Titolo della tesi: Geopolitica delle aree verdi israeliane: relazioni di potere fra mito e territorio
La regione geografica della Palestina storica osserva tra il XIX e il XX secolo lo stabilimento dei primi insediamenti sionisti all’interno della provincia ottomana e, contestualmente, la genesi del nazionalismo arabo. In breve, la costruzione di uno spazio politico diventa oggetto di contesa tra le comunità locali. Il conflitto israelo-palestinese rappresenta un caso-studio significativo per la definizione politica del posizionamento geografico, ossia un atto di localizzazione che avviene coerentemente con la visione della collettività che vi opera. L’analisi delle pratiche territoriali, espressione informale del potere, dimostra come ogni progetto spaziale sia legato alla percezione del “dove” per definire il “luogo”. In particolare, le politiche di riforestazione dello Stato di Israele rappresentano un fenomeno esplicativo del rapporto di localizzazione attraverso una dialettica dove la visione spaziale del mito biblico e la territorialità empirica si sovrappongono in una dialettica inestricabile. Questa fenomeno ha impresso la percezione mitica di Heretz Yisrael sullo scenario arido e brullo che ha accolto le prime comunità ebraiche alla fine del XIX secolo, distante da quello descritto nelle sacre scritture. Il richiamo biblico del paesaggio è fondamentale per comprendere la percezione territoriale del primo Yshuv sionista, che attraverso le riforestazioni opera la ricostruzione di uno spazio mitico. In riferimento alle categorie della territorialità di Angelo Turco, questo fenomeno di “reificazione naturale” consiste nel ripristino della configurazione territoriale propria dell’atto originario di denominazione. Nella prassi, questo processo contribuisce alla formazione del sistema cooperativo (moshavim) e collettivo (kibbutzim) che istituisce una relazione emblematica tra i coloni e il lavoro della terra affermando il paradigma di una volontà comune che si realizza anzitutto in virtù di una specifica localizzazione. Contestualmente, la realizzazione delle foreste artificiali rientra nel programma di pianificazione dello spazio politico funzionale alle esigenze della comunità ebraica. Le fasi operative dei principali istituti governativi israeliani impegnati nelle riforestazioni, prima e dopo il ’48, in seguito all’ampliamento di Gerusalemme nel ’67, e ancora oggi a pieno regime, rappresentano parte delle strategie per consolidare Medinat Yisrael, lo Stato moderno di Israele, e contenere lo sviluppo delle comunità arabo-palestinesi. L’analisi dei criteri progettuali che hanno orientato l’espansione delle aree verdi suggerisce una particolare sensibilità politica dello spazio, oltre che una relazione strumentale tra un soggetto politico e l’ambiente, tra uomo e paesaggio.