SILVIA ANTINORI

Dottoressa di ricerca

ciclo: XXXV



Titolo della tesi: VITE NEL MARGINE. Soggettività migranti, forme di governo dei corpi e delle città: il paradosso di Roma Termini

La presente Tesi di Dottorato di Ricerca prende avvio da un posizionamento critico e problematizzante nei confronti delle politiche di gestione in ambito (euro)italiano del fenomeno migratorio, leggendo le rispondenti categorie giuridiche e relative prassi nella loro dimensione storico-processuale come intrinsecamente produttive di scarti e illegalità. Di conseguenza la ricerca si è posta come obiettivo quello di interrogare, attraverso un'indagine di tipo etnografco nel territorio della Stazione Termini a Roma, gli effetti scaturiti da tali processi 1. sull'articolazione di spazi e territori 2. sulle traiettorie di vita e le soggettività delle persone migranti che tali luoghi abitano. La Tesi identifica e definisce tali spazi e territori come di margine (e circolazione). In contesto urbano, i margini vengono sempre più a moltiplicarsi e "frattalizzarsi al centro" riproducendo spirali di confini interni (intesi come filtri produttori di differenze), in rispondenza a logiche di governo neoliberale che sottopongono le città a sempre più marcate forme di differenziazione sociale, giuridica, spaziale e così via – forme estremamente tangibili nel “paradossale territorio-Termini”, area in cui convivono diversi registri e realtà: consumo e marginalità avanzata, controllo ed economie sommerse, ecc. Tramite la concettualizzazione dello spazio marginale quale costitutivamente relazionale (“funzionale al centro”) e contraddittorio (sancisce al contempo inclusione ed esclusione, rischio e possibilità, ecc.), il lavoro di campo fa emergere le modalità di produzione di retoriche estetico-morali e pratiche di gestione dei territori (decoro, sicurezza / privatizzazione, consumo), così come al contempo di soggettività "liminali", per ciò che riguarda le persone migranti in “varia condizione di homelessness”. In costante tensione tra il perpetuarsi di violenze strutturali e desideri migratori (/esistenziali) forti, anche se deviati, le persone incontrate, principalmente giovani uomini provenienti dalla Tunisia e dal Marocco, attuano nella quotidianità traiettorie “eccentriche” e “tattiche vitali” capaci di parziale e inedita riappropriazione e domesticazione di uno spazio-tempo(-senso) altrimenti sospeso e fatalmente in disgregazione che la Tesi illumina.

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