ROBERTO VINCENZO IOSSA

Dottore di ricerca

ciclo: XXXV


supervisore: Prof.ssa Anna Giovannelli

Titolo della tesi: Per via di levare. Il linguaggio della riduzione nel progetto di Costantino Dardi

Per via di levare è la pratica michelangiolesca di lavorazione della materia per sottrazione: la statua viene estratta dall’ideale blocco di pietra come se la plasticità finale conservi la memoria del “cubo” iniziale. Lo scavo come messa in forma e volontà di progettare in negativo. Ancora più “inizialmente”, la locuzione non indica la sola prassi scultorea ma un pensiero artistico di elevata statura intellettuale: la vocazione al non-finito di Michelangelo discende dalla stessa matrice, non un arrestarsi di fronte alla materia appena abbozzata ma il superamento della sua finitezza fisica, l’approdo ad una categoria della forma come atto spirituale e disperato sforzo intellettuale. Questo sistema inventivo è così profondamente interiorizzato da Michelangelo al punto da consegnargli la chiave del suo rapporto filosofico con l’arte tutta, e, al di là di banali parallelismi, consegna a noi oggi una delle possibili chiavi per comprendere il rapporto di Costantino Dardi con l’architettura. In occasione della mostra romana Riti di passaggio: Autoritratti, quando gli viene chiesto di esporre il proprio “specchio di carta”, Dardi sceglie di rappresentarsi con il dittico dall’enigmatico titolo Piano bifronte per l’intelaiatura della tristezza murata e della gioia sempreviva, un doppio schermo verticale, o una lente se si vuole, che trasforma l’oscuro espressionismo della Melanconia I di Albrecht Dürer nella non meno enigmatica astrattezza dei solidi platonici, irrorati da un’ascetica luce illuministica che proietta le loro ombre tese su un infinito piano orizzontale: la trasfigurazione dell’arte nelle cose dell’architettura, contesa tra iconografia e iconoclastia, ma soprattutto l’autoritratto spirituale di un individuo inquieto e l’affermazione paradossale di una filosofia compositiva, il progetto come inizio di un processo di “perdita”. La tesi ha perciò il suo campo d’indagine nell’opera di Dardi quale rappresentante “in corsa” dello “scavo” come atto critico e speculativo per via di levare, metafora di una categoria intellettuale il cui oggetto non è la massa architettonica da manipolare fisicamente ma i processi della progettazione da orchestrare compositivamente. Se ne cercano le prove nel suo disegno come perfetta coincidenza tra linguaggio grafico e linguaggio costruttivo; nella sua ricerca come discrimine di un’architettura che fa dell’ineloquenza il proprio idioma e della riduzione il processo per definire una grammatica essenziale della composizione; negli stessi pochi schemi elementari, e nella solida unità disciplinare, come strumenti per risolvere tutte le scale del progetto, dalla stanza dell’allestimento al disegno del territorio, candidandolo oggi come indispensabile riferimento per un rinnovato interesse negli studi urbani. Non c’è stato tempo sufficiente per sottoporre a Costantino Dardi le molte domande che oggi sorgono intorno al suo lavoro; vi è però il desiderio di indagare alcune sue costruzioni teoriche e progettuali, senza la pretesa di dipanare del tutto quell’ambiguità che è sempre stimolo per ulteriori interrogazioni. Con la presente ricerca non viene meno la sua natura così irrisolvibilmente enigmatica ma emerge il portato culturale di una figura complessa dell’architettura italiana, che, pur nella sua solitudine eccentrica, assumiamo qui come bussola di un’esplorazione a più strati, dentro e attraverso le tante mode della sua epoca, dallo strutturalismo all’effimero, dal disegno alla scrittura, e come porta d’accesso alla sua generazione per rilevare i nodi di circa vent’anni di racconto architettonico e i problemi che ancora oggi l’architetto si trova ad affrontare. Attento osservatore e critico della postmodernità, Dardi concilia l’eclettismo con la ricerca di strutture elementari e, nella stagione dell’architettura disegnata, restituisce alla levità dell’immagine la tridimensionalità a sei facce del progetto d’architettura, precorrendo i temi attualissimi del riuso, della flessibilità e della progettazione urbana. Minimo comun denominatore è l’idea di un’architettura che sia pura concezione da doversi disgiungere da ogni forma oggettiva e diventare a poco a poco il simulacro di stessa, immagine che anticipa il progetto senza mai portarlo a compimento, arrestandolo sulla soglia del costruibile e sempre in attesa, in uno “stato vestibolare” (Barthes 1953) dove paradossalmente l’architetto rinuncia alla tettonica e la sostituisce con oggetti effimeri e presenti solo “in potenza”, indefinitamente in fieri.

Produzione scientifica

11573/1607122 - 2022 - Abbecedario dell'infedele. Grafomorfemi dal campus pesarese di Carlo Aymonino
Arcopinto, Luigi; Iossa, Roberto Vincenzo - 03a Saggio, Trattato Scientifico

11573/1674484 - 2022 - La liturgia dell'infedele
Arcopinto, Luigi; Iossa, Roberto Vincenzo - 02a Capitolo o Articolo
libro: Opera in quattro parti. Letture del Campus di Pesaro - (978-88-6242-811-8)

11573/1664479 - 2022 - Costantino Dardi per Italconsult S.p.A. Geometrie italiane in Maghreb e in Medio Oriente
Iossa, Roberto Vincenzo - 01a Articolo in rivista
rivista: DAR (Milano: NOSTOI) pp. 88-97 - issn: 2785-3152 - wos: (0) - scopus: (0)

11573/1556762 - 2021 - Recintos ibéricos. Medida, materia, interpretación
Esposito, Roberta; Iossa, Roberto Vincenzo; Leoni, Simone - 01a Articolo in rivista
rivista: REVISTA EIDOS (Quito: Dirección General de Postgrados, Universidad Tecnológica Equinoccial 2009) pp. 41-54 - issn: 1390-5007 - wos: (0) - scopus: (0)

11573/1566142 - 2021 - Aniconic po-mo. A boundary line of language and drawing
Iossa, Roberto Vincenzo - 04d Abstract in atti di convegno
congresso: 2nd Icona. International conference on architecture. Canon and code. The language of arts in today's world (Rome; Italy)
libro: Canon and code. The language of arts in today's world (Book of abstract) - ()

11573/1577417 - 2021 - La vitalità discreta della traccia sottoposta. L’adeguamento dell’intorno del tempio di Diana a Mérida
Iossa, Roberto Vincenzo - 02a Capitolo o Articolo
libro: Recinti - (978-88-229-0646-5)

11573/1594917 - 2021 - Decolonizzare l'immaginario primitivista. Lo stato vestibolare dell'architettura
Iossa, Roberto Vincenzo - 02a Capitolo o Articolo
libro: Primitivismo e architettura - (978-88-229-0676-2)

11573/1614943 - 2021 - Primitivismo e architettura
Secchi, Roberto; Bruschi, Andrea; Carpenzano, Orazio; Calabretti, Francesco; Pizzichini, Paolo; Albani, Allegra; Filosa, Francesca; Iossa, Roberto; Marchese, Edoardo - 06a Curatela

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