JUAN MANUEL PINAZO PINAZO

Dottore di ricerca

ciclo: XXXIII


supervisore: Raúl Caballero Sánchez, Emanuela Prinzivalli

Titolo della tesi: La dimensión teológica de las imágenes sagradas en Juan Damasceno durante la controversia iconoclasta

“L’Era dell’iconoclastia” è stata per lungo tempo oggetto di analisi a causa del fascino che ha suscitato nella ricerca storica. Questo periodo è stato caratterizzato come uno dei fenomeni più complicati e interessanti non solo della storia di Bisanzio, ma anche della storia del cristianesimo stesso. Tale fascino a cui abbiamo accennato risponde, tra altre ragioni, alle incognite che coinvolgono questo periodo e che non sono state completamente risolte. Indichiamo due motivi: da un lato, la costante revisione a cui sono state sottoposte le teorie con cui è stato affrontato questo fenomeno da parte dei recenti studi e, dall’altro, la rilettura delle fonti alla luce delle prospettive più ampie, dando origine agli approcci affrontati sopra menzionati. A causa della complessità che circonda questo processo storico che ha rappresentato un periodo di formazione e trasformazione per la civiltà e la cultura romana orientale, gli storici che hanno affrontato questo stadio non sono ancora d’accordo sulla natura precisa di quella trasformazione. Il motivo principale risiede nell’affermazione di alcuni degli specialisti che sostengono che l’iconoclastia bizantina è sempre stata coinvolta in una “membrana quasi impenetrabile di atteggiamenti e ipotesi”, molti dei quali in conflitto. La fazione emersa vittoriosa dalla crisi, i sostenitori delle immagini religiose, modellò la percezione storica del loro passato in modo tale da renderla un tema dominante per le successive generazioni bizantine e, quindi, per gli storici moderni che dipendono in prima istanza della documentazione scritta dal punto di vista, più o meno distorto, di coloro che hanno vinto la controversia. Derivato dal primo problema nel trattare con fonti bizantine, cioè quel trattamento unilaterale e rielaborato del periodo iconoclasta dopo il “Trionfo dell'Ortodossia” dell'843, incontriamo un secondo ostacolo, la pratica assenza di letteratura prodotta dagli iconoclasti, frutto di una damnatio memoriae immediata e definitiva che avrebbe imposto il secondo niceno dell'anno 787. Alla luce di questo problema nelle fonti, la domanda che occupa il panorama della ricerca è: come analizzare questo fatto storico e quale metodologia dovremmo seguire senza commettere gli errori attribuiti alla storiografia tradizionale, cioè, come confondere il sintomo con la causa riguardo alla complessità che comporta questo processo storico, o implementare concezioni legate agli interessi di ogni epoca? La polemica iconoclasta risponde a un complicato background che presumibilmente si gestò dalla fine del VI secolo e che ha portato Bisanzio a definirsi gradualmente da una doppia prospettiva interconnessa: la revisione del suo passato e la ricerca di nuove spiegazioni per un mondo che mutava dramaticamente alla luce degli eventi del settimo secolo: le invasioni persiane e, soprattutto, le conquiste arabe. Da questa doppia prospettiva correlata, si indicano le mutazioni che sono state generate nei diversi strati della vita nel Mediterraneo orientale durante la Tardantichità: cambiamenti nella percezione del passato e forme di adattamento per le nuove esigenze contemporanee. L’approccio che intendiamo seguire per la nostra tesi si articola attorno a due commenti o letture sugli inizi dell’iconoclastia: quella storica e quella teologica. Nel primo, ci occupiamo degli eventi chiave che hanno fissato le riforme degli imperatori isaurici durante l’ottavo secolo. Nel secondo, analizziamo il fattore teologico e il suo impatto sull’evoluzione del fenomeno storico. Su questi due pilastri costruiremo il nostro quadro argomentativo. Per fare ciò, proponiamo l’esposizione dei risultati a cui ci ha condotto l’analisi delle fonti primarie e la loro interpretazione da parte dei bizantinisti. Ciò non implica una lettura preconcetta della poliedrica questione dell’iconoclastia, ma la presentazione dei fatti che riteniamo necessari, considerando se, da un lato, l’eziologia del fenomeno risponde al principio di cui prodest con cui studi influenti hanno affrontato l’Iconoclastia insieme e, dall’altro, come i meccanismi per la fine ultima della controversia furono articolati secondo le interpretazioni offerte. Tale fine, in linea di massima, richiedeva l’identificazione e la legittimazione dell’Ortodossia cristiana da un concetto costantemente ripetuto nelle fonti bizantine: “la verità”, cioè che cosa significava essere veramente ortodosso? Imporre “la verità” ed escludere il contrario implicava chiarire prima due termini controversi presenti nella Controversia: kainotomia (novità) e paradosis (tradizione). Le Orationes pro sacris imaginibus, l’opera apologetica delle icone di Giovanni Damasceno, sono state oggetto di dibattito per quanto riguarda alla loro ubicazione, sia cronologicamente che nel preciso contesto della controversia. Attraverso l’analisi teologica e del contesto culturale delle omelie di Damasceno, proponiamo di far luce sul problema cronologico, individuando i tre Discorsi durante il regno di Costantino V in risposta ai suoi Questioni teologichi (Peuseis) contro le icone, e non all’inizio della disputa come reazione alla presunta fervente iconoclastia di Leone III, una contestualizzazione della sua opera più in linea con i dibattiti teologici sulle immagini del momento.

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