Thesis title: Costruire dall'interno. Charlotte Perriand, espressioni poetiche tra architettura e arredamento
Nella costruzione di uno spazio domestico, ovvero nella definizione di un interno, il rapporto dialettico che si stabilisce tra architettura e arredamento risulta essere un tema fondamentale. Il presente studio si propone di aggiungere un piccolo tassello all’ampio campo di ricerca sul tema dell’abitare che coinvolge lo spazio, l’uomo e i suoi oggetti.
Nella più diffusa visione dell’abitare la pratica dell’architettura e dell’arredamento rappresentano in larga misura una dicotomia: all’una segue l’altra senza bene comprendere l’importanza di considerarle parti di un unico insieme. Certo bisogna riconoscere che c’è una verità in questo: ragionando in termini temporali è giusto considerarli come due momenti differenti, successivi uno all’altro. Ma questo vuol dire che in esse è implicita una distinzione, non una separazione. Non esiste arredo che non venga contenuto in uno spazio già predisposto per ospitarlo, e al contrario una architettura «non può assolvere al suo fine ultimo, l’utilità, se non è arredata. L’elemento di arredo mobile non è una suppellettile, ma una componente necessaria; ed ancor più gli arredi fissi, che sono parte integrante dell’involucro architettonico».
L’arredamento ha assunto forme e caratteri molto diversi nel corso della storia, ma è giunto ad una svolta decisiva nel corso del diciannovesimo secolo, insieme all’idea della produzione di serie, dell’igiene e della comodità. Nella concezione di «attrezzatura domestica» Le Corbusier ha introdotto un nuovo modo di pensare lo spazio abitato, considerando l’arredamento quale esito implicito della forma architettonica, o anche potremmo dire, forme architettoniche di arredamento. Questo principio è stato completamente assorbito ed è particolarmente evidente nell’opera di una delle sue più note collaboratrici: Charlotte Perriand. Il contributo della giovane collaboratrice fu determinante nell’elaborazione del famoso Équipement pour l’aménagement interierur presentato a Parigi nel 1929 con la famosa serie di mobili in metallo. Ma la sua attività professionale, che si distribuisce su di una lunghezza temporale di oltre settanta anni, fu in realtà molto ricca e trasversale successivamente all’esperienza maturata nell’atelier di Le Corbusier, nonostante questa si presentò come momento iniziatico: «Stando da Le Corbusier ho appreso un nuovo modo di creare. Prima di andare da lui creavo come mi sentivo, percependo già le cose come intimamente legate. Avevo già questo senso. […] Non era soltanto un architetto, era un uomo completo, che non poteva fare altro che insegnare completamente a chi stava con lui. Era come se io nascessi di nuovo. Mi aveva aperto davanti un orizzonte».
L’opera di Charlotte Perriand è caratterizzata da un particolare approccio, frutto degli insegnamenti lecorbusieriani, basato sull’idea di creare spazio. Sia per quanto riguarda la progettazione di oggetti di arredo, che riguardo all’organizzazione di un spazio interno, questo metodo si è consolidato come un efficace strumento concreto del fare architettura. Accanto alla sua produzione – ben più nota – nel campo del design e del disegno industriale, vi è infatti un vastissimo numero di progetti di architettura dove questa idea di ‘creare spazio’ ha dato luogo ad interessantissime realizzazioni ricche di espressività poetica. E, parlando di ‘linguaggio’, bisogna dire che il suo in un certo qual modo è rimasto sempre debitore agli insegnamenti del maestro, ma, seguendo un personale percorso di maturazione, ha acquisito nel tempo una propria autonomia formale ed espressiva.
Bisogna riconoscere inoltre nel termine «creare» una particolare definizione di senso. Ovvero, questa forma verbale, è riferita ad una puntuale significazione che ha a che fare con il «costruire». Se ne coglie il «senso – e la fatica – di un’operazione che consiste nel combinare tra loro una serie di elementi diversi per realizzare un tutto unico». Questo coglie un aspetto caratteristico dell’approccio di Charlotte Perriand riferendosi non solo alla costruzione fisica dello spazio, cioè alla sua realizzazione, ma anche all’approccio costruttivo nella fase progettuale. Per lei la progettazione è sempre rivolta in prima istanza agli aspetti costruttivi del processo; solo attraverso essi ci si può muovere nell’arte del comporre. Nel suo lavoro la forma infatti è sempre il risultato di un approccio molto pragmatico legato allo studio del dettaglio e dell’incastro, della scelta del un materiale, allo studio delle proporzioni per permettere agilità di utilizzo e gioia dello spirito.
Ancor prima dei processi costruttivi, sono altresì le ragioni umane a muovere il progetto. Cosa deve contenere lo spazio? A chi è destinato? Per quale tipo di utilizzo? Queste le domande che aprono gli scenari, pensare al contenuto sviluppa le ragioni del contenitore: si costruisce dall’intero verso l’esterno.
Per conferire profondità all’analisi, il discorso verrà affrontato attraverso la sola dimensione domestica, spingendosi al massimo in qualche occasione, alla sua immediata declinazione di abitare la vacanza. Si giustifica tale scelta considerandola come una piccola deviazione necessaria a restituire il giusto quadro illustrativo sull’argomento. Ciò nonostante l’opera di Charlotte Perriand ha abbracciato numerose declinazioni della costruzione degli interni: esercizi commerciali, sedi di importanti ambasciate o organismi internazionali, uffici, agenzie – progettò molte sedi di agenzie per l’Air France sparse in tutto il mondo – oltre alle sopracitate architetture per le vacanze. In particolare gli ultimi vent’anni della sua vita, furono impegnati nella progettazione di un enorme complesso per vacanze sulle alpi francesi, discorso che si è deciso di non affrontare perché tale da non poter essere contenuto in questa sede con il dovuto livello di analisi. Tuttavia, questa restrizione di campo, non prescinde la validità dell’approccio anche negli altri aspetti abbracciati dall’architettura tutta; un’architettura sicuramente vicina ad un approccio che vede la relazione tra architettura e arredamento come una costante prassi da affrontare nel progetto dello spazio dell’uomo.
Charlotte Perriand, inoltre, è una figura ancora poco indagata nella letteratura – in particolare italiana – del settore scientifico disciplinare di cui fa parte: l’architettura degli interni. Obiettivo della presente dissertazione è quindi quello di allargare la conoscenza sulla sua opera, sia dal punto di vista teorico che operativo, attraverso l’analisi di alcuni progetti considerati come emblematici nel discorso affrontato. Ad ultimo interrogarsi quanto questi principi formulati ormai con qualche anno di distanza, possano rappresentare ancora degli strumenti validi e contribuire all’avanzamento della disciplina sul progetto di architettura.