Titolo della tesi: STRATEGIA, STRATEGHI E POP CULTURE NELLA GUERRA FREDDA: DA HIROSHIMA ALLA LUNA (1945-1969)
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ABSTRACT DELLA TESI
“STRATEGIA, STRATEGHI E POP CULTURE NELLA GUERRA FREDDA: DA
HIROSHIMA ALLA LUNA (1945-1969).”
MARCO VALLI
Oggetto della ricerca è stato analizzare la storia della guerra fredda dal 1945 al 1969 per
tentare di capire l’influenza degli “strateghi” (strategists), dei militari e dei politici nella dottrina
d’impiego degli armamenti, nelle scelte, nella propaganda e nelle decisioni politiche. La scelta del
periodo dal 1945 al 1969 corrisponde all’incipit dell’Era Atomica e all’apice tecnologico e
propagandistico della conquista della Luna con l’inizio della sconfitta mediatica in Vietnam. In
particolare ho selezionato e analizzato i materiali disponibili sulle strategie americana e sovietica.
Questi sono l’insieme dei documenti che hanno caratterizzato il comportamento delle due
superpotenze e sono stati influenzati dalle ricerche scientifiche e dalle enormi realizzazioni
industriali poste in essere dagli USA e dall’URSS per la produzione degli armamenti atomici e
convenzionali e dei relativi vettori.
L’analisi storica dei documenti strategici ha avuto una funzione determinante anche per
dimostrare l’importanza dell’approccio storico soprattutto in ambienti estremamente competitivi,
come quello della guerra fredda, e per lo sviluppo di prodotti innovativi come quelli necessari per la
conquista della Luna. Infatti sarebbe particolarmente difficile capire il processo di assegnazione
delle risorse disponibili all’interno di grandi organizzazioni come le Forze Armate o le agenzie
spaziali senza un’appropriata analisi storica.
Un aspetto significativo che ho approfondito è stato lo studio dei dettagli relativi ai
cambiamenti delle strategie in connessione con eventi critici (es. guerra di Corea, crisi missilistica
di Cuba etc.) che hanno provocato, accelerato o annullato lo sviluppo di tali cambiamenti.
Due elementi emersi dalla ricerca sono stati particolarmente interessanti:
1) i militari, almeno dal 1945 in poi e nella guerra fredda, si sono dimostrati molto ragionevoli
contrariamente alla loro fama di guerrafondai;
2) l’importanza degli strateghi e degli scienziati nella guerra fredda non risiede nelle loro
invenzioni come le atomiche o i missili ma nella loro partecipazione all’elaborazione delle dottrine
in quanto diventati “scientists-strategists”.
Infatti la tecnologia delle atomiche e dei missili, una volta acquisita, ha avuto un’evoluzione
rapida quasi autoalimentante grazie anche ai titanici centri di studio connessi.
L’influenza degli “scientists-strategists” e degli “strategists puri” risiedeva quindi nella
ideazione delle dottrine per un ottimale utilizzo degli armamenti ormai già acquisiti, le cui capacità
distruttive o di gittata e precisione, seppur migliorabili, erano già date e definite. Degli “strategists”
Stanley Kubrick ha fatto una splendida, provocatoria e dissacrante satira con Peter Sellers nel film
“Il Dottor Stranamore” del 1962.
In definitiva ho sviluppato la tesi con le seguenti chiavi di lettura:
1. lo studio storico dell’età contemporanea: per gli aspetti delle dottrine e delle politiche
adottate dalle due superpotenze negli anni 1945-1969;
2. il confronto delle relazioni internazionali in prospettiva storica comparata: per la storia
della guerra fredda vista da ambo le parti;
3. l’esame di alcuni aspetti e prodotti della “pop culture” in Italia che, con film, programmi
televisivi, libri, pubblicazioni, fumetti, sport, giocattoli, hanno indirettamente contribuito al
sostegno del nostro fronte interno nelle battaglie non cruente della nostra guerra fredda.
Infatti la guerra fredda è stata una “guerra non guerreggiata” condotta essenzialmente, su quattro
piani:
a. economico con due sistemi profondamente diversi,
b. culturale, con ideologie in contrapposizione,
c. sociale, con due modelli alternativi di società,
d. morale, con lo scontro tra la religione e la dottrina comunista.
