Thesis title: Le vie dell'Orazio medievale nell'opera di Dante
La tesi riapre il dibattito intorno al dialogo tra Dante e Orazio e si inserisce in una tradizione di studi che allarga la rosa delle letture dantesche e amplia l’orizzonte di indagine alla ricezione medievale delle opere del poeta augusteo, qui ricostruita e aggiornata alla luce delle nuove acquisizioni circa la formazione di Dante nonché dei più recenti studi su Orazio e delle esegesi alle sue opere edite negli ultimi anni.
Il lavoro viaggia quindi su un doppio binario, percorrendo al contempo la strada della trasmissione diretta e le vie tracciate da quella indiretta, presentate secondo una scansione cronologica e tematica.
La prima sezione (L’Orazio medievale) è infatti ripartita in sei capitoli che si possono considerare fotografie della ricezione dell’opera di Orazio in determinate epoche e presso particolari autori.
I primi due capitoli sono dedicati all’antichità e alla tardoantichità: accanto alla ricognizione sulla fortuna del poeta augusteo presso gli scrittori più noti nell’Età di mezzo, si forniranno informazioni utili ad apprezzare l’importanza della loro mediazione culturale nei confronti del pensiero medioevale e di Dante in particolare.
Il capitolo terzo prende in esame la cosiddetta aetas Horatiana, estendendola dal IX al XII secolo: si tratta di un periodo particolarmente florido per Orazio, in cui (quasi) tutte le sue opere sono ampiamente lette e commentate.
Il quarto capitolo si pone in continuità con le osservazioni di Sonia Gentili circa la presenza di materiali oraziani all’interno delle lectiones di Alberto Magno sull’Etica Nichomachea e che sono recepiti nel primo trattato del Convivio. L’indagine è stata quindi estesa ad altri testi dello stesso autore o comunque affini circolanti nell’Italia due-trecentesca.
Gli ultimi due capitoli fotografano, infine, l’Italia di Dante: il primo tratta della presenza di Orazio presso i dictatores e i lirici attivi nel Duecento, mentre il secondo analizza alcune esegesi tràdite da manoscritti trecenteschi, mettendone in luce debiti e divergenze con il diffusissimo Materia.
A questa mappatura storicizzante segue la sezione dantesca (Dante lettore dell’Orazio medievale), ripartita in sette capitoli.
I primi cinque seguono le tracce delle tradizioni individuate nella prima sezione all’interno delle opere dantesche: la prosa della Vita nova, in cui la Poetria per eccellenza assume un ruolo segnaletico, ben si inserisce nel dibattito tardoduecentesco sulla formazione dei poeti e sulla rivendicazione della “scientificità” della disciplina poetica; il De vulgari eloquentia, pur debitore dell’interpretazione normativa dell’epistola, rivela sintomatiche convergenze con la morale aristotelica e in particolare con il concetto di magnanimità; nel Convivio si riscontra una lettura ancor più matura e filosofica, in cui l’Ars – evidentemente adattata alle esigenze del modello boeziano che soggiace al prosimetro e alla morale aristotelica ormai pienamente acquisita – è funzionale alla codificazione di una poesia “buona”, «temperata e virile»; infine, nella Commedia si intrecciano tutti i fili attraverso i quali si dipana la matassa delle citazioni oraziane.
Il sesto capitolo, oltre a discutere le citazioni più problematiche, evidenzia le divergenze tra la lectura della Poetria emersa dai capitoli precedenti e quella banalizzante dell’Epistola a Cangrande.
Infine, il settimo chiude l’indagine prendendo in esame i commenti alla Commedia con il duplice scopo di trovare conferme relative all’influenza dell’Ars sul Poema sacro e di chiarire la funzione di «Orazio satiro» all’interno del canone di Inf. IV.
Per completezza e per agevolare la lettura, il lavoro è inoltre dotato di tre appendici: 1) Orazio nelle opere di Dante (censimento e analisi tutte le citazioni esplicite e implicite, già discusse dalla critica o valutate per la prima volta nella tesi); 2) Orazio nei commenti danteschi (citazioni oraziane individuate dai commentatori tra il XIV e il XVI sec.); 3) Codici oraziani prodotti in Italia (censimento e analisi statistica dei contenuti di tutti i codici oraziani attualmente noti trascritti in Italia dal IX al XVI sec.).