidava così ad essere il mezzo migliore per traghettarci in una nuova era.
Infatti, al pari delle grandi rivoluzioni del passato, la rivoluzione digitale sarebbe stata descritta dai cyber-entusiasti come un prodigioso balzo in avanti nella storia umana, anzi come quello veramente decisivo e inevitabile. Per quanto ci riguarda, nel tentativo di analizzare e mappare il concetto di cyber-utopia ed i miti ad essa collegati, l’attenzione è stata rivolta soprattutto al pensiero e alle opere dei tecno-entusiasti degli anni ’90, il “decennio d’oro” dell’utopismo digitale, la cui marcia trionfale avrebbe subito una prima, apparente battuta d’arresto solo nell’anno 2000, a seguito della crisi delle DotCom. Obiettivo del presente lavoro è quindi quello di disegnare i principali percorsi utopistici che hanno attraversato l’era digitale, cercando di mettere a fuoco alcuni dei miti più consolidati della rivoluzione digitale: dalla morte della materia alla fine della storia e della geografia, dal mito del cervello globale a quello della democrazia in rete. Miti che, forgiati dall’ascesa di Internet, Pc e Web, dominano ancora per molti aspetti il nostro tempo.