RICCARDA LEONI

Dottoressa di ricerca

ciclo: XXXV



Titolo della tesi: GESTIONE E CONSERVAZIONE DELLA FOTOGRAFIA FORENSE TRA CERTEZZE PROBATORIE E DUBBI INTERPRETATIVI

La ricerca di dottorato ha come oggetto l’analisi delle caratteristiche documentarie, estetiche, normative e probatorie della fotografia giudiziaria prodotta dalle Forze dell’ordine tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento. Analisi integrata da un esame dell’attuale stato dei suoi modi di conservazione, e dalle linee guida suggerite per l’impostazione di un protocollo di archiviazione unificato e ispirato ai più moderni sistemi di trattazione dati. Lo studio parte dall’assunto che la fotografia giudiziaria non abbia finora goduto della giusta attenzione, sia sotto il profilo della sua conservazione archivistica, che sotto quello della sua valutazione estetica, e che sia stata considerata a lungo un mero strumento collaterale dell’attività in giudizio, vincolata ad un ciclo di vita che si esaurire alla chiusura del procedimento penale. Lo studio si concentra dunque sul modo in cui il patrimonio iconico degli anni ’50-’70 del Novecento, si forma e viene raccolto prima all’interno dell’indagine criminale e poi nella dinamica processuale al fine di proporre delle linee guida operative per il trattamento della fonte fotografica conservata all’interno del fascicolo di origine. Viene dunque analizzata la fotografia giudiziaria intesa come strumento d’investigazione a carattere tecnico-scientifico, atto a documentare un crimine di qualsiasi tipo, inquadrandolo in un determinato tempo e in uno specifico luogo. Inizialmente la ricerca si concentra sull’evoluzione normativa della procedura penale durante la seconda metà del Novecento e, muovendo dal codice di procedura penale del 1913, arriva ad interessare le riforme legislative degli anni Ottanta (L. 121 del 1981) e quindi l’introduzione del codice Vassalli. Contestualmente, la trattazione definisce le teorie criminologiche e quelli che sono stati i principali personaggi (es. Cesare Lombroso, Salvatore Ottolenghi, Umberto Ellero, Giuseppe Gasti) che hanno presso parte alla nascita del moderno servizio di polizia scientifica, dei gabinetti territoriali e alla consolidazione della Scuola superiore di polizia, istituita presso il Ministero dell’Interno. Vengono inoltre descritte le principali tecniche di ripresa della scena del crimine, coeve al periodo di indagine, richiamando manuali tecnici a disposizione dei funzionari di polizia. Attenzione viene posta anche alle modalità di gestione corrente di quella documentazione, ricostruite attraverso lo studio dei manuali dei cancellieri o grazie agli ordinamenti degli uffici di archivio di PS di quel periodo. La sezione centrale dell’elaborato è costituita dalla campionatura di 411 fascicoli processuali relativi ai fondi delle Corti d’assise di Roma, Torino, Novara e Palermo. La schedatura delle fonti, basata su una griglia predisposta ad hoc, ha permesso di combinare insieme: informazioni relative all’iter giudiziario; elementi archivistici presenti sulla camicia dei fascicoli; dati tecnici del supporto fotografico; informazioni sugli autori delle fotografia e condizioni di conservazione del materiale. Quest’ultimo aspetto è stato poi approfondito sottoponendo un questionario di 15 domande a 20 Archivi di Stato dislocati sul territorio nazionale volte a verificare le condizioni effettive di conservazione dei fascicoli processuali, i requisiti dei locali di deposito, la regolarità dei versamenti dei tribunali, nonché il livello di consapevolezza degli archivisti circa l’effettiva presenza di fotografie (quante e quali) all’interno dei fascicoli stessi. Parlando di conservazione, viene inoltre valutata la possibilità di sottoporre le carte processuali ad interventi di digitalizzazione mirati a mettere in sicurezza il materiale e a consentirne una immediata consultazione. In quest’ottica vengono esaminate le attività svolte sulle carte desecretate dalle direttive presidenziali (2008 PRODI, 2014 RENZI e da ultimo nel 2021 DRAGHI) dagli archivisti dell’Archivio centrale dello Stato, nonché il progetto condotto dall’Archivio di stato di Roma sulle carte dei processi Moro conservato a Rebibbia. Dallo studio delle fonti fotografiche del secondo Novecento poi si passa ad osservare come le nuove tecnologiche stiano influendo su tutto l’iter giudiziario, con l’effetto di “proiettare” esperti scientifici, dipendenti pubblici e comuni cittadini verso il cosiddetto nuovo processo penale telematico. Così vengono brevemente descritte alcune piattaforme utilizzate per la raccolta dei rilevamenti fotografici digitali (software Nemesi), nonché l’applicativo principale per il trattamento informatico degli atti processuali (applicativo TIAP). Ci si vuole riferire quindi all’intero complesso delle attività fotografiche connesse a indagini pre-processuali e ad accertamenti di vera e propria istruttoria generale. Successivamente allo studio delle fonti italiane, è stato avviato un confronto con alcuni case studies europei ed extraeuropei, volto ad approfondire l’approccio teorico della comunità internazionale