Thesis title: Centri Counselling Universitari: attualità e nuove prospettive storiografiche
Il distress psicologico degli studenti universitari è ormai al centro di un numero sempre maggiore di studi condotti sia a livello internazionale (Blanco et al. 2008; Brownson et al. 2016; Cerolini et al., 2023) che italiano (Biasi et al. 2017b; Cerutti et al. 2020; Monti et al. 2014; Ghirardi et al., 2017; Strepparava et al. 2016; Strepparava et al. 2017). È chiaro che il periodo dell’università rappresenti un momento di crescita importante e delicato, in cui si gioca molto dello sviluppo identitario e psichico del giovane adulto (Kreß, Sperth, Hofmann, & Holm-Hadulla, 2015; Lo Re & Bestazza, 2017). Per far fronte al disagio nella popolazione studentesca, ad oggi in quasi tutte le università italiane sono presenti dei Servizi di Counseling Psicologico di Ateneo (SCPA) (Bastianoni et al., 2022). Nella presente tesi si è indagato lo stato attuale della circolazione della conoscenza sul lavoro all'interni dei SCPA e della prassi sulla condivisione del singolare lavoro all'interno di ciascun Servizio italiano. È emerso un contesto vivace e in costante crescita. Tuttavia, è apparso un chiaro vuoto storiografico nelle pubblicazioni italiane: l'ancoraggio al termine counselling (o counseling) ha fatto si che alcune esperienze, come si è dimostrato nella tesi, siano ignorate attualmente dai lavori sul tema. Queste esperienze avvennero tra gli anni Sessanta e Settanta in tutta Italia, all'interno dei Centri di Igiene Mentale universitari, i precursori degli attuali SCPA, in un ambiente psichiatrico e psicoanalitico, ben prima del riconoscimento istituzionale della professione di psicologo. Si sono ricostruite, dunque, le esperienze del Servizio di Igiene Mentale della Sapienza (Frighi, 1966), tra i primi ad iniziare il lavoro sul suolo italiano e si è tentato di restituire l'importanza di queste esperienze per l'attuale lavoro all'interno dei SCPA. I Servizi di Igiene Mentale si svilupparono all'interno del fertile contesto 'psi' degli anni Sessanta, nel tentativo di proporre interventi clinici che superassero il rigido biologismo psichiatrico di quegli anni, attraverso la condivisione di forme di intervento e teorie cliniche importate dal mondo anglosassone e francese. Si vedrà come il passaggio dall'igiene mentale al counselling avvenne negli anni Ottanta, grazie alla legge 18 febbraio 1989 , n. 56. (detta legge Ossicini) e alla diffusione di un nuovo dispositivo clinico utilizzabile in maniera più dinamica e flessibile dagli psicologi: il counselling.