Ricerca: La filosofia di Antonio Labriola. Prassi, scienza e storia
La ricerca ha come principale obiettivo uno studio sistematico degli aspetti che caratterizzarono la filosofia di Antonio Labriola (1843-1904) nella fase matura di adesione al marxismo, con particolare riguardo ai concetti di prassi e di scienza. Si intende mostrare come Labriola non fosse soltanto un acuto interprete degli scritti di Karl Marx e di Friedrich Engels, ma anche l’autore di una originale concezione filosofica, che, se certamente fu sviluppata in stretto dialogo con quegli scritti, rispondeva a quesiti teorici sorti fin dagli anni della gioventù (in opere come "Una risposta alla prolusione di Zeller", del 1863, e "La dottrina di Socrate secondo Senofonte, Platone ed Aristotele", del 1871), a contatto con le più avanzate tradizioni di pensiero dell’Ottocento europeo. Lo stesso marxismo, negli ultimi decenni del secolo, a partire soprattutto dall’"Anti-Dühring" (1878), si confrontò sempre più con la filosofia contemporanea, che in quel periodo – come attestava, tra le altre, la riflessione di Bertrando Spaventa, culminante nel postumo "Esperienza e metafisica" (1888) – era impegnata ad affrontare lo scottante problema del rapporto con le scienze positive e del destino della metafisica. La filosofia della praxis condusse Labriola a una complessa visione della realtà come mediarsi di oggettività e soggettività attraverso la prassi umana, creatrice di un «terreno artificiale», e a una teoria della conoscenza fondata sul suo «capovolgimento pratico», che ne indicava la genesi sociale, mettendone al tempo stesso in risalto il potenziale creativo. Da ciò derivava una peculiare riflessione sullo statuto delle scienze, nel loro rapporto con la filosofia e con la politica, e sul ruolo degli intellettuali.
parole chiave
Antonio Labriola; marxismo; filosofia della praxis; teoria della conoscenza; hegelismo; positivismo; questione degli intellettuali.