Dottorato in MALATTIE INFETTIVE, MICROBIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA

Titolo della tesi: USO E CONSUMO DI CAFFEINA IN ATLETI PROFESSIONISTI ED AMATORIALI E POPOLAZIONE GENERALE: EVIDENZE TOSSICOLOGICHE, CONCOMITANTE USO DI ALTRE SOSTANZE E POTENZIALI MECCANISMI DI DANNO

Negli ultimi anni il rischio di intossicazioni da caffeina è aumentato, complice la facile reperibilità di analgesici, stimolanti e composti dietetici contenenti caffeina in negozi fisici ed on-line. Nonostante ciò, i casi di intossicazione letale da caffeina sono relativamente infrequenti. Intossicazioni gravi con fenomenologia simil-epilettica, aritmie cardiache e, raramente, decessi, sono stati descritti con concentrazioni plasmatiche di caffeina superiori a 15 mg/L; concentrazioni pari a 3-6 mg/kg sono considerate sicure, mentre concentrazioni di 80-100 mg/L sono potenzialmente letali. La concentrazione media di caffeina nella popolazione generale è pari, in base a studi internazionali, a 2,5 ng/mg. Le caratteristiche più comuni dell’intossicazione da caffeina, che ricadono sotto il nome di “caffeinismo”, includono ansia, agitazione, insonnia disturbi gastrointestinali, tremori, agitazione psicomotoria e, in alcuni casi, morte. Gli effetti cardiovascolari includono la tachiaritmia ventricolare e sopraventricolare. La causa di morte, nei casi di intossicazione letale, è attribuita – nella maggior parte dei casi – a fibrillazione ventricolare. L’impiego di caffeina tra atleti, siano essi amatoriali o professionisti, è ampiamente descritta a causa dei noti effetti favorenti una maggiore prestazione fisica. Il nostro studio punta a determinare se esistono delle differenze nell’uso di caffeina e co-uso di eventuali sostanze illecite in atleti professionisti e amatoriali in confronto con la popolazione generale; quest’ultima, identificata mediante analisi tossicologiche post-mortem eseguite su di un campione di cadaveri rappresentativi della popolazione generale. Abbiamo provveduto ad arruolare, pertanto, 116 atleti di diverse discipline, scelti su base volontaria e “fuori competizione” così che l’uso di caffeina e di eventuali altre sostanze potesse rispecchiare il consumo abituale e normale. Similmente, 103 cadaveri (di età inferiore a 50 anni), senza distinzione di sesso e causa di decesso, sono stati selezionati dagli obitori afferenti al centro Italia. Il 37% della popolazione sportiva esaminata è risultata positiva alla ricerca tossicologica delle principali sostanze d’abuso (con maggior frequenza per cannabinoidi, cocaina e steroidi); in merito all’uso di caffeina, la concentrazione media nella sottopopolazione positiva per sostanze d’abuso è risultata pari a 5,18 ng/mg; il medesimo dato, per la sottopopolazione negativa per la ricerca di sostanze d’abuso è risultato essere pari a 4,23 ng/mg. In merito alla popolazione generale, esaminata mediante l’analisi dei dati d’obitorio su un campione di 103 cadaveri, è emerso che il 43% del campione è risultato positivo alla ricerca tossicologica delle principali sostanze d’abuso (principalmente cocaina, morfina e antipsicotici); riguardo l’uso di caffeina, la concentrazione media nella sottopopolazione positiva per sostanze d’abuso è risultata pari a 2,87 ng/mg; il medesimo dato, per la sottopopolazione negativa per la ricerca di sostanze d’abuso è risultato essere pari a 2,48 ng/mg. Grazie al nostro studio è possibile concludere che i soggetti sportivi presentano, tendenzialmente, valori di caffeina più elevati rispetto alla popolazione generale e che la quasi totalità degli atleti esaminati, positivi per sostanze illecite, mostrano livelli di caffeina ematica più elevati rispetto ai loro colleghi sportivi negativi per suddette sostanze. I risultati del nostro studio, concludendo, forniscono degli elementi utili a comprendere l’entità e la realtà dell’assunzione di caffeina tra sportivi (amatoriali e professionisti) e non e supportare clinici e medici legali nel prevenire potenziali effetti negativi sula salute dati dall’abuso di caffeina e dal suo co-uso con altre sostanze.