alla conservazione delle carte giudiziarie e al trattamento delle fotografie forensi. L’analisi ha avuto l’obiettivo di valutare quali soluzioni pratiche siano state adottate per garantire la descrizione, la buona conservazione a lungo termine e l’accessibilità alla documentazione. Questa occasione ha permesso inoltre di evidenziare, in alcuni casi, anche la gestione e lavorazione dei versamenti acquisiti dagli archivi mettendo in risalto differenze o somiglianze nelle procedure, derivanti dai sistemi giuridici sviluppati nei diversi paesi (common and civil law systems), particolarmente in Canada e Irlanda. I criteri adottati durante questa fase sono stati mirati a garantire la correttezza della selezione dei casi rispetto agli obiettivi della ricerca, un corretto uso degli strumenti a disposizione per la raccolta dei dati, nonché la pertinenza e la validità delle informazioni ottenute che sono stata verificate con quanto indicato nei rispettivi siti istituzionali. Gli archivi nazionali, dunque, sono stati individuati in primo luogo sulla base dei fondi giudiziari conservati e in parte consultabili online e quindi, secondariamente, in considerazione della consolidata tradizione archivistica, nonché della rilevanza storica e socio-culturale del paese di appartenenza/rappresentato. Dalle informazioni ottenute si evidenziano modalità di trattamento del materiale fotografico, posto all’interno dei fascicoli processuali, tra loro uniformi e diffuse in maniera omogenea in tutti gli istituti di conservazione analizzati, a prescindere dunque dal paese di appartenenza e dal sistema giuridico in vigore. Queste procedure richiamano, inoltre, le stesse prassi seguite in Italia nei diversi archivi di Stato. Gli aspetti e le criticità analizzate nel corso della tesi trovano una disposizione/articolazione finale nelle linee guida che rappresentano il fulcro di tutto il lavoro di ricerca. Gli obiettivi del modello sono dunque quelli di definire dei principi comuni che possano supportare sia gli istituti di conservazione, nella trattazione e nella conservazione ottimale del materiale fotografico analogico presente all’interno dei fascicoli processuali, sia eventuali soggetti produttori al momento del versamento dei suddetti carteggi agli archivi di Stato di competenza territoriale; definire principi descrittivi applicabili all’interno di sistemi documentali complessi. Infine fornire delle previsioni future circa l’opportunità di ricorrere a una digitalizzazione conservativa del materiale per contrastare la natura deperibile dei supporti cartacei nonché per delineare nuovi percorsi di ricerca basati su procedure di condivisione delle informazioni e su collegamenti semantici tra le entità. In quest’ottica le linee guida predisposte prendono in considerazione i principali standard di settore e forniscono soluzioni sempre più integrate per la gestione e la descrizione del fascicolo processuale. Il modello inoltre riflette attivamente su quelle problematiche insite nel supporto fotografico e legate all’accessibilità delle informazioni e al diritto d’autore. Nel modello proposto un’introduzione generale dedicata alle problematiche generali all’attività di archivio è seguita da una prima sezione dedicata all’illustrazione dei principali standard internazionali di archiviazione. Quindi vengono raccolte alcune raccomandazioni specifiche sul trattamento della fotografia, ricavate dalla miglior pratica in materia di gestione dei supporti, e sui primi interventi di restauro. Di seguito viene affrontato l’esame delle caratteristiche insite dei fascicoli processuali, con un focus particolare sulla ricorrente commistione di tipologie documentali in essi presente. Fatte queste premesse il corpus centrale della relazione è dedicato all’esame dettagliato di un possibile standard operativo con cui affrontare tutti gli aspetti più specifici della lavorazione del materiale forense, dalla prima presa in carico, agli aspetti della sua conservazione, al protocollo unificato per accedervi nei diversi archivi. Trattazione supportata da una griglia razionale di requisiti tecnici volti a garantire sia la corretta gestione, sia la conservazione a norma delle fotografie, e finalizzata a fornire agli operatori di archivio una metodologia di archiviazione e digitalizzazione in grado di sottrarre definitivamente la fotografia giudiziaria al limbo in cui è stata relegata fin dalle sue origini. Al proposito si delineano una serie di istruzioni operative ispirate agli attuali strumenti tecnologici in uso. Nella sezione finale viene poi fornito ulteriore materiale per approfondire gli standard tecnici a disposizione della comunità archivistica, la normativa di settore, il tracciato della scheda F e i formati idonei e i criteri per la digitalizzazione, nonché un glossario di riferimento (tutti gli elementi essenziali per una corretta trattazione del materiale fotografico nel suo contesto di origine).

Produzione scientifica

11573/1347855 - 2017 - Gli archivi digitali nel quadro normativo: il caso INPS
Leoni, Riccarda - 03a Saggio, Trattato Scientifico

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