In conclusione, la mia risposta alla domanda “chi ha vinto la guerra fredda?” è stata: tutta l’umanità.
Ciò è stato reso possibile, da un lato, grazie al buon senso dei militari, e dall’altro dagli strategists
ed i politici, che hanno fatto la loro parte senza mai perdere di vista l’obbiettivo generale di evitare
la guerra. Infatti, mentre il ruolo degli strateghi è stato quello dei suggeritori al rialzo nella
ideazione e redazione delle dottrine, i politici di entrambi gli schieramenti hanno egregiamente
svolto il loro compito di giocatori al tavolo del wargame della guerra fredda decidendo di non
prendere iniziative.
In definitiva la guerra fredda è stata vinta perché non è stata fatta.
N.B. Segue la versione in Inglese
English version
DISSERTATION ABSTRACT
“Strategy, Strategists, and Pop Culture in the Cold War: From Hiroshima to the Moon
(1945-1969)”
Marco Valli
The objective of my research was to analyze the history of the Cold War from 1945 to 1969,
in order to assess the influence of strategists, officers, and politicians in the doctrine on the use of
weapons, choices, propaganda, and political decisions. The period from 1945 to 1969 corresponds
to the beginning of the Atomic Age and the highest technological and propagandistic development
of the conquest of the Moon, along with the beginning of the mediatic defeat of Vietnam. In
particular, I have selected and analyzed the available materials on the American and Soviet
strategies, i.e., documents describing the attitude of the two superpowers. These documents have
been influenced by the scientific research and the huge industrial achievements implemented by the
USA and USSR for the production of atomic and conventional weapons and the related carriers.
Also, the historical analysis of the strategic documents has been fundamental to demonstrate the
importance of a historical approach especially in extremely competitive environments, such as the
Cold War, as well as for the development of innovative technological products, such as those that
were necessary for the conquest of the Moon. Indeed, it would be particularly difficult to
understand the process of allocation of the available resources within large organizations such as
the Army forces or space agencies without an appropriate historical analysis.
Another significant aspect I have focused on is the study of the details in the changes of
strategies related to critical events (e.g., the Korean war, the Cuban missile crisis, etc.), which have
caused, hastened or nullified the development of such events.
My research has led to two particularly interesting conclusions:
1) at least from 1945 to the Cold War, officers held a very moderate attitude, thus disproving their
reputation of being warmongers.
2) the importance of strategists and scientists in the Cold War does not lie in their inventions, such as
the atomic bombs or missiles, but in their participation in the elaboration of doctrines as
‘scientists-strategists.’
As a matter of fact, the technology of atomic bombs and missiles, once acquired, had a quick and
almost self-feeding growth thanks also to the related large research centers.
Consequently, the influence of the ‘scientists-strategists’ and the ‘pure strategists’ lay in
conceiving doctrines for the best use of already acquired weapons, whose destructive power, range,
and precision, although still open to improvement, had already been defined. An excellent,
provocative, and irreverent satire of the strategists was offered, for example, by Stanley Kubrick in
his 1962 movie “Dr. Strangelove.”
All in all, I have developed my dissertation adopting the following approaches:
1) the study of contemporary history, in order to sketch out the development of doctrines and politics
adopted by the two superpowers in the years 1945-1969;
2) a comparative historical perspective in analyzing international relations, in order to trace the
history of the Cold War as seen from both sides;
3) the examination of some aspects and products of pop culture in Italy, which—through movies, tv
shows, books, magazines, comics, sport, toys, etc.—have contributed to Italy’s home-front support
of the Cold War’s bloodless battles.
Actually, the Cold War was a ‘war not fought,’ waged essentially on four levels:
a. economic, with two completely different systems
b. cultural, with opposing ideologies
c. social, with two alternative models of society
d. moral, with the clash between religion and Communism.
In conclusion, my answer to the question: “Who won the Cold War?” is “Humankind.” This
was made possible, on the one hand, by the ‘good sense’ of officers, on the other by the strategists
and politicians who have played their parts without losing sight of the general objective of avoiding
the war. Indeed, whereas the strategists’ role was to exert an upward pressure in devising and
producing doctrines, the politicians on both sides have excellently played their roles in the Cold
War’s wargame by deciding not to take initiatives.
All in all the Cold War was won because it was not fought.