Un ricordo di Luigi Reitani, di Marco Rispoli


06/11/2021

 

Se disegnassimo su una carta i cammini percorsi da Luigi Reitani, quei cammini ora interrotti nel più atroce dei modi, ne verrebbe fuori un tracciato assai ricco e complesso. Davanti a quelle linee, da lui seguite al fianco della moglie e delle figlie, forse sarebbe già possibile intuire il singolare valore della sua esperienza umana e intellettuale. Dalla Puglia, che lo vide nascere a Cerignola e poi compiere a Bari i primi studi accademici, fino a Vienna, dove affinò i propri strumenti critici e il talento di traduttore; da Vienna a Udine, dove cominciò la sua carriera nell’università italiana; da Udine a Basilea, per un biennio decisivo nello studio del suo Hölderlin, e quindi nuovamente a Udine, dove all’attività di studioso si andò affiancando l’esperienza politica; poi a Berlino, come direttore dell’Istituto di Cultura Italiana, e da lì sempre più spesso a Roma, con importanti mansioni presso l’Istituto di Studi Germanici oltre che nel collegio di questo dottorato. Nell’apparente casualità di un simile disegno – che sarebbe ancor più complesso a voler tenere conto dei soggiorni presso centri di studi e università di mezza Europa – diviene riconoscibile il profilo di un intellettuale che si è mosso con curiosità e determinazione, in volte sempre più ampie, tra la provincia e la metropoli, tra l’Italia e il mondo di lingua tedesca.  

Ma un simile tracciato non potrebbe ancora dire molto riguardo a ciò che ha reso sempre preziosa, in tanti luoghi, la sua presenza; né lascerebbe comprendere quanto sia profondo il vuoto lasciato in Italia e in Germania dalla sua morte. Poiché sono molte le cose che a lui riuscivano nel migliore dei modi. È stato, anzitutto e sempre, nei suoi molti saggi, che si trattasse di Schiller o di Schnitzler, di Bachmann o di Bernhard, un grandissimo interprete della cultura e della poesia moderne. Ed è stato un formidabile traduttore, sia là dove ha presentato testi inediti al pubblico italiano, sia quando si è misurato con opere già ampiamente note ai lettori. Ha saputo consolidare l’insegnamento della letteratura a Udine, facendone, con un gruppo di colleghi, un centro di primo piano nello studio della cultura dell’Europa centrale. Ha saputo offrire con la sua cura delle opere di Hölderlin, davanti a testi che da sempre costituiscono un terreno di scontro per l’acribia dei filologi, un lavoro di limpida, esemplare ricostruzione testuale. Poi ha saputo sfidare l’inerzia tipica di certa politica di provincia, chiamando a Udine alcuni protagonisti del mondo artistico e teatrale italiano e internazionale. A Berlino ha saputo rendere l’Istituto di Cultura Italiana un centro culturale di prima importanza, difficile da ignorare pur nel mezzo della straripante offerta culturale di quella città. Infine ha saputo portare la sua esperienza e la sua saggezza al servizio dell’Istituto di Studi Germanici a Roma. Ha saputo fare ancora molto altro, con passione e rigore, lasciando ovunque un senso di gratitudine e destando quasi sempre un’impressione di facilità, dietro a cui era però all’opera, come è stato scritto in questi giorni, un’intelligenza instancabile e raffinatissima.  

In chi ha avuto la fortuna di intersecare a tratti il suo percorso, per poi seguirlo da distante, poteva succedere che accanto all’ammirazione si affacciasse talvolta un po’ di dispiacere, quasi il timore che quelle tante attività lo potessero allontanare e renderlo irraggiungibile. Ma era una sensazione priva di fondamento, bastava cercarlo, e nonostante i molti impegni Luigi Reitani era sempre disposto all’ascolto e al dialogo, pronto a prendere il tempo necessario per discutere e mostrare tutta la sua intelligenza e la sua ironia anche in questioni di poco conto. Perché tra le cose che gli riuscivano davvero bene c’era anche questa: essere un maestro e un amico.

 

Marco Rispoli